L’intervista di Marc J. Spears (Andscape) all’attuale allenatore di Blazers.
Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Stefano Trentini per Around the Game.
La lista dei candidati alla Naismith Memorial Basketball Hall of Fame per la classe 2023 è guidata da quattro ex stelle dell’NBA che dovrebbero essere selezionate nel loro primo anno di candidatura: Dirk Nowitzki, Dwyane Wade, Pau Gasol e Tony Parker. Un futuro Hall of Famer come Damian Lillard, però, è fermamente convinto che anche il suo allenatore nei Portland Trail Blazers, Chauncey Billups, dovrebbe finalmente entrare nella HOF.
“Come può non essere nella Hall of Fame?”, ha detto Dame. “Ovunque sia andato, ha vinto. Ha vinto un titolo NBA. MVP delle finali. È stato cinque volte All-Star. Ha vinto la Coppa del Mondo. Ora è capo allenatore. Ha fatto di tutto. Perché no?”.
La classe 2023 sarà annunciata durante le Final Four NCAA di Houston, l’1 aprile. Il weekend dell’incoronazione è previsto invece per l’11 agosto a Uncasville, nel Connecticut, e il 12 agosto a Springfield, nel Massachusetts.
Billups è stato candidato alla Naismith Memorial Basketball Hall of Fame ogni anno dal 2018, ma non è mai stato finalista. Qual è, quindi, la discussione sul perché-sì-e-perché-no dell’introduzione nella Hall of Fame?
“Sono onorato di essere menzionato per la Hall of Fame. Sento che il mio percorso è davvero unico”.
– Chauncey Billups
Come Nowitzki, Wade e Parker, Billups ha l’onore di essere stato un campione NBA, un Most Valuable Player delle Finals e di essere stato nominato cinque volte All Star. Ha avuto una media di 15,2 punti e 5,4 assist nei suoi 17 anni di carriera NBA, durante i quali ha giocato 1.043 partite di stagione regolare. È stato soprannominato “Mr. Big Shot” per i suoi eroismi a fine partita. Ed ha anche vinto il premio Sportsmanship Award nel 2009, oltre al Teammate of the Year del 2013.
I Detroit Pistons hanno ritirato la maglia numero 1 di Billups per una buona ragione. Ha guidato la franchigia a due partecipazioni alle NBA Finals e a sei finali consecutive della Eastern Conference. I Pistons non hanno vinto una partita di Playoffs da quando il nativo di Denver è stato ceduto ai Nuggets, nel 2008. Il suo record complessivo in Regular Season da giocatore NBA è di 637-406.
“Significherebbe molto per me essere eletto. Mi dimostrerebbe, ancora una volta, che le persone che votano per la Hall of Fame capiscono davvero il basket e capiscono l’impatto dei giocatori. Non sono mai stato un fanatico di statistiche, sono una persona che guarda all’impatto. Quanto impatto si può avere? A cosa serve una giocata? Anche adesso, come allenatore, lo dico sempre ai miei ragazzi. A cosa serve avere grandi statistiche, se non ti aiutano a vincere?”
Ad considerato per la Hall of Fame è l’intero curriculum cestistico di un candidato, il che potrebbe favorire la candidatura di Billups. Al liceo, infatti, Billups è stato tre volte ‘Mr. Basketball’ del Colorado e McDonald’s All-American nel 1995. La sua maglia numero 4 è stata ritirata dall’Università del Colorado, dove ha registrato una media di 18,1 punti, 5,6 rimbalzi e 5,1 assist dal 1995 al 1997, portando i Buffaloes al torneo NCAA per la prima volta in 28 anni.
Dopo tutto questo, i Boston Celtics hanno scelto Billups con la terza scelta assoluta nel Draft 1997.
“Sono molto orgoglioso della mia carriera cestistica. E chissà cosa succederà in futuro, ma quello che ho fatto non potrà mai essere cancellato, qualunque cosa accada.”
Di tutti i risultati di Billups al di fuori dell’NBA, quello di cui è più orgoglioso è senza dubbio essere stato il playmaker titolare e il leader di Team USA campione del mondo FIBA 2010, dopo che giocatori del calibro di Kobe, LeBron, Wade, Carmelo e Chris Paul avevano rifiutato di giocare. A Istanbul, in Turchia, la nazionale si è imposta con un record di 9-0, con Billups alla guida di un gruppo di giovani stelle come Durant, Curry, Westbrook, Love e Rose.
“È una parte della mia carriera molto, molto sottovalutata. È stata una delle esperienze di pallacanestro più divertenti che abbia mai vissuto: giocare e cercare di vincere la medaglia d’oro a Istanbul. All’inizio di quell’esperienza, tutte le grandi star erano in squadra; poi i vari LeBron, Melo, CP, si sono ritirati tutti dal team. Non erano le Olimpiadi, erano i Mondiali. Quindi, la maggior parte delle stelle NBA già affermate hanno preferito aspettare i Giochi di due anni dopo. Io l’ho vista come una grande opportunità.”
Chauncey è stato nominato head coach di Portland a giugno 2021, dopo un anno da assistente ai Clippers. L’obiettivo di Billups è ora quello di trasformare i Blazers in una squadra competitiva, dopo una prima difficile stagione (27-55) come loro allenatore. Intanto, racconta di sentirsi molto più a suo agio nel suo ruolo:
“Con la mia preparazione, con il flusso del gioco, con la cadenza delle partite, ho maturato un po’ di esperienza. Puoi arrivare al primo anno senza avere molto vissuto da allenatore: magari un solo anno da assistente, quindi non sai nemmeno cosa aspettarti da te stesso. Arrivando al secondo anno, ha imparato direttamente sul campo cosa vuol dire guidare una squadra, quindi è molto più facile capire e sapere cosa devi fare in un determinato allenamento, o su cosa devi lavorare il giorno prima della partita, o di cosa ha bisogno la squadra in quel momento. Queste cose mi fanno sentire meglio, mi fanno sentire più pronto quest’anno”.
La prima chiave del successo dei Blazers è, chiaramente, la presenza di Lillard in salute. Dame quest’anno ha una media di 27,1 punti, 7,2 assist, 4,0 rimbalzi e 4 triple segnate a sera. E cosa non meno importante, ha giocato 26 delle 38 partite di Portland in questa stagione.
Billups racconta di essere in grande sintonia con Lillard:
“Non ho avuto modo di allenare Dame abbastanza la scorsa stagione, ovviamente però lo conoscevo molto bene. Credo che io e Dame abbiamo un ottimo rapporto ora. Vuole vincere, ma vuole giocare nel modo giusto. Vuole farlo da squadra, e gli piace dirigerla. Quindi, i nostri modi di vedere il gioco sono allineati, il che è davvero molto importante. Quando si parla di un capo allenatore e del miglior giocatore di una squadra, bisogna essere allineati. Io e Dame lo siamo.“
Billups è uno dei 16 allenatori afroamericani presenti nella NBA in questa stagione. Dopo la stagione NBA 2020/21, l’NBA aveva solo sette allenatori neri. Aggiungendo Erik Spoelstra (asiatico), poi, la lega ha attualmente un record di 17 allenatori di colore su 30, nove dei quali suoi ex giocatori. Billups è orgoglioso di far parte del cambiamento:
“Anche se non fossi un allenatore in questo momento, sarei semplicemente orgoglioso. Sono felice di questa direzione, mi rende orgoglioso del fatto che l’NBA sia intenzionata a dare opportunità agli afroamericani o alle minoranze, punto. Sono orgoglioso di farne parte.”
Il basket professionistico, tra l’altro, è diventato un affare di famiglia per i Billups. Il fratello di Chauncey, Rodney, è diventato assistente allenatore dei Blazers il 31 dicembre 2021, e ora è il secondo in comando della difesa. Dopo aver giocato a livello professionistico in Lettonia e Finlandia, Rodney era uno scout dei Bucks, al momento dell’assunzione del fratello a Portland.
“Abbiamo parlato di giocare insieme in NBA, ma la sua carriera non ha raggiunto i miei livelli. Così, quando mi sono dedicato all’attività di allenatore, andavo sempre da lui per avere consigli su come parlare ai giocatori e per avere idee su come raggiungerli, visto che lui era ancora in attività. Quando si è ritirato ho visto che stava nascendo in lui la voglia di allenare, mi faceva molte domande. Mi piace pensare di aver contribuito a fargli avere una chance come allenatore.”
“In ogni caso, siamo in grado di separare il nostro lavoro dall’essere fratello maggiore e minore. Il nostro rapporto non è cambiato fuori dal campo, ma in campo cerchiamo semplicemente di ottenere il meglio l’uno dall’altro. Voglio che la gente capisca che questo ragazzo è un ottimo allenatore, non è solo mio fratello.”
La figlia di Chauncey Billups, Cydney, è invece un’ex stella del calcio femminile dell’Università del Texas, che ora lavora per i Bucks come coordinatrice delle operazioni di squadra e dei servizi per le famiglie. E la figlia di Cydney, Ciera, lavora per l’agenzia di rappresentanza Klutch Sports, occupandosi principalmente di giocatrici WNBA.
“Hanno avuto a che fare con questo mondo per tutta la vita. Anche se non hanno mai giocato a basket, sono nel mondo dello sport da sempre e non conoscono altro. Amano stare in mezzo alla gente. Amano questo settore e ovviamente ne fanno parte in modo diverso. Ma credo che vogliano farlo e continuare a farlo. Diventeranno delle superstar nel loro ruolo.”
Billups, infine, ha anche aiutato a costruire “superstar” attraverso la Porter-Billups Leadership Academy, un programma accademico che non ha nulla a che fare con lo sport.
Nel 1996, l’allenatore di pallacanestro maschile della Regis University, Lonnie Porter, uno dei mentori di Billups, ha istituito la Lonnie Porter Leadership Academy per fornire una formazione accademica e di leadership agli studenti cresciuti in contesti difficili nei sobborghi di Denver. Nel 2006, Billups si è unito a Porter in questo sforzo e il programma è stato rinominato Porter-Billups Leadership Academy. Si tratta di un programma per la preparazione al college, che offre borse di studio per l’università ai diplomati PBLA, una volta soddisfatti i requisiti di partecipazione e qualificati per l’ammissione.
“Ho sempre pensato che nei quartieri pericolosi delle grandi città, se non li si prende molto giovani, a quell’età, le opportunità sono poche per quegli adolescenti. Quindi noi li prendiamo molto giovani, parliamo con i genitori o chi si occupa di loro, e li invitiamo all’accademia. L’iscrizione è gratuita, dura tre settimane e si svolge in estate in un campus universitario, la Regis University, che è un grande partner per noi. Si tratta di un’attività in tutto e per tutto accademica, ma ci concentriamo su tutto ciò su cui di solito i sistemi scolastici non si concentrano, perché in questa vita servono anche altre competenze.”
Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Stefano Trentini per Around the Game.