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Secondo turno. Altra guerra di equilibri precari tra due avversarie solide, ma con alcuni difetti che potrebbero comportare una disfatta che, per entrambe le franchigie, suonerebbe come una Waterloo per Napoleone. Da un lato i Denver Nuggets, con il fattore campo, che non possono accettare un’uscita anticipata dai Playoffs in virtù di una stagione da dominatori indiscussi della Western Conference, con un record da 53 vittorie e 29 sconfitte, e ancor più pericolosa grazie ad un Jamal Murray versione Man on a Mission; dall’altro lato, i Phoenix Suns, con la loro – ormai più che pacifica – potenza offensiva non possono accettare che i movimenti di front office per portare Kevin Durant nella Valley possano risultare vani.

Il primo elemento di squilibrio nella serie è rappresentato dalla “paint pressure” del gioiello Devin Booker, e dalle sue ricezioni dinamiche che lo portano ad attaccare il canestro utilizzando i “punti di corda” figli di uscite pin down e riccioli stretti. Il gioco senza palla potrebbe essere di fatto fondamentale, facendo partire tutta la motion offense dal pick&roll orchestrato da Chris Paul. Inoltre, ciò che ha mostrato Booker nella serie contro i Clippers rende il prodotto di Kentucky un “matchup nightmare” per qualsiasi difensore della squadra del Colorado.

Per i Suns avere a quintetto due dei giocatori più pronti della lega (KD e D-Book) dal punto di vista offensivo è un fortissimo vantaggio, perché portano con la loro presenza sul parquet una gravity che già sarebbe estremamente difficile da sostenere se la presenza si limitasse ad uno solo dei due.

Starà quindi ai Nuggets tentare di risolvere il rompicapo che deriverà non solo dalla presenza di Booker e Durant, ma anche dalla possibile tendenza di Phoenix ad utilizzare soprattutto l’uomo marcato da Nikola Jokic come bloccante, consci delle difficoltà del due volte MVP della lega – già apparso piuttosto preoccupato, a modo suo, in conferenza stampa – nel gestire quel tipo di giocata difensiva.

Per Jokic sarà impossibile restare così profondo per tutta la serie

Una situazione che potrebbe aiutare Denver in questo frangente potrebbe essere la difesa in show aggressivo, se non addirittura usando dei veri e propri blitz. Nel primo turno contro i Timberwolves, ad esempio, Anthony Edwards è arrivato al ferro a piacimento (QUI un’analisi più approfondita) sulla classica drop coverage, aggirando anche gli show più lievi o eseguiti con i tempi sbagliati, mentre ha fatto più fatica quando il difensore del bloccante è uscito più alto e pressante al, o sopra il, livello del blocco.

Questa soluzione però renderebbe decisamente più leggero il lavoro di short roll del lungo, DeAndre Ayton in prima istanza, e molto più efficaci i movimenti senza palla del duo Durant – Booker, elementi di cui Minnesota era totalmente priva, i quali sono anche capaci di trovare più soluzioni palla in mano in caso CP3 sia costretto a liberarsene.

P.S. la stessa tattica vale, ovviamente, qualora ad iniziare il possesso da portatore sia uno fra KD e D-Book.

Altro elemento di forte squilibrio è l’impossibilità di nascondere l’ormai trentasettenne Chris Paul sul fronte difensivo. Phoenix deve in qualche modo sopperire alla perdita fisiologica di alcuni passi in difesa di Point God, che rischiano di concedere troppo spazio al redivivo (pericolosissimo in versione post-season) Murray.

Quest’ultimo, nel sistema di Denver, risulta pericoloso nel gioco a due con Jokic non solo come attaccante palla in mano e ricevitore off ball ma, qualora non riesca a liberarsi, gli risulta automatica la trasformazione in bloccante per un egregio tiratore in uscita dai blocchi come Kentavious Caldwell-Pope, il quale ha fatto impazzire al primo turno un altro attento veterano come Mike Conley.

Questo squilibrio difensivo non può chiaramente essere sopperito da un cambio sistematico, né tantomeno da un accoppiamento diverso per CP3 in difesa, che si vedrebbe inserito nella trincea asfissiante dell’attacco dei Nuggets, i quali contano giocatori di taglia come Michael Porter Jr. e di peso come Aaron Gordon, pericolosi e in grado di sfruttare un mismatch in maniera intelligente.

Per Coach Monty Williams sarà questa la matassa più complicata da sbrogliare, senza dimenticarci in ogni caso l’apporto difensivo che sicuramente arriverà da Josh Okogie.

In questa battaglia ai vertici, chi scrive ha la sensazione che sarà proprio l’ex dei Timberwolves ad avere in mano la pallottola decisiva. Le sue qualità difensive (di cui abbiamo parlato QUI) rendono questo turno il migliore per il giocatore, che potrà sfruttare al meglio la sua difesa on ball, ma soprattutto la sua capacità di aggredire le linee di passaggio. L’unico problema sarebbe avere un tiratore battezzabile in campo per svariati minuti, il quale potrebbe rendere più efficaci le uscite aggressive del lungo, permettendo alla difesa di ignorarlo senza pagare dazio, qualora i tiri non entrassero (anche di questo, abbiamo parlato QUI).

In virtù di questi equilibri precari non ci resta che goderci un secondo turno che ha sapore di guerra di logoramento e tattica, chiedendoci chi sarà ad alzare bandiera bianca e ad ammettere la disfatta. Chi sarà Napoleone Bonaparte in questa lotta a colpi di d’arma da fuoco inflitti sui punti deboli dell’avversario?