FOTO: Silver Screen and Roll

Di recente, Walker Kessler è stato nominato da Jovan Buha di The Athletic come un obiettivo dei Los Angeles Lakers: “Si tratta di un nome che interessa ai Lakers e avrebbe molto senso, permettendo di utilizzare una formazione con due lunghi o, più realisticamente, di farlo entrare dalla panchina”. Qualche tempo fa, invece, Marc Stein ha parlato di un avvicinamento da parte dei New York Knicks prima di effettuare lo scambio di Randle e DiVincenzo: “Prima di raggiungere un accordo per una scambio con Minnesota per Karl-Anthony Towns, a pochi giorni dall’inizio del training camp, New York ha tentato più volte di scambiare per Walker Kessler dell’Utah per colmare il suo noto vuoto al centro, secondo fonti della lega. Si ritiene che l’Utah volesse almeno due future prime scelte nel draft per Kessler, dopo che i Knicks avevano esaurito gran parte delle loro rimanenti scelte nello scambio con Brooklyn per Bridges”. Un prezzo simile a quello descritto da Eric Pincus di Bleacher Report, sempre riguardo alle trattative in corso con i gialloviola: “Penso che i Jazz vogliano una nuova first-round pick. E probabilmente vorranno che i Lakers tolgano la protezione da quella già dovuta del 2027″ (i dettagli QUI). Ma perché Walker Kessler attrae tanto squadre come i Lakers (e i Knicks)?

1. stipendio basso

Sembra quasi banale, e lo è, ma i Jazz hanno esercitato la club option per la stagione 2025/26, nell’ottica di rendere il giocatore restricted free agent nell’estate 2026 – quando cioè potranno pareggiare qualunque offerta. Ciò significa che, per arrivare a Kessler, basterebbe pareggiare il suo stipendio da poco meno di $3 milioni di dollari, rendendo uno scambio molto accessibile anche per squadre già con un payroll molto pieno. Ovviamente, però, tutto viene a un prezzo. Le 2 first-round pick (o la protezione dalla seconda, nel caso dei Lakers) menzionate hanno senso, dal momento che si tratta di un role player solido, titolare e in una squadra in pieno retooling, che mira allo sviluppo ove possibile, ad accumulare asset ove non possibile. I Lakers hanno restrizioni applicate alle first-round pick 2025 e 2027, ma avrebbero la 2026 e la 2028: scambiandole, resterebbero sostanzialmente senza asset. I Knicks, dopo la trade per Bridges, hanno pure meno. Senza dimenticare che comunque poi ci sarà un rinnovo al quale pensare a fine stagione 2026, se le cose dovessero andar bene, più facile per i giallo-viola (che perderanno LeBron James), un po’ meno per New York. Questo rende le trattative a dir poco complicate, ma c’è più di un motivo per cui le due squadre potrebbero essere interessate a perseverare.

2. ancora difensiva

Walker Kessler eccelle nella propria metà campo, in particolare sotto i tabelloni. Parliamo di un rim protector perennemente in vetta alle classifiche NBA per percentuale di tiri avversari stoppati sin dal rookie year – nel massimo percentile nei primi 2 anni con circa il 5%, finora “solo” al 95esimo con il 4.1% – e di un deterrente elitario nei pressi del ferro: con lui in campo, le squadre avversarie tirano nell’ultimo metro con una frequenza del -3.3% (88esimo percentile) in questa stagione e non si può certo dimenticare l’89esimo percentile toccato nel suo rookie year. Per rendere l’idea e menzionando uno che a Utah ha fatto benino, Rudy Gobert lo scorso anno ha vinto il premio di DPOY con il -5.5%. Quello che lo rende speciale, però, è che non si tratta di un pilastro statico, piantato lì in attesa di contestare tiri, ma di un lungo molto mobile, soprattutto sull’asse nord-sud. Questo gli permettere di mangiare il campo ad altissima velocità, giocandosela con ali e wing sulla carta ben più rapide, recuperando per chasedown talvolta clamorose. I tempi di aiuto costituiscono il vero punti focale del suo potenziale difensivo:

Davvero interessante in ottica Lakers e Knicks è il potenziale fit con altri lunghi. Karl-Anthony Towns è reduce dalla miglior stagione difensiva in carriera proprio giocando di fianco a Rudy Gobert, a sua volta valorizzato dalla possibilità di poter agire da roamer, lontano dalla palla, lasciando la marcatura primaria di certi lunghi spalle a canestro o sul pick&roll al proprio compagno (vedere la serie contro i Nuggets) per adombrare il pitturato come seconda linea d’aiuto. Il ventaglio di soluzioni con Anthony Davis sarebbe ancora più ampio, trattandosi di un difensore mostruoso a sua volta sia come roamer, sia coinvolto in primo ruolo nelle azioni avversarie. Giusto per curiosità, prendendo un paio di situazioni dalla sfida contro i Kings della notte scorsa, questo è come appare una squadra che lascia Kessler in roaming, assegnando il Sabonis di turno alla propria ala – in questo caso Markkanen, non proprio uno con i tempi di aiuto di AD. Il concetto è lo stesso che applicherebbero a New York con Towns a svolgere il lavoro di Walker Kessler e quest’ultimo in aiuto, otturando il più possibile il pitturato e costringendo a tiri complessi da fuori, sulla carta una strategia da leccarsi i baffi per il sistema di Tom Thibodeau.

3. il fit offensivo

Se difensivamente ci sono meno dubbi, nell’altra metà campo Kessler si presenta come un giocatore monodimensionale guardando strettamente alla shot chart, concentrata perlopiù nel dunker spot come per la maggior parte dei lunghi tradizionali e dipendente in larga parte anche dai rimbalzi offensivi (nei quali eccelle). Ma per fortuna i dati non dicono tutto, anche perché coach Will Hardy è molto creativo, quasi à-la-Spoelstra in alcuni set, e limitare tutto il suo lavoro e quello del suo staff a una grafichetta colorata sarebbe un peccato. Per esempio, il lungo – seppur battezzabile – parte molto spesso in angolo o in ala lontano dal ferro, addirittura fuori dalla linea dei 3 punti, agendo da tagliante in un pitturato completamente sgombro. Quello che si è visto nella sua metà campo difensiva, la velocità sull’asse nord-sud, è applicabile anche in attacco: NBA.com pasticcia un po’ con il playtype, ma non è un caso che la soluzione nella quale Walker Kessler riceve più palloni sia il taglio – 28.2% di frequenza sul totale, producendo 1.39 punti-per-possesso.

Inoltre, sia Towns sia Davis sono due lunghi “anomali”, soprattutto il primo, con una dimensione perimetrale ben più sviluppata rispetto alla norma. Un archetipo che vi suggerisce qualcosa? Esattamente, Lauri Markkanen è un tiratore di movimento intrappolato in un corpo di 213 centimetri, elitario nella propria dimensione senza palla. Non solo Walker Kessler ha imparato a leggere i movimenti del finlandese, ma fin dal primo istante in cui i due hanno messo piede sullo stesso parquet a Salt Lake City, sono stati inseriti in un sistema 5-out fondato su off-ball screen e sulle rispettive uscite. I blocchi del centro per The Finnisher variano dagli stagger ai flare screen che tanto piacciono a JJ Redick (QUI un approfondimento), e arrivano molto spesso in situazioni di transizione o semi-transizione per favorire proprio le entrate veloci e il flow offensivo. A velocità più ridotta (e volume), Towns ha rivestito questo ruolo per un’intera stagione con la canotta dei Timberwolves, sviluppando anche una dimensione da passatore fronte a canestro niente male. Davis, nel nuovo sistema, può essere innescato similmente per tagliare verso il canestro.

Ricapitolando, non c’è un singolo motivo per cui non valga la pena puntare su Walker Kessler nei panni di Lakers e Knicks, a dimostrazione che le voci di mercato hanno un fondamento certamente solido – se lo ha capito Around the Game che può essere un bel fit, figurarsi i rispettivi front office. Il prezzo richiesto di 2 first-round pick è elevato, ma potrebbe valer la pena considerando che parliamo di due squadre inseritesi chiaramente in una finestra competitiva, nel caso dei Lakers quasi chiusa. Se la domanda iniziale è sul perché puntare su Walker Kessler, quella finale sembra quasi “perché non farlo?”.