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Tra i vari obiettivi che il nuovo contratto collettivo si è posto c’è anche quello di limitare scambi forzati da parte di stelle NBA e la conseguente formazione di superteam. L’introduzione del “Second Apron”, limite posto a $17.5 milioni oltre la luxury tax line, già da questa estate complicherà movimenti di stelle come Damian Lillard o – se accadrà – James Harden, ma a partire dal 2024/25 le restrizioni saranno ancora più rigide, con l’impossibilità di ricevere indietro uno stipendio superiore a quello ceduto, di scambiare cash considerations o Draft picks fino a 7 anni nel futuro e soprattutto di sommare più stipendi al fine del salary matching per le squadre oltre la soglia sopracitata. Questo significa che, qualora una stella intenda richiedere uno scambio, sarà più facile che lo faccia subito; di conseguenza, c’è un enorme rischio di assistere nel raggio del prossimo anno a un movimento immane di “big” scontenti, dal momento che sarebbe più facile anche per le franchigie ricavarne il meglio in cambio ora rispetto al 2024. E lo spiega anche Zach Lowe (ESPN):

“Penso che la prossima stagione in NBA possa essere ricca di un incredibile movimento di superstar e star. C’è rimasto un anno prima che le norme si inaspriscano dopo il 2023/24, quando quelle squadre oltre il second apron non potranno nemmeno aggregare gli stipendi, non potranno insomma unire più stipendi per ottenerne uno singolo più grande. Questo comincia dopo la prossima stagione, perciò penso che vedremo molti movimenti entro la deadline, e molti riguarderanno i ‘Big’.”

Quali potrebbero essere i grandi nomi in partenza di qui e la trade deadline? Ecco una lista dei 5 più papabili.


Joel Embiid

L’MVP in carica è uno dei nomi più chiacchierati degli ultimi giorni. La richiesta di scambio da parte di James Harden, subito dopo quella di Ben Simmons al tempo, non possono che alimentare la frustrazione di un Joel Embiid che, al netto degli infortuni e delle colpe in post-season, al netto anche delle chiacchiere sul merito del trofeo MVP, si è affermato come superstar assoluta in questi anni e come un top-5 costante fra i giocatori NBA. Proprio per questo, è abbastanza normale assistere a uscite come la seguente, riportata QUI:

“Il mio unico obiettivo è vincere il titolo, qualsiasi cosa serva per raggiungerlo”, spiega il centro camerunense. “Non so dove sarà, se a Philadelphia o altrove. Voglio solo avere la giusta possibilità. Voglio sperimentare come ci si sente la prima volta che si vince un titolo, e poi concentrarmi su vincere ancora.”

“Non è facile, lo so”, continua Embiid. “Penso che ci occorrono più di due o tre giocatori: ci vogliono quelli giusti. Io lavoro duro tutti i giorni per essere al livello richiesto. (…) Le sfide mi piacciono, ma così può diventare frustrante. Ogni volta la stessa storia, non c’è mai continuità. Ogni anno succede qualcosa, ogni anno una squadra diversa. Cambiamenti su cambiamenti…”

E dove potrebbe essere questo “altrove” in cui vincere il titolo? Chi sia una réunion con Jimmy Butler a Miami, qualora gli Heat non arrivassero a Lillard (ne abbiamo parlato QUI)? O magari un non impossibile arrivo a New York, sponda Knicks? Dopo tutto, potrebbe non essere impossibile, come spiegato da Keith Pompey:

Leon Rose, ora dirigente dei Knicks, era il suo agente. Ed Embiid possiede già una casa a New York

I Knicks stanno conservando tutte le loro scelte al primo giro pregando che Embiid chieda di essere ceduto. Se aggiungi Embiid a quella squadra, diventerebbe istantaneamente una delle migliori. E potrebbe assolutamente succedere.

La partenza di un MVP sarebbe senza dubbio la più rumorosa immaginabile, soprattutto se dovesse avvenire entro il prossimo anno, scenario non così irrealistico vista la vicenda Harden e i limiti di squadra palesatisi sul parquet.

Pascal Siakam

Scendendo leggermente di tier, Pascal Siakam è un altro dei nomi costantemente presenti nei rumors di mercato. Sulla possibilità che si tratti del prossimo “Big” ci eravamo espressi QUI, e riportiamo un estratto che menziona New York Knicks e Atlanta Hawks come potenziali landing spot:

Il giocatore, All-Star nel 2023 e 2 volte All-NBA nelle ultime 4 stagioni, starebbe attirando l’interesse di moltissime squadre. Michael Grange, su Sportsnet, menziona i New York Knicks come principali interessati: la presenza di RJ Barrett, nativo di Toronto, potrebbe magari giocare un ruolo importante nelle trattative. Lo stesso Grange spiega come alcune fonti gli abbiano riferito di una frustrazione da parte dello stesso Siakam e dell’ormai ex VanVleet nei confronti dei membri più giovani a roster, che avrebbero portato a pressioni alla passata trade deadline e prima del Draft. Con la partenza della point guard, la star camerunense potrebbe essere ancora più scontenta. Ed ecco che, dunque, oltre ai Knicks, si aggiungono altre squadre da Playoffs, come gli Atlanta Hawks.

Siakam è una stella assoluta, capace di difendere su più ruoli e che sopperisce al raggio di tiro limitato con buone percentuali dalla media distanza su un volume elevato, agendo inoltre da connettore offensivo e da ball-handler secondario. Un suo approdo in una qualunque squadra di livello Playoffs potrebbe garantire un upgrade verso il titolo di pretender, mentre un innesto in ambiti meno competitivi, ma in crescita, risulterebbe molto intrigante a seconda della piazza. Gli Indiana Pacers, per esempio, sarebbero interessati secondo le ultime di mercato, ma con alcune remore:

Le squadre interessate, dagli Atlanta Hawks agli Indiana Pacers, non mancano affatto, ma appaiono non del tutto convinte a mettere sul piatto pacchetti sostanziosi per l’ala dei Raptors. Il motivo? La sua situazione contrattuale. Siakam entrerà nell’ultimo anno del suo contratto, e sembrerebbe intenzionato ad esplorare la Free Agency durante la prossima off-season. Offrire asset importanti per lui significherebbe dunque prendersi un grosso rischio, soprattutto per squadre che, come Pacers e Hawks, non sono in lotta immediata per il titolo.

Atlanta è sicuramente la squadra che merita più attenzione, dopo aver discusso anche una trade a tre con Mavs e Raptors (ne abbiamo parlato QUI), pertanto si attendono aggiornamenti.

Zach LaVine

Caso affine a quello di Pascal Siakam è quello di Zach LaVine. I Bulls sono reduci da una pessima stagione chiusasi alla seconda gara di Play-In, Lonzo Ball salterà anche la prossima stagione e le prospettive attorno a questo nucleo sembrano inesistenti. Aggiungiamo gli screzi avvenuti nel corso della stagione fra la stella ex-Wolves e coach Billy Donovan, e otterremo la polveriera che è Chicago al momento, priva anche di margine di manovra a livello salariale:

Da qualche settimana, perciò, anche il nome di Zach LaVine è ricomparso fra i rumors NBA, ricordando che il prezzo era già stato stabilito in precedenza: “Secondo le fonti, sarebbe necessaria l’inclusione di un giovane giocatore di buon livello, svariate first-round picks e filler salariali: in poche parole, un bottino”. Come riportato QUI:

“Alcune fonti dicono che LaVine sia emerso in conversazioni preliminari sia con i Philadelphia 76ers, sia con i Portland Trail Blazers, che stanno lavorando rispettivamente con James Harden e Damian Lillard per trovare una nuova sistemazione.”

“Sebbene LaVine rispetti Donovan, ha intrapreso numerose discussioni con lui nelle ultime due stagioni riguardo al suo ruolo e al suo carico, come riportano le fonti. Le stesse fonti spiegano che la franchigia sia diventata un po’ titubante nei confronti della consistenza di LaVine come leader offensivo, domande intensificatesi dopo le prestazioni altalenanti nelle gare di Play-In. Dopo aver guidato quasi da solo i Bulls alla vittoria sui Raptors con 39 punti, LaVine ha chiuso con un 6 su 21 dal campo e 5 palle perse nella fatale sconfitta contro i Miami Heat.”

Il copione è sempre lo stesso: attenzione a quelli che potrebbero essere i “ripieghi” di squadre come Heat e Sixers, contesti in cui LaVine potrebbe definitivamente esplodere, ricordando la sua capacità di mantenere ottime medie ad alta efficienza in un contesto tutt’altro che favorevole (un esempio QUI).

Karl-Anthony Towns

I Minnesota Timberwolves si trovano in un brutto Limbo, salariale e non. Il margine di manovra è estremamente ridotto dopo i rinnovi di Karl-Anthony Towns, Naz Reid e Anthony Edwards, in attesa di quello di Jaden McDaniels, i quali si combinano piuttosto male con il contrattone di Rudy Gobert, arrivato via trade l’estate scorsa. E male sembra combinarsi anche la presenza di KAT sul parquet assieme a quella del lungo francese, al netto degli evidenti problemi emersi ai Playoffs, soprattutto nella metà campo difensiva, già di per sé non proprio il forte di Towns, il quale in aggiunta si è trovato spesso catapultato in situazioni perimetrali tutt’altro che favorevoli.

Il “disastro” era annunciato, pertanto è inevitabile che il nome di uno dei due lunghi sia incluso in svariate trade conversations, e non può che trattarsi di quello con più valore di mercato. Il contratto gargantuesco firmato da Towns (4 anni, $234.6 milioni, che partirà dal 2024/25) è però un ostacolo al momento, come spiegato da Zach Lowe e Ian Begley QUI:

“Ci sono stati contatti fra Timberwolves e altre squadre prima del Draft e il nome di Towns è emerso. Non so quanto i Timberwolves siano stati aggressivi nel cederlo, però.”

Continuando, Begley ha citato anche l’interesse di New York e il motivo del mancato accordo:

“Quello che ho sentito è che il suo stipendio sia stato ritenuto da molti troppo oneroso, almeno adesso. La sensazione è che quelle cifre sarebbero state svantaggiose in futuro in un simile accordo. Personalmente, penso che questa dinamica possa però cambiare da un momento all’altro, e penso anche che amino l’idea di avere Towns subito, lo avrebbero potuto ottenere. Questa è la mia lettura.”

Lo scenario più probabile prevede che Minnesota prosegua con l’esperimento ancora per la durata di questa stagione. Alla fine di essa, quando i nuovi stipendi di McDaniels e Edwards si innescheranno, si tenterà qualche movimento qualora i risultati non rispettino le aspettative. Towns ha passato una stagione intera fuori, ammalandosi anche di COVID in precedenza perdendo molti chili, perciò ha avuto pochissimo tempo di testare l’intesa con un nucleo completamente rinnovato, e questo si è visto bene ai Playoffs. Le buone prestazioni precedenti, nell’importantissima vittoria contro i Pelicans e nelle gare di Play-In contro Lakers e OKC, passando per le giocate decisive nel clutch time contro Hawks, Nets e Warriors, lasciano quantomeno pensare che il lungo uscito da Kentucky possa affermarsi su buoni livelli, aumentando sia le chance della squadra di competere, sia il proprio trade value. A quel punto, anche in caso di scambio, i Timberwolves potrebbero provare a ricavare il massimo da KAT.

Luka Doncic

Last, but not least. Lo sloveno è probabilmente il giocatore con più valore fra quelli menzionati, e proprio per questo forse il più difficile da scambiare. Dopo il fallimento stagionale e lo smantellamento della squadra che ha portato all’arrivo di Kyrie Irving, Luka Doncic non ha nascosto la propria frustrazione, esprimendo il disappunto nei confronti del tanking di fine stagione e rilasciando dichiarazioni molto pungenti:

“Penso che possiate notarlo quando sono in campo. A volte non mi sento me stesso, sono solo là fuori. Di solito mi diverto molto sul campo, sorrido, ma ora è solamente molto frustrante per un po’ di ragioni, non solo pallacanestro.”

– Luka Doncic

Tutto ciò ha dato vita a segnali non incoraggianti (riportati QUI), a partire dai report di ESPN:

“Le fonti di ESPN rivelano che ci sia paura che Doncic, il quale ha pubblicamente e privatamente espresso frustrazione nel corso di questa stagione, potrebbe richiedere una trade già a partire dall’estate 2024, qualora Dallas non si muovesse in maniera significativa.”

– Tim MacMahon

Per arrivare al messaggio di Mark Cuban:

“Non funziona che i giocatori ti vengono a dire: ‘ehi, sono qui per i prossimi 17 anni’. Non va così. Credo che Doncic vorrebbe passare qui tutta la sua carriera, ma dobbiamo guadagnarcelo. (…)  Come? Vincendo. È incredibile come questo risolva tutto. Voglio dire, prima che Giannis vincesse, tutti dicevano: ‘Dove sta andando? Dove sta andando? Non resta. Non resta.’ Oppure penso al caso di Dirk qui a Dallas. Non esiste neanche un grande giocatore, una superstar, con cui la domanda non sia: cosa farà, se lì non può vincere?”

– dal nostro articolo

Insomma, basta vincere, e Dallas si sta adoperando al meglio per riuscirci (QUI 3 obiettivi), nella speranza che basti. In caso contrario, ci sarà da essere pronti, perché una richiesta di scambio da parte di un profilo come Doncic, tra i principali volti futuri della Lega, potrebbe scuotere l’intera NBA.