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Più che “torna a LA”, per Russell Westbrook sarebbe giusto dire “resta a LA”. Nemmeno il tempo di impacchettare le valigie per Salt Lake City che per il giocatore, scambiato ai Jazz dai Lakers, arriva il buyout concordato con Utah e la firma al minimo per i Los Angeles Clippers.

La notizia era già nell’aria. Paul George, ex compagno di Westbrook a OKC, aveva dichiarato pubblicamente di volere una reunion, mentre nei giorni scorsi lo stesso PG e Kawhi Leonard avrebbero ricevuto il permesso dai Jazz per un incontro privato con l’ormai nuovo compagno di squadra (ne abbiamo parlato QUI). Stupisce un po’ la firma per il fatto che Lawrence Frank, executive dei Clippers, si fosse dichiarato non troppo favorevole ad aggiungere un profilo di questo tipo, che poco ha a che fare con il prototipo di 3&D su cui è stato assemblato il roster.

Il ruolo di Russell Westbrook sarà comunque minimo, questa volta proporzionato a quello che sarà il nuovo stipendio concordato, probabilmente con minuti in uscita dalla panchina in regular season che andranno poi a calare in ottica Playoffs. A meno che Russ non trovi il modo di rimettersi in pista, per quanto complicato, visto quanto visto nell’esperienza giallo-viola.


I dubbi derivano da una serie di fattori cui di recente il già citato Lawrence Frank aveva accennato, in relazione a Eric Gordon:

“Avevamo bisogno di qualcuno che non venisse attaccato difensivamente e che possa condividere la palla con gli altri senza essere ball-dominant. Kawhi e Paul George gestiranno il 60% dei possessi, perciò – point guard o no – serve qualcuno capace di tirare perché ai Playoffs non viene lasciato molto spazio alle star, così abbiamo deciso di puntare su Eric Gordon. Serve qualcuno capace di attaccare i closeout perché si vedranno molte rotazioni difensive quando le nostre star saranno raddoppiate. Di là, inoltre, in quanti possono cambiare su più posizioni? Point guard o no, ci serviva un profilo del genere per non restare nello status quo.”

A questa osservazione, si aggiungono le puntualissime parole di John Wall, partito dai Clippers da poco e anche lui subito liberato dai Rockets:

Serve un prototipo come quello di Mario Chalmers agli Heat, che si impegni in difesa e segni triple sugli scarichi, questo è il ruolo da avere qui. Se non lo sai fare, è difficile giocare con questi compagni [Kawhi e PG, ndr] perché non hai molto palla in mano, devi aspettare gli scarichi in angolo o essere quello che porta i blocchi e rolla a canestro.”

Dopotutto, lo stesso sistema costruito da coach Tyronn Lue è fondato su saldi principi opposti a quelli che si addicono alla pallacanestro di Westbrook. Tanta palla in mano alle due stelle e attorno una pletora di esterni che sappiano spaziare il campo, convertendo con buone percentuali da fuori, o forzare il closeout avversario per attaccarlo, tutte doti a cui l’ex Lakers non sembra in grado di provvedere. Senza considerare che i Clippers in cui arriverà sono in top 10 nella Lega sia per frequenza, che per precisione nel tiro da fuori,

Dal punto di vista difensivo, in un ambiente devoto ai cambi, potrà comunque dire la sua, e per un minimo salariale va più che bene. Ma mentiremmo se affermassimo che una presa del genere da parte di LA non può che generare scetticismo, seppur al prezzo minimo.