
Questo contenuto è tratto da un articolo di Nick Mac per Fadeaway World, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.
Per la maggior parte delle squadre, ottenere la prima scelta assoluta al Draft è motivo di grande festa, vista la chance di poter ingaggiare talenti che potrebbero cambiare la storia della franchigia. In altre occasioni, invece, si esulta, ma pensando alla “rendita” che la scelta potrebbe portare se ceduta: non accade quasi mai, ma quando succede si tratta sempre di eventi memorabili.
In 7 occasioni, nel corso di 76 anni di storia NBA, una prima scelta assoluta è stata scambiata (o quasi): in tutti e 7 i casi, il giocatore selezionato non ha mai vinto l’MVP, e solo due di questi hanno conquistato almeno un anello. Buon viaggio, in attesa del prossimo Draft dove – è un nostro sottile presentimento – la prima scelta resterà molto saldamente nelle mani dei San Antonio Spurs.
1. Chuck Share, dai Boston Celtics ai Detroit Pistons
Nel 1950, i Boston Celtics scelsero Chuck Share alla prima assoluta, ignorando tra l’altro la futura leggenda bianco-verde Bob Cousy. Share, però, si rifiutò fermamente di giocare per Boston, e fece sapere che avrebbe giocato addirittura fuori dall’NBA fino al momento dello scambio. Ed ecco che Detroit arrivò portando Bill Sharman, che vinse poi ben quattro titoli in Massachusetts e si guadagnò otto convocazioni per l’All-Star Game; Share, invece, ebbe una carriera dignitosa, seppur meno brillante: giocò per nove stagioni con Pistons, Hawks (vincendo un titolo) e Lakers.
2. “Hot Rod” Hundley, dai Rochester Royals ai Minneapolis/Los Angeles Lakers
I Rochester Royals erano alla disperata ricerca di una stella quando, nel 1957, si ritrovarono con la prima chiamata. La scelta ricadde su “Hot Rod” Hundley, che però fu subito girato ai Minneapolis/Los Angeles Lakers – assieme a Bob Burrow, Ed Fleming, Monk Meineke e Art Spoelstra – in cambio di Clyde Lovellette e Jim Paxson Sr. Dopo solamente sei stagioni NBA, con due presenze consecutive all’All-Star Game (1960, 1961), Hundley fu costretto a ritirarsi a soli 28 anni, a causa di una serie di gravi problemi al ginocchio.
3. Joe Barry Carroll, dai Boston Celtics ai Golden State Warriors
Forse uno degli scambi più squilibrati di sempre. Nel 1980 Boston aveva bisogno di rafforzarsi, e voleva rifarsi dopo l’indigesto titolo dei Lakers di Magic Johnson. Erano pronti a costruire attorno a Larry Bird e lo fecero con questa mossa… e il resto è storia. Kevin McHale e Robert Parish, sacrificati proprio da Golden State nell’affare, vinsero tre titoli in sette anni a Boston, mentre Joe Barry Carroll, scambiato assieme a Rickey Brown, ebbe un’ottima carriera nei primi sei anni e mezzo con Golden State, poi calò di livello nelle stagioni successive a causa di diversi infortuni.
4. Brad Daugherty, dai Philadelphia 76ers ai Cleveland Cavaliers
Nel 1986 i Philadelphia 76ers fecero una mossa che ritennero vitale per competere nel futuro: sacrificarono la prima scelta Brad Daugherty per acquisire il lungo Roy Hinson, autore di una grande stagione nell’anno precedente e ritenuto una sicurezza rispetto a Daugherty. Quest’ultimo diventò il migliore centro nella storia di Cleveland, con 5 convocazioni all’All-Star Game in 8 stagioni e diverse annate di alto livello.
5. Chris Webber, dagli Orlando Magic ai Golden State Warriors
Nel 1993 era piuttosto certo che la prima scelta sarebbe stata Chris Webber: il prodotto di Michigan era un’ala versatile e forte, che poteva fare un po’ di tutto in campo e mostrava grandi margini di miglioramento. Quell’anno gli Orlando Magic si ritrovarono con la prima scelta e con il grande bisogno di affiancare a Shaquille O’Neal una stella già affermata; Shaq desiderava Penny Hardaway, e la dirigenza lo accontentò portandosi a casa anche tre scelte al primo giro. I due diventarono una delle più iconiche coppie di sempre, pur senza amai vincere l’anello insieme, mentre C-Webb si avviava a una carriera da Hall of Famer con cinque convocazioni all’All-Star Game e un All-NBA First Team (2001) dopo il passaggio a Sacramento.
6. Andrew Wiggins, dai Cleveland Cavaliers ai Minnesota Timberwolves
Dopo 21 anni, riecco uno scambio della prima scelta. Era chiaro a tutti che i Cleveland Cavaliers desiderassero Kevin Love più di ogni altro, dopo il ritorno di LeBron James in Ohio. Andrew Wiggins godeva di enorme stima tra gli addetti ai lavori nei giorni del Draft, e dopo un mese dalla Draft Night lo scambio avvenne, con i Wolves che ingaggiarono anche Anthony Bennett e Thaddeus Young, e Philadelphia come terza squadra della trade che prese Luc Mbah A Moute, Alexey Shved e una first-round pick. Sappiamo tutti com’è andata a finire: Love sarà parte integrante della squadra da titolo del 2016, mentre Wiggins avrà una prima parte di carriera travagliata, salvo poi trovare la propria dimensione (e la vittoria di un titolo) a San Francisco, in maglia Warriors.
7. Markelle Fultz, dai Boston Celtics ai Philadelphia 76ers
Il Draft 2017 e gli anni successivi dell’NBA avrebbero potuto essere molto diversi, se i Celtics si fossero tenuti la prima chiamata, girata invece a Philadelphia in cambio della terza e di un’altra al primo giro nel 2019. Philly – come chiunque nella lega – voleva fortemente Markelle Fultz, fiduciosa di poter costruire un’era vincente con lui, Ben Simmons e Joel Embiid; Boston, invece, “si accontentò” di Jayson Tatum, essendo sicura – a detta di Danny Ainge – che si trattasse del miglior prospetto di quel Draft. Da allora, sappiamo com’è andata: Fultz, prima a Phila e poi a Orlando, ha avuto tantissimi problemi fisici e non è mai riuscito ad esprimere quel potenziale pazzesco mostrato al college, mentre Tatum è diventato il punto di riferimento dei Celtics, con cui ha raggiunto tre finali di Conference in sei anni, andando a due vittorie dal titolo nel 2022.