Molto delle fortune dei Phoenix Suns passerà dal rendimento di Josh Okogie, e dal minutaggio che riesce a ottenere

E se vi dicessimo che in una squadra con Kevin Durant, Devin Booker, Chris Paul e DeAndre Ayton l’ago della bilancia offensivo è Josh Okogie?

Credeteci, è proprio così. E le due cose vanno di pari passo.

Avere una quantità di talento del genere ti garantisce un vantaggio perpetuo, semplice da trovare. Ma a pallacanestro si gioca in cinque, e i vantaggi vanno concretizzati. Ed ecco che il quinto uomo, quindi Okogie, marca la differenza tra un attacco inarrestabile e uno invece molto più limitabile.


Come? Con le modalità con cui viene utilizzato, con le percentuali al tiro e con la qualità delle decisioni prese con o senza il pallone tra le mani.

Già subito dopo il debutto di Durant in maglia arancione, avevamo accennato all’importanza di Okogie (lo trovate qui). Nei giorni successivi, l’ex Timberwolves ha fatto in modo di mostrare i due lati di sé: 25 punti con 5/10 dall’arco in 32 minuti contro i Chicago Bulls, 9 punti con 0/8 dall’arco in 22 minuti contro i Dallas Mavericks ieri sera.

Ma non balziamo subito alle conclusioni. Innanzitutto, perché stiamo parlando proprio di Okogie?

Dopo le partenze di Mikal Bridges e Cam Johnson, il numero 2 è senza ombra di dubbio il difensore più prezioso presente nel supporting cast. Ha taglia, atletismo e rapidità laterale di alto livello, caratteristiche che gli garantiscono un posto nell’élite dei difensori perimetrali in NBA.

Se ce ne fosse stato bisogno, la dimostrazione della bontà della sua difesa è avvenuta proprio ieri sera, in diverse occasioni, contro due degli avversari più difficili: Luka Doncic e Kyrie Irving,.

I Suns hanno bisogno di averlo in campo ad alto minutaggio, e idealmente nei minuti finali. Ma per consentirlo, Okogie deve rendersi in qualche modo sostenibile nella metà campo offensiva.

Come sappiamo ormai bene, ai Playoffs le difese fanno pagare a caro prezzo la presenza di giocatori che non tirano e non mettono palla per terra. Nonostante il 35% in stagione (che fa ben sperare), il 24enne tira dal perimetro con il 29% in carriera, e non si è ancora mostrato capace di prendere decisioni intelligenti con la sfera di gioco tra le mani.

I Mavericks hanno evidenziato le sue lacune, raddoppiando le punte di diamante e lasciandolo totalmente smarcato in angolo. Con tutti tiri presi con metri di spazio, Okogie ha tirato 0/8, rendendo così impossibile un suo impiego prolungato.

Difficilmente vedremo Okogie diventare in un paio di mesi un attaccante capace di mettere palla per terra e “connettere” l’attacco (il ruolo che aveva Andre Iguodala, pur non tirando bene, negli Warriors dei tempi migliori, per intenderci). Per quanto riguarda le percentuali, probabilmente il discorso varierà da partita a partita, incrociando le dita per gli scontri importanti ai Playoffs.

Ciò su cui Monty Williams può pensare di mettere mano, per consegnare un po’ di stabilità al suo minutaggio nelle partite importanti (cosa che farebbe bene sia al giocatore che alla squadra), è il suo utilizzo nello scacchiere offensivo.

Lasciandolo fermo immobile in angolo come una torre, infatti, non si fa altro che favorire un avversario con l’intento di battezzarlo.

Ciò che rimane della Regular Season potrebbe essere utile per sperimentare diverse soluzioni, tra cui:

  • Tagli backdoor se il marcatore si disinteressa eccessivamente
  • Uso da bloccante per sfruttare l’atletismo (urgono però buone decisioni sullo short-roll)
  • Con difesa mossa e “battesimo” nei suoi confronti, occasionalmente rinunciare al tiro e optare per un hand-off immediato per Booker o Durant, da manuale degli Warriors di Steve Kerr

Per le sue caratteristiche e la debole profondità del roster dei Suns, la corsa al titolo passa necessariamente dall’impatto di Okogie. E in vista delle partite decisive ai Playoffs, sarebbe consigliabile una preparazione che possa andare oltre le semplici preghiere per buone percentuali dagli angoli.