In questa nuova pagina, la stella dei Pistons riflette sulle ultime partite, sul periodo di festività alle porte e sul prossimo compleanno della figlia.

FOTO: Brian Sevald

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J Spears & Cade Cunningham per The Undefeated, tradotto in italiano da Alberto Pucci per Around the Game.


Continua il viaggio lungo la rookie seaso della prima scelta assoluta Cade Cunningham (qui la prima e la seconda parte). In questa “pagina”, il rookie dei Detroit Pistons riflette sul proprio ruolo di leader all’interno della franchigia, e sulla difficoltà di risalire dopo una lunga striscia di sconfitte.


Cade ha decisamente alzato il livello della propria pallacanestro nell’ultimo mese, riemergendo come candidato per il premio di Rookie dell’Anno. Sul finale, anche un parere sui casi di Covid-19 nella Lega e sul periodo festivo che stiamo vivendo.

Nulla è come il sapore della sconfitta

Per quanto riguarda il mio gioco ed il mio percorso, mi sono trovato di fronte ad un momento in cui l’unica cosa sensata da fare era lasciarsi andare, essere libero. Ho trattenuto tutte le emozioni nelle prime partite, e la squadra ha perso ripetutamente, con prestazioni da parte mia decisamente opache.

Ho deciso che fosse il momento di giocare più libero mentalmente, di divertirmi. Ho fatto di questo il mio focus principale. Nelle prime partite ho cercato con troppa foga di ambientarmi ed entrare nei meccanismi. Ora però mi sento a mio agio, sono nella mia bolla, va tutto bene.

La svolta è arrivata nella partita contro Portland. Il tiro ha cominciato ad anare dentro, avevo le stesse sensazioni nel trattare la palla che sentivo al college; una sensazione che coi Pistons, a causa dell’infortunio, non avevo ancora provato.

Dopo quella partita, sono stato in grado di segnare. Si è trattato della svolta.

Ovviamente ci sono ancora delle difficoltà, Jerami non sta giocando e sono dovuto diventare io il leader della squadra, un ruolo nuovo per me. Una striscia di 14 sconfitte consecutive è qualcosa a cui non sono abituato. Ti testa mentalmente, devi avere la forza di allenarti il giorno dopo con intensità e come se non fosse successo nulla.

È stata dura, ma abbiamo fatto gruppo. Cercavamo di tenere alto il morale e giocare duro ogni partita. Nulla è come il sapore della sconfitta, ed è un sapore che abbiamo sentito in bocca per troppo tempo. Ora dobbiamo ripartire.

La situazione Covid-19 è altrettanto preoccupante. I giocatori positivi sono tantissimi e la variante Omicron è ormai dominante nella Lega. Sto cercando di non saltare partite: tengo sempre la mascherina e cerco di essere attento quando mi muovo in pubblico. In Michigan la situazione non è delle migliori, motivo di più per mettere una mascherina e uscire solo se necessario.

Io e Kevin Durant ci siamo incontrati quando ero al liceo e siamo rimasti in contatto da allora. Le sue parole mi hanno aiutato al college. Giocarci contro è stato incredibile, mi ha detto:

“Devi continuare a lavorare, sempre.”

Kevin vive in palestra. Tutti nella Lega ti dicono Keep Working, ma per Kevin non è un intercalare, ci crede veramente ed è ciò che lo ha portato lì. Spero di poter seguire il suo esempio.

“Nonostante sia piccola capisce al volo.”

Il giorno di Natale partiamo per giocare il 26 a San Antonio. La mia famiglia è stata a Detroit di recente. Dopo la partita contro gli Spurs, siamo tornati a casa per qualche giornio. A Detroit festeggeremo l’anno nuovo.

Non ho passao il Natale con mia figlia, perché ero in volo. Ma ho cercato di parlarle su FaceTime. Per me è dura, vorrei stare con lei e vedere la gioia mentre scarta i regali. Nonostante sia piccola, però, capisce tutto al volo. Sa cosa sta succedendo e mi dà le motivazioni giuste per andare avanti e fare i sacrifici che faccio. Voglio provvedere per lei e per il resto della famiglia più di ogni altra cosa.

I regali li ho comprati online. Delle bambole, un bastone da pogo e un monopattino. Non aveva niente con cui giocare nella casa di Detroit. Ora sì, e sono felicissimo.

Io amo questo periodo dell’anno, mia figlia festeggerà anche il compleanno a breve e il 29 potrò riempirla di altri regali.

Mi pongo degli obiettivi, ovvio, sia in campo che fuori, ma non sono tipo da buoni propositi. Gli obiettivi li scelgo durante l’anno, dando scadenze entro cui devo aver fatto almeno alcune cose.

Sul campo voglio migliorare difensivamente e gestire meglio la palla. Fuori, voglio essere un compagno di squadra migliore, uno che comunica di più, ed il miglior padre e figlio possibile per la mia famiglia.