Portland è partita male, e ha avuto diversi problemi di infortuni, ma il coach e la stella della squadra sono al lavoro per raddrizzare la stagione.

FOTO: NBA.com

 

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per The Undefeated, tradotto in italiano da Davide Corna per Around the Game.


Chaunchey Billups ha l’abitudine di rivedere i filmati delle partite nel suo ufficio mentre beve un tè caldo, dopo gli allenamenti al training center dei Portland Trail Blazers. E spesso, al nuovo head coach si unisce la stella della squadra, Damian Lillard, e i due ragionano insieme sulle soluzioni per dare una svolta a una stagione martoriata dagli infortuni e partita con il piede sbagliato.


“È fondamentale che il coach e il giocatore più importante siano allineati e vedano il gioco allo stesso modo”, ha dichiarato Billups a The Undefeated. “A un certo punto, dopo che è passato un po’ di tempo, punti a fare in modo che quel giocatore sia un’estensione dell’allenatore sul campo. Lui deve sapere cosa penso io, e io cosa pensa lui, senza nemmeno guardarci. Ovviamente, qui ora è presto, non siamo ancora a quel punto”.

L’obiettivo, è creare quell’intesa prima possibile:

“Per arrivarci, guardiamo insieme i filmati per trovare qualcosa che possa aiutare la squadra, migliorare come ci comportiamo sul campo e cose di questo tipo. Spesso lo facciamo spontaneamente, senza pianificarlo. Ci diciamo ‘Ok, lavoriamoci un po’; è qualcosa di fantastico. Lo facciamo abbastanza di frequente, e vorrei anche che accadesse più spesso”.

Anche Lillard ha raccontato: “Sono spesso nell’ufficio di Billups. Ci diciamo cose come ‘come possiamo farlo meglio?’ o ‘Cosa vuoi vedere?’; io gli chiedo come potrei migliorare, che cosa pensa che potrei fare meglio. Ne parliamo faccia a faccia, e poi c’è gente là fuori che racconta che ci siano tensioni fra di noi…”

Billups ha riferito che le sue discussioni con Lillard hanno portato a più giochi disegnati per Jusuf Nurkic, che aprono spazi per le guardie. L’head coach dice anche che attraverso quelle discussioni ha cambiato alcuni schemi per rendere i set offensivi “più confortevoli” per Damian Lillard e CJ McCollum.

Ciò che il coach e Dame non possono risolvere nelle loro chiacchierate sono, però, i problemi di infortuni dei Blazers. Lo stesso Lillard ecentemente ha saltato sei partite per una tendinopatia addominale; McCollum è attualmente fuori a tempo indeterminato per un problema a un polmone il 7 dicembre; e anche Cody Zeller è out per una frattura della rotula, che sarà rivalutata nelle prossime settimane. I Blazers hanno perso 7 partite in fila, prima che di ottenere le due W contro Hornets e Grizzlies, in cui Lillard ha segnato rispettivamente 43 e 32 punti.

Mentre cerco di costruire la chimica di squadra e trovare il modo migliore di giocare insieme, vorrei poter schierare i miei giocatori migliori”, ha detto coach Billups. “Anche non potendolo fare, però, devo continuare a far giocare la squadra nello stesso modo, e farla crescere nella giusta direzione. Continuo a lavorare e non mi arrendo, il momento è ciò che è, e noi dobbiamo continuare a giocare nel modo più giusto, e finora l’abbiamo fatto.”

Lo scorso 4 giugno, dopo nove stagioni, i Blazers hanno licenziato coach Terry Stotts, che era anche l’unico allenatore con cui Lillard avesse mai lavorato in NBA, dopo esser stato chiamato con la sesta scelta al Draft 2012.

Il 45enne Billups, assunto il 27 giugno come 15esimo head coach nella storia della franchigia, la scorsa stagione aveva lavorato come assistant coach ai Los Angeles Clippers. La sua assunzione ha suscitato polemiche localmente e a livello nazionale, a causa delle accuse di aggressione sessuale a una donna (rimasta anonima) nel 1997. Billups dichiarò alla polizia di aver avuto un rapporto consensuale con la donna, punto sottolineato anche dal pubblico ministero in un articolo sull’Oregonian dello scorso giugno, e nessun’altra accusa è stata mai formalizzata. Un accordo tra le parti è stato raggiunto nel 2000.

Dando uno sguardo al suo passato da giocatore, invece, Billups ha tenuto una media 15.2 punti e 5.4 assist in più di 1000 partite in carriera fra il 1997 e il 2014. Il cinque volte All-Star è stato MVP delle NBA Finals 2004, in cui i Pistons hanno vinto il loro ultimo titolo. E Lillard è stato un ammiratore di Billups, quando ha condotto i Pistons alla vittoria in finale contro i Lakers, e quando poi ha giocato al fianco di Carmelo Anthony nei Nuggets.

“Era davvero forte”, ha detto Lillard. “Le hesitation, le triple dal palleggio, il suo atteggiamento, l’equilibrio in campo… e in quelle Finali, è stato in grado di guidare la squadra alla vittoria. È ciò che ricordo meglio di lui nelle NBA Finals 2004, perché io tifavo per i Lakers, e pensavo che avrebbero vinto. E invece Billups ha dominato la serie, senza mai farsi prendere dall’emozione.”

“Non faceva niente di speciale o unico, giocava a basket e basta, ma in modo straordinario. E il soprannome ‘Mr. Big Shot’ era assolutamente azzeccato”.

FOTO: NBA.com

Lillard, oggi, si dice orgoglioso di essere una afroamericano in una Lega che è al 75% nera. Eppure, erano solamente sette i coach di colore alla guida delle 30 squadre NBA all’inizio della stagione 2019/20.

Lillard si era detto deluso di aver visto David Vanterpool, ex assistant coach a Portland e ora assistant coach ai Brooklyn Nets, non venir scelto come head coach dai Timberwolves quando il posto era rimasto vacante durante l’ultima stagione. L’NBA sta dichiarando da anni che vorrebbe vedere un maggior numero di afroamericani nel ruolo di head coach e nei front office.

Conosciamo molto bene questo gioco, e riconosciamo il talento quando lo vediamo”, ha detto Lillard.

“Non ci sono motivi per cui non potrebbero esserci più persone di colore come assistant coach e nei front office. Credo che entrerebbero facilmente in contatto con gran parte dei giocatori, e ci sono coach che meriterebbero questa opportunità, come ad esempio David Vanterpool. Non c’è davvero ragione per cui non debba diventare head coach di una squadra NBA.

Non è stato facile per gli afroamericani che aspiravano a diventare head coach. E quelli che riuscivano ad arrivarci, spesso, non ottenevano molte e buone opportunità. A volte, era come salire su una nave che stava già naufragando, ereditando una squadra molto giovane oppure assemblata male”.

McCollum su questo punto ha aggiunto: “Ci sono talmente tanti coach di colore che meriterebbero un’opportunità… A volte fanno un colloquio con squadre che hanno già preso una decisione, ma vogliono solo dimostrare di aver parlato con un certo numero di candidati”.

Nella scorsa offseason, tuttavia, sette delle otto posizioni da head coach aperte sono andate ad afroamericani, incluso proprio Chauncey Billups. I 13 coach neri che hanno iniziato la stagione 2021/22 sono stati uno in meno del dato più alto della storia (14, nel 2012). E recentemente si è aggiunto il 14esimo coach di colore, con i Kings che hanno nominato Alvin Gentry come coach ad interim.

Billups spera che la porta resti aperta per i candidati afroamericani, e che non si tratti solo di una situazione temporanea:

“È bello vedere che così tanti allenatori afroamericani meritevoli sono stati assunti la scorsa estate. Ovviamente, si può ancora migliorare. Vedremo come andrà avanti, e se diverrà una situazione stabile, oppure se si rivelerà solo una conseguenza momentanea del Black Lives Matter. Speriamo proprio che questa situazione perduri.

Ovviamente, non mi aspetto che vada sempre come quest’estate. Su 8 posizioni libere, non sempre verranno presi 7 coach neri. Ci sono tanti ottimi allenatori bianchi, ispanici, asiatici… l’importante è che venga assunta la persona migliore per ogni lavoro, e che tutti vengano considerati. E alla lunga vedremo come vanno le cose.”

FOTO: NBA.com

Con il Christmas Day ormai alle porte e un record di 13-19 valido per un decimo posto appena ad Ovest, comunque, per i Blazers sarà importante vincere delle partite nelle prossime settimane e avvicinarsi alla zona Playoffs. Dopo un cambiamento come quello dell’estate scorsa, però, era prevedibile un “periodo di adattamento”. “Abbiamo un nuovo attacco, un nuovo sistema di gioco, un nuovo modo di stare in campo”, ha detto Lillard.

“Essendo il leader della squadra, devo avere fiducia e dimostare che continuo a dare il massimo anche nei momenti difficili, anche quando sto facendo fatica ad essere me stesso in attacco, anche nelle partite in cui sbaglio tanti tiri. Devo sempre continuare a crederci, per far sì che tutti ci credano.

La gente dice ‘Dame è frustrato -’ e sì, sono frustrato per il fatto che abbiamo perso tante partite e io non ho giocato bene. Ma ciò non significa che abbia problemi con la squadra, né che mi stia guardando attorno. Io non sono mai stato così, e non è la prima volta che mi trovo in una situazione difficile”.