Lo scambio che ha portato il veterano lontano da sua moglie e i suoi tre bambini gli ha ricordato l’infanzia, essendo Mike figlio di un atleta professionista.

Foto: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Niccolò Scquizzato per Around the Game.


I tre figli di Mike Conley Jr. sono rimasti confusi quando hanno visto il padre tornare a casa a Salt Lake City, dopo la partita contro gli Utah Jazz dell’8 febbraio scorso. Siccome la partita è stata trasmessa sulla televisione nazionale, la nuova guardia dei Minnesota Timberwolves ha dovuto spiegare ai suoi pargoli che avrebbe giocato con la squadra con le divise bianche, invece che viola, essendo stato scambiato.


Myles, figlio di mezzo, è rimasto parecchio entusiasta, “essendo un amante dei grandi animali, avrebbe tifato per un lupo grigio”, racconta Mike. Ciò che non è stato divertente per i ragazzi è stato sapere che il loro papà avrebbe passato molto più tempo fuori casa, a causa del trasferimento a Minneapolis.

“Sono tornato a casa dai miei bambini ed ho provato a spiegare loro che non avrebbero più tifato per la squadra di casa, ovvero Utah,” ha detto Conley. “Il più grande, 6 anni, è quello che capisce di più, ovviamente. Quindi, hanno esclamato: ‘Minnesota? Non l’ho mai sentita nominare. Non ci sono mai stato.’ Ed erano un pochino eccitati. Ma dopo ho dovuto spiegargli che sarei partito la mattina dopo, e che non sarei tornato per un po’…”

Sono ormai passati due mesi da quando i Timberwolves hanno aggiunto Conley come point guard titolare. Minnesota aveva bisogno di un veterano che fosse in grado di rendere i possessi offensivi più facili per il trio composto da Anthony Edwards, Karl-Anthony Towns e Rudy Gobert. Insieme alla sua leadership, Conley aggiunge ordine e una rispettabile difesa, fotografata da più di 1.400 palle rubate in carriera. In 18 partite con Minnesota, il 35enne sta viaggiando ad una media di 13.3 punti, 5 assist e 3.1 rimbalzi in 31.2 minuti a gara. A cui aggiunge il suo notevole bagaglio di esperienza nei Playoffs (73 partite).

“Sappiamo cosa è in grado di offrire ogni notte,” ha detto Edwards. “Un veterano capace di segnare in ogni momento della partita, con un gioco molto paziente ed ordinato.”

Towns ha aggiunto: “Un Mike aggressivo è un Mike pericoloso. Sta facendo un grande lavoro come marcatore, considerando quanto sia un buon tiratore. Sta anche facendo girare bene la palla. Sta facendo un ottimo lavoro, davvero.”

Seppur il matrimonio con i Timberwolves sia stato ottimo finora sul campo, l’impatto che genera sulla sua famiglia è difficile da gestire nel quotidiano. Era stata già abbastanza dura per sua moglie, Mary, prendersi cura dei loro tre bambini (Noah, 6 anni, Myles, 4, ed Elijah, 2) mentre il padre prendeva parte alle trasferte di squadra; e ora, essendo lo scambio avvenuto a metà anno scolastico, Conley ha dovuto trasferirsi a Minneapolis da solo. Sua moglie e i suoi figli hanno visitato la città una volta, ma la maggior parte del tempo si tengono in contatto tramite FaceTime.

Foto: Andscape

Nonostante giocare in NBA rappresenti un sogno per Conley, restare lontano dalla sua famiglia ha avuto un forte impatto personale, dato che i figli stanno mostrando sempre più problemi di carattere comportamentale. “Si comportano male, sono disobbedienti, piangono spesso e non ascoltano. Una volta, Noah è andato da mia moglie e ha detto, ‘Mi manca avere due adulti.’ Queste esatte parole. Averne due, invece che uno. Perciò, queste cose ti colpiscono e ti fanno pensare. Cosa posso fare? A parte questo, passiamo parecchio tempo su FaceTime, rimaniamo in contatto, ci chiamiamo tutte le sere, leggo ai ragazzi qualcosa prima di andare a letto… cose del genere.”

“Hanno avuto delle giornate faticose e hanno reso difficile la vita della mamma per un po’, a causa della mia assenza. Ma ci stiamo lavorando. Nei giorni prima e dopo la partita contro i Los Angeles Lakers, ho potuto essere presente a casa per tre o quattro sere. I aragzzi comunque sono entusiasti di andare a Minneapolis, credo che non vorrebbero nemmeno finire la scuola quest’anno. Vogliono solo andare nel Minnesota.”

Conley comprende a pieno cosa stanno passando i suoi figli, siccome lui in prima persona ha vissuto un’esperienza simile, crescendo con un padre che è stato una stella dell’atletica leggera. USA Track & Field ha descritto Mike Conley Sr. come “uno tra i migliori saltatori combinati della storia.” Il Track & Field Hall of Famer è salito sul podio alle Olimpiadi per ben due volte nel salto triplo ed ha addirittura vinto un’oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992; ha inoltre vinto una medaglia d’oro al World Outdoor Championship nel 1993, due ori nel 1987 e 1989 al World Indoor Championship e detiene il record americano di salto triplo indoor con 17.76 metri, stabilito nel 1987.

Conley e i tifosi conoscono il padre anche perchè è stato tre volte vincitore del Foot Locker Slam Dunk Contest (competizione di schiacciate tra atleti non-NBA). “Sono andato allo Slam Dunk Contest a Phoenix, ma ero veramente piccolo,” ha detto Conley Jr. “È stato divertente però, seguirlo e supportarlo nella competizione.”

Conley Jr. ha raccolto il testimone del padre e vissuto una carriera memorabile da professionista. Ha giocato una stagione ad Ohio State prima di venire selezionato dai Memphis Grizzlies con la 4a scelta assoluta all’NBA Draft 2007. Nel suo mandato a Memphis, dal 2007 al 2019, è diventato leader di franchigia per partite giocate (788), punti (11.733), assist (4.509), palle rubate (1.161) e triple segnate (1.086); ha partecipato all’All-Star Game per la prima ed unica volta nel 2021, come point guard degli Utah Jazz; ed ha vinto il Teammate of the Year (miglior compagno di squadra) nel 2019, e per tre volte lo Sportsmanship Award.

“Ho pensato che avrebbe giocato all’università per tre anni, o giù di lì,” ha Conley Sr. “Ma è andato oltre le aspettative: restare competitivo in NBA ad alto livello per così tanti anni, essendo una guardia di soli 185 centimetri, e realizzando tutti gli obiettivi che si era preposto… ovviamente, un titolo rappresenta ciò che ora desidera più di ogni altra cosa. Sono eccitato per lui.”

Conley Sr. e sua moglie, René, hanno avuto quattro figli: Mike Jr., Jordan, Syndey e Jon. Il padre ha raccontato che è stata dura essere padre e allo stesso tempo professionista nell’atletica leggera, e che rimpiange ancora i momenti mancati con i suoi ragazzi. Oltretutto, era lontano decenni da FaceTime e dagli smartphone, durante gli anni ’80 e ’90, e per restare in contatto con sua moglie e i suoi bambini arrivava a spendere oltre 800 dollari in bollette telefoniche dagli hotel dove alloggiava.

“Sono mancato alla nascita del mio secondogenito,” ha raccontato Conley Sr. “Stavo tornando di corsa dall’Europa, e sono arrivato con un paio d’ore di ritardo. Quindi sì, è stata dura. Ci sono stati dei periodi dove sono mancato per mesi a causa dei campionati. E, credo sia stato Michael, credo che le sue prime parole al telefono siano state: ‘Ti voglio bene papà,’ Ed ero 10,000 miglia di distanza. In quel momento rimasi molto colpito. Sia per la gioia nel sentirlo, sia per il fatto che non potevo essere lì ad abbracciarlo. All’epoca era il mio unico figlio.”

Conley Sr., comunque, ha legato molto con Conley Jr. attraverso la pallacanestro. Il figlio ha iniziato a giocare a basket a 6 anni, mentre suo padre ha cominciato ad allenare proprio in quel periodo ed è stato il suo AAU (Amateur Atheltic Union) coach dalle elementari fino alle superiori; ha allenato la rinomata AAU Spiece Indy Heat, che includeva diversi giocatori NBA, tra cui Conley Jr., Eric Gordon, Greg Oden, Josh McRoberts e Daequan Cook.

Nel 2014, Conley Jr. ha scritto un articolo per Sports Illustrated for Kids: “A volte è stato frustrante giocare per mio padre, perchè volevo che fosse orgoglioso. Ci sono stati dei momenti in cui i miei compagni di squadra mi prendevano in giro quando mio padre mi metteva in riga. Durante alcune partite non ci mettevo la voglia che avrei dovuto. Diventavo pigro in certi frangenti, e mio padre mi rimproverava. Mi teneva in panchina per due interi quarti di gioco! Voleva farmi capire che avrei dovuto sempre puntare al massimo per raggiungere l’obiettivo finale, ovvero la vittoria. È stata una lezione preziosa.”

Padre e figlio ora ricordano con affetto i momenti passati insieme durante i camp estivi di AAU.

“So quanto possa essere difficile non averlo vicino,” ha dichiarato recentemente Conley Jr. “Ma sono stato abbastanza fortunato. Durante i camp estivi di AAU, tornava sempre per allenarci. Con molto entusiasmo. Non so se lo faceva per cercare di recuperare il tempo perso durante l’anno, ma significava moltissimo per noi ragazzi poter passare del tempo con lui in estate. Questo gioco ci ha uniti.”

Conley Sr. ha detto: “Anche con lo sport si possono impartire lezioni di vita. Quindi, ho avuto l’occasione di dare insegnamenti sul campo di gioco, poichè era il luogo in cui ci passavamo la maggior parte del tempo. Gli attribuisco la durezza che possiede, perchè avrebbe sempre giocato anche da infortunato. Quando aveva 8 anni, e giocava con ragazzini di 10 o 11 anni, potete immaginare quanto fosse magrolino. Si faceva sbatacchiare da una parte all’altra sul parquet, tanto che sua mamma urlava sempre, ‘Andate a vedere se sta bene!’ Perchè io lo lasciavo sempre sdraiato lì a terra. Ed ero tipo, ‘O riesce ad alzarsi da solo, oppure se ne accorgerà lui stesso.’ E penso che da quel momento in poi, non ha mai cercato compassione per gli infortuni o cose del genere.”

Ora è il momento che Conley Jr. provi a costruire questo tipo di legame anche con i suoi figli. Conley Sr. ha raccontato di aver trasmesso a Mike l’importanza di trascorrere del tempo di qualità con i suoi bambini. Con i Timberwolves che stanno premendo sull’acceleratore per raggiungere direttamente i Playoffs, non è chiaro quando potrà riunirsi con la sua famiglia nei prossimi mesi.

Conley Sr., in ogni caso, ha detto di essere orgoglioso di vedere il proprio figlio non solo eccellere sul parquet, ma anche fuori dal campo come padre. “Riguardo la persona che è oggi, ovviamente gran parte del merito va a sua mamma. E ho sempre ritenuto che per quanto Mike sia un grande giocatore di pallacanestro, è in realtà un figlio ancora migliore. Penso di avergli trasmesso la mia competitività. È estremamente competitivo. Credo possiate vedere quanto sia calmo ed equilibrato come persona, e questo lo aiuta anche nei momenti più critici in campo.”

I Timberwolves (39-39) sono attualmente noni nella Western Conference. E con Ant e KAT che stanno ritrovando la condizione migliore, Conley non vede l’ora di scoprire cosa i suoi Wolves potranno fare in post-season.

“Possiamo fare bene. Voglio trattenermi un po’ riguardo a quello che potremmo ottenere, ma siamo consapevoli di avere un grande potenziale con questo gruppo. Siamo una squadra molto profonda, possiamo vincere in diversi modi, ed è questo ciò che penso ci differenzi da molte altre squadre, ovvero il nostro stile di gioco. Possiamo giocare con due lunghi, oppure small-ball, e difendere su tutti i ruoli. Abbiamo molti elementi versatili a roster, tutti ragazzi che ci tengono molto al risultato finale. Non possiamo far altro che andare in campo e giocarcela una partita alla volta e vedere dove possiamo realmente arrivare.”