Le dichiarazioni di Michael Malone sulla motivazione e la crescita di Nikola Jokic, a partire dalla sua scelta al secondo giro del draft
La carriera di Nikola Jokic è indubbiamente uno dei viaggi più incredibili della storia NBA. Scelto con la numero 41 al draft, quando ormai la televisione dava spazio alle pubblicità durante le chiamate, Jokic ha piano piano mostrato tutto il suo illimitato arsenale di qualità sul campo, diventando un due volte MVP. Il prossimo passo è il titolo NBA, da cui è ora distante solamente quattro vittorie.
La personalità del serbo non è però la solita che si trova in NBA. Molti giocatori scelti relativamente in basso al draft e poi rivelatosi più forti delle aspettative portano addosso la loro posizione al draft, rivendicandola ed usandola come benzina per motivarsi.
Con Jokic non vale la stessa dinamica. Ad una domanda sul tema, il coach dei Denver Nuggets Michael Malone ha risposto in questo modo:
Penso sia un’ottima domanda, non ci ho mai pensato.
Molti giocatori usano la posizione bassa in cui sono stati scelti o il fatto che sono stati scambiati come motivazione per migliorarsi. Ho passato molto tempo con Nikola, non solo in campo ma anche fuori, durante l’off-season, e non ho mai visto quella cosa in lui. Penso che per lui fosse semplicemente importante che qualcuno gli desse una chance.
Ma penso che Nikola non guardi mai indietro, guarda solo avanti. Sfida se stesso a diventare il miglior giocatore che può diventare. E in questi anni non è stata solo questione di abilità, ma anche di maturare, affrontare avversità, imparare a rapportarsi con gli arbitri, perdere peso e mettersi in forma.
Ma essere scelto alla 41 non è mai stato un fattore che lo ha motivato secondo me, l’unica cosa che lo motiva è la voglia di diventare campione NBA