Da giovane di dubbie prospettive ad evoluzione matura, il grande percorso di Quickley va premiato.

Immanuel Quickley
FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Mike Cortez per The Knicks Wall, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.


Prima delle ultime 3 sconfitte, i New York Knicks hanno attraversato un periodo di incredibile forma a nell’ultimo mese, mettendo a segno una striscia positiva di ben 9 vittorie consecutive che è culminata con la vittoria al TD Garden contro i Boston Celtics


Tra i tanti protagonisti, Immanuel Quickley ha brillato proprio contro Boston, mettendo a segno una grande prestazione da 38 punti e mostrando a tutti che, quando si parla di lui, bisogna ormai immaginario come possibile vincitore del premio di Sixth Man of the Year.

Quickley, da sempre leader del reparto delle riserve di NY, è stato chiamato in causa in quintetto dopo la notizia dell’indisponibilità di Jalen Brunson. Ma niente paura: IQ è sempre riuscito a tenere sotto controllo la gara, dalla tripla segnata poco dopo l’inizio al combattuto finale di partita. 

I suoi 38 punti sono un career-high per lui, e oltre a ciò ha distribuito 7 assist, preso 8 rimbalzi e aggiunto a referto 4 rubate e 2 stoppate; il tutto in 55, sì, cinquantacinque minuti giocati, senza riposare un secondo nel secondo tempo e nei due overtime. I Knicks ne avevano bisogno, lui ha ripagato le aspettative.

A New York i tifosi hanno finalmente compreso il vero valore del prodotto di Kentucky, anche se c’è ancora in po’ di strada da percorrere in questo senso. È comunque legittimo pensare che Quickley possa e debba iniziare a fare un pensierino al 6MOY.

Di norma, quando si parla di questo riconoscimento, si pensa maggiormente a scorer efficaci e affidabili, spesso tra i migliori della squadra, come l’ultimo vincitore Tyler Herro, Jamal Crawford, Lou Williams, Manu Ginobili ecc. E non è un caso, infatti, che 10 degli ultimi 17 sesti uomini dell’anno siano stati i migliori scorer delle rispettive panchine.

Per Quickley, chiaramente, non è così: a inizio carriera era stato paragonato a Lou Williams, poi si è evoluto in modo molto diverso. Oggi segna 13.4 punti a gara, media ben minore di altri candidati come Norman Powell, Bennedict Mathurin, Russell Westbrook e Malcolm Brogdon. Tuttavia, valutando l’apporto al successo della squadra, Quickley deve rientrare nei candidati più papabili: non segna come gli altri, ma aiuta a vincere di più.

Dalla panchina è un tappabuchi che può rivelarsi un vero e proprio jolly: è il miglior difensore perimetrale di tutta New York, tiene gli avversari al 43% dal campo e può marcare (almeno) tre posizioni. E domenica è arrivato il perfetto esempio di come l’impatto di Immanuel Quickley possa rivelarsi vitale per i Knicks. La squadra non aveva solamente bisogno di un sostituto di Brunson, ma di una grande prestazione in quel ruolo, viste le prestazioni ormai abituali dell’ex Dallas; IQ ha perfettamente centrato l’obiettivo, e non è stato un caso.

Nel corso della stagione, ci sono state altre occasioni in cui Quickley è stato chiamato in causa da titolare e ha ripagato: se Quentin Grimes, al netto della poca esperienza, commette qualche fallo di troppo o se viene richiesto un apporto maggiore allo scoring, Quickley ha sempre reso felice coach Tom Thibodeau.

Prima della trade che ha portato Josh Hart nella Grande Mela, il lavoro principale di Immanuel Quickley era quello di massimizzare tutti gli sforzi che la second unit potesse mettere in campo, viste le diverse assenze: Obi Toppin ha saltato diverse partite, mentre Derrick Rose, Cam Reddish ed Evan Fournier hanno visto pochissimo il campo.

Immanuel Quickley
FOTO: NBA.com

Altri, come i giovani McBride e Jericho Sims, hanno mostrato interessanti sprazzi di talento, ma non abbastanza da rappresentare un punto di forza costante per la panchina: un altra fetta di responsabilità sulle spalle di Quickley. 

Dopo la gara contro i Celtics, le quotazioni che proiettano Quickley vincitore del 6MOY sono scese e non poco. E tutto questo dopo una sola prestazione finita sotto gli occhi di tutti. Insomma, la sua notorietà non può far altro che salire ancora.

Dopo due stagioni e mezzo, finalmente, sembra che Immanuel Quickley si sia evoluto nel modo giusto, guadagnandosi la meritata fiducia di Thibs. Nel corso dei suoi primi due anni in NBA il minutaggio non adatto non gli ha permesso di sbocciare, ma ora sta viaggiando a oltre 28 minuti di media. Non ha già bisogno di un allineamento dei pianeti per ottenere una vera chance, anzi: adesso è la squadra che ha il bisogno di dargliele, anche più di quanto lui stesso si aspetti. 

Sixthmanuel è realtà, ed è ora che la sua grande crescita venga premiata.