Alla sua seconda stagione a New Orleans, la guardia veterana si sta ambientando nella città, tra i numerosi impegni che ha come imprenditore, padre e presidente dell’associazione dei giocatori NBPA.

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Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per ANDSCAPE, tradotto in italiano da Stefano Trentini per Around the Game.


C’è una buona ragione per cui CJ McCollum è molto meticoloso con il suo tempo e i suoi impegni quotidiani.


McCollum è un marito, un padre, un nuovo residente di New Orleans, possiede un vigneto con la moglie Elise nell’Oregon, è presidente della National Basketball Players Association, ha recentemente debuttato un podcast su ESPN ed è anche una guardia titolare dei New Orleans Pelicans. L’ultima delle preoccupazioni del 31enne è il successo per sé e per i Pelicans in NBA, visto che si aspetta una stagione potenzialmente rivoluzionaria per la franchigia. Alla lunga lista di impegni, per CJ si aggiunge anche la redazione di un diario durante la stagione NBA 2022/23, in collaborazione con Andscape.

Draymond Green, Vince Carter, Trae Young, Fred VanVleet, De’Aaron Fox, Cade Cunningham, James Wiseman e Josh Jackson hanno partecipato a precedenti iniziative simili. McCollum intende raccontare la sua vita dentro e fuori dal campo durante il suo diario mensile di questa stagione.

Di seguito ne è riportata la prima puntata, raccontata a Marc J. Spears di Andscape.


Mi sento molto più a mio agio qui a New Orleans. Mi sentivo già a mio agio quando sono arrivato, grazie all’amore, al sostegno e al fatto che ero desiderato, necessario e utilizzato in un modo in cui probabilmente non ero mai stato utilizzato prima dai tempi del college. Ero entusiasta di questo. E quando mi sono ambientato e ho iniziato a giocare, ad allenarmi, a gareggiare, a conoscere i ragazzi, ad andare a cena e così via, mi sono reso conto che questa città era molto meglio di quanto pensassi. Ho capito che aveva molto più da offrire di quanto pensassi. Mi sono reso conto che c’è molto di più in questa città che Bourbon Street e Canal Street, o dove si alloggia quando si viene come squadra in trasferta. E vedere l’amore, l’energia che questa città trasmette, il sostegno, l’ospitalità del Sud, è qualcosa di mai visto prima.

Sono grato di essere qui. Sono felice. Sono sinceramente entusiasta. E l’ho già detto, ero entusiasta dell’opportunità di giocare qui, di vivere qui, di portare qui la mia famiglia, di far parte di questa comunità non solo in campo, ma anche fuori. E sto facendo tutte le cose che ho detto che avrei fatto, e lo penso davvero. Non sto cercando di essere apprezzato. Mi piace davvero stare qui, e sono felice. E, cosa più importante, mia moglie e mio figlio qui sono felici. Persino il mio cane è felice. È stata una transizione senza problemi. È stata dura, sì, come sposarsi, avere un figlio, dover abituarsi a ricercare le comodità che prima erano ormai diventate parte della tua vita. Sapete, sono stato in Oregon [Portland] per dieci anni. Ho dovuto ricominciare da capo e trovare molte cose che mi mancavano o di cui avevo bisogno per la mia casa. Ma una volta che mia moglie si è sentita a suo agio, una volta che siamo riusciti a trovare una casa, tutte queste cose hanno iniziato a rendere la nostra vita molto più facile e comoda.

E sono grato che abbiamo fatto questa transizione. Ci siamo trasferiti qui il 4 settembre, il giorno della partita di football LSU-Florida State al Dome [Ceasars Superdome, palazzetto casa dei New Orleans Saints]. E vedere l’energia, il traffico e tutto il resto è stata una boccata d’aria fresca. Il tempo è stupendo. Non ha mai piovuto da quando sono qui, il che è assurdo da pensare. Sono le piccole cose che ti piacciono, poter portare a spasso il cane, poter uscire. Ora ho anche una piscina in giardino. Non ne ho mai avuta una prima. Sono solo piccole cose che mi piacciono molto. Ma credo che la felicità maggiore derivi dal vedere mia moglie felice. La gente non capisce l’elemento umano di una trade: la tua famiglia potrebbe avere un lavoro da lasciare forzatamente alle spalle, i tuoi figli devono lasciare la scuola. Per fortuna avevo un figlio più piccolo: aveva un mese quando sono partito. E’ nato il 10 gennaio, e a causa dello scambio io sono partito il 10 febbraio, mettendo mia moglie in una situazione difficile: avere un bambino appena nato e non poter essere presente fisicamente lì, perché era meglio per lei rimanere vicina a casa e al suo lavoro. Quando sono arrivati qui, lei si è sentita a suo agio, ed è riuscita a trovare un lavoro come odontoiatra. Ciò mi ha reso felice perché, d’accordo, ho scosso il corso della sua vita e tutto quello che le girava intorno, ma questo trasloco le ha permesso di essere felice come prima, contenta di poter esercitare la sua professione, e al contempo di essere una mamma presente, e che può anche sostenere/essere sostenuta da suo marito. Questo è stato un aspetto positivo della transizione.

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Il basket è facile. Dico sempre alla gente che non mi sono mai preoccupato del basket. Quando sono stata scambiato, naturalmente non conoscevo nessuno schema della squadra. Sono arrivato e ho subito giocato una partita. Sono atterrato a mezzanotte, e ho giocato alle 18. Ma non mi sono mai preoccupato della pallacanestro perché la mia concentrazione, la mia determinazione, il mio approccio, la mia professionalità, quanto amo questo gioco, non sono mai stati messi in discussione e non hanno mai vacillato. E questo è facile. Questa è la parte facile della mia vita. Il resto delle cose che faccio è la parte difficile. Gli affari, la vita, essere il presidente della NPBA, essere un marito, essere un padre, queste sono le cose difficili in cui devi sapere bene come gestire il tempo e come essere più presente.

Nel basket, non devo essere presente per giocare a basket. Mi presento e il lavoro è il lavoro. Lo si fa. Fa parte della tua vita. Quando sei a casa, devi essere presente. E credo che l’adattamento per bilanciare tutte queste cose, essendo padre novello, sia stato capire come essere più presente e come bilanciare tutte queste cose. La cosa bella è che sto iniziando a capirlo. E non si capisce mai la vita, ma si capisce come affrontare i colpi, e io sto cercando di affrontare i colpi in modo da trovarmi poi in una situazione più tranquilla possibile. Mia moglie era a una riunione con i nostri arredatori per discutere dei tappeti [6 ottobre]. Quindi c’erano tante persone in casa per decidere quale tappeto mettere. Sono cose di cui lei è davvero orgogliosa e che le piacciono, e io posso sedermi a guardare e dire: “Il lavoro non è inutile”. Sta dando i suoi frutti, tanto che sono ancora in grado di vedere i momenti felici.

Vi ho detto che avrei rifirmato molto tempo fa, quando abbiamo parlato. Pensavate che scherzassi? Mi piace la stabilità, prima di tutto. Questo posto mi dà stabilità, mi dà amore, mi dà opportunità. Ovviamente la squadra ha talento. Io ne faccio parte. Avrò un ruolo nel loro successo presente e futuro. E la proprietà, da cima a fondo, ha fatto tutto ciò che aveva detto di voler fare e lo apprezzo per aver detto: “La situazione sarà questa. Questa è la situazione della squadra. Questo è ciò che faremo dal punto di vista organizzativo. Vogliamo che tu abbia influenza. Vogliamo che tu abbia la possibilità di fornire un feedback”. E hanno fatto tutto quello che hanno detto che avrebbero fatto. Per quanto riguarda la pallacanestro, mi hanno detto che sarebbe stata una certa cosa, ed esattamente così è stata. E non è sempre così. Sapete com’è nel mondo del lavoro. Hai un lavoro, ma non sempre si ottiene ciò che si promette, nella vita e nello sport. E loro lo hanno fatto, il che è stato davvero bello e professionale.

Mia moglie è felice. Se non le fosse piaciuto questo posto, non sarei rimasto. Amo questo posto, ma moglie felice, vita felice. Sapete come vanno le cose. Quindi, la sua accettazione di questo posto, la sua capacità di dire: “Mi piace qui. Voglio stare qui”, ha giocato un ruolo importante. Trajan [Langdon, General Manager], Griff [David Griffin, vicepresidente esecutivo], Willie [Green, allenatore], la signora [Gayle] Benson, [proprietaria della squadra], e tutto lo staff esecutivo del front office hanno avuto un ruolo fondamentale nel volermi, capendo che avevo ancora due anni di contratto. Non erano obbligati a prolungarmi. Ma hanno scelto di farlo. Io ho scelto di fare un atto di fede. Loro hanno scelto di fare un atto di fede. Ne sono grato e sono felice, ma loro sanno cosa posso fare in campo. Sanno cosa ho da offrire. E ora ho avuto io un assaggio di ciò che hanno da offrire loro, di ciò che fanno dalla loro parte. Sono felice di questo ‘matrimonio’ felice, abbiamo la possibilità di creare qualcosa di veramente speciale, qualcosa che questa città non ha mai visto prima.

Mi è piaciuto molto il periodo trascorso a Portland. È stato fantastico. Ho amato i ragazzi, lo staff, la città. Mi sono sposato lì. Ho concepito il mio primo figlio lì. Ho comprato un terreno lì. Ho imparato a conoscere il vino lì. Un sacco di prime volte che ricorderò per sempre e che faranno sempre parte della mia vita, ma questo è un nuovo capitolo, la prossima evoluzione di me come persona, come giocatore, come uomo. E sono grato di poterla trascorrere qui. Le differenze, ovviamente, sono che ora sono uno dei titolari più anziani. Ho 31 anni. Sono nella lega da molto tempo. Probabilmente, tra i giocatori della squadra, ho avuto il maggior numero di vittorie di chiunque altro. Larry [Nance] è stato ovviamente alle finali [NBA], quindi io e lui abbiamo la maggiore esperienza in termini di partecipazione costante ai Playoffs. Io ci sono stato per nove anni di fila. Questo sarà il decimo. Quindi so cosa significa giocare in momenti importanti. So cosa significa avere successo nei momenti importanti. So cosa significa fallire nei momenti importanti. So cosa significa partire dalla panchina. Ho giocato in tutti i ruoli. Sono stato un DNP [non è mai sceso in campo]. Sono stato l’uomo del “datemi la palla per l’ultimo tiro della partita”. Sono stato anche un role player, uno che sta nell’angolo e aspetta solo gli scarichi.

Quindi, credo che la differenza sia che la palla è ora più nelle mie mani. Ovviamente abbiamo talento. Abbiamo Z [Zion Williamson]. Abbiamo BI [Brandon Ingram]. Abbiamo giocatori di livello mondiale, ma io sono il decision maker, quello che controlla i pezzi della scacchiera in campo. Avevo qualche responsabilità simile anche a Portland, ma quello era compito di Dame [Damian Lillard]. Non era il mio. Il mio compito era quello di fare canestro, di essere un playmaker di riserva. Ho guidato quando c’era bisogno di farlo, e tutti lo confermano. Sono stato un buon leader. Ho fatto quello che dovevo fare, ma la mia voce non era l’unica. Ero un ragazzo che dava l’esempio, che doveva dimostrare le cose. Ora vengo qui, e vogliono che io guidi la squadra da mentore, parlando. Vogliono che faccia queste cose con coerenza.

Mi piace. Ma c’è un detto: “Non vuoi essere l’unica voce nella stanza. Non vuoi sempre essere la voce più forte”. Quindi, a volte non dico nulla. Mi limito a guardare. L’allenatore mi ha detto: “Hai qualcosa?”, “No. Va tutto bene”. Oggi non ho niente da dire. Non voglio essere quello che parla sempre. Parlo quando ne ho bisogno. Mi faccio sentire quando ce n’è bisogno. Essendo il fratello minore della famiglia, capisco l’importanza di questo aspetto. A volte bisogna ascoltare e guardare, ed è quello che faccio anche qua.

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Ho un’azienda vinicola, la McCollum Heritage 91. L’abbiamo lanciata nel 2020. Abbiamo acquistato le uve nel 2016. Produciamo vino ogni anno. Pinot nero, chardonnay, rosé, e abbiamo lanciato un blanc de blanc il giorno del mio compleanno. Nel 2021, intorno al mio 30° compleanno, abbiamo acquistato un vigneto di 318 acri a Carlton [Oregon]. Siamo proprietari, gestiamo e stiamo seminando. Abbiamo piantato sette acri. Il programma è piantare 23 acri l’anno prossimo e poi probabilmente altri 60 o 70 successivamente. Stiamo pianificando il tutto, costruendo un’azienda vinicola completamente funzionante, dal terreno all’uva alla bottiglia.

Abbiamo anche un vivaio. Vendiamo acero giapponese e ibridi. E stiamo valutando le dalie e altre piante. Si chiama Ruby Nursery. Ruby era il nome del cane di mia moglie, che è morto. L’abbiamo chiamato Ruby Nursery perché a lei piacciono i fiori e le piante, e tutto si ricollega alla mia bottiglia di vino, che ha un fiore di anthurium [anturio, in italiano] stampata sull’etichetta. È il fiore preferito di mia moglie, ed è stata lei a farmi conoscere il vino. Quindi, il cerchio si chiude.

Sono il presidente della National Basketball Players Association [NBPA], e attualmente siamo in trattativa per il CBA (Collective Bargaining Agreement), come tutti ormai sanno. È un ruolo molto impegnativo. Abbiamo dovuto assumere molte persone, tra cui la nostra direttrice esecutiva, Tamika [Tremaglio], il presidente di Think450 e altri ruoli interni. Sono sempre in videochiamata con molte persone, con [il commissioner NBA] Adam Silver, con Tamika, e con tutte le persone coinvolte nelle tante attività di cui facciamo parte sia io che mia moglie.

Sono proprietario di svariati ristoranti, investo nel mercato immobiliare e sono attivo anche nei fondi di investimento privati. Credo di avere 28 investimenti alternativi al di fuori dello S&P 500. Quindi, ho una vita piena di impegni. Sono molto attivo anche fuori dal campo. Sono padre. Sono un marito. Sono un figlio. Sono un fratello. Quindi sono molto impegnato. Il tempo per me è importante. Lo uso con saggezza. Mi alzo presto, vado a dormire presto, cerco di ottimizzare il mio lavoro dalle 9 alle 5 e cerco di essere il più presente possibile quando sono a casa con mia moglie e mio figlio. Non è semplice, perché ho gli allenamenti, c’è il trasloco, ci sono molte cose in ballo nella nostra vita, ma sto cercando di trovare il mio equilibrio. Sto ricevendo l’aiuto di cui ho bisogno sia in campo che fuori, e per me questo è importante. “Le buone abitudini sono importanti, io ne ho molte, e ora sto cercando di capire come dire no alle cose buone, per potermi concentrare solo su quelle ancora migliori. Non mi voglio accontentare”.

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Essere padre è la cosa più bella del mondo. Niente può essergli paragonato. È la parte migliore della mia vita. È la cosa che mi fa svegliare la mattina. È la cosa che mi piace quando vado a dormire. I momenti più belli della mia giornata sono quando mio figlio si sveglia e quando lo metto a letto. Tutto quello che c’è in mezzo è come se facesse parte della tua vita, ma non è la tua vita. Quella è la tua vita. Tuo figlio, il DNA che gli hai trasmesso, quello che gli lasci, quello che gli trasmetti: quei momenti credo siano la cosa migliore che possa capitare a una persona. Come persona che ha fatto molto, realizzato molto, con una bella carriera, mi rendo conto che non c’è niente di paragonabile al fatto che tuo figlio ti guardi e sappia che sei il suo padre, che sei presente, che sei lì, che sei responsabile della sua crescita.

Prima di essere stato ceduto era già nell’aria che me ne sarei andato, anche se poi è stato raggiunto un accordo che ha soddisfatto entrambe le parti. Ma è stata la parte più difficile dello scambio. Non ero preoccupato per il basket. So che sono molto bravo. È la mia fuga. Sono 90 minuti di libertà in cui non devo pensare a nulla. Gioco e basta. Ma lasciare mia moglie e mio figlio è stata la parte più difficile. Inizi a pensare: “Ho appena lasciato mia moglie e mio figlio per una decisione sportiva”. La si vive in questo modo, e credo che quella sia stata la parte più difficile. Ma penso che, come uomo, sai che il tuo lavoro è quello di prenderti cura della tua famiglia. Quindi è quello che fai. Trovi il modo di prendertene cura, nei limiti del ragionevole. Devi chiederti quanto è troppo. Mi sto estendendo troppo? Sto facendo troppo? Posso stare di più a casa?”. Ma poi ti rendi conto che non vuoi avere rimpianti in questa vita, giusto? Vuoi massimizzare le cose in cui sei bravo. Vuoi massimizzare i tuoi movimenti e allo stesso tempo essere in grado di sostenere la famiglia, di essere presente. C’è un equilibrio. C’è un dare e un avere.

Per quanto riguarda la mia carriera, cerco di massimizzare il mio momento di gloria, di prolungarlo. Quando avrò finito, avrò finito, e mio figlio potrà vivere l’esperienza di vedermi giocare nell’NBA, vederne un po’ dal vivo. Ma già sa che papà c’è, che lo ha portato a scuola. Gli legge ogni giorno. Gli porta la palla e gioca con lui. Canta con lui. E’ sempre presente quando può. Papà però deve anche andare a giocare a basket. Ha delle attività che gestisce. Cerco di fare più cose possibili mentre lui fa il pisolino. Ma quando sarà in grado di ricordare, saprà che ero lì, che ero presente e che ci tengo. E capirà l’importanza del lavoro. Se si vogliono ottenere dei risultati nella vita, se si vuole avere successo, se si vuole essere in grado di prendersi cura delle cose, bisogna lavorare per ottenerle.

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Oh, dimenticavo. Ho talmente tante cose da fare che mi sono dimenticato che lavoro anche per ESPN. Sì, ho firmato un contratto con ESPN. Un sogno che si realizza. Mia moglie ha dato il suo consenso. Le ho detto: “Cosa ne pensi? Lo so che è un altro impegno ulteriore”. Lei mi ha risposto: “Se riusciamo a trovare un modo per far sì che questo si adatti al nostro stile di vita… Voglio che tu sia un padre presente, perché è quello che vuoi anche tu. Come possiamo fare?
Quindi, è stato un accordo strutturato in modo da avere ancora la flessibilità di essere presente con la mia famiglia. In estate, ovviamente, lavoro con ESPN per la copertura delle Finals e della Summer League. Ho anche un podcast, il “CJ McCollum Show”, appena lanciato. Brandon Ingram è stato il primo ospite, ed è stato davvero bello sedersi con lui, perché non parla mai con i media. Si è aperto molto, ed è stato bello.

Da piccolo guardavo sempre SportsCenter. Mi sono laureato in giornalismo, come sapete. Quindi, poter lavorare per la più importante testata sportiva al mondo è fantastico. Vedere come si lavora dietro le quinte, come si gestiscono i programmi. Sono stato in diversi show, tra cui quello di Max Kellerman. Ho fatto tutti questi programmi, quindi ho capito come funziona. Ho avuto un assaggio della pensione, diciamo. Quando andrò in pensione, cosa voglio fare? Quanto voglio lavorare? Quale lavoro mi permette di avere flessibilità, libertà, controllo per poter lasciare mio figlio a scuola e poi occuparmi dei miei impegni? Potrei avere una figlia un giorno, potrei avere un altro figlio. Riuscirei ad andare agli allenamenti? Quindi, ho avuto queste conversazioni con JJ [Redick] e con alcuni ragazzi che lavoravano già all’interno della rete [ESPN] prima di firmare il contratto.

Un saluto al mio amico Jalen [Rose]. Sono un grande fan di Jalen Rose. Mi piace anche JJ [Reddick] per il suo modo di pensare. La storia di Duke è un’altra cosa: non mi piace che sia andato a Duke. Ma mi piace comunque il suo modo di pensare. Non ha paura di affrontare le persone. Dice la sua opinione. È sfacciato, ma conosce il basket. Ma è stato anche un padre e un marito molto coinvolto. Suo figlio, Knox, lo chiama a gran voce in TV. Ne è orgoglioso, ed è ancora un padre presente. Ha un podcast, ‘Old Man and The Three’. “Come fai? Quanto tempo libero ti rimane? Ti vedo in TV alle 8 del mattino. Riesci ancora ad andare a prendere i tuoi figli a scuola?

Ho pianificato la mia vita da quando avevo 15 anni. Come volevo che fosse? Quanti anni vorrò avere quando avrò un figlio? A che età mi sposerò? Per quanto tempo giocherò nell’NBA? Per quanto tempo prolungherò la mia carriera nell’NBA? Cosa farò quando avrò finito? Quindi, sto pensando a tutte queste cose in modo che tutto ciò che faccio sia in linea con mia moglie, il mio stile di vita, mio figlio, i miei obiettivi. Cerco di fare in modo che tutto sia allineato, e non sempre lo è, quindi devi concentrarti e capire ciò che è davvero importante per te.

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Non ho alcuna preoccupazione per la redazione del prossimo CBA per i giocatori [hot topic per tutta la NBA, ne abbiamo parlato QUI]. Abbiamo avuto delle discussioni davvero costruttive. Stiamo andando nella giusta direzione e la dirigenza della lega sa a che punto siamo. Sappiamo in che situazione si trova la NBA, ed è una situazione fantastica. Seguitela, guardate la quantità di denaro che abbiamo guadagnato l’anno scorso, appena terminato il COVID. Sono stati 8,9 miliardi di dollari. Guardate il successo del campionato all’estero. Quante volte ci vedete giocare in TV in posti diversi? Quante volte vedete giocatori di nazionalità diverse, di paesi diversi, che si uniscono? Abbiamo la Basketball Africa League. Abbiamo campionati in Asia e in Europa su alcuni dei nostri canali sportivi qui negli Stati Uniti.

La NBA sta vivendo un’era grandiosa. Bron [LeBron James] sta parlando da tempo di possedere la squadra a Las Vegas. Credo che saremo in grado di realizzare molte cose per il miglioramento della lega e del nostro sport.

Io e Tamika ci sentiamo molto spesso, più volte durante la settimana. Abbiamo telefonate fisse già programmate, quindi siamo sempre in comunicazione. Per esempio, abbiamo programmato diverse chiamate per parlare della situazione riguardo l’indagine [su Robert Sarver], quello che è stato reso noto, per capire meglio come volevamo affrontare la situazione. Perché prima bisognva conoscere tutti i fatti. Una volta ottenuti tutti i fatti, abbiamo iniziato a discuterne. Che impatto ha tutto questo per la nostra lega, per i nostri giocatori, per i tifosi? E come possiamo affrontarlo in modo appropriato, ma rapido?

La ha affrontata con estrema grazia, come sempre. Strategica, riflessiva, metodica, capendo ciò che voleva ottenere, ciò che volevamo ottenere insieme alla NBA, e ha parlato a nome di tutti i giocatori. Quindi, mi congratulo con lei per aver gestito bene la situazione, considerando che era la sua prima volta. Era dai tempi dei Clippers [dell’ex proprietario Donald Sterling] che non si verificava uno scandalo del genere.

Ero in allenamento quando è arrivata la notizia del rapporto su Sarver. Sono uscito dall’allenamento e ho ricevuto sette chiamate. Nessuna era di mia moglie, quindi ho pensato: “È strano”. CP [Chris Paul], Tamika, Adam [Silver]. Mi hanno chiamato veramente tutti. Non li ho richiamati perché volevo prima capire cosa stesse succedendo. Ho letto i miei messaggi e ho pensato: “Ok, è successo qualcosa”. A quel punto ho richiamato CP, ed era ad allenamento. Quindi ho richiamato Adam, ed era in riunione. Ho provato con Tamika, e anche lei era in riunione.

La prima a liberarsi e con la quale ho potuto parlare è stata proprio Tamika. Discutiamo di quello che è successo e poi chiamiamo i nostri consulenti [legai]. Poi mi faccio mandare le trascrizioni dell’indagine. Dico: “Va bene, le leggerò quando torno a casa”. Vado a casa. Sono un padre. C’è mio figlio, mia moglie. Ho una finestra di due ore. E va bene. Ho letto tutto. Wow… Capisco perché oggi ho avuto così tante chiamate perse.

Il giorno dopo sono pieno di appuntamenti. Ho il fisioterapista la mattina presto, e devo anche occuparmi di mio figlio. Vado dal fisioterapista. Poi devo andare in palestra per una sessione di pesi. Allora decido di programmare una chiamata, parlo con Adam [Silver] mentre faccio pesi. Parliamo della situazione, di cosa pensa, di come andare avanti. Poi parlo con CP, che chiaramente gioca per i Suns [squadra della quale Sarver era proprietario]. Gli chiedo come sia lì la situazione. Che aria tira? Facciamo un po’ di conti insieme. Quindi chiamo di nuovo Tamika. Come pensiamo di gestire la situazione? Cosa possiamo fare vista la nostra importanza all’interno dell’associazione? Quali sono i regolamenti? Cosa può fare l’NBA stessa? Vogliamo ottenere un quadro completo.

Sono un tipo che si basa sui fatti. Non volevo uscire allo scoperto e rilasciare subito una dichiarazione, perché avevo bisogno di digerire il tutto prima. Non volevo agire d’impulso. Ok, lasciatemi digerire per un secondo. Voglio essere sicuro di affrontare la cosa dal giusto punto di vista. So come la penso io personalmente, ma questa non è una questione di CJ. È una questione che riguarda tutta l’ NBA. È una questione dei Suns. Il risultato non dipenderà, e non deve dipendere, dai miei giudizi personali.

Quindi, mi prendo un po’ di tempo. Decidiamo di rilasciare una dichiarazione congiunta con l’NBA. CP rilascia una dichiarazione ai media. Bron lo segue. La lista continua. Dichiarazioni personali, ma dirette e al punto. Anche Tamika dice: “Rilascerò un’intervista, affronteremo l’argomento apertamente”. Quindi, decido che va bene così, non c’è bisogno che ne parli anche io. Sta parlando lei a nome di tutti noi. In seguito, ho avuto altre tre telefonate con Adam, molto dettagliate.
Successivamente, abbiamo avuto la riunione CBA. Ad un certo punto, la riunione viene interrotta: Robert [Sarver] annuncia di voler vendere i Phoenix Suns. Quindi, esaminiamo tutto il necessario, a seguito di questa notizia dell’ultimo secondo. A questo punto devo incontrarmi di nuovo con i nostri legali. Va bene, rilascerò una dichiarazione. Dritta al punto. ‘Grazie [Sarver] per aver capito che questa è la cosa migliore per tutte le persone coinvolte. Che tu sia benedetto’.

Questo è stato il processo. Ci sono state molte telefonate, molte strategie, lo studio delle regole e dei regolamenti, la comprensione di ciò che è in potere della NBA. Cosa succederebbe se si provasse a votare per l’espulsione di Sarver? Di quanti voti si avrebbe bisogno? Quanto tempo ci vorrebbe per mandare avanti questa azione legale? Se si va in tribunale, è un caso di impeachment [destituzione]. Ci sarebbero testimoni e tutto quanto. Ci sono molte cose che il fan medio non sa. Ci sono aspetti legali. È come se tu fossi il proprietario di casa tua: qualcuno non può venire e prendersela. Deve portarti in tribunale con un motivo serio, se vuol casa tua. E’ un casino. Quindi, è stata un’esperienza da imparare al volo. Ma mi congratulo con Adam per aver reso pubblica l’indagine, perché la NFL non lo farebbe mai. Non rilasciano i risultati. Invece l’NBA ha pubblicato 42 pagine, 39 pagine, un numero del genere. Così si è potuto vedere cosa succedeva dietro le quinte, il processo.

Non sono rimasto scioccato dalle scoperte su Sarver perché ho letto la storia di Baxter [Holmes, giornalista di ESPN]. Sono nell’NBA da 10 anni ormai. Già ne ero a conoscenza. Chiunque sapeva in realtà. Anche un tifoso occasionale probabilmente aveva sentito parlare dei Phoenix Suns e di Robert Sarver. Quindi non sono rimasto sorpreso. Mi ha sorpreso il fatto che la questione sia stata affrontata, ma che nonostante ciò abbia continuato a verificarsi. Mi ha sorpreso il fatto che sia andata avanti per così tanto tempo. Sono deluso, ma pensateci, sono un uomo di colore in America. Cose come queste [casi di razzismo] per noi sono all’ordine del giorno. Fa parte della nostra vita. Ci sono persone che usano commenti razzisti. Magari non vogliono essere razzisti, ma lo fanno ugualmente. Ci sono persone che sono sessiste, maschiliste, o qualsiasi altra forma di discriminazione. Quindi, non mi ha sorpreso. Ma stato terribile, sì. È un’offesa che può portare ad essere licenziati? Assolutamente sì. Ma chi licenzia il capo?

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Se non siete entusiasti dei Pelicans, lo diventerete dopo averci visto giocare. Abbiamo una grande squadra, giovane, atletica, con il giusto mix di leader, veterani e in generale giocatori affamati di successo. Ragazzi che non hanno paura, che non si sottraggono a nessuno. Tutti si concentrano sul loro lavoro, e il lavoro duro li ripaga. E questo è l’approccio di tutti. Abbiamo anche un grande allenatore. Tutto il personale è coinvolto e impegnato. Anche la dirigenza è coinvolta. Fa tutto il necessario per metterci delle condizioni di vincere. Abbiamo giovani star. Mi piace paragonare la nostra squadra ad una galassia: abbiamo stelle, e abbiamo pianeti. Abbiamo il giusto mix di ciò che serve per avere successo in questo campionato.

Per quanto riguarda Zion, lo chiamiamo Thanos. È speciale. Esplosivo, affamato, un giocatore pazzesco. Solo altre due persone alla sua età avevano queste stats: 27 punti, con il 60% dal campo. Queste altre 2 persone sono LeBron e Luka [Doncic], che a 20 anni rispettivamente avevano medie di 27-7-7 e 29-9-9. Fine della lista. E chi sono queste altre due persone? Hall of Famers. Nonostante questo, stiamo ancora vedendo un ragazzo che gioca come un giocatore navigato, ma che allo stesso tempo sta imparando. Sta crescendo. Sta maturando. Sta iniziando a capire meglio il gioco.

Tra di noi parliamo molto delle aspettative dei giocatori in rosa. Le nostre aspettative sono più alte di quelle che sentite dai media.

Da Willie [Green, allenatore capo] mi aspetto di vedere una grande crescita, che gli permetta di essere ancora più a suo agio in panchina. Questo è il suo secondo anno da capo allenatore. Con un bel roster a disposizione. Chiaramente, le aspettative sono un po’ più alte dell’anno scorso. C’è più esperienza, sua e nostra. Più comprensione di ciò che vuole realizzare. Comprensione del nostro roster, di come ottenere il meglio da noi, di come reagire alle avversità. L’anno scorso sono partiti molto male [quando CJ era ancora a Portland]. Però abbiamo terminato la stagione abbastanza bene. Mi aspetto quindi una grande stagione quest’anno. Willie è coerente come pochi. Ha un carattere costante. È lo stesso ogni giorno, ieri, oggi e domani. Mi aspetto quindi che sia bravissimo nel suo ruolo e che riesca a ottenere il massimo da noi.

Mi aspetto che BI [Brandon Ingram] sia come lui: coerente, equilibrato, concentrato sulla pallacanestro. Se guardate il mio podcast, vedrete la sua personalità di. È dipendente dalla pallacanestro. Ama il basket. Lo adora. Analizza il gioco, lo vive, lo respira. Mi aspetto che sia la versione migliore di se stesso e la più concentrata, perché ha avuto un assaggio di come ci si sente a vincere a livello di Playoffs. Non era mai stato in grado di giocare su quel palcoscenico. È sempre stato bravo, ma nessuno sapeva quanto lo fosse, perché non aveva avuto modo di giocare nel momento più importante dell’anno.

[Qual è il punto debole di Ingram?] Qual è? Non lo so. Può fare tutto. Può segnare in tutti i modi che puoi immaginarti. Sa andare a rimbalzo. Sa passare. È un metro e novanta. È un problema per le difese, amico.

Ho osservato Victor Wembanyama per oltre due anni. Mio fratello gioca in Europa, quindi ho imparato a conoscere il basket europeo. E ho visto i suoi progressi, la sua crescita rispetto a come appariva quando si allenava a Dallas con un allenatore, che ha pubblicato alcuni suoi filmati. Gioco di gambe, abilità, portamento, etica del lavoro, tocco, grazia. Poi vedo come tutto ciò si traduce in azioni di gioco reali, dove c’è ritmo. Giocare in Europa, giocare negli Stati Uniti, è un gioco diverso. Un numero diverso di minuti. Ma lui è speciale. Non credo di aver mai visto nulla di simile. Il livello dei suoi fondamentali è diverso da quello che abbiamo visto in un giocatore della sua altezza. Fa sembrare piccoli quelli di due metri e dieci. Ma sa tirare. Sa palleggiare. Ha un grande footwork. Sa giocare il pick&roll. Stoppa i tiri con facilità impressionante. Chiunque ottenga la prima scelta sarà fortunato.

FOTO: Caesars Superdome

Mi piace il cibo di New Orleans, la gente, il clima, lo sport. Sento il bisogno di trovare della musica dal vivo, dei locali dove poter andare per una serata con del jazz dal vivo. Qualche posto dove poter ascoltare della buona musica ed evadere per potermi rilassare e sentire in pace. A parte questo, non vedo l’ora di tornare ai Playoffs e di giocare davanti a tutti questi tifosi. Sarà fantastico. Sono anche stato a una partita dei Saints [squadra NFL di New Orleans]. E sicuramente andrò anche ad una partita di LSU [più rinomata università della Louisiana].