Un altro polverone mediatico per Kyrie Irving. L’ennesimo.

Un altro giorno di turbolenze per i Brooklyn Nets. L’ennesimo.


Tutto è iniziato questo weekend, proprio nelle ore delicate per i Nets della transizione da Steve Nash a Ime Udoka in panchina. Su Twitter hanno iniziato a moltiplicarsi le risposte e le segnalazioni di un tweet di Irving in cui il giocatore promuoveva un film contenente messaggi di stampo antisemita, “Hebrews to Negroes: Wake Up Black America”.

L’escalation è stata rapida, dai social ai principali media nazionali. Di fronte alla forte reazione dell’opinione pubblica, Kyrie ha annunciato di volersi “prendere le sue responsabilità” e di aver effettuato insieme ai Nets una donazione (500.000 dollari) alla Anti-Defamation League, un’associazione impegnata nella lotta alle discriminazioni. Poi, c’è stata la conferenza stampa di ieri.

Davanti ai media, Irving si è detto dispiaciuto per l’impatto del suo tweet, ma non ha pronunciato quelle parole di pentimento e quella condanna al messaggio del film che, evidentemente, diverse parti stavano aspettando. È intervenuta l’NBA, attraverso un forte comunicato di Adam Silver. Qualche ora dopo, la Anti-Defamation League ha annunciato di rifiutare la donazione. E infine, lo statement dei Brooklyn Nets e la sospensione “di almeno cinque partite” per il giocatore:

“In questi giorni, abbiamo fatto molti tentativi per lavorare con Kyrie Irving e aiutarlo a capire il danno e il pericolo delle sue parole e delle sue azioni, a cominciare dalla sua pubblicità a un film contenente odio antisemita. Credevamo che prendere il sentiero dell’insegnamento in questa difficile situazione sarebbe stata la scelta giusta, e pensavamo di aver fatto progressi con il nostro impegno per sradicare l’odio e l’intolleranza.

Siamo rimasti sconcertati oggi, quando nell’opportunità datagli in una sessione con i media, Kyrie si è rifiutato di dire inequivocabilmente di non avere credenze antisemite, e di riconoscere il contenuto di odio presente nel film. Questa non è stata la prima volta in cui ha avuto l’opportunità di chiarire, e non l’ha colta.

Questa mancanza di rinnegamento dell’antisemitismo in una chiara opportunità per farlo è profondamente inquietante, è contro i valori della nostra organizzazione, e costituisce una condotta dannosa per la squadra. Di conseguenza, pensiamo che sia attualmente inadatto ad essere associato ai Brooklyn Nets. Abbiamo deciso che Kyrie subirà una sospensione senza stipendio come misura correttiva in seguito al dannoso impatto della sua condotta. Il periodo di sospensione sarà di almeno 5 partite.”

Successivamente, Irving ha pubblicato un post su Instagram prendendo (finalmente) una netta posizione sull’antisemitismo e sui messaggi contenuti nel film:

Usando espressioni come “contro i valori della nostra organizzazione” e “inadatto ad essere associato ai Brooklyn Nets”, comunque, la franchigia ha scelto di mandare un messaggio forte, che va oltre le cinque partite di sospensione e che fa riemergere tutte le incognite della scorsa estate sul futuro di Kyrie a Brooklyn (negli otto mesi che rimangono sul suo contratto).

Se già le tensioni durante l’offseason e l’avvio deludente avevano reso l’aria pesante al Barclays Center, ora la franchigia newyorkese si trova per l’ennesima volta in una situazione scomoda su diversi fronti. L’annuncio di coach Udoka, intanto, è ancora in sospeso, e per il secondo anno consecutivo in questo periodo Irving è (temporaneamente?) fuori squadra. Il suo commitment e quello di Durant sono, da tempo, ai minimi storici, e le cose sul campo non vanno certo bene. Never ending drama.