Dopo la rissa sfiorata tra Devin Booker e Luka Doncic, ricordiamo l’opinione di Michael Jordan in tema trash talking

Questo contenuto è tratto da un articolo di Aaditya Krishnamurthy per Fadeaway World, tradotto in italiano da Redazione Around the Game per Around the Game.


Sul campo, Michael Jordan giocava senza un briciolo di paura. Non importava chi si trovasse davanti, Jordan era pronto per la battaglia ogni notte. E alla sfida tecnica, aggiungeva quella mentale, con duro trash talking ai danni degli avversari.


MJ non aveva limiti, provava qualsiasi cosa per entrare dentro la pelle dei suoi avversari. Le risposte non gli davano affatto fastidio, ed anzi era in grado di captare il livello di fiducia di chi aveva davanti a seconda del momento in cui iniziavano a fare trash talking.

Nell’episodio finale di The Last Dance, in una scena Jordan stava parlando con i suoi compagni dell’ex star dei Chicago Bulls BJ Armstrong, e del suo trash talking durante una serie Playoffs del 1998 in maglia Hornets.

La sua opinione:

Vediamo se tutto quel trash talking inizia quando la partita è 0-0, invece che quando sei in vantaggio di 5 o 6 punti.

Ecco quando deve cominciare. Ecco il segno di un uomo, se inizia a provocare quando il punteggio è pari, o quando è in svantaggio.

Quando sei in vantaggio è facile parlare

I commenti di Jordan sono diventati virali dopo la serie tra Dallas Mavericks e Phoenix Suns, che ha visto Devin Booker fare trash talking ai danni di Luka Doncic in situazione di vantaggio, per poi perdere in Gara 7. La faida tra i due si è ripetuta qualche giorno fa, quando Booker è tornato a provocare Doncic, ma solamente a qualche secondo dalla fine del match.

L’opinione di MJ è dunque la stessa di Doncic. Il trash talking era una parte importante del suo gioco, e la praticava indipendentemente dal risultato della partita. Anche perché, molto spesso, finiva per vincere.