Questo contenuto è tratto da un articolo di Cal Durrett per Air Alamo, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.
Il General Manager dei San Antonio Spurs e principale autore della costruzione del loro attuale roster, Brian Wright, è in carica ormai da 5 anni. Anche se questi Spurs hanno molto talento da far esplodere a disposizione, il suo operato è stato messo in dubbio da diversi tifosi. Parecchi di essi pensano addirittura che non abbia fatto un buon lavoro fin qui. Nonostante sia innegabile che abbia messo in atto molte ottime mosse, altrettante decisioni – per lo meno da far riflettere per qualche minuto – danno credito ai suoi haters. In questo articolo si elencheranno le sue 5 peggiori scelte attuate durante la Wright Era, iniziando da un’estensione contrattuale alquanto discutibile.
5) L’estensione contrattuale di Zach Collins
Una delle decisioni abbastanza recenti di Brian Wright è stata quella concedere a Zach Collins il prolungamento contrattuale. Ciò potrebbe rivelarsi una delle sue peggiori scelte. In quel periodo Collins faceva parte del quintetto, e il suo biennale da $35 milioni sembrava meritato visto il suo ruolo. Nonostante ciò, non ha ben performato dopo la fiducia ricevuta, venendo quindi retrocesso in second unit – dove adesso è la costosa riserva di Victor Wembanyama. Parecchi non si aspettavano che Wemby fosse pronto sin da subito, ma nelle 52 partite disputate nel ruolo di centro lo scorso anno ha messo a referto una media di 22.4 punti, 11 rimbalzi, 4.4 assist e 3.9 stoppate. Quindi, in questo caso, Wright ha commesso un errore, poiché Collins non sarà fondamentale nello sviluppo di Wembanyama e della squadra, rischiando di rivelarsi persino d’intralcio. Migliorare le sue prestazioni off-the-bench e la sua produttività in generale potrebbe far tornare in rialzo il suo valore – giocando di fatto da titolare aggiunto. L’innalzamento della soglia salariale renderà il suo contratto meno sanguinoso, in compenso il suo big-contract in scadenza nella Stagione 2025/26 potrà essere discusso. Ci sono ragioni per cui quelle cifre potrebbero non risultare tanto cattive quanto si possa pensare. Ma dipende soprattutto dalle sue performance e da ciò che gli Spurs hanno in mente per lui da qui in avanti.
4) Non scambiare i veterani per delle Draft pick nel 2019
Prima che Brian Wright iniziasse a effettuare trade con regolarità c’è stato un periodo in cui ha spesso rifiutato di scambiare veterani ancora nel pieno del loro valore. Nella Stagione 2019/20 gli Spurs avevano a roster DeMar DeRozan, Rudy Gay e Patty Mills in scadenza contrattuale, mentre LaMarcus Aldridge aveva una team option per l’anno successivo. In quel periodo era chiaro a tutti che i texani non avrebbero disputato i Playoffs, ma anziché mettere in vendita i suoi pezzi migliori, ha preferito lasciar andare Mills e Gay da Free Agent – rinunciando a possibili trade in cambio di scelte al secondo giro del Draft. Provando a svolgere il ruolo di avvocato del diavolo, va detto che entrambi erano alla fine dei loro anni migliori. Tuttavia avevano ancora appeal e valore sul mercato, e molte squadre avrebbero potuto offrire delle scelte al Second Round del Draft – ad esempio i New Orleans Pelicans avrebbero potuto offrire ben 4 scelte al secondo giro in cambio di Josh Richardson, per poi vederlo andar via qualche mese dopo in Free Agency. Wright è riuscito ad ottenere molto in cambio della sign&trade di DeRozan, ma ha preferito non mettere in vendita Aldridge, che aveva 18.9 punti e 7.4 rimbalzi di media e aveva iniziato ad essere incisivo dal perimetro. Il GM ha perciò esercitato la team option per il suo enorme contratto, per poi vederlo perdere il posto in quintetto in favore di Jakob Poeltl. In breve, Wright ha lasciato sul tavolo parecchie Draft picks e non è riuscito ad ottenere nulla in cambio di Mills, Gay e Aldridge. Spezzando una lancia in suo favore, da allora ha compiuto un lavoro eccellente scambiando veterani quando ancora hanno un buon valore di mercato, ma quella appena narrata è stata una ghiotta occasione persa.
3) La debacle di Marcus Morris
La sfortunata debacle di Marcus Morris non è tutta colpa di Brian Wright, con Morris ad avere le maggiori responsabilità nella vicenda. In generale, Morris non ha mai avuto un ottimo decision-making, non trovando corrispondenza con i profili di giocatori trattati di solito dai San Antonio Spurs – rivelandosi un problema. Gli Spurs avevano appena ottenuto DeMarre Carroll dai Brooklyn Nets in una sign&trade e ceduto Davis Bertans ai Washington Wizards in un affare a 3 franchigie. Ciò ha liberato spazio salariale, che ha reso possibile la firma di Marcus Morris attraverso la mid-level exception dei texani. Sfortunatamente nessuna di queste mosse messe in atto ha avuto un seguito utile per la franchigia. Bertans ha disputato un’ottima stagione a Washington, avendo ricevuto maggior fiducia, mentre Carroll ha avuto parecchie difficoltà ad ambientarsi prima di venir tagliato. Infine, anche Morris ha deciso di rescindere il proprio contratto e firmare con i New York Knicks. Se l’affare avesse funzionato, gli Spurs avrebbero rinforzato la difesa attorno a DeRozan e Aldridge, aggiungendo a roster buone abilità al tiro. Ma ciò non è accaduto e i nero-argento hanno mancato per la prima volta i Playoffs dopo 20 stagioni. L’idea di Wright di aggiungere un tiratore e buone doti difensive non era sbagliata, ma i giocatori scelti non sono riusciti ad integrarsi e dare il massimo.
2) Le condizioni della trade in uscita di Kawhi Leonard
Anche se questa tecnicamente spetta ancora all’Era di RC Buford, Wright è stato menzionato per aver aiutato a negoziare i parametri della trade per Kawhi Leonard nelle vesti di Assistant General Manager. Perciò otterrà parte della colpa per la scelta messa in atto d’includere Danny Green nella trade, anziché Pau Gasol. Wright ha ceduto Leonard e Green ai Toronto Raptors in cambio di Jakob Poeltl, DeMar DeRozan e una First Round pick al Draft, che poi sarebbe diventata Keldon Johnson. Cedere Green ha influenzato negativamente la possibilità della franchigia di costruire meglio attorno a DeRozan e Aldridge. Gli Spurs avevano in mente di affiancarli a Dejounte Murray sperando di rimanere competitivi, ma le carenze difensive sul perimetro sono state decisive. Avrebbero potuto tentare una lineup moderatamente bilanciata con Murray, DeRozan, Green, Gay e Adridge, ma invece i nero-argento hanno preferito cedere Green, spostando DeRozan e inserendo Bryn Forbes in quintetto – un giocatore dallo stile difensivo. Quando Murray si è infortunato lo hanno rimpiazzato con Derrick White, ma gli Spurs hanno avuto parecchie difficoltà. Ciò ha portato ad alcuni ridicoli quintetti, tra cui alcuni che includevano Dante Cunningham nella posizione di 3&D, un giocatore non particolarmente utile dal punto di vista offensivo e che ha provato qualche tripla solo nel garbage time. Avevano anche accoppiato Aldridge e Poeltl prima che LaMarcus iniziasse ad essere prolifico dal perimetro, migliorando la fase difensiva e allargando il gioco nel versante opposto del campo. Ma tutto questo si sarebbe potuto evitare se non fosse stato scambiato Green. Avrebbe aiutato i texani garantendo miglior difesa sul perimetro, aiutando DeRozan in copertura e massimizzando i suoi pregi. Invece, gli Spurs hanno preferito cederlo ai Raptors, che hanno ringraziato vincendo un Titolo NBA.
1) Scegliere Joshua Primo al Draft
Storicamente i San Antonio Spurs hanno scelto bene al Draft, ma ciò non è spesso avvenuto con Brian Wright alla guida. Il verdetto non è stato ancora emesso nei confronti di Malaki Branham e Blake Wesley, anche se il tempo a loro disposizione sta per scadere. Tuttavia, la scelta di Wright di selezionare al Draft la guardia Joshua Primo con la #12 nel 2021 si è rivelata un tranello. Avrebbe potuto ripagare, se solo il giovane non avesse avuto tanti problemi fuori dal campo. In generale si è comunque trattato di una scelta sconcertante. Dopo tutto, gli Spurs avevano bisogno di un centro e hanno scartato un giovane talentuoso come Alperen Sengun, che da allora non ha fatto altro che migliorare. Nel mentre, i San Antonio Spurs hanno letteralmente gettato al vento una Draft pick. E se ciò ha funzionato, nel senso che ha condotto in futuro a poter ottenere Victor Wembanyama, non riuscire ad ottenere qualcosa da un grosso asset è una colpa che non può passare impunita. Se avesse funzionato, gli Spurs avrebbero avuto una risorsa a lungo termine nel ruolo di point guard. Invece, i texani sono costretti a dover confidare su Tre Jones per dare una mano al trentottenne Chris Paul – come soluzione tappabuchi. In 3 anni gli Spurs non sono riusciti a trovare una soluzione a lungo termine nel ruolo di point guard, anche se Stephon Castle potrebbe fare al caso loro. Infine, Wright ha avuto una buona idea a mettercela tutta con la scelta #12, considerando che pochi giocatori scelti alla stessa posizione sono riusciti a diventare altro se non marginali starter. Ma aver scelto Primo anziché un prospetto offensivo come Sengun si è dimostrato un errore enorme.