FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Orlando Silva per FadeawayWorld, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


Chris Paul è una delle migliori point guard della storia dell’NBA, un giocatore che pur non avendo mai vinto un titolo, ha avuto uno straordinario impatto su diverse franchigie. Eppure, come noto, dal punto di vista umano CP3 non gode della considerazione che meriterebbe all’interno della lega, con molti giocatori – avversari e compagni di squadra – che nel corso degli anni non hanno perso occasione per muovergli delle critiche di carattere personale.


Ad esempio, “Point God” ha avuto degli attriti con Blake Griffin quando giocava nei Clippers e con James Harden ai Rockets; oppure, ricorderete forse le storie tese (in campo, ma anche a distanza) con Patrick Beverley, DeMarcus Cousins e Jose Alvarado. Ma perché tutto questo? In un recente episodio del podcast Bootleg Kev, l’ospite Matt Barnes, ex giocatore NBA e compagno di Paul a Los Angeles, ne ha parlato così:

Chris è un playmaker “vecchio stile” dal punto di vista dei rapporti con i compagni: non ti dirà mai quello che vuoi sentire, ma ti dirà quello che hai bisogno di sentirti dire. Qualche volta esagera nel modo in cui comunica le cose, ma nel 90% dei casi sta dicendo il giusto. È semplicemente uno che parla molto, che non si fa problemi a dire quello che pensa.

Il motivo per cui questo tratto del suo carattere lo ha portato a degli attriti con alcuni colleghi, secondo Barnes, è che i giocatori di oggi non si aspettano un trattamento del genere. Paul arriva da un’altra era dell’NBA, e nei suoi primi anni ha imparato un modo di relazionarsi diverso da quello dei giovani di oggi.

Io sono arrivato in NBA nei suoi stessi anni, e ricordo com’era. Era un’epoca in cui i rimproveri erano più duri e si facevano meno giri di parole. Poi, dopo la discussione, il rapporto tornava quello di prima, come fratelli. È proprio questo il punto: CP a volte usa toni ed espressioni con i giocatori più giovani, a cui non sono abituati. Sono un po’ viziati i ragazzi di oggi. Una parola fuori posto, e può succedere di tutto. Forse a questi ragazzi è stato dato tutto troppo presto: non dico che non abbiano talento, però ora raggiungono certi traguardi molto in fretta. E così, quando Chris Paul parla loro in un certo modo, non viene apprezzato.

Parola di Matt Barnes, uno che di tensioni sui campi NBA… ne sa qualcosa.