Il centro di Golden State è stato cresciuto da un padre che ha sempre dato priorità al rimbalzo, e da un fratello che in campo non gli ha dato altra scelta.
Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Davide Corna per Around the Game.
Kevon Looney ha sorriso leggendo sul cellulare un messaggio di suo padre, negli spogliatoi dopo la vittoria dei Golden State Warriors a Sacramento mercoledì scorso. Con un’altra partita da più di 20 rimbalzi in post-season, il centro sapeva di essersi guadagnato qualche complimento dal miglior rimbalzista nella storia di Schreiner University.
“Mi ha scritto ‘Wow, grande partita oggi’. Non gli importa del fatto che ho segnato poco, si concentra sul mio impegno a rimbalzo”, ha detto Looney a seguito della vittoria in Gara 5. “Di solito, quando ci sentiamo dopo la partita, mi dice cose come ‘non sei andato a rimbalzo in questa azione. Su quest’altra, ti sei arreso. Devi andare a rimbalzo in ogni occasione, Kevon’. Quindi quando mi ha scritto solo ‘grande partita’, ho avuto la conferma di non aver mancato neanche una singola opportunità”.
In Gara 5, Steph Curry, Klay Thompson, Andrew Wiggins e Draymond Green hanno avuto statistiche magari più appariscenti, con più di 20 punti ciascuno. Ma con i suoi 22 rimbalzi (e 4 punti), Looney ha fatto il lavoro sporco necessario per portare Golden State alla vittoria, entrando nel frattempo nella storia della franchigia. Gli Warriors hanno reso noto infatti che Looney si è unito a due Hall of Famer come Wilt Chamberlain e Nate Thurmond fra i soli giocatori di Golden State in grado di prendere 20 o più rimbalzi per più di una partita nella stessa serie Playoffs. Looney aveva infatti già preso 20 rimbalzi in Gara 3, terminata 114-97 per gli Warriors, e sta tenendo una media di oltre 14 a rimbalzi a partita nella serie.
“È fantastico. Nate e Thurmond e Wilt. Non ci sono centri più iconici, soprattutto nella storia degli Warriors”, ha detto Klay Thompson. Draymond Green ha invece dicharato: “Da quando gliene è stata data l’oportunità, ha sempre dimostrato di essere un gran rimbalzista. Ora è qualcosa che ti aspetti, e si tratta del più grande complimento che un giocatore possa ricevere. Ci si può aspettare che ‘Loon’ prenda il rimbalzo, sempre. Ci aspettiamo che riesca a garantirci diversi extra-possessi in attacco, e riesce a farlo in ogni partita”.
Looney è piuttosto esperto in storia del basket, e conosce molto bene giocatori leggendari come Chamberlain e Thurmond. Quest’ultimo, tra l’altro, era una presenza fissa alle gare casalinghe di Golden State prima di morire a 74 anni, nel luglio 2016. Looney, scelto al Draft 2015, ha detto di non aver avuto l’occasione nella sua stagione da rookie di incontrare e conoscere personalmente Thurmond, e che gli spiace per questo. Ha parlato, comunque, di quanto sia incredibile condividere un record con due giocatori del genere: “È incredibile. Sono sempre stato appassionato di storia del basket, quindi ho visto molte loro partite, letto le loro biografie e vari articoli. Chiedo spesso anche a mio padre di parlarmene. Essere menzionato assieme a loro è semplicemente fantastico”.
Looney dà merito a suo padre e a suo fratello per avergli dato le basi per diventare un rimbalzista di altissimo livello. Doug Looney ha giocato come ala per la Schreiner University di Kerrville, Texas, a inizio anni ’80, ed è tuttora il miglior rimbalzista nella storia dell’università. Come suo coach quando era giovane, Doug ha sempre cercato di insegnare a Kevon quanto fossero importanti il taglia-fuori e il rimbalzo, oltre ai punti; e Kevon sente ancora le lezioni di suo padre nella sua testa, durante le partite. Se mai dovesse dimenticarle, suo padre gliele ricorderebbe tramite messaggio subito dopo la partita.
“Mio padre è sempre stato fortissimo nel tagliafuori e nei fondamentali. Non so, forse l’abilità a rimbalzo è una caratteristica di famiglia. Ma è una cosa in cui mi sono sempre allenato e di cui sono sempre stato orgoglioso”, ha detto Looney, che ha chiuso la Regular Season NBA come quindicesimo miglior rimbalzista, con 9.3 rimbalzi a partita. “Mi ha insegnato che il rimbalzo è una questione di tempismo, angolo del tiro, posizionamento, tagliafuori e altre piccole cose di questo tipo. Era l’unica cosa per cui poteva ancora arrivare a urlarmi contro, come coach. Prendere posizione e fare il tagliafuori. Avrei anche potuto avere 40 punti e 10 assist, ma non appena mancavo un tagliafuori, me lo faceva notare. A volte mi scrive ancora nell’intervallo ‘devi fare il tagliafuori. Devi correre a rimbalzo e fare il tagliafuori, sempre’, e altre cose simili.”
Kevon doveva giocare bene a rimbalzo anche da bambino, quando giocava a basket con suo fratello maggiore Kevin. A Milwaukee, loro città natale, la famiglia Looney aveva un canestro nel cortile da casa, e c’era un campetto vicino a scuola. Kevin, sei anni più grande di Kevon, consentiva al fratellino di giocare a basket con i suoi amici, ma a un condizione: Kevon doveva concentrarsi molto di più sui rimbalzi che sui punti. Anni più tardi, Kevon ha raccontato che prendere i rimbalzi sui tiri sbagliati da suo fratello lo ha aiutato a imparare dove può andare il pallone dopo il tiro, una capacità che è molto utile per una squadra che tiri molto da tre come Golden State, che in Gara 5 ha sbagliato 27 dei 38 tiri da tre tentati, con Looney che però ha regalato 7 extra-possessi su quegli errori. “Giocando con mio fratello, era sempre lui a tirare. L’unico modo in cui potevo prendere il pallone era il rimbalzo… Prendere un rimbalzo mi ha sempre reso orgoglioso. Da ragazzo ero piuttosto magro, e gli avversari pensavano fosse facile spostarmi. Ma a me piaceva farli ricredere lottando duramente per prendere i rimbalzi”.
Curry, Thompson, Green e Iguodala sono universalmente riconosciuti come le stelle dell’era Warriors, con quattro titoli NBA e sei finali dal 2015 a oggi. Nonostante i rimbalzi siano spesso meno considerati dei punti, per Looney non è così. “Il rimbalzo è una statistica in cui si può essere ingordi. Sono sempre stato altruista in campo, cerco di passare meglio che riesco la spalla e mi sacrifico per la squadra. Ma a rimbalzo, puoi approfittare di ogni singola opportunità e nessuno ce l’avrà mai con te. È un modo per aiutare la squadra a vincere, e credo di essere bravo a farlo”.
“Ho sempre voluto essere fra i migliori in qualcosa. Bisogna trovare qualcosa in cui eccellere, e per me è il rimbalzo”.