FOTO: The Stepien.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Jake Rosen per The Stepien, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Il debutto di Chet Holmgren, attualmente previsto alla scelta numero 1 per il Draft 2022 da ESPN CBS Sports, non ha deluso le aspettative. Anzi.

Il lungo di Gonzaga (testa di serie numero 1) ha giocato un’ottima gara nella vittoria contro Georgia State (16): in una partita punto-a-punto fino a 9′ dalla sirena finale, Chet ha mandato a referto 19 punti, 17 rimbalzi, 7 stoppate, 5 assist e 2 palle rubate, confermandosi l’unico giocatore con una partita da 15/15/5/5 in questa stagione collegiale (ci era già riuscito una volta).

Facendo un passo indietro, fin dai primi videoclip girati su Holmgren l’opinione generale su di lui è stata chiara: è più unico che raro, tanto che in molti già lo definiscono “un unicorno”. Ma, come spesso accade, non tutti i giocatori con simili premesse le hanno poi rispettate. Basti pensare ai primi video in circolo su Thon Maker o Bol Bol…

Il discorso a lungo andare diventa ripetitivo. Che sia sui social, al bar o in uno studio TV, la frase più ridondante è sempre la stessa: “deve metter su peso”.

Al momento è facile parlare di ciò che Chet (ancora) non sa o non può fare; molto più intrigante e interessante, invece, è discorrere su quello che sa fare e che presto mostrerà a tutto il mondo NBA.

Holmgren si è dimostrato dominante sin dall’esordio con la maglia di Team Sizzle (Minnesota), e ha continuato ad esserlo ad ogni livello in cui si è confrontato finora. Terminata la sua esperienza con Gonzaga, quali sono i suoi orizzonti in NBA?

Chet ha creato un ottimo duo con la top-five pick Jalen Suggs per vincere un titolo nazionale per la Minnehaha Academy e poi anche in Team USA Under 19, alla conquista dell’U19 World Championship; in seguito è approdato a Spokane, dove è divenuto un pezzo pregiato del progetto (ritenuto da molti uno dei migliori programmi cestistici giovanili). In pratica, su qualunque parquet Chet Holmgren abbia giocato finora, ha sempre avuto successo.

Per quanto riguarda la fase difensiva, ha già ampiamente mostrato le sue enormi capacità. Offensivamente, invece, ci sono più incertezze.

Proprio le sue doti in attacco, infatti, generano la maggior parte dei dubbi: è un centro? Se no, quale sarà il suo ruolo in campo e con che tipologia di lungo/lineup si troverebbe a suo agio? Sarà capace di fornire un importante contributo offensivo? Se si, riuscirà a farlo sin da subito?

Per avere delle risposte sicure al 100% l’unica soluzione è un viaggio nel futuro. Di seguito, invece, si proverà a prevedere ciò di cui sarà capace, analizzando i dati e le informazioni di cui oggi siamo in possesso.

Minaccia in Spot-Up

Sembrerebbe il miglior punto da cui partire per analizzare il suo bagaglio tecnico. Chet ha invaso la rete con i suoi tiri from downtown quest’anno e probabilmente il suo ruolo ideale sarebbe accanto ad un altro lungo, evidenziando le sue abilità nell’allargare le difese avversarie.

Nelle prime fasi di questa stagione, Chet ha mostrato alcune indecisioni dal perimetro, dando l’impressione di star sottovalutando le proprie capacità al tiro. Col passare delle settimane, però, si è evoluta la sua consapevolezza nei propri mezzi, che lo ha portato a sentirsi sempre più a suo agio nel tiro da oltre l’arco: ha aumentato il numero di conclusioni, talvolta anche attraverso buoni movimenti per smarcarsi oppure direttamente dal palleggio.

La maggior parte delle sue triple sono assistite, ma sta tirando col 44% su 6.6 tentativi ogni 100 possessi. E stiamo parlando di un atleta che supera i 213 cm. Il suo rilascio alto e fluido parla da sè, ed è migliorato parecchio in un contesto che gli ha permesso di mettere sotto i riflettori tutte le sue capacità.

Chet eccelle in fase di transizione, ma è il tiro in spot-up che potrebbe rivelarsi la sua prima arma durante l’anno da rookie. Potrebbe avere qualche problema ad adattarsi alle misure dell’NBA, ma se sarà capace di creare spazi allora gli verrà concessa fiducia e minuti di gioco, per poter migliorare e adattarsi. Il resto del suo modo di giocare dovrà confermare le attese che ci sono riguardo ad una top 5 pick, tuttavia, il tiro in spot-up è un ottimo punto di forza su cui far leva in fase offensiva.

Bisogna anche tenere in conto delle sue potenzialità a lungo termine da tiratore. Per la sue abilità da rim-protector ed il prospetto in generale, Chet può essere paragonato a Jaren Jackson Jr.

La lista di big man draftati dal 2008 ad oggi, con almeno l’8% di stoppate, il 36% al tiro da tre (con più di 6 tentativi su 100 possessi) è composta da due giocatori: Jaren Jackson Jr ed Alec Brown (che non si è adattato per una moltitudine di motivi, irrilevanti in questo caso). Chet sta tirando con il 4% più di JJJ, e in prospettiva potrebbe anche superarlo per volume di tiro.

Non è azzardato affermare che Holmgren sia un tiratore dal profilo “speciale”, soprattutto tenendo conto delle sue enormi doti difensive. Questa sua abilità potrebbe, da sola, rendere Chet un giocatore importante offensivamente e dunque un two-way player di grande prospettiva.

P&R Big Man

Per l’incredulità di molti, Chet è stato utilizzato pochissimo quest’anno da Pick & Roll Big Man. Statisticamente ha fatto il rollante solo per l’8% dei possessi stagionali (rendendola la sua sesta giocata per utilizzo). In questa situazione ha perciò medie minori di un possesso a partita.

Ci si aspetta che questo numero vada a crescere (e parecchio) col passaggio in NBA. Holmgren offre versatilità ed equilibrio sia da rollante che da popper, e se affiancato al compagno adatto (ad esempio: Cade Cunningham) potrebbe essere devastante contro qualsiasi difesa.

Nelle rare opportunità in cui ha fatto il rollante, comunque, ha messo in mostra tutto il suo potenziale. Come “bersaglio” ricorda un All-Pro, ed ancora più impressionante è il suo talento nel creare da handler dopo uno “short roll”, in cui fa vedere tutte le sue doti di lettura del gioco, trattamento della palla e finishing.

Come si vedrà più avanti, le qualità di Chet con la palla in mano possono essere offuscate dal suo baricentro alto e dalla relativa lentezza nel compiere il primo passo quando mette la palla per terra. Comunque, se si trova in situazioni di vantaggio già acquisito, i suoi limiti sono meno evidenti e riesce a mostrare la sua “handling aptitude”; sarà fondamentale, nel corso di tutta la sua carriera ma specialmente agli inizi, che la squadra provi a creare per lui situazioni del genere.

Oltre ad essere una minaccia sotto canestro ed un abile creatore di gioco negli spazi stretti, si distingue anche come possibile minaccia da pick&pop. La stessa capacità al tiro analizzata in precedenza nel catch&shoot dovrebbe riscontrarsi anche in quest’altro tipo di giocata. Inoltre, pensando al futuro, Chet può crescere come slasher e nell’attaccare i closeout.

È già migliorato molto nel decision making e nell’abilità di capitalizzare i vantaggi come passatore. Da pop-man, è intrigante l’idea di vederlo attaccare contro una difesa in aiuto.

Dribble Hand-Off

In teoria dovrebbe essere una situazione di gioco in cui Chet può eccelere, sia da “operator” che da “receiver”. Gli permette di valorizzare i suoi istinti e mostrare tutto il suo skillset con la palla in mano.

Soprattutto ad inizio carriera si suppone che la maggior parte dei suoi possessi in DHO saranno da iniziatore dell’azione, ma sfortunatamente, un po’ come per le giocate in P&R, a Gonzaga non è stato molto impiegato in questo tipo di situazioni.

È stato protagonista di qualche ricezione in DHO nelle ultime partite e ha mostrato qualche problema da creatore di gioco, ma ricevere in situazione dinamica gli può dare quello “slancio” di cui ha bisogno. Ha un floater e un tocco di palla nel pitturato a livello élite considerando la sua stazza: può essere efficace anche senza arrivare sotto al canestro e anche quando il suo tiro viene contestato. A volte Chet si è anche dimostrato confidente con il pull-up da oltre l’arco, punendo il difensore passato sotto: se dovesse farlo con costanza, diventerebbe una seria minaccia per gli avversari.

Mi auguro davvero che la sua futura squadra lavori per sviluppare questa sua abilità: lo terrebbe lontano dalla marcatura di molti big men e gli darebbe modo di sfruttare le sue capacità di giocare negli spazi. Se si vuole trarre beneficio dalle sue ball skills a metà campo, queste sono senza dubbio le situazioni su cui puntare.

Finisher

È probabilmente l’aspetto più sottovalutato nel gioco di Chet Holmgren, forse per via del suo fisico. A primo impatto sembrerebbe incorrere in una miriade di problemi nel segnare dal pitturato, ma è solo una sensazione errata: ha già dimostrato che per crearsi un buon tiro sotto o vicino al canestro non serve necessariamente la forza, specialmente quando si dispone di braccia lunghe, tocco di palla raffinato e pazienza.

Via Cbbanalytics.com, alcuni dati per evidenziare quanto detto:

Chet non ha una mattonella preferita o un’area dalla quale preferisce tirare rispetto ad altre, è efficace ovunque nel pitturato. Certo, c’è anche un buon numero di schiacciate dopo un assist, ma solo il 51.5% dei suoi tentativi al ferro sono “assistiti”, una percentuale relativamente bassa per un lungo.

Holmgren ha dimostrato finora una discreta capacità di prendere posizione e poi sfruttare le armi a sua disposizione:

Come già detto, la lunghezza dei suoi arti unita al suo tocco morbido sono una combinazione molto interessante. Non sarà un giocatore dall’esplosività verticale, ma grazie alle lunghe leve riesce a toccare altezze di rilascio semplicemente irraggiungibili per molti difensori. Agisce quasi “automaticamente” nel pitturato, ovviando alla sua carenza di forza tirando molto rapidamente.

Nonostante qualche difetto, è un giocatore con tante soluzioni nel pitturato. Invece di cercare scontri fisici con gli avversari, sa usare la sua tecnica e il suo footwork per creare separazione. La stessa estensione degli arti che lo rende un grandissimo rim-protector gli fornisce, in questa metà del campo, possibilità infinite (e fuori dal comune) per chiudere.

Grab & Go Handler

È la parte del suo gioco offensivo più “rumorosa” e la più appetibile per creare clip video. Sì, quel tipo di giocate che avete visto su Ballislife qualche tempo fa.

Si è già parlato del suo skillset moderno e innovativo, e di quanto sia efficace nello sfruttare gli spazi. Sin dalla sua prima partita Chet ha dimostrato di essere a suo agio aumentando il ritmo e guidando la transizione, attaccando con aggressività e non esitando a prendere triple in pull-up. Bisogna, comunque, essere cauti nel “traslare” le sue abilità viste in queste clip nel suo gioco abituale contro una difesa schierata.

Dopo un rimbalzo, Holmgren ha dimostrato di saper partire in palleggio e prendere buone decisioni, e la sua confidenza in palleggio è un valore aggiunto per la transizione di squadra. Chet, finora, è stato fenomenale in questo.

Da migliorare

Come tutti i giovani talenti, ci sono vari aspetti in cui Chet Holmgren può e deve lavorare per migliorarsi. Tutte le skills analizzate in precedenza sono realistiche in prospettiva, ma bisogna parlare anche di alcune situazioni su cui sarà interessante seguire il suo sviluppo.

  • Attaccare i closeout

È stato già detto che può essere una seria minaccia portando palla negli spazi aperti. Tuttavia, ha mostrato dei limiti nell’attaccare i closeout.

Non credo sia un “safe closeout”, come ho sentito dire. Se gli concedi molto spazio per mettere palla per terra e attaccare, le sue qualità gli permettono di essere efficace. Il problema nasce quando la scelta difensiva è meno pronunciata. Holmgren ha un baricentro alto e un primo passo molto lungo, e anche se attacca con decisione il più delle volte non riesce a battere un difensore rimasto in una solida posizione di equilibrio.

I miglioramenti in questo dovrebbero passare dall’acquisire maggiore velocità e sicurezza nel trattamento della palla, e da un aumento della forza fisica in generale.

  • Tirare in movimento

In questo caso si rischia di essere fin troppo esigenti. Ma non credo di star esagerando.

La maggior parte delle triple segnate finora è in pull-up, ma Chet ha mostrato di poter esplorare diverse soluzioni. Non è automatico, però, e soprattutto per un giocatore della sua stazza, passare dalle triple in catch&shoot e in pull-up a quelle in uscita dai blocchi. Ci sono parecchi step intermedi da affrontare e movimenti da assimilare.

Se Chet riuscirà a fare anche questo, sarà letteralmente immarcabile per un giocatore di NBA di medio livello. Potrebbe trovare facilmente dei buoni tiri contro le ali ed essere efficiente contro i lunghi più grossi.

Probabilmente, comunque, Holmgren non sarà mai una prima scelta offensiva, ma ciò non vuol dire che non rappresenterà una seria minaccia per le difese avversarie. Il suo bagaglio tecnico in relazione al ruolo e al fisico che ha è un’arma incredibile ed unica nel suo genere.

Si spera che lo sceglierà una squadra adatta a sviluppare al meglio il suo potenziale. Quella franchigia potrebbe ritrovarsi tra le mani un vero e proprio unicorno.