Questo contenuto è tratto da un articolo di Ken Makin per Andscape, tradotto in italiano da Anna Cecchinato per Around the Game.
Bronny James, il figlio di LeBron James, diretto a USC (sì, Los Angeles), ha mostrato una crescita continua, anche in un contesto di aspettative poco realistiche. Quando il 6 maggio si è iscritto a Southern California, mi sono ricordato quanto io sia fortunato a trovarmi a stretto contatto con questo mondo. Grazie ad eventi come il Nike EYBL Peach Jam di North Augusta, in North Carolina, che da bambino era praticamente in fondo alla strada, si sono presentate alla mia porta le più brillanti stelle della pallacanestro.
Ero solo un adolescente quando il futuro giocatore NBA Quentin Richardson e gli Illinois Warriors vinsero il Peach Jam nel 1997, la seconda edizione del torneo, e mi precipitai sul campo per avere il suo autografo a fine partita. Ero uno giornalista di professione quando puntai su Memphis come vincitrice del titolo nazionale nell’anno da freshman della futura stella NBA Derrick Rose nel 2007/08, perché avevo visto lui ed Eric Gordon terrorizzare il summer circuit con la squadra AAU “MeanStreets Express”, dal nome azzeccatissimo, nel 2006.
Ho assistito alla prima presenza di Bronny James come giocatore al Peach Jam nel 2022, che mi ha ricordato la mia esuberanza adolescenziale. Le palestre erano gremite e la gente non sapeva bene cosa aspettarsi quando scese in campo, quattordicenne, per le qualificazioni Under 15 dell’evento: sapeva solo che aveva il dono e il fardello del nome LeBron James.
Se da un lato l’esperienza mi ha ispirato a scrivere della presenza di papà LeBron nella vita del figlio, dall’altro non ho potuto fare a meno di notare come il giovane Bronny abbia mostrato la visione di gioco del padre. I tifosi si aspettavano – quasi pretendevano – che dominasse la competizione come fece suo padre anni fa, ma io sono rimasto colpito dalla sua capacità di lasciare che il gioco venisse a lui. Una qualità che ha continuato a essergli utile anche di fronte ad aspettative poco realistiche sul suo futuro.
Talento naturale o educazione? La cosa bella di Bronny è che la sua formazione e la sua ascesa non dovrebbero sollevare questioni di questo tipo. È chiaramente un prodotto di entrambe, in perfezionamento continuo.
L’educazione, ovviamente, è legata alla famiglia James, che è molto unita. LeBron assiste regolarmente alle partite dei suoi due figli, assieme alla moglie Savannah, la madre Gloria e la figlia Zhuri. Il livello di confidenza con cui Bronny sembra approcciarsi al gioco riflette il modo in cui il padre ha affrontato le luci della ribalta; e non dobbiamo sottovalutare questo aspetto, perché il successo di LeBron è sopravvissuto a lungo nonostante l’hype gigantesco che lo ha accompagnato dall’high school all’NBA. Trasmettere questo tipo di approccio è essenziale da parte di un genitore: ce ne sono alcuni che “simulano” le avversità della loro infanzia nel tentativo di preparare i figli a tutto ciò; altri che capiscono che dare ai propri figli ciò che non hanno avuto non è solo una promessa a livello materiale, ma va più in profondità. Sono propenso a credere che LeBron James rientri in questa seconda categoria.
Tuttavia, questo ha solo a che vedere con l’educazione umana. Il tutoraggio cestistico, poi, ha aggiunto la visione di gioco dal padre e un solido jumper dalla lunga distanza, che con un buon atletismo hanno reso più realistica la promessa di diventare un professionista e raggiungere l’NBA.
Tuttavia, la gente voleva vedere Bronny attaccare il ferro come suo padre, ma le sue penetrazioni al ferro erano come massimo modeste. Ed è stato allora che sono entrate in gioco le doti naturali del ragazzo.
L’estate scorsa l’ho rivisto al Peach Jam. Le sue prestazioni durante la sessione estiva hanno attirato l’attenzione di scout e Draft analyst. Visione e jumper erano ancora i suoi punti di forza, ma si iniziavano anche a vedere i risultati del lavoro svolto in palestra.
La prima volta che sono stato davvero sorpreso da una schiacciata è stato con D-Rose e i MeanStreets. Dopo aver puntato il ferro con nonchalance, ha portato la palla dietro la testa con due mani e l’ha schiacciata con forza inverosimile. È stato il tipo di atletismo che ha definito la carriera di Rose, che se non fosse stato per gli infortuni probabilmente avrebbe un posto assicurato nella Hall of Fame.
La schiacciata che ha regalato Bronny James ai presenti non è stata altrettanto esplosiva, ma è stata comunque indicativa del suo atletismo: ha preso il volo afferrando il pallone con l’iconica posa del padre, prima di schiacciarlo a canestro.
La partecipazione al Peach Jam di Bronny, poi, ha dato impulso alla sua stagione di successo da senior alla Sierra Canyon High School, conclusasi con la nomina a McDonald’s All American. Durante la gara di schiacciate del McDonald’s, tra l’altro, James ha saltato il fratello minore Bryce, in una schiacciata che è diventata subito virale.
Il volo di Bronny è stato anche metaforico. Il suo talento e la sua preparazione l’hanno portato a un’opportunità straordinaria: la superstar di seconda generazione è diventata la prima della James Gang a frequentare il college.
“È stato uno dei giorni più belli della mia vita”, ha detto LeBron James dopo la vittoria dei Lakers sugli Warriors in Gara 3, arrivata poche ore dopo la notizia del figlio. “Prima di tutto, congratulazioni a Bronny per la decisione che ha preso. Sono molto orgoglioso di lui, la nostra famiglia è orgogliosa di lui. Per me personalmente è ancora più speciale, perché è la prima volta che qualcuno della mia famiglia andrà al college. Non potevo perdere oggi, a prescindere dal risultato di questa partita”.
Nei prossimi mesi ci si continuerà a chiedere se Bronny James diventerà un professionista di successo, e come potrebbe performare all’ombra del padre. Ma ormai abbiamo imparato la lezione.
USC ha senso in termini di vicinanza dalla famiglia, così come ha senso che Bronny giochi le sue partite casalinghe a pochi chilometri di distanza da quelle dei Lakers. Non ci vorrà molto prima di vedere LeBron James Sr. e LeBron James Jr. competere assieme al massimo livello.