FOTO: NBC Sports

Grant Hill, managing director di Team USA, è la mente dietro al successo della nazionale che si giocherà l’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Da lui sono passate le scelte riguardanti la costruzione del roster, fra cui quella di rimpiazzare Kawhi Leonard con Derrick White anziché, per esempio, Jaylen Brown, rivelatasi assolutamente legittima, ma non senza creare polemiche di sorta – da parte di Brown in primis, che ne ha fatto una questiona “politica” legata ai suoi rapporti con Nike. Oltre a questa questione, foriera di irrequietudine più mediatica che altro, a suscitare incertezza nell’Hall of Famer era principalmente quella di fondare un nucleo su Stephen Curry, Kevin Durant e LeBron James. “Ad averne di problemi così”, penserà chiunque sano di mente, ma il ragionamento ha un fondamento logico abbastanza solido: tutti e tre hanno superato nettamente i 35 anni, anzi, LeBron va per i 40, pertanto le incognite sulla salute e sull’intensità che avrebbero impiegato in campo erano più che legittime. Le squadre dei tre non hanno nemmeno avuto grand successo, dato che Suns e Lakers sono usciti (male) al primo turno, i Warriors nemmeno si sono qualificati, uscendo al Play-In. Pur non volendo parlare di uscita dal prime in maniera drastica, è ovvio che nessuno di essi si trovi più nella condizione di portare sulle spalle il peso di una contender senza sacrificare qualcosa, che siano minuti, possessi o giri difensivi. I Giochi Olimpici, certo, hanno detto il contrario (sebbene le rotazioni siano molto ampie e i minuti ciascuno piuttosto ridotti), ma Grant Hill non ha negato affatto i dubbi avuti in fase di costruzione:

“Rispetto le enormi difficoltà nell’eccellere a quell’età. So anche che può essere estenuante, e che l’estate costituisce una parte importante della preparazione per la successiva stagione NBA. Perciò non sapevo quanto carburante avessero, non sapevo a pieno a che livello avrebbero potuto giocare. Puoi solo sperare che giochino a certi livelli. C’era un po’ di incertezza, devo essere onesto.”

“Forse si tratta solo di essere paranoico, ma se LeBron a 39 anni e mezzo non si fosse rivelato a quel livello? A quel punto cosa ci avremmo potuto fare? Certo, è andato oltre le aspettative, e oltretutto si è presentato al training camp probabilmente nel miglior stato di forma di tutti i compagni. Si è affermato come il miglior giocatore nelle gare di esibizione e certe volte è stato il miglior giocatore di Team USA in queste Olimpiadi.”


“Perciò, sì, erano circostanze uniche. Mi sono chiesto ‘cos’hanno a disposizione i veterani con un chilometraggio più alto?’ – Padre Tempo arriva per tutti, perciò penso che questo abbia giocato un ruolo anche nella profondità delle rotazioni.”

– Grant Hill, su The Athletic

La vittoria in semifinale con la Serbia, in rimonta dopo aver toccato il -17 ed entrando nel quarto periodo sul -13, ha dimostrato che i “Big Three” abbiano ancora tanta voglia di vincere. A partire da Stephen Curry, reduce da una stagione e un inizio di Olimpiadi difficile, che ha messo a referto 36 punti – con 9 triple su 14 tentativi, 12/19 dal campo – guidando i suoi anche in termini di atteggiamento per tutta la gara; passando per Kevin Durant, che ha segnato 0 punti per quasi 3 quarti, salvo venire fuori nel momento del bisogno, con una tripla e fallo di Jokic lontano dalla palla nella prima parte di quarto periodo che ha totalmente svoltato l’inerzia – assieme a un’altra bomba di Booker 3 secondi dopo proprio su quel possesso aggiuntivo; per chiudere con Lebron James, autore di una tripla-doppia da 16 punti (6/9 FG), 12 rimbalzi e 10 assist, segnando il layup del pareggio e cambiando ritmo nel quarto decisivo sia difensivamente sul post di Jokic (con i compagni in roaming), sia a rimbalzo per poi spingere in contropiede. Questo ha portato al massimo spettacolo che ci si potesse attendere nella fase decisiva, quella della verità.

Sebbene il giocatore più rappresentativo resti Kevin Durant, che contro il Brasile è diventato il miglior scorer di sempre di Team USA, inteso universalmente sia nel maschile che femminile, superando Lisa Leslie (488) dopo aver toccato i 494 punti, nonché primo di sempre a scollinare quota 500, Grant Hill ha avuto parole al miele soprattutto per LeBron James. Quest’ultimo è leader per assist della squadra e 1° nella competizione (41 totali, 8.2 a gara, a parimerito con Nikola Jokic), oltre che il 1° scorer di Team USA, davanti proprio a KD e Anthony Edwards, al netto dei suoi quasi 40 anni. Una longevità senza precedenti, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Grant Hill:

“Le cose che mi hanno sorpreso sono la sua forma fisica elitaria, il livello del suo gioco e la sua leadership. Vedere tutto ciò che aggiunge a questa equazione su base giornaliera, penso che sia fantastico come compagno, ed è parte del motivo per cui ha avuto così tanto successo per la sua intera carriera.”