Pascal Siakam ha cominciato il campionato in maniera strepitosa ed è stato inserito nella prima KIA MVP Ladder della stagione.

Chi lo guarda durante le interviste, sempre sorridente e sempre pronto a rispondere in maniera precisa e puntuale, vede solo un lato di Pascal Siakam. Ride, scherza, analizza la partita e torna ad allenarsi. Quando l’ho incontrato mi ha chiesto come fosse andato il mio viaggio, come fosse l’Italia in quel periodo; abbiamo scambiato due battute, una foto insieme e poi è tornato a finire lo shootaround, il sorriso sempre stampato in faccia.
Poi è cominciata la partita.
Il Pascal Siakam scherzoso ha lasciato spazio a Spicy P e gli avversari se ne sono accorti. Quella partita l’ha chiusa con 20 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, 50% al tiro, 50% dall’arco. Non sorrideva più nessuno. Questo accadeva nel 2019, pochi mesi dopo che i Toronto Raptors avevano vinto il loro primo titolo e Siakam era stato nominato Most Improved Player.
Adesso i Raptors sono quinti ad Est, una presenza fissa ai Playoffs e una costante nella parte medio-alta della classifica. E Siakam? Dopo sette partite è stato inserito nei papabili candidati all’MVP grazie a prestazioni solide e decisive, mostrando anche ampissimi miglioramenti nel suo gioco. Nella gara di ieri notte contro i Mavs ha subito un problema all’inguine, che lo ha costretto ad uscire prima della fine, con entità ancora da determinare. Ad ogni modo, quello che abbiamo visto fino ad ora spiega abbondantemente la sua presenza fra i top della Lega.
I numeri
Le medie stagionali messe su finora parlano da sole: 24.8 punti, 9.3 rimbalzi, 7.7 assist, 47.9% al tiro, 34.2% dall’arco. Quattro doppie-doppie, due triple-doppie realizzata, al momento un box plus/minus di 6.3 (massimo in carriera e top-10 NBA, per intenderci). È al momento uno dei tre giocatori nella Lega ad aver totalizzato 150+ punti, 50+ rimbalzi e 50+ assist insieme a Luka Doncic e James Harden.
Nota un po’ più dolente quando si passa ai tiri liberi: al momento il suo score è di 50 realizzazioni su 69 tentativi, un buon 72.5%, che però non è abbastanza, tenendo conto degli attacchi al ferro di Spicy P. Alzare le medie intorno all’85% sarebbe ideale per un giocatore del suo livello, soprattutto guardando anche i giochi in isolamento che lo portano spesso vicino a canestro a subire il contatto (nono nella lega per liberi tentati).
Siakam è infatti nono in classifica per frequenza di Iso Plays, 4.9 isolamenti giocati a partita con il 50.0% al tiro, ma con uno dei percentili più bassi tra i top di ruolo e dodicesimo per score frequency: avendone fatto un’arma spesso utilizzata nel corso delle ultime stagioni, è importante per lui (e per i Raptors) lavorare sull’efficacia di questo tipo di soluzione. Nick Nurse si fida molto del suo top player, tanto da avere un set di schemi appositamente studiati per creare le giuste condizioni di isolamento, ed è per questo che i punti fermi su cui l’ala camerunese ha lavorato durante l’offseason sono il ball handling e il playmaking.
Ci sono volute 284 partite per realizzare la sua prima tripla-doppia. Nelle ultime quattordici gare, considerando anche la fine della scorsa stagione, ne sono arrivate già quattro. L’ultima, l’altra sera contro i San Antonio Spurs, con una prestazione all-around che in questa stagione sembra essere il suo marchio di fabbrica: 22 punti, 10 rimbalzi e 11 assist in tre quarti, con il 52% al tiro. In stagione non è mai andato sotto i cinque rimbalzi e solo nell’home opener contro i Cavaliers ha totalizzato meno di sei assist (un solo passaggio decisivo, minimo stagionale).
Al momento sta registrando il PER (Player Efficency Rating) più alto in carriera. In parole semplici, il PER è un numero che condensa in sé tutte le principali voci statistiche per dare una valutazione del giocatore; di per sé non è un dato che dice tutto, tenendo principalmente conto dell’aspetto offensivo più che quello difensivo, ma generalmente è un metodo abbastanza utilizzato per capire se un giocatore è sopra (o sotto) la media in NBA. Un giocatore nella media ha un PER di 15. Siakam al momento è a 24.2 – da prendere con le pinze, comunque, visto il campione ridotto.
Questi sono i numeri messi su fino ad ora, ma siamo appena all’inizio e, viste le premesse, la stagione di Spicy P non può che essere un crescendo.
I miglioramenti
Ne ho fatto menzione brevemente nel paragrafo precedente, ma vorrei sottolineare ancora di più quanto il numero 43 sia migliorato nel ball handling e nel playmaking.
Chi lo ha seguito fin dall’inizio ricorda un giocatore impacciato, quasi scoordinato nel movimento cercando di superare l’avversario; il progresso nel corso della sua ancor breve carriera è stato evidente fino ad arrivare a quest’anno: il palleggio, il dribbling, il controllo di palla nei cambi di direzione e di mano sono di prim’ordine per un giocatore con le sue qualità fisiche. Stessa cosa per quanto riguarda la creazione di gioco: i 7.7 assist sono un career high per Spicy P ma, al di là dei numeri, si vede proprio una maggiore propensione a coinvolgere i compagni e cercare la linea di passaggio migliore per portare ad un facile canestro.
Quando porta palla, cosa che ormai fa spesso, non attacca subito il ferro, ma si ferma spesso a guardare i compagni. Questo ovviamente non toglie nulla all’aggressività con cui gioca gli uno-contro-uno (o due), ma mostra solo maturità cestistica e pazienza nel cercare le giuste scelte di gioco. Non è cosa rara infatti vederlo palleggiare una volta in più oltre l’arco, aspettare il blocco e scaricare subito il pallone non appena uno dei compagni si mostra libero sulla linea da tre o nel pitturato.
La gestione della transizione è di primissimo livello e lo vede concludere con un assist nella maggior parte dei casi, grazie anche alla bravura di chi segue il contropiede e si fa trovare già pronto sotto canestro per la più facile delle conclusioni.
Essendo un giocatore pericoloso nell’isolamento, sono inevitabili i raddoppi di marcatura. Dopo aver lavorato sul playmaking, sembra molto più consapevole della posizione dei compagni in campo e molto più disinvolto nel distribuire il pallone anche con passaggi più difficili. Certo, c’è ancora ampio margine di miglioramento visti i numerosi turnover (10 per bad pass, 14 per palla persa viva), ma il fatto che lui continui a cercare questo tipo di soluzione con costanza è sicuramente incoraggiante, soprattutto visto il ruolo.
Tolte le voci statistiche principali, tutti massimi in carriera al momento, e un miglioramento si è visto anche nel tiro dall’arco: il 34.2%, a fronte di 4.5 tiri a partita, è buono in relazione alla passata stagione, dove la percentuale era sì del 34.4%, ma con 3.2 tentativi. Quest’anno quindi tira di più, e con percentuali simili, ed è perfettamente in grado di farlo sia in catch&shoot che arrivando direttamente dal palleggio.
Ma non solo dall’arco. Anche dentro la linea dei tre punti Siakam ha mostrato di essere molto più a suo agio nel prendere tiri difficili (e a realizzarli): 18.6 tiri tentati a partita, di cui 14.3 da 2 punti, per un discreto 47.9%. Nella passata stagione, la media era appena più alta, 49%, ma con un tentativo in meno. La mole è alta, perciò aggiustare anche qui le cifre gli farebbe fare un ulteriore salto di qualità, ma se si rapporta al resto del contributo dato alla squadra sicuramente i numeri si equilibrano.
Tra le Power Forward è al momento terzo dietro solo a Giannis Antetokounmpo e Kevin Durant, ma nessuno dei due distribuisce altrettanti assist, né tira altrettanto bene da tre, pur avendo più tentativi. Altro grande passo avanti, se si considera che in relazione ai pari ruolo non era mai andato oltre il nono posto.
Dove può arrivare?
Al media day dello scorso settembre, Pascal Siakam ha fatto una dichiarazione d’intenti che non lascia spazio ad interpretazione:
“Voglio essere un Top 5 della NBA e farò tutto quello che posso per arrivarci. Sono pronto per questo, è il momento.”
Al momento, l’obiettivo è pienamente raggiungibile. Le prestazioni gli danno ragione, i numeri ci sono tutti, i miglioramenti sono troppo evidenti per essere ignorati e l’inclusione in una prima stesura dell’MVP Ladder è il giusto premio per il suo impegno. Mantenere questo tipo di costanza per tutte e ottantadue le gare stagionali sarà la chiave per arrivare fino in fondo. L’NBA è piena di giocatori che sono partiti come saette per poi spegnersi dopo una manciata di partite, anche tra i top player, perciò sarà importante non adagiarsi sugli allori di questo inizio strepitoso.
Il record di squadra sarà un fattore fino ad un certo punto: Nikola Jokic lo scorso anno ha vinto il Most Valuable Player con Denver sesta in classifica, ad esempio. Questi Raptors però sembrano costruiti sicuramente meglio rispetto ai Nuggets: il quintetto base conta Fred VanVleet, neo All Star; Scottie Barnes, ROTY 2022; Gary Trent Jr, attaccante dalla mano caldissima in questo inizio; OG Anunoby, molto vicino al gioco 3&D con potenziale da All-Defensive. Dalla panchina il contributo prezioso, perdonate il gioco di parole, di Achiuwa, Boucher, Koloko, Young e Porter Jr, tra i tanti.
Indubbiamente non un roster costruito per la mediocrità. Al momento Toronto è prima per palle rubate di media, 10.7 a partita, unica squadra in doppia cifra; primi per DREB% (la percentuale di rimbalzi difensivi disponibili che la squadra ottiene in campo); tra le migliori 5 per punti concessi da palla persa (15.1) e appena fuori per punti concessi in contropiede (12.3) e punti concessi sulle seconde palle (11.3). La difesa è la pietra angolare della squadra già da diverso tempo e a questa si unisce ora un gioco corale costruito in maniera intelligente, grazie a cinque titolari in grado di trattare debitamente il pallone.
Con Siakam alla guida, questa squadra si può togliere sicuramente delle soddisfazioni, e lui a livello individuale potrà ambire a fare altrettanto. Già due volte All-NBA, una volta All-Star, Most Improved Player nel 2019 e campione NBA. L’MVP è il prossimo, logico obiettivo per un giocatore che non si pone limiti.