Storia di come Kareem Abdul-Jabbar sviluppò il gancio-cielo in risposta ad una singolare regola che vietava la schiacciata.

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Di tiri e movimenti inventati per creare separazione col difensore ce ne sono un’infinità nel basket. In sospensione, in allontanamento, dopo uno step-back o una virata. Ma ce n’è uno che continua ad essere considerato, a distanza di tanti anni, il più difficile da marcare.

“Quel gancio è così alto che sembra uscire fuori dal cielo”, commenta nel 1974 Eddie Doucette, telecronista dei Milwaukee Bucks, vedendo giocare Kareem Abdul-Jabbar.È un gancio-cielo”.

È il 1974. Lew Alcindor si è già convertito all’Islam (1968) e ha cambiato il suo nome in Kareem Abdul-Jabbar, ovvero “nobile servo dell’Onnipotente”. Gioca per i Milwaukee Bucks, con cui segna 14.211 dei suoi 38.387 punti (tuttora record nella storia dell’NBA). Molti dei quali li ha segnati proprio con lo skyhook, il gancio-cielo.


Ruota il corpo, lo mette perpendicolare al canestro e porta la palla verso il soffitto con una mano. Un’altezza proibitiva, superiore ai 3.05 cm del canestro, che nessuno riesce a stoppare.

Ma probabilmente non avremmo mai visto questo gesto se la NCAA non avesse vietato nel 1967 di schiacciare. Per arrivare a capire perché nel college basket è stato inserito il divieto, bisogna però prima fare un passo indietro nel tempo.

1937. Forrest Allen allena al college di Kansas e dice:

“La schiacciata non mostra nessun talento, ma solo un vantaggio di altezza”.

Conosce personalmente James Naismith, l’insegnante che ha scritto le regole della pallacanestro. Da lui ha imparato il gioco proprio all’Università di Kansas, dove Naismith ha allenato dal 1898 al 1907. E sa che l’inventore del basket ha messo il canestro a 10 piedi (3.05cm) per puro caso.

Fonte: Kansas Historical Society

Quando Naismith entra nel 1891 nella palestra della YMCA a Springfield (Massachusetts), non ha davanti una struttura simile a quelle cui siamo abituati oggi.

C’è un primo piano in parquet e sopra una pista d’atletica. Non avete letto male. Il soffitto è molto alto ed è sorretto da due colonne che si trovano al centro. La loro posizione non permette di costruire due piani, e allora, per sfruttare lo spazio a disposizione, viene realizzata una pista di atletica che corre lungo tutto il bordo della palestra. Come delimitazione c’è solo una ringhiera.

Ed è su questa che Naismith appoggia un cesto di pesche e inizia a giocare allo sport che sarà poi chiamato basket. Quella ringhiera è posizionata a 10 piedi: 3.05 cm. L’altezza del canestro è quindi frutto di una casualità. Perché allora non si può cambiare?

Forrest Allen ci prova. E nel 1934 organizza due partite con canestri posizionati a 12 piedi (3.65 cm). Naismith è presente e approva. La regola non viene modificata, i giocatori però iniziano a cambiare. Un dato in particolare è più rappresentativo di altri. Se nella lista dei migliori atleti di pallacanestro pubblicata nel 1940 l’altezza media è di 178 cm, nel 1944 si presenta al college un centro di 2.13 cm. È Bob Kurland degli Oklahoma A&M.

Contro Temple, Kurland realizza la prima schiacciata nella storia della NCAA. “C’era una palla vagante sotto canestro”, ricorda Kurland nel 2012 all’Orlando Sentinel, “io la prendo e la metto dentro. Non è stato intenzionale né programmato. È stato un caso, uno gesto spontaneo”.

Fonte: NCAA

La giocata non passa inosservata, ma non tutti l’accolgono con entusiasmo. Molti la considerano un insulto al gioco. “Viola una regola non scritta del basket”, diranno gli avversari. E spesso, durante le partite, si scagliano contro le gambe di chi sta schiacciando per impedirglielo.

Si ritorna allora a parlare di alzare il canestro. Nel 1954 la NBA organizza una partita di Regular Season con i ferri piazzati a 3.65 cm. Si sfidano i Minneapolis Lakers contro i Milwaukee Hawks.

George Mikan, leggendario centro degli Hawks, chiude con 2/14 e fatica a segnare. Sembra quindi che l’altezza dei canestri possa incidere sulle partite. Ma non tutti sono d’accordo. “È stato un terribile flop”, commenta Vern Mikkelsen, centro dei Lakers che segna in quella partita 17 punti, 6 in più della sua media stagionale. “Non aiuta i più piccoli”, prosegue Mikkelsen, “ma i più grossi come me, visto che abbiamo più tempo per piazzarci meglio a rimbalzo”.

La commissione NCAA si riunisce. Discute se aumentare l’altezza dei canestri così come di altre regole. Ridurre il diametro dell’anello, ingrandire la palla, cambiare il punteggio dei canestri realizzati da sotto e farli valere 1 punto, e anche di inserire un “foot cap”, “un limite d’altezza” simile al salary cap: 30 piedi (914 cm) da dividere tra i 5 giocatori in campo. Ma l’unica regola che viene cambiata è quella della schiacciata.

Nel 1967 si proibisce ai giocatori di segnare direttamente da sopra il cilindro del canestro. L‘NCAA giustifica la scelta dicendo che è il divieto è dovuto a un aumento degli infortuni. L’anno passato si sono infatti contati 1500 casi di infortuni vicino a canestro. Ma la ragione è diversa, ed è dovuta a un giocatore in particolare: Lew Alcindor.

Fonte: Los Angeles Times

Nelle high school il giovane Alcindor ha portato la squadra per cui gioca, la Power Memorial, a una striscia di 71 vittorie consecutive, conquistando il soprannome di “The tower from Power”. È alto 2.18 cm, una torre, e ora è pronto per il college. Ma in molti temono che possa dominare anche là.

Il 1967, quando arriva a UCLA alla corte di John Wooden, è lo stesso anno in cui viene introdotto il divieto di schiacciare. Una casualità? Lui non crede. Pensa che la “Lew Alcindor Rule“, come l’hanno ribattezzata i media, sia legata alla razza e non agli infortuni.

In quegli anni l’America sta cambiando. La segregazione razziale e il movimento per i diritti civili influiscono molto anche nello sport. E il basket non è più solo uno sport per bianchi.

L’anno prima del divieto, nel 1966, i Texas Western vincono la NCAA con un quintetto titolare di afroamericani. Non era mai successo prima. E molti non vogliono che accada più.

Lew Alcindor lo sa e non si nasconde. “Per me”, dice al Chicago Defender, “la nuova regola puzza di discriminazione. Se andiamo a vedere le partite, la maggior parte dei giocatori che schiacciano sono neri”. Ma il suo coach, John Wooden, vuole che si concentri sul gioco:

“Non è importante se sei la ragione di questa regola, perché ti farà diventare un giocatore migliore”.

Alcindor sviluppa lo skyhook, il gancio-cielo, e al suo debutto segna 56 punti. Porta i Bruins a vincere il titolo nelle due stagioni successive. E tutto senza una sola schiacciata.

Fonte: sporthistoria

Il divieto termina nella stagione 1976/77. Giocatori come Julius Erving dell’Università del Massachusetts e David Thompson di North Carolina State hanno dovuto giocare al college senza portare a segno una singola schiacciata.

Solo una volta Thompson non si riuscì a trattenersi. Durante l’ultima gara del suo anno da senior si trova da solo in contropiede. L’opportunità è troppo ghiotta: prende e schiaccia di prepotenza. “L’arbitro mi diede un fallo tecnico”, disse Thompson, “ma il pubblico mi regalò una standing ovation”.

Forrest Allen non sarà riuscito a cambiare l’altezza del canestro, ma i giocatori più piccoli sono stati “avvantaggiati” nel tempo da altre regole. L’introduzione dell’arco dei tre punti nell’NBA (1979) è una di queste.

Modifiche che hanno inciso, ad esempio, anche sul premio dell’MVP: da quando il riconoscimento è stato introdotto (1956) fino al 1986, nella lista dei vincitori comparivano solo centri (eccetto due casi); dopo, nessun centro ha più vinto se non Shaquille O’Neal nel 2000 e Nikola Jokic negli ultimi due anni.

Nessuno, comunque, è più riuscito a padroneggiare il gancio-cielo come Kareem Abdul-Jabbar. E nessun altro ha vinto sei MVP, un record che appartiene ancora a lui.