La notte del Draft 2023 è alle porte (questa notte alle 2.00) e le squadre sembrano avere consolidato le prime tre posizioni delle loro Board. Con la prima scelta, i San Antonio Spurs chiameranno Victor Wembanyama, mentre Charlotte Hornets e Portland Trail Blazers selezioneranno uno tra Scoot Henderson e il controverso Brandon Miller, rispettivamente con la seconda e terza scelta – salvo sorprese. Tra skillset e upside futuri, tracciamo un profilo dei tre migliori prospetti della classe Draft e diciamo la nostra su chi dovrebbe essere la seconda pick.

Victor Wembanyama

Sappiamo tutti chi sia il miglior giocatore del Draft 2023. È Victor Wembanyama! L’hype per il suo arrivo in NBA è senza precedenti ma più che legittimo, perché il futuro centro degli Spurs ha semplicemente distrutto il campionato francese quest’anno, diventandone MVP con 21,6 punti, 10,4 rimbalzi e 3,0 stoppate di media e trascinando una squadra mediocre come i Metropolitans 92 fino alle finali.

  • Strengths

Lo scoring e la shot creation sono la parte più abbagliante del suo gioco e colpisce non solo la quantità di punti che mette a referto, ma anche la varietà di soluzioni tecniche con cui fa canestro.


Lo scoring di Wembanyama è meraviglia, creatività e fondamentali solidi. Ha range di tiro illimitato, una shooting form così fluida e un rilascio così alto che si è guadagnato il paragone (un po’ generoso) con Kevin Durant. E se un 2,20 che tira con scioltezza da 9 metri c’è già e si chiama Kristaps Porzingis, quello che non ha precedenti è un 2,20 che si costruisce il tiro da solo, da 3 o in penetrazione, usando il ball handling. Step back, side step, turnaround fadeaway e tiri su un piede sono tutti nell’infinita bag di Wemby, che per profondità è seconda solo a quella di Mary Poppins.

Ma non è finita qui, a tutto il gioco da esterno bisogna aggiungere una dimensione interna altrettanto intrigante. Oltre a essere la lob threat definitiva e un buon rimbalzista offensivo, Wemby ha ottima shot creation anche dopo la ricezione spalle a canestro, in cui alterna morbidissimi turnaround jumper e fadeaway dal midrange, che ricordano LaMarcus Aldridge, con del gioco 1-contro-1 in avvicinamento più old school. Per questo Wemby è stato etichettato come talento generazionale, un lungo così alto e con uno skillset così completo non si è semplicemente mai visto.

E se il suo dominio offensivo è evidente e le sue folli triple dal palleggio hanno giustamente monopolizzato i suoi highlights, la metà campo in cui è ancora più decisivo è quella difensiva. Non sappiamo se lo sarà, ma Wembanyama ha tutto il necessario per diventare il miglior difensore della storia del basket.

La protezione del ferro è il pezzo forte del repertorio. Fanno girare la testa non solo il numero di stoppate, ma anche i tempi d’aiuto, la coordinazione con cui mantiene la verticalità e l’abilità di coprire spazio in orizzontale per stoppare anche tiri che non dovrebbe poter contestare. Jaren Jackson Jr. e Gobert permettendo, possiamo già oggi considerare Wemby il migliore rim protector del mondo.

Anche in situazione di pick&roll è devastante, è talmente lungo che può stare in una drop coverage abbastanza profonda, per mantenere un cuscinetto di sicurezza contro i penetratori più esplosivi, e allo stesso tempo contestare sia il pull up dopo il blocco sia il passaggio per il bloccante. Per questo Wemby è un’arma impropria, un lungo normale, sul pick&roll, dovrebbe fare una scelta su cosa concedere, mentre lui può contestare contemporaneamente qualsiasi soluzione!

E se la cava piuttosto bene anche nella difesa sul perimetro e sui cambi contro gli esterni, perché i piedi sono veloci e i fianchi mobili per uno della sua taglia. Poi è talmente lungo che, anche se viene battuto dal palleggio, riesce quasi sempre a recuperare e contestare lo stesso il tiro grazie alla sua surreale wingspan di 244 cm.

  • Improvement Areas

Ma Wembanyama ha anche qualche punto debole? Ebbene sì, non tanti, ma ce li ha. In primo luogo deve irrobustirsi, perché al momento soffre un po’ troppo la fisicità dei difensori ruvidi e tosti fisicamente, un po’ à-la-PJ Tucker, che gli mettono le mani addosso, cacciano la palla e lo spingono, facendogli sudare ogni centimetro prima e dopo la ricezione.

In più deve avere maggiore cura del pallone. Le sue letture sono buone ma spesso commette troppi turnover (2,6 TOV), perché non assorbe bene il contatto o perché semplicemente esagera con la creatività. Alzare l’AST/TOV ratio di 0,92 che ha avuto quest’anno sarà fondamentale per il suo sviluppo da giocatore primario.

Infine un’area di miglioramento puramente statistica è la percentuale al tiro da 3. Vista l’ottima forma di tiro e la fiducia nei suoi mezzi, non ci sono grandi dubbi che Wemby diventerà un tiratore da 3 affidabile in NBA, ma le percentuali sono ancora bassine (27,5% da 3 in stagione) e nei prossimi anni dovrà pulire la shot selection dalle triple forzate e dimostrare di poter segnare con più costanza.

Scoot Henderson

Il secondo miglior giocatore del Draft 2023 è Scoot Henderson, un talento speciale che, se sviluppato con successo, può diventare il giocatore primario di una franchigia. La guardia da Ignite è infatti un combinato esplosivo di atletismo, tecnica e IQ cestistico con potenziale da perennial All Star.

  • Strengths

Scoot è un freak atletico di188cm per 88 kg, con forza fisica e potenza folli per una guardia diciannovenne e che, unite alla verticalità e alla velocità con cui si muove sul campo, fanno di lui una forza della natura in transizione e un penetratore top tier che mette tantissima rim pressure alle difese avversarie. Perché non solo è rapido e batte l’uomo dal palleggio con il primo passo o i cambi di velocità, ma è anche in grado di chiudere bene al ferro con il contatto.

Ma Scoot è molto di più del mero atletismo. È un super giocatore di pick&roll, forse il migliore del Draft insieme a Jalen Hood-Schifino, sia per la varietà di soluzioni con cui può essere pericoloso, sia per la maturità e il poise con cui lo gioca. Abbiamo già menzionato la pressione che mette sul ferro avversario, e a questo aggiunge un pull up dal midrange più automatico di una P38, con cui massacra i lunghi che rimangono in drop. Del suo gioco dal midrange colpisce l’efficienza e la pazienza con cui cerca i suoi spot preferiti, usando il corpo e le esitazioni per manipolare la difesa, il che è ancora più apprezzabile per un mancato running back NFL che potrebbe andare al ferro a tutta velocità a ogni azione.

E quando non agisce da scorer dopo il blocco, Henderson usa la sua gravity per trovare il roller o i tiratori sul perimetro con letture e timing da passatore di prima fascia.

  • Improvement Areas

Se dovesse ampliare il range del suo pull-up e diventare continuo anche da 3 punti (31,3% sui pull-up jumper da 3 punti in stagione), allora il pick&roll di Scoot diventerebbe un rebus irrisolvibile per le difese avversarie, perché impedirebbe ai big di passare sotto anche sui blocchi più distanti dal canestro e gli darebbe ulteriore spazio per accelerare verso il ferro. Migliorare il tiro da fuori sarebbe vitale anche per sviluppare una dimensione off ball, a oggi quasi inesistente, soprattutto se venisse scelto da Charlotte con la numero 2 e giocasse di fianco a LaMelo Ball. I miglioramenti tra il primo e il secondo anno a Ignite, chiusi rispettivamente al 17,9% e 33,3% sui jumper in catch&shoot, fanno ben sperare che l’ampliamento del range sia solo questione di tempo.

La seconda area di miglioramento è la difesa, metà campo in cui potrebbe avere un impatto positivo, disponendo di tutti i mezzi atletici necessari per essere un ottimo difensore POA, ma in cui manca di effort. Spesso è molle e deconcentrato, più preoccupato di preservare il corpo e non sprecare energie per l’attacco che di fermare gli avversari. Ovviamente questo atteggiamento è un campanello d’allarme da prendere in considerazione, ma il vero giudizio sul suo effort difensivo si potrà dare solo quando giocherà per qualcosa di importante, cosa che non faceva con Ignite.

Brandon Miller

Fino a febbraio, la stella di Alabama è stato per distacco il miglior Freshman della stagione di college basket e ha guidato i Crimson Tide alla vittoria della SEC e al conseguente primo seed nel Torneo NCAA. Poi un crollo verticale di prestazioni e un’uscita anticipata dalla March Madness hanno mostrato tutti i suoi limiti strutturali. Tuttavia, misteriosamente, non ha visto calare di una virgola le sue stocks e i front office delle squadre NBA lo posizionano ancora tra la seconda e terza posizione delle loro Board in vista del Draft 2023.

  • Strengths

Nella prima parte di stagione, Miller ha massacrato le difese avversarie con il suo tiro da 3. Il suo scoring off ball è stato eccezionale, tirando il 38,4% su 7,5 tentativi da 3 a partita e il 39,8% sui jumper in catch&shoot, mostrando un range illimitato e una meccanica fluidissima, anche se con un rilascio un po’ bassino, poco sopra il petto. Oltre alle percentuali ha impressionato la versatilità con cui Miller ha fatto canestro da oltre l’arco. Il Freshman meraviglia di ‘Bama ha saputo colpire da spot up, in uscita dai blocchi, da DHO, da taglio o dal palleggio sul pick&roll, anche perché il ball handling è eccellente per un giocatore della sua altezza.

Miller è arrivato così in alto nelle Board delle dirigenze NBA proprio perché è un profilo di 3-point-bomber che può avere grande impatto anche toccando relativamente poco il pallone ed è di facile inserimento in una squadra che ha già le sue stelle, a cui può facilitare la vita con la sua gravity perimetrale.

In più ha fatto vedere che, nonostante il primo istinto sia di tirare, coinvolge volentieri i compagni con buone letture di gioco e un passing game creativo. Questo è particolarmente importante sul pick&roll, perché lo rende un handler completo, pericoloso sia da scorer con il suo pull-up, sia da facilitatore per il lungo o per i tiratori sul lato debole. Curiosità (e skill) del passing game di Miller, è destro ma passa la palla ugualmente bene, se non meglio, con la sinistra.

  • Improvement Areas

É evidente che, grazie alle doti sopra citate, Miller abbia tutte le carte in regola per essere un ottimo realizzatore e avere una carriera di successo in NBA ma, quando si valuta un prospetto da top 3 al Draft e, soprattutto, lo si compara a un prospetto d’élite come Scoot Henderson, bisogna prendere in considerazione sia il suo floor, quindi la sua proiezione peggiore, lo scenario in cui non migliora rispetto a quello che ha fatto vedere al momento del Draft, sia il suo ceiling, il massimo livello che potrà raggiungere nella migliore delle ipotesi di sviluppo. Sul floor di Miller ci sono pochi dubbi, perché un tiratore da 3 affidabile, con ottima taglia e difesa solida come lui troverà sempre un posto di rilievo in un roster NBA, mentre ce ne sono parecchi suo ceiling, per i problemi di atletismo che ne limitano notevolmente l’upside da isolation scorer e da giocatore primario.

Il primo passo poco esplosivo e la difficoltà di battere l’uomo dal palleggio o creare separazione è stata evidente tutta la stagione, ma è diventata un vero problema durante la March Madness, quando i livelli di intensità e fisicità delle difese si sono alzati e hanno esposto i suoi limiti di creation in modo spietato. La sua incapacità di creare vantaggio dal palleggio ha tolto multidimensionalità al suo gioco offensivo e lo ha costretto a diventare totalmente dipendente da jumpshot forzatissimi e contestati, che non ha segnato quasi mai.

Miller ha chiuso la March Madness a 9,3 punti a partita, 10 in meno rispetto alla media prima della Big Dance, ma soprattutto con un tragico 19,5% dal campo e il 15,7% da 3. In tutto il torneo non è mai riuscito a costruirsi tiri puliti, nonostante la taglia e il ball handling di ottimo livello, proprio per la totale assenza di burst e di doti di manipolazione della difesa. Con un capo-giocatore così incapace di generare vantaggi, il percorso di Alabama è stato zavorrato irrimediabilmente fino all’upset delle Sweet 16 contro la numero 5 San Diego State.

Per questo, in NBA, piuttosto che un ruolo da star, è più realistico aspettarsi una carriera da realizzatore secondario di fianco a creator più dotati. Una specie di off ball scorer di lusso à-la-Keegan Murray, con meno fisicità ma con ancora più gravity e punti nelle mani.

Ma vale la pena spendere la seconda scelta assoluta in uno dei Draft più talentuosi di sempre per un giocatore che probabilmente non sarà mai una superstar? Assolutamente no, soprattutto per una squadra così indietro nel rebuilding come Charlotte, che quindi può privilegiare lo sviluppo a lungo termine e scegliere il miglior giocatore disponibile, invece che il miglior fit con il roster attuale.