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Questo contenuto è tratto da un articolo di Nick Mac per FadeAway World, tradotto in italiano da Davide Angelo Corna per Around the Game.


L’NBA Draft è l’evento dell’estate, con le squadre che cercano disperatamente la prossima star della franchigia, talvolta imbastendo scambi cercando di scalare l’ordine di scelta.


La scelta numero 1 gode di molte aspettative e viene spesso ricordata anche negli anni a venire, mentre non è sempre così per la scelta numero 2. Tuttavia, ovviamente, fra i giocatori scelti in seconda posizione ci sono stati MVP, scoring leader, vere e proprie leggende dell’NBA, oltre al giocatore più vincente della storia del gioco.

La chiamata numero 2 si è rivelata spesso vincente, e la lista che segue ne è la prova.

Honorable mentions

  • Terry Cummings (NBA Draft 1982)

Statistiche in carriera: 16.4 punti, 7.3 rimbalzi, 1.9 assist, 1.1 palle rubate, 0.5 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 2x All-Star, 2x All-NBA Team

In uscita da DePaul University, Terry Cummings era considerato una potenziale star, quando venne scelto alla numero 2 nel 1982. Iniziò subito a soddisfare le aspettative, vincendo il premio di rookie dell’anno nel 1983, con medie di 23.7 punti, 10.6 rimbalzi e 1.8 palle rubate per i San Diego Clippers. Cummings ha poi giocato un’altra stagione a San Diego prima di venir mandato ai Bucks in uno scambio in cui Marques Johnson fece la strada opposta.

Alla sua prima stagione a Milwaukee, Cummings si guadagnò la prima convocazione all’All-Star Game, con 23.6 punti e 9.1 rimbalzi a partita. Restò un realizzatore di primo livello, sopra i 20 punti di media, per le successive cinque stagioni con i Bucks; venne convocato all’All-Star Game per la seconda volta nel 1989, prima di approdare agli Spurs, con cui giocò poi 6 stagioni con una media complessiva di 14.4 punti. Chiuse poi la carriera con altre cinque stagioni tra Bucks, SuperSonics, Sixers, Knicks e Warriors.

  • Steve Francis (NBA Draft 1999)

Statistiche in carriera: 18.1 punti, 5.6 rimbalzi, 6.0 assist, 1.5 palle rubate, 0.4 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Co-Rookie Of The Year, 3x All-Star

In uscita da Maryland a fine anni ’90, Steve Francis era sotto osservazione da molte franchigie candidate alle prime scelte del Draft 1999, inclusi i Vancouver Grizzlies, che lo scelsero con la seconda chiamata. Come è risaputo, Francis non aveva intenzione di giocare a Vancouver, e riuscì a forzare uno scambio con gli Houston Rockets ancora prima di aver giocato una partita in NBA. Avrebbe poi ricompensato Houston con una stagione da 18.0 punti, 6.6 assist e 1.5 palle rubate a partita, che chiuse vincendo il premio di rookie dell’anno.

Dopo un’altra grande stagione nel 2001, Francis iniziò a farsi davvero un nome nel 2002, la prima di tre ste stagioni consecutive con una chiamata all’All-Star Game. In queste tre annate Francis tenne medie di 19.6 punti, 6.1 rimbalzi, 6.4 assist e 1.6 palle rubate. Dopo una stagione a Orlando e un’altra ai Knicks, poi, Francis iniziò a cadere vittima di diversi infortuni. Giocò la sua ultima partita da professionista di nuovo con i Rockets, nel 2007/08, prima di ritrovarsi costretto al ritiro a causa di un altro infortunio al ginocchio.

20. Sidney Wicks (NBA Draft 1971)

Statistiche in carriera: 16.8 punti, 8.7 rimbalzi, 3.2 assist, 0.8 palle rubate, 0.6 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 4x All-Star

Dopo aver dominato al college con UCLA, Sidney Wicks era sul radar di tutti gli addetti ai lavori in dirittura del Draft del 1971. Fu selezionato dai Portland Trail Blazers, e diede subito un apporto notevole, finendo per vincere il premio di Rookie of the Year, con 24.5 punti, 11.5 rimbalzi  e il 42,7% di percentuale al tiro dal campo.

Seguirono altre stagioni ad alto livello, con quattro apparizioni consecutive all’All-Star Game a inizio carriera con i Blazers. Durante questi 4 anni, Vicks tenne medie di 23.1 punti e 10.6 rimbalzi, con il 45.6% al tiro. Dopo la sua quinta stagione a Portland, Wicks ne avrebbe giocate altre 5 con Celtics e Clippers, prima di scegliere di trasferirsi in Italia nel 1981. Riuscì a qualificarsi una sola volta ai Playoffs in carriera, con i Celtics nel 1977, e non arrivò mai a vincere un anello.

19. Mel Hutchins (NBA Draft 1951)

Statistiche in carriera: 11.1 punti, 9.6 rimbalzi, 3.0 assist

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 4x All-Star

Dopo aver vinto un titolo al college con BYU, Mel Hutchins era destinato a una grande carriera tra i professionisti. Fu chiamato alla 2 dai Milwaukee Hawks, che qualche anno dopo sarebbero diventati anche la casa di un’altra leggenda scelta con la seconda chiamata.

Hutchins iniziò la carriera vincendo il premio di Rookie dell’Anno, con 9.2 punti e 13.3 rimbalzi a partita. Nella sua seconda e ultima stagione con gli Hawks, venne convocato all’All-Star Game, tenendo medie di 11.7 punti e 11.2 rimbalzi a partita. Passò quindi ai Fort Wayne Pistons per il 1953/54, e sarebbe rimasto lì per le quattro stagioni successive. Con i Pistons si guadagnò altre tre chiamate all’All-Star Game e tenne una media di 11.7 punti e 8.6 rimbalzi a partita, con quattro apparizioni ai Playoffs. Giocò poi un’ultima stagione in NBA nel 1957/58, con i New York Knicks, prima di ritirarsi a 29 anni.

18. Antonio McDyess (NBA Draft 1995)

Statistiche in carriera: 12.0 punti, 7.5 rimbalzi, 1.3 assist, 0.8 palle rubate, 1.1 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x All-Star, 1x All-NBA Team

Con l’avvicinarsi del Draft 1995, il consenso generale era che Antonio McDyess fosse il miglior lungo in circolazione, e un prospetto che avrebbe potuto aiutare immediatamente qualunque squadra NBA. I Los Angeles Clippers decisero di sceglierlo alla 2, ma lo mandarono immediatamente ai Nuggets via trade. Dopo due stagioni a Denver, McDyess giocò una stagione con i Suns, prima di tornare nuovamente in Colorado nel 1998/99.

McDyess ebbe un impatto molto maggiore al suo ritorno ai Nuggets, con medie di 19.8 punti, 10.1 rimbalzi e 1.7 stoppate nelle prime quattro stagioni, che videro la sua unica convocazione all’All-Star Game nel 2001. McDyess subì poi un infortunio al ginocchio nel 2001, che lo tenne fuori per il resto della stagione, e non tornò mai alla sua forma migliore, ma riuscì a giocare altre 8 stagioni a livelli discreti con Knicks, Pistons e Spurs.

17. Marcus Camby (NBA Draft 1996)

Statistiche in carriera: 9.5 punti, 9.8 rimbalzi, 1.9 assist, 1.0 palle rubate, 2.4 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Defensive Player Of The Year, 4x All-Defensive Team

Dopo una carriera dominante e seguitissima con University of Massachussets, Marcus Camby era il lungo più desiderato al Draft del 1996. Fra le sue capacità, le squadre NBA erano attratte soprattutto dalla sua abilità nel proteggere il ferro e stoppare gli avversari ad un livello già d’elite. Camby avrebbe poi mostrato immediatamente queste abilità in NBA con i Toronto Raptors, arrivando addirittura a guidare la classifica NBA, al suo secondo anno, con 3.7 stoppate a partita.

Dopo due stagioni ai Raptors, Camby si aggregò ai New York Knics, con cui passò 5 stagioni prima di approdare ai Nuggets nel 2002/03. Dal 2006 al 2008, fu di nuovo leader NBA per stoppate in ciascuna stagione, e fu nominato Defensive Player of the Year nel 2007. Camby ha trascorso 17 anni in NBA e viene considerato come uno dei migliori difensori dei primi anni 2000.

16. Rudy Tomjanovich (NBA Draft 1970)

Statistiche in carriera: 17.4 punti, 8.1 rimbalzi, 2.0 assist, 0.5 palle rubate, 0.2 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 5x All-Star

Rudy Tomjanovich è molto più famoso per aver allenato i Rockets dei due titoli consecutivi, ma ha anche giocato in NBA fra il 1971 e il 1981. Tomjanovich impiegò tre stagioni a raggiungere il suo vero potenziale, diventando poi uno dei migliori giocatori nella storia dei Rockets.

Alla sua quarta stagione a Houston, Tomjanovich ebbe una media di 24.5 punti, con 9.0 rimbalzi, e venne convocato all’All-Star Game. Partecipò poi ad altri tre All-Star Game, prima di subire un grave infortunio causato dal terribile pugno in pieno volto sferrato da Kermit Washington dei Lakers. Tomjanovich fu di nuovo convocato all’All-Star Game nel 1979 con 19.0 punti e 7.7 rimbalzi, per poi giocare altre due stagioni con i Rockets, con cui rimase per tutti i suoi 11 anni di carriera NBA. La sua maglia è stata ritirata e appesa vicino al soffitto, in modo che tutti ricordino che è stato una leggenda per i Rockets.

15. Ja Morant (NBA Draft 2019)

Statistiche in carriera: 22.5 punti, 4.8 rimbalzi, 7.4 assist, 1.0 palle rubate, 0.3 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 1x Most Improved Player, 2x All-Star, 1x All-NBA Team

Ja Morant è attualmente uno dei giocatori più elettrici in NBA. Nonostante le recenti vicissitudini, il talento di Morant non può essere messo in discussione. Dopo esser stato selezionato alla 2, dopo Zion Williamson, nel Draft 2019, Morant vinse il premio di Rookie of the Year grazie a un’ottima prima stagione da 17.8 punti e 7.3 assist.

Nel 2022, Morant ha iniziato a mostrare ancora più talento ed esplosività di quanto si era visto fino a quel momento. Considerato quasi tra i possibili candidati MVP, ha finito col vincere il titolo di Most Improved Player con 27.4 punti, 5.7 rimbalzi, 6.7 assist e 1.2 palle rubate. Ja è stato anche nominato per la prima volta in un quintetto All-NBA, guidando i Grizzlies a 56 vittorie.

Prima dei problemi delle ultime settimane, Morant stava avendo un’altra stagione importante quest’anno, e non c’è dubbio sul fatto che sia uno dei giocatori più entusiasmanti per il pubblico NBA. E siamo solo all’inizio del suo viaggio nella lega.

14. Maurice Stokes (NBA Draft 1955)

Statistiche in carriera: 16.4 punti, 17.3 rimbalzi, 5.3 assist

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 3x All-Star, 3x All-NBA Team Selection

Il curioso caso di Maurice Stokes ebbe inizio nel 1955, quando venne scelto con la seconda chiamata dai Rochester Royals. Diede inizio alla sua carriera NBA con il titolo di Rookie of the Year con 16.8 punti e 16.3 rimbalzi (miglior dato stagionale in NBA). Alla sua seconda stagione con i Royals, Stokes fece registrare il record della storia NBA (ai tempi) per il maggior numero di rimbalzi in una stagione, con 1.256.

Stokes ebbe poi un’altra stagione da All-Star e da quintetto All-NBA nel 1957/58, la prima stagione dei Royals a Cincinnati, guidando la squadra alla qualificazione Playoffs con 16.9 punti e 18.1 rimbalzi di media. Purtroppo, però, Stokes giocò solamente un’altra partita in NBA, ai Playoffs contro Detroit, visto che tre giorni più tardi gli fu diagnosticata un’encefalopatia post-traumatica, che lo costrinse al ritiro.

13. Earl Monroe (NBA Draft 1967)

Statistiche in carriera: 18.8 punti, 3.0 rimbalzi, 3.9 assist, 0.5 palle rubate, 0.1 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 4x All-Star, 1x All-NBA Team

Earl “The Pearl” Monroe è probabilmente fra le migliori guardie della storia del gioco. Come membro dei Baltimore Bullets nelle sue prime stagioni NBA, Monroe fu Rookie the Year ed ebbe una media complessiva di 24.3 punti, 5.7 rimbalzi e 4.3 assist, con i Bullets che restavano costantemente fra le pretendenti al titolo. Sarebbe stato convocato all’All-Star per due volte nel 1969 e nel 1971, prima di finire ai Knicks nel 1971/72.

Monroe si dimostrò un compagno perfetto per Walt Frazier nel backcourt dei Knicks, con i due che guidarono la squadra fino al titolo NBA nel 1973, con Monroe che fece registrare 15.5 punti di media in stagione. Poi, si guadagnò altre due apparizioni all’All-Star Game nel 1975 e nel 1977, sempre con i Knicks, con i quali chiuse la carriera nel 1980.

12. Dave Bing (NBA Draft 1966)

Statistiche in carriera: 20.3 punti, 3.8 rimbalzi, 6.0 assist, 0.5 palle rubate, 0.1 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 7x All-Star, 1x All-Star Game MVP, 3x All-NBA Team

Pur essendo stato inserito nella lista celebrativa del 75esimo anniversario NBA, la carriera dei Dave Bing resta immensamente sottovalutata. Bing esplose sulla scena con i Detroit Pistons nel 1966/67, vincendo il premio di Rookie of the Year, facendo registrare medie di 20.0 punti, 4.5 rimbalzi e 4.1 assist. Le due stagioni successive gli valsero le prime due convocazioni all’All-Star Game, con medie da 25.3 punti, 4.8 rimbalzi e 6.8 assist.

Entrando negli anni ’70, Bing migliorò ancora, restando una minaccia da più di 20 punti a partita e affermandosi come uno dei migliori playmaker della lega. Si guadagnò cinque convocazioni all’All-Star Game in sei stagioni fra il 1971 e il 1976, un intervallo in cui tenne 20.9 punti e 6.7 assist di media. Bing giocò poi altre due stagioni con i Bullets e i Celtics, prima di ritirarsi nel 1978. Il fatto di non aver vinto un titolo rende Bing uno dei giocatori più forti a non aver mai avuto quell’onore.

11. Alonzo Mourning (NBA Draft 1992)

Statistiche in carriera: 17.1 punti, 8.5 rimbalzi, 1.1 assist, 0.5 palle rubate, 2.8 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 2x Defensive Player Of The Year, 7x All-Star, 2x All-NBA Team, 2x All-Defensive Team

Alonzo Mourning era un centro dal fisico imponente, che fece valere su entrambi i lati del campo durante la sua carriera con Charlotte Hornets, New Jersey Nets e Miami Heat. “Zo” fece registrare 21.0 punti e 10.3 rimbalzi a partita nella sua prima stagione NBA a Charlotte, e venne poi convocato all’All-Star Game nella stagione successiva, con numeri identici. I suoi giorni da All-Star erano ben lontani dall’essere terminati, visto che sarebbe stato selezionato anche per i tre anni seguenti.

Alla sua prima stagione a Miami, Mourning ebbe una media di 23.2 punti, 10.4 rimbalzi e 2.7 stoppate. Più avanti nella sua carriera, avrebbe vinto per due anni consecutivi il titolo di Defensive Player of the Year, nel 1999 e nel 2000, guidando la classifica delle stoppate in entrambe la stagioni, rispettivamente con medie di 3.9 e 3.7.

Nell’estate 2002, gli venne diagnosticata la glomerulosclerosi segmentaria e focale, una malattia dei reni, che lo costrinse a saltare quasi tutta la stagione 2002/03. Dopo una breve esperienza con i Nets, Mourning tornò a Miami nel 2004 ed ebbe un ruolo chiave in uscita dalla panchina nella corsa al titolo del 2006, coronando una carriera incredibile e affermandosi fra i migliori centri della storia del gioco.

10. Bob McAdoo (NBA Draft 1972)

Statistiche in carriera: 22.1 punti, 9.4 rimbalzi, 2.3 assist, 0.9 palle rubate, 1.3 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x MVP, 1x Rookie Of The Year, 5x All-Star, 2x All-NBA Team

Bob McAdoo è un altro dei giocatori NBA pre-anni ’90 che non riceve abbastanza credito per quanto dimostrato in carriera. Iniziò la sua carriera con i Buffalo Braves nel 1972/73, in cui vinse il premio di Rookie of the Year con medie da 18.0 punti e 9.1 rimbalzi. Le tre stagioni successive furono le migliori di McAdoo, con oltre 30 punti di media, in cima alla lista dei migliori realizzatori NBA in ciascuna annata, oltre a 12.5 rimbalzi di media in ogni stagione. Finse l’MVP nel ’75, con una stagione da 34.5 punti e 14.1 rimbalzi.

McAdoo continuò ad essere un realizzatore da oltre 20 punti di media anche avvicinandosi agli anni ’80 con Knicks, Celtics e Pistons. E nelle stagioni successive, in uscita dalla panchina per i Lakers, ebbe un ruolo fondamentale, con 16.7 punti e 6.8 rimbalzi. Vinse un altro titolo con i Lakers nel 1985, con 11.4 punti e 4.5 rimbalzi in 20.9 minuti di media sul campo.

9. Wes Unseld (1968 NBA Draft 1968)

Statistiche in carriera: 10.8 punti, 14.0 rimbalzi, 3.9 assist, 0.6 palle rubate, 0.4 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Finals MVP, 1x MVP, 1x Rookie Of The Year, 5x All-Star, 1x All-NBA Team

Wes Unsled è uno dei migliori difensori e rimbalzisti della storia NBA. Nella sua stagione da rookie con i Baltimore Bullets, fece la storia vincendo sia il premio di Rookie of the Year che quello di MVP, nella stessa stagione, con 13.8 punti (una media punti fra le più basse di sempre per un MVP) e 18.2 rimbalzi di media. Unseld fu anche convocato all’All-Star in quattro delle sue prime cinque stagioni, e poi di nuovo nel ’75.

Negli anni ’70, Unseld mantenne costantemente i Bullets fra le pretendenti al titolo, e nel 1978 i loro sforzi vennero finalmente premiati, con la vittoria in finale contro i Seattle SuperSonics. Anche qui, Unsled vinse il titolo di MVP delle Finals con una fra le medie punti più basse di sempre (9.0), a cui aggiunse 11.7 rimbalzi. Si sarebbe poi ritirato nel 1981 con medie in carriera di 10.8 punti e 14.0 rimbalzi.

8. Gary Payton (NBA Draft 1990)

Statistiche in carriera: 16.3 punti, 3.9 rimbalzi, 6.7 assist, 1.8 palle rubate, 0.2 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Defensive Player Of The Year, 9x All-Star, 9x All-NBA Team Selection, 9x All-Defensive Team

Quando si parla dei migliori difensori nel ruolo di guardia nella storia NBA, il nome di Gary Payton viene sempre menzionato per primo. Payton era un giocatore pieno di energia ed esasperava i suoi avversari anche con trash talking. Venne scelto dai Sonics nel 1990 e gli servirono tre stagioni per raggiungere i livelli per cui viene ricordato. Payton si guadagnò la sua prima convocazione all’All-Star Game nel 1994, con una media di 16.5 punti, 6.0 assist e 2.3 palle rubate. Guidò l’NBA con la miglior media di palle rubate (2.9) nel 1996, quando vinse il premio di Defensive Player of the Year, diventando la prima point guard a riuscirci.

Condusse anche i SuperSonics alle Finals NBA del 1996, nelle quali dovette però arrendersi di fronte agli inarrestabili Chicago Bulls di Michael Jordan. Fra il 1995 e il 2003, tenne sempre medie di almeno 19.0 punti e 7.0 assist in ogni stagione, con 9 nomine nei quintetti All-NBA in questo lasso di tempo. Nel 2006, Payton si unì a Miami Heat come point guard di riserva, in uscita dalla panchina, e riuscì così ad arrivare al titolo che fino ad allora gli era sfuggito. Payton è senza dubbio una delle migliori 10 point guard di sempre, grazie alle sue abilità su entrambi i lati del campo.

7. Jason Kidd (NBA Draft 1994)

Statistiche in carriera: 12.6 punti, 6.3 rimbalzi, 8.7 assist, 1.9 palle rubate, 0.3 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Rookie Of The Year, 10x All-Star, 6x All-NBA Team, 9x All-Defensive Team

Passiamo da un grande playmaker two-way a un altro, con Jason Kidd ad occupare la posizione numero 7. L’attuale allenatore di Dallas fece registrare numerose triple-doppie negli anni 2000, affermandosi come guarda molto fisica e passatore sopraffino, in una lega dominata soprattutto dai lunghi. Kidd iniziò la sua carriera con i Mavs, con cui diventò Rookie of the Year nel 1995, con una media di 11.7 punti, 5.4 rimbalzi, 7.7 assist e 1.9 palle rubate. Fu convoncato all’All-Star Game nella sua seconda stagione a Dallas, prima di passare ai Phoenix Suns, con cui fu il miglior assistman dell’NBA in tre stagioni consecutive, dal 1999 al 2001, guadagnandosi anche tre convocazioni all’All-Star Game.

Nel 2002, Kidd venne mandato ai Nets, con i quali si avvicinò al titolo di MVP in più di un’occasione. Guidò i Nets a due Finals consecutive nel 2002 e nel 2003, e anche in queste stagioni ebbe la media di assist più alta della lega. Nel 2007/08, poi, fece ritorno a Dallas, con cui riuscì finalmente a vincere il titolo nel 2011.

6. Rick Barry (NBA Draft 1965)

Statistiche in carriera: 23.2 punti, 6.5 rimbalzi, 5.1 assist, 1.4 palle rubate, 0.3 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Finals MVP, 1x Rookie Of The Year, 8x All-Star, 1x All-Star Game MVP, 6x All-NBA Team

Rick Barry è uno dei più grandi giocatori della storia dei Golden State Warriors e dell’NBA. Entrò nella lega nel 1965/66 e diventò immediatamente uno dei migliori in circolazione, vincendo il titolo di Rookie of the Year con 25.7 e 10.6 rimbalzi di media, per poi diventare il miglior realizzatore dell’NBA nella sua seconda stagione, con 35.6 punti, e guadagnandosi la sua prima convocazione all’All-Star Game. Per qualche motivo, decise di passare all’ABA, dove rimase fino al 1973.

Barry riprese ad essere uno dei migliori realizzatori dell’NBA al suo ritorno. Nel 1975 guidò i Warriors al titolo NBA in finale contro i Bullets, da MVP delle Finals, con 29.5 punti, 4.0 rimbalzi e 5.0 assist e 3.5 palle rubate di media. Restò un realizzatore da oltre 20 punti con gli Warriors fino al 1978, prima passare le sue ultime due stagioni NBA con gli Houston Rockets.

5. Bob Pettit (NBA Draft 1954)

Statistiche in carriera: 26.4 punti, 16.2 rimbalzi, 3.0 assist

Premi e riconoscimenti in carriera: 2x MVP, 1x Rookie Of The Year, 11x All-Star, 4x All-Star Game MVP, 11x All-NBA Team

Anche decenni e decenni più tardi, Bob Pettit è ancora una delle più grandi power forward della storia NBA, tale è l’impatto che ebbe sul gioco negli anni ’50 e ’60, mentre portava gli Hawks alla ribalta. Vinse il premio di Rookie of the Year nel 1954/55 con 20.4 punti e 13.8 rimbalzi di media. Nella sua seconda stagione, poi, fu il miglior realizzatore NBA e vinse il titolo MVP, con 25.7 punti e 16.2 rimbalzi.

Due anni dopo aver vinto l’MVP, Pettit realizzò l’impensabile. Guidò gli Hawks alle NBA Finals, dove lui e la squadra diventarono gli unici nella storia a battere Bill Russell e i Celtics in una serie finale. Pettit avrebbe vinto il suo secondo MVP nel 1959, quando fu di nuovo miglior realizzatore NBA con 29.2 punti, oltre a 16.4 rimbalzi. Fu convocato all’All-Star Game e fece parte di un quintetto All-NBA in ciascuna delle undici stagioni della sua carriera, prima di ritirarsi per ragioni familiari.

4. Isiah Thomas (NBA Draft 1981)

Statistiche in carriera: 19.2 punti, 3.6 rimbalzi, 9.3 assist, 1.9 palle rubate, 0.3 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Finals MVP, 12x All-Star, 2x All-Star Game MVP, 5x All-NBA Team

Nonostante sia stato “la faccia” di una delle squadre più odiate della storia NBA, Isaiah Thomas è tuttora considerato una delle miglior point guard di sempre. Mostrò da subito il suo talento con i Pistons nel 1981/82, in cui fu All-Star e fu incluso nel quintetto All-Rookie con 17.0 punti, 7.8 assist e 1.2 palle rubate. Sarebbe poi stato convocato all’All-Star Game in ogni stagione della sua carriera, ad eccezione dell’ultima, quella del 1993/94.

Il vero impatto di Thomas si sentiva ai Playoffs, a fine anni ’80. Thomas portò Deroit alle NBA Finals per tre volte consecutive fra il 1988 e il 1990. Contro Portland, nel ’90, vincendo titolo e premio di MVP delle Finals, grazie a 27.6 punti, 5.2 rimbalzi, 7.0 assist e 1.6 palle rubate. Thomas si sarebbe poi ritirato nel 1994 ed è tuttora riconosciuto come il miglior giocatore della storia dei Pistons.

3. Jerry West (NBA Draft 1960)

Statistiche in carriera: 27.0 punti, 5.8 rimbalzi, 6.7 assist, 0.1 palle rubate, 0.0 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 1x Finals MVP, 14x All-Star, 1x All-Star Game MVP, 12x All-NBA Team, 5x All-Defensive Team

E arriviamo ora all’uomo la cui silhouette è il logo della National Basketball Association. Jerry West è stato uno dei più grandi giocatori NBA sui due lati del campo, e una leggenda dei Los Angeles Lakers; ha avuto 4 stagioni con più di 30 punti di media, vincendo anche una volta il titolo di miglior realizzatore.

L’unica cosa che generalmente esclude West dalle discussioni sul miglior giocatore di tutti i tempi è il fatto che abbia vinto una sola serie di NBA Finals sulle 9 giocate, anche per colpa della presenza di Bill Russell, oltre che dei Knicks con una lunga serie di futuri Hall of Famers. Tra l’altro, West venne nominato MVP delle Finals 1969 ed è tuttora l’unico giocatore nella storia NBA ad aver vinto questo premio pur giocando per la squadra perdente.

Riuscì finalmente a vincere il titolo alla sua tredicesima stagione NBA, nel 1973, in finale contro i Knicks. Chiuse la carriera con una media di 27.0 punti in Regular Season e di 29.1 nei Playoffs. Nonostante il suo pessimo record nelle Finals, molti considerando giustamente Jerry West uno dei migliori giocatori della storia NBA.

2. Kevin Durant (NBA Draft 2007)

Statistiche in carriera: 27.3 punti, 7.1 rimbalzi, 4.3 assist, 1.1 palle rubate, 1.1 stoppate

Premi e riconoscimenti in carriera: 2x Finals MVP, 1x MVP, 1x Rookie Of The Year, 13x All-Star, 2x All-Star Game MVP, 10x All-NBA Team

Kevin Durant arriva al numero due di questa lista, semplicemente perché è uno dei miglior giocatori della storia della lega. È anche uno dei più grandi talenti offensive mai visti, alto quasi 2 metri e 10, ma in grado di giocare come una guardia. È un giocatore che può attaccare qualunque difesa con estrema efficienza, ed è quasi indifendibile sul perimetro e dal mid-range.

KD ha iniziato la sua carriera con i SuperSonics (prima che la squadra si trasferisse da Seattle a Oklahoma City), vincendo il Rookie of the Year del 2008. Solo due stagioni più tardi, fu per la prima volta il miglior realizzatore NBA, traguardo che raggiunse poi anche in tre delle quattro stagioni successive.

Nel 2014 vinse l’unico premio di MVP della sua carriera, con 32.0 punti, 7.4 rimbalzi e 5.5 assist. Durant si unì poi ai agli Warriors dal 2017 al 2019, e con Golden State partecipò a tre NBA Finals consecutive, vincendo il titolo NBA nel 2017 e nel 2018, portando a casa anche il premio di MVP delle Finals. Da allora ha però faticato a tornare in finale, cosa che potrebbe invece riuscirgli quest’anno insieme ai Suns di Devin Booker, Chris Paul e DeAndre Ayton.

1. Bill Russell (1956 NBA Draft)

Statistiche in carriera: 15.1 punti, 22.5 rimbalzi, 4.3 assist

Premi e riconoscimenti in carriera: 5x MVP, 12x All-Star, 1x All-Star Game MVP, 11x All-NBA Team

La più grande scelta numero 2 della storia NBA coincide con il giocatore più vincente che il basket abbia mai visto: Bill Russell. È stato un Vincente con la V maiuscola, ad ogni livello, a partire dall’NCAA, dove vinse due titoli nazionali. Russell faticò un po’ ad adattarsi all’NBA nella sua stagione da rookie, ma riuscì ad avere un buon impatto concentrandosi su ciò che sapeva fare meglio in difesa, per contribuire ai successi della squadra.

Seguì poi una striscia di successi che non è mai stata replicata in nessuno sport, ad oggi. Russell e i Celtics vinsero 11 titoli nelle sue 13 stagioni NBA, compresi otto anelli di seguito dal 1959 al 1966. Russell non fu solo un grandissimo giocatore, soprattutto a rimbalzo e in difesa, ma anche uno di quelli che ha contribuito maggiormente a trasformare la lega dentro e fuori dal campo.

Russell ha lasciato un segno indelebile nello sport americano, nonostante una carriera relativamente corta. Se i Boston Celtics oggi sono fra le franchigie più vincenti di sempre, una buona parte di quel merito va al compianto Bill Russell.