Questo contenuto è tratto da un articolo di Adam Taylor per Celtics Blog, tradotto in italiano da Davide Corna per Around the Game.


Al Horford è alla sua diciassettesima stagione in NBA ed è parito stabilmente in quintetto per 16 di queste. Invece, dopo l’arrivo ai Celtics di Porzingis quest’estate, sta ora partendo dalla panchina. Non è che il veterano non sia più in grado di essere un titolare, anzi. È ancora lo stesso giocatore che ha aiutato Boston ad arrivare alla NBA Finals nel 2022 e alle finali di Conference l’anno scorso. Il suo modo di giocare non è mai stato incentrato sull’atletismo e l’esplosività, ma sull’intelligenza cestistica e la capacità di gestire il gioco su entrambi i lati del campo. In ogni caso, Horford ha accettato il cambio di ruolo. A 37 anni, l’unica cosa che conta è vincere un titolo, come ci arrivi non importa. Potrebbe non essersene resto conto in quel momento, ma la disponibilità del lungo a chiudere la sua striscia di 16 stagioni da titolare ha probabilmente influito sul carattere generale della squadra.


“Rispetto la decisione di Joe Mazzulla e il modo in cui intende gestire le cose e, alla fin fine, io voglio vincere”, ha detto Horford a Steve Bulpett di Heavy Sports in una recente intervista. “Sono sempre pronto e preparato. Si tratta di qualcosa di nuovo, in una posizione in cui non sono mai stato. Ma, ora come ora, voglio solo continuare a essere pronto per fare quello che mi viene chiesto”.

Per tutta la stagione, abbiamo sentito parlare di sacrificio e dell’accettare medie stagionali più basse, meno tocchi in campo, del trovare modi per aiutare la squadra a vincere senza la palla in mano. Si tratta di adeguamenti legittimi per giocatori di livello all-star. Eppure, accettare un ruolo da panchinaro è probabilmente il sacrificio più grande di tutti. Modificare l’approccio alla gara, la propria routine e il proprio ruolo nella squadra in un momento del genere della carriera non è facile.

Al Horford riesce presumibilmente a comprendere il suo ruolo di leader all’interno dello spogliatoio. Lo è stato sin da quando è arrivato a Boston nel 2016, e ha ricominciato da dove aveva lasciato quando Brad Stevens lo ha riportato ai Celtics nel 2021. Accettando un ruolo minore, ha dato l’esempio ai compagni. Quando un veterano fa un sacrificio del genere, l’effetto coinvolge tutto il resto della squadra.

“Non dimentichiamo che spostando Horford in panchina e acquisendo un nuovo centro titolare, Brad Stevens ha apportato modifiche sostanziali a una squadra che era arrivata alle finali di Conference, e i cambiamenti sono stati sicuramente positivi”, ha dichiarato un dirigente NBA a Bulpett. “Ma resta il fatto che i giocatori dovevano accettare il nuovo ruolo, e sembra proprio che stia andando così”.

L’inizio della stagione non è stato facile per il lungo veterano: ha faticato ad avere impatto sulle partite entrando dalla panchina. Nelle prime 10, ha avuto una media di 5.8 punti, 6.2 rimbalzi, 2.2 assist e 1 una stoppata. Statistiche sicuramente non male, ma il 29.4% da tre punti stava limitando la sua efficacia in attacco. A questo punto della sua carriera, Al Horford dà il meglio quando segna da 3, cosa che durante la partita gli consente anche di aprirsi lo spazio per penetrazioni che può chiudere a canestro o con degli ottimi passaggi.

Fortunatamente per Boston, Horford ha capito come agire. Nelle sue ultime dieci partite, sta tirando da tre con il 41.5% su 4.1 tentativi a gara. I rimbalzi sono 7.3 a partita, gli assist 3, e i punti sono 7.8 a gara. In verità, in queste 10 partite è partito in quintetto 4 volte. Ma il punto rimane: stiamo assistendo a un giocatore migliore rispetto a quello di inizio stagione.

“Ho sempre voluto fare il possibile per aiutare la squadra a vincere”, ha dichiarato Horford a Khari Thompson del Boston Globe. “E, in questo momento, questo significa entrare in campo e portare una scintilla di energia dalla panchina, alzare il livello di gioco della squadra ogni volta che entro in campo e avere impatto in difesa. Il mio ruolo è diverso ora, e mi ci sto ancora abituando, ma cerco ancora di avere un impatto su ogni partita che gioco”.

Sono giocate come quella qui sopra che mostrano come Al Horford stia continuando a fare la differenza per i Celtics. La sua presenza in difesa in uscita dalla panchina assicura a Joe Mazzulla di avere un fulcro su cui la squadra può fare affidamento quando ne ha bisogno: si può vedere come cambi su diverse azioni dei Thunder, resti concentrato sul gioco durante tutti i passaggi consegnati e si posizioni in modo da piazzare una stoppata che chiude il possesso.

Stiamo osservando un veterano che si comporta da leader, e lo fa accettando un nuovo ruolo, dando l’esempio sul campo, in questo caso in difesa.

Ma si notano le stesse cose anche in attacco. Vediamo come Horford corra lungo tutto il campo e riceva palla vicino al ferro, da dove potrebbe tirare. Invece, vede Jaylen Brown libero nell’angolo sul lato forte e fa un passaggio che trasforma un buon tiro in uno ancora migliore. Passaggi come questo, con i quali si lavora per la squadra invece che per se stessi, fanno bene al gruppo.

Gliel’ho detto molte volte, l’ultima quest’estate, credo, ma sono stato molto fortunato ad avere in squadra un giocatore come lui alla prima annata da head coach NBA”, ha dichiarato qualche giorno fa Daigneault, ex allenatore di Horford ai Thunder. “Ha tantissima esperienza, è sempre concentrato su aiutare la squadra, ma non ha un atteggiamento cinico, da so-tutto-io; in realtà sa tutto, ma resta focalizzato sul bene della squadra”.

Horford non è l’unico giocatore che si stia sacrificando per il bene dei Celtics e non è neanche l’unico membro della squadra che abbia assunto il ruolo di leader. Ma i suoi sacrifici hanno creato le fondamenta su cui si è costruita la mentalità e lo spirito della squadra. Non si può insegnare questo tipo di leadership, la si può solo guadagnare. Anche ora, in un momento così avanzato della sua carriera, in una squadra piena di talento, Al Horford è fra i giocatori più importanti del roster.