Questo contenuto è tratto da un articolo di Gautam Varier per Fadeaway World, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


Prima che Kyrie Irving venisse ceduto ai Dallas Mavericks, l’insider Ben Golliver (Washington Post) aveva parlato di uno scenario piuttosto interessante – e altrettanto improbabile – per i mesi (anni?) successivi. Considerando il recente tracollo dei Mavs, però, c’è chi è tornato indietro per riconsiderare il suo discorso, ritenendolo meno assurdo di quanto suonasse due mesi fa.


In un episodio del podcast “GOAT NBA” di inizio febbraio, Golliver aveva detto che i Los Angeles Lakers avrebbero lasciato che i Mavericks acquisissero Irving, che sarebbe potuto essere un “cavallo di Troia”, potenzialmente distruttivo, dall’interno, a Dallas.

Secondo lui, Nico Harrison (GM manager dei Mavs, e prima manager delle operazioni in campo cestistico del brand Nike) ha voluto rimediare con la trade-Irving alla perdita di Jalen Brunson l’estate precedente, che aveva compromesso i rapporti tra il front office e la stella della franchigia, Luka Doncic.

“La prima operazione gestita da Harrison è stata perdere Brunson, un giocatore di livello quasi All-Star. Beh, benvenuto in NBA. Congratulazioni, benvenuto da Nike. Ed ecco il tuo talento, rubato sotto ai tuoi occhi. Mark Cuban ha iniziato a riflettere sulla sua scelta, anche perché sembra passato tanto tempo da quando Dallas aveva attrattiva per le stelle. Dopo Porzingis e Brunson, la loro reputazione è andata in brandelli e Doncic non è felice di questo.”

Acquisire Irving, secondo Golliver, potrebbe essere la scelta che fa saltare definitivamente il banco, con i Lakers come possibili beneficiari.

“Ho un’idea di come i Lakers potrebbero gestire la situazione. Anzi che puntare forte su Irving alla trade deadline, un modo più subdolo, focalizzato sul lungo termine, e molto astuto. Irrealistico? Sì, forse sì. Ma comunque…”

“I Lakers possono vedere in Kyrie Irving un ‘cavallo di Troia’. Devono fare tutto il possibile per parlare del suo valore, del loro interesse per lui, della sua capacità di far parte di un nucleo da titolo. Devono promuovere l’immagine di Irving come giocatore che cambia le franchigie in cui gioca e le rende delle contender.”

“Non c’è modo migliore per far saltare in aria la cultura dei Mavericks dall’interno, che la presenza di Kyrie Irving in spogliatoio. Funzionerà, a Dallas? Io non credo. E se partisse dopo pochi mesi? Sarebbe un grosso problema per i Mavs… e se il piano a lungo termine dei Lakers fosse rubare Luka, e renderlo il volto dei Lakers del futuro?”

Questo sarebbe sembrato abbastanza irrealistico quando i Mavs hanno acquisito Irving, ma per come stanno andando le cose, non è da escludere che Kyrie lasci il Texas a fine anno, il che comprometterebbe non poco il legame tra Doncic e l’organizzazione. E come sempre quando una superstar è in aria di cambiamento, il nome dei Lakers schizza automaticamente tra le square in prima fila.

La stagione, però, deve ancora termine e i Mavericks – nonostante le enormi difficoltà attuali – hanno ancora la possibilità di invertire la rotta e giocarsi le proprie carte nei Playoffs. A fine stagione, poi, sarà il momento di tirare le somme, capire cosa farà Irving e successivamente pensare a tutto il resto.