La guardia dei New Orleans Pelicans ha avuto un ruolo fondamentale nel diffondere un messaggio della NBPA sull’omicidio di Tyre Nichols da parte della polizia.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Edoardo Bertocchi per Around the Game.
I New Orleans Pelicans hanno rispettato un minuto di silenzio prima della partita contro i Washington Wizards del 28 gennaio, in memoria di Tyre Nichols. Il 27 Gennaio scorso, infatti, le autorità di Memphis (Tennessee) hanno diffuso un video in cui dei poliziotti pestavano brutalmente con manganelli, calci e pugni il motociclista afroamericano, mentre quest’ultimo tra le urla invocava la madre. La National Basketball Players Association (NBPA, il sindacato dei giocatori NBA) venerdì scorso ha rilasciato un comunicato su quest’”orribile tragedia”, esprimendo tutto il proprio cordoglio per la morte di Nichols e le più sentite condoglianze alla sua famiglia. Ha inoltre pienamente appoggiato l’arresto dei colpevoli, sostenendo che “una tale dimostrazione di violenza da parte delle forze dell’ordine manifesta, ancora una volta, la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità da parte del sistema giudiziario”.
Questo comunicato è stato frutto dell’iniziativa della guardia dei New Orleans Pelicans, nonché presidente della NBPA, CJ McCollum, in collaborazione con il direttore esecutivo del sindacato, Tamika Tremaglio.
“Tamika ed io siamo stati in contatto per tutto il tempo” ha raccontato McCollum ad Andscape di ESPN, prima della sconfitta contro i Wizards. “Ci siamo confrontati a lungo su come volessimo approcciare la questione. Naturalmente, tenendo in doverosa considerazione non solo la gravità della situazione, ma anche l’impatto che questa ha avuto sulla famiglia della vittima. Volevamo però dimostrare loro tutto il nostro appoggio, evidenziando allo stesso tempo che episodi del genere non dovrebbero mai verificarsi. Ma purtroppo non è così, accadono troppo spesso nella nostra società: persone di colore disarmate, così come altre minoranze, sono costantemente prese di mira o in ogni caso vengono coinvolte in qualche modo”.
Oltre a giocare nei Pelicans, McCollum è anche un marito, un padre, nuovo abitante di New Orleans, possiede (insieme alla moglie, Elise) un’azienda vinicola nell’Oregon, è presidente della NBPA ed ha da poco avviato un podcast su ESPN. L’ultima preoccupazione per questo 31enne è il successo personale e dei suoi Pelicans, dato che si aspetta una stagione “di transizione” per la franchigia.
Alla sua già lunga lista di impegni, si aggiunge anche il fatto che McCollum sta prendendo parte ad un “diario” curato da Andscape durante la stagione NBA 2022-23 (l’ultimo episodio tradotto QUI). Così come Draymond Green, Vince Carter, Trae Young, Fred VanVleet, De’Aaron Fox, Cade Cunningham, James Wiseman e Josh Jackson prima di lui, pure la guardia dei Pelicans ha aperto una vetrina sulla sua vita dentro e fuori dal campo che viene aggiornata mensilmente.

Quanto segue è il quarto capitolo del suo diario, secondo quanto riportato a Marc J. Spears di Andscape, dove racconta i suoi trascorsi con la polizia per motivi razziali, del suo compagno di squadra – e titolare alla partita delle stelle – Zion Williamson, che sostiene e motiva a tal proposito, e della situazione alquanto travagliata dei Pelicans, della sua riscoperta passione per i vinili di musica soul ed hip-hop e molto altro.
[La seguente parte è stata scritta prima che uscissero le convocazioni per l’All-Star Game]
Anni fa, quando ero più giovane, capitava di essere tenuto particolarmente d’occhio perché nero, tanto da venire fermato alle volte mentre ero in macchina. È capitato pure in Oregon, nel quartiere dove vivo. La polizia mi chiede dove stia andando. Perché vado veloce? Naturalmente non era vero, anche perché conosco la zona e ci ho vissuto abbastanza da sapere quali siano i limiti di velocità. Gli agenti sono sempre là. Di chi è la macchina? Domande di questo tipo. E le mie iniziali sono pure sulla targa posteriore di una delle mie macchine. È spiacevole. Ma fortunatamente, sono ripartito senza problemi una volta mostrata loro la patente. Eppure a molte persone non gira altrettanto bene.
Ció mi infastidisce, non sto facendo nulla di illegale, bensì quello che dovrei fare. È la mia macchina, sto tornando da allenamento o dal palazzetto guidando sull’autostrada. È naturale essere un po’ nervosi quando ti fermano. Ed anche se non ti invitano ad accostare, la reazione non cambia e penso proprio sia un problema, specie per noi afroamericani. È una prova che c’è davvero molto lavoro da fare nella nostra comunità.
Zion è stato gentilissimo con quel complimento sul mio gioco. Lo apprezzo molto. Penso che veda e capisca quanto lavori duro, quanto prenda seriamente questo lavoro, cosa voglia dire per me, quanto sia importante per me vincere e cosa sia disposto a fare per raggiungere tale scopo. Ho sempre pensato e detto che i miei compagni rispettano me ed il mio gioco. Mi hanno visto giocare per un decennio e capiscono il mio impatto sulla pallacanestro, così come quanto siano state determinanti le mie doti per le squadre in cui ho giocato.
Penso che ci siano molti giocatori che, ogni anno, meritino di diventare All-Star, mentre tanti altri vengono invece tagliati fuori e “snobbati”. Non c’è abbastanza spazio per tutti. Fino ad ora, non sono mai stato tra i primi fortunati. Vero però che chi è stato scelto prima di me non demeritava di certo, considerato che parliamo di potenziali giocatori da Hall of Fame come (Steph) Curry, Klay (Thompson) e Dame (al secolo Damian Lillard).Top 75 nella storia dell’NBA, giusto?
La lista potrebbe andare avanti ancora, prendendo ad esempio James Harden, quando giocava ad Ovest, o Luka (Doncic). Per cui, potrò dire che è andata così perché nel mio stesso ruolo c’era gente del loro calibro. Ma penso che prima o poi verrà anche il mio momento. Ritengo di potermelo permettere sulla base di quanto abbiamo fatto quest’anno a livello di squadra, motivo per il quale anche molti altri ragazzi lo meriterebbero. Il ruolo in cui ho giocato quest’anno è probabilmente diverso da qualsiasi altro ruolo che ho ricoperto fino ad ora ,in cui ho dovuto anche affrontare infortuni ed altre situazioni, senza dimenticare quello che ho passato per portare il mio gioco ad un altro livello.
Dopotutto, è comunque un onore essere anche solo menzionati. Il fatto che ciò stia avvenendo da sette, otto anni di fila significa che sto facendo le cose al modo giusto, e che posso essere considerato un vincente. Nulla toglie che sarebbe “figo” in ogni caso ricevere definitivamente ed ufficialmente il riconoscimento di All-Star. Penso che però certe cose siano al di fuori del proprio controllo. Tutto quello che posso fare è cercare di tenermi in forma, essere la migliore versione di me stesso ed aiutare la mia squadra a vincere, il resto è nelle mani dei coach NBA e dei fan che votano.
Vorrebbe dire così tanto ricevere una chiamata per l’All-Star game, amico. Sarebbe un momento magico per la mia famiglia. Il sacrificio ed il tempo che questo sport richiede. La giusta ricompensa per il gioco, per quello che è in grado di fare per i tuoi cari. Un momento speciale che sarei davvero grato di poter vivere e che non darei mai per scontato.
Penso sia qualcosa che i giocatori si godono fino in fondo una volta che ci sono arrivati. Sono stato all’All-Star game, ho partecipato alla gara del tiro da tre punti, alla “skills competition” (lett. “gara di abilità”), ho visto le partite, a cui prendono parte i migliori giocatori del mondo, e ritengo che sia pazzesco vivere un evento del genere insieme ai tuoi compagni, in mezzo al meglio del meglio.
Comunque vadano le cose, ci saremo anche io e mia moglie a Salt Lake City per l’All-Star weekend. Avrò alcuni impegni e riunioni per contratti collettivi a cui partecipare in quell’occasione. Proverò ad assistere anche alla partita HBCU (Historically Black College or University, match in cui si affrontano, per la prima volta in questo contesto, i migliori prospetti del college) di sabato.

Ad essere sinceri, direi che quella in cui ci troviamo è probabilmente la posizione migliore da quando sono arrivato qui. In un primo momento, le cose andavano bene e si viaggiava nelle prime tre posizioni, ma poi abbiamo perso 10 partite in fila. Sono disorientato. Un sacco di infortuni, molti compagni usciti dalle rotazioni, la finestra di mercato che terminerà a breve… Quindi penso che attualmente, specie per i più giovani, ci sia molta incertezza relativamente ai carichi di lavoro ed a quello che stanno attraversando mentalmente e fisicamente in questo momento, quando siamo a metà campionato. Abbiamo parlato molto di quanto difficoltà di questo tipo possano portare alla luce il carattere ed i trionfi, mostrano di che pasta uno è fatto. Ne abbiamo passate tante e credo proprio che ne stiamo uscendo.
Abbiamo molti giocatori che sono (solo) al loro secondo o terzo anno nella Lega. Quelli con più esperienza sanno bene che è semplicemente un momento difficile della stagione, che va accettato così come ed affrontato. La parte interessante di tutto ciò si ha quando cominciano a parlare di te per dei possibili scambi: ciò significa che vali qualcosa ed è importante essere di valore nell’NBA, così come nutrire l’interesse di qualcuno che non sia solo la tua attuale squadra. Cogli appieno l’importanza di ciò solo una volta che sei più maturo.
BI (Brandon Ingram) è tornato, e pure Dyson Daniels (con i dovuti scongiuri), auspicabilmente Zion lo farà presto e solo allora avremo nuovamente il roster al completo ed in condizione di poter ambire a fare qualcosa di grande. Dal mio punto di vista, vivere una situazione del genere è molto importante anche in ottica finale di stagione, perché crea maggiore consapevolezza di quanta strada ci sia da fare per vincere e ti spinge a lavorare ancora più sodo, con le giuste soddisfazioni a tempo debito.
Sono davvero felice per Zion e la sua nomina ad All-Star. Ha lavorato molto per tornare da dove aveva lasciato e penso all’ultimo anno che ha trascorso, a quello che ha passato in questo periodo la scorsa stagione e da quando sono arrivato. Mi chiedono se gli ho parlato o pensiamo di farlo, ed insinuano questo, quello, che non sia un buon compagno di squadra… Per tutto il tempo, è lì che lavora su sé stesso, lontano dalle luci della ribalta, per migliorare come uomo, giocatore di basket e compagno di squadra.
Per lui, una svolta del genere (passare dal saltare un’intera stagione a causa di un infortunio, firmare un nuovo contratto e realizzare tutto quello che ha fatto fino adesso) è un testimonianza della sua etica del lavoro, della sua determinazione e di quanto detto dal coach (Willie Green) oggi. L’aura che promana da questa squadra, da questa franchigia, il fatto di essere tutti a modo nostro fortunati ed il trovare il modo per esprimere al meglio le nostre abilità superando gli ostacoli è ciò che lui sta dimostrando non solo alla nostra squadra, ma anche al resto del mondo.
Sono contento per Zion, amico. So cosa significhi per lui, per la sua famiglia, cosa voglia dire farsi male ed affrontare mentalmente quel periodo chiedendosi: “Sarò lo stesso di prima quando tornerò? Come tornerò?”. Quindi i risultati ed i progressi che ha raggiunto fino ad ora sono pienamente meritati. Gli ho detto che è una riprova del successo di squadra. Più la tua squadra è forte, più saranno le persone che si complimenteranno e ti ricompenseranno individualmente. Sono felice perché è proprio quello che sta accadendo.

Ho un figlio di un anno ora. Non dimenticherò mai il fatto di aver avuto la possibilità di passare del tempo con lui. Per il primo compleanno, mia moglie è venuta a Boston. A dire il vero, eravamo per strada, ma siamo riusciti a farci portare una torta in stanza. Lui che gattona in giro, vedere l’eccitazione e la gioia che ha ogni giorno, già solo il fatto che viva ed esista. Di certo non sa cosa sta accadendo nel mondo e nelle nostre vite. Ci vede e basta ed è felice e rende felici noi, è il punto focale delle nostre esistenze. Sarò sempre grato per questi momenti, indipendentemente dall’avanzare dell’età.
Amico, è il lavoro più bello del mondo: quello che ti dà consapevolezza, uno scopo. Prova ad individuarlo riguardo alla tua vita. Perché fai certe cose? E capirai che molte cose che pensavi fossero importanti in realtà non lo sono più. La tua famiglia e tuo figlio, il loro futuro, come li educhi ed in quale posizione li metti nel mondo: questo è l’importante. Il tempo che trascorri con loro, quelle mattine, quelle sere, cambiando i pannolini, nutrendoli, l’essere capace di portarli a passeggiare fuori, al parco, il giocare con loro, tutto questo no ha prezzo. Dal mio punto di vista, è ciò che ti dà la gioia più grande, la migliore pace, il fine più alto.
Ami tua moglie, tua madre, tuo padre, i tuoi amici, la tua famiglia. Eppure penso che l’amore per un figlio sia incredibile. I sentimenti che provi, la presenza che hai nei suoi confronti portano l’amore ad un livello che non credevi fosse possibile. E penso sia l’amore che condividiamo per nostro figlio, quel tipo di amore che ti porta a sacrificare il sonno, per quanto ti piaccia dormire, capisci cosa intendo? Cose a cui normalmente non rinunceresti, in questo caso lo farai in un attimo.
Ho parlato di quello che avrei ricevuto per Natale ed era un giradischi. Sì, pure delle Sonos, o come si chiamano. Mi sono fiondato da Peaches ed ho comprato un bel po’ di vinili, dei veri pezzi forti come: Al Green, Marvin Gaye, What’s Going On? Diamond Life, Sade, Fugees, Frank Sinatra, Louis Armstrong, Stevie Wonder…. La commessa del negozio mi ha pure regalato “the Ultimate New Orleans Brass Band”. Da non dimenticare un Bing Crosby, Merry Christmas, perché mia moglie adora le canzoni di Natale, quindi abbiamo preso un po’ di album sul genere da poter ascoltare sul giradischi.
Quello che ho attualmente è un regalo di Natale da parte di mia moglie, e può connettersi alle Sonos. Successivamente, siamo usciti insieme, andati a pranzo ed infine passati da Peaches, passandoci del tempo per scegliere qualche album e decidere con quale musica iniziare. È così terapeutico quando ascolti della musica: ti distrai e lasci trasportare dalle sensazioni. Ascoltare musica è la mia cura. Alle volte, dopo una partita, semplicemente mi siedo e bevo dell’acqua o mi rilasso prima di fare i bagagli. Puoi stare pur certo che lo farò, ascolto qualcosa anche mentre preparo le cose, probabilmente un po’ di Al Green e poi Minnie Riperton, giusto per godermi la musica, il ritmo, il fatto che ci siano molti artisti eccezionali e padri della musica che hanno dato il via al trend della grande musica, musica che oggi noi diffondiamo nella nostra società e voglio solo dare il giusto peso a ciò che hanno fatto.
Questo mi riporta alla mia infanzia. Mia zia faceva andare il giradischi per ore, possa riposare in pace. Le sensazioni e la nostalgia che si provano grazie alla musica non sono paragonabili a nessun’altra esperienza emotiva che abbia vissuto da un po’ di tempo.
Sto ancora imparando sulla musica di New Orleans, ma mi piace suonarne un po’. Amiamo ascoltare una bella banda di ottoni quando siamo a casa, così come il ritmo della musica jazz e del blues, mi piacciono proprio. Per questo ero così felice di averne una collezione. Quindi cerco di approfondire, conoscerne sempre più la storia, eppure ogni tanto non c’è niente di meglio del “smooth jazz”: ti rilassa la mente e l’anima. E la società di oggi è così frenetica, giusto? Chi in giro, chi in viaggio. Ho ottenuto un sacco di titoli, avuto diversi lavori e molte e diverse responsabilità. Tuttavia, in quei momenti, posso calmarmi, rilassarmi, lasciare che la musica prenda il controllo e farmi guidare.
Sono a quel punto della mia vita in cui sarei in pace con qualsiasi cosa possa capitarmi fino a fine carriera. Lavoro sodo al meglio delle mie possibilità, dedico tutto me stesso, so che ciò che è destinato a me verrà a me e che questo disegno di Dio è assolutamente meglio di qualunque altro progetto io possa avere. Quando mi impegno, lotto con tutte le mie forze in quello che faccio per arrivare sempre più in alto, mi sento bene e so di aver agito, utilizzato tutte le risorse ed impiegato il tempo al massimo delle mie possibilità, aiutando a vincere una franchigia in cui sono arrivato meno di un anno fa. Posso vedere i cambiamenti che stiamo apportando come gruppo e, allo stesso modo, quelle novità e quell’impatto che io per primo ho trasmesso alla società, a questa città ed alla squadra.
Infine se, per grazia di Dio, fossi in una posizione tale da poter essere eletto All-Star, l’accetterò e sarò grato, prima di tutto, all’uomo di cui sopra, ma poi anche al mio staff, ai miei compagni di squadra, alla franchigia, ai tifosi ed agli allenatori che riconoscono ed apprezzano il mio gioco. In caso contrario, non cambierà nulla: continuerò a lavorare con lo stesso approccio che ho sempre avuto, cercando una maniera per aiutare la mia squadra a vincere e ci si chiuderà in palestra in vista della seconda parte della stagione, così da poter giocare dei grandi Playoffs e regalare ai tifosi di New Orleans le soddisfazioni che meritano.
