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Questo contenuto è tratto da un articolo di test per google, tradotto in italiano da test atg per Around the Game.
Forse, e dico forse, è il momento di riconsiderare l’inno nazionale e la sua onnipresenza negli sport.
L’NFL, l’NBA e gli altri sport professionistici americani sono nel mezzo di una patriottica tempesta mediatica a causa del comportamento di alcuni atleti durante l’inno. Stanno infatti usando questa occasione per protestare, tanto che alcune squadre starebbero considerando la possibilità di obbligare i giocatori a rimanere in piedi.
E’ l’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha trasformato questo in un momento nevralgico. Tutti lottano durante qualche minuto di musica, ma nessuno si domanda se sia appropriato il suo uso nel contesto di un mercato mirato alla movimentazione di grandi somme di denaro. In altre parole: se l’inno non ci fosse, tutto questo succederebbe? Almeno, comunque, le persone non lo userebbero per manifestare le propri idee.
L’inno è presente in quasi tutti gli eventi sportivi negli Stati Uniti . Perfino durante la corsa cittadina in bicicletta di Northbrook, dove si riuniscono ciclisti a praticare il loro hobby competitivo, ogni notte inizia con l’inno. Perché? Stiamo celebrando il fatto di vivere in America? Allora cantatelo anche prima di preparare la cena, o quando vi svegliate la mattina…
L’NFL è una lega in cui i giocatori, per migliorare le proprie prestazioni, fanno uso ogni settimana di sostanze dopanti, che rischiano di provocare loro danni permanenti E il tutto per soldi. I proprietari commercializzano il loro franchising e vendono qualunque cosa per soldi. Le squadre pagano uno stipendio ai propri atleti ed essi mettono costantemente a repentaglio la loro integrità fisica per questo. I giocatori finiscono quindi per essere dipinti come viziati milionari che non hanno rispetto verso il Paese che ha dato loro un lavoro.
Ma un giocatore dell’NFL non dovrebbe essere né più né meno grato per questo di un avvocato. Ognuno lavora per un sistema che paga in base al livello delle proprie abilità: una posizione in una società non è fonte di orgoglio nazionale.
Nel vostro posto di lavoro suona l’inno nazionale ogni mattina?
Prima del 2009, almeno, i giocatori non erano in campo per l’inno, che era visto come una parte della cerimonia di apertura più che momento di orgoglio nazionale. Ora, invece, i giocatori sono in campo durante questo rito e dopo tutto quello che è successo, forse, è tempo di considerare un passo indietro.
“Sarebbe non-americano non suonarlo prima degli eventi sportivi”, è la reazione automatica di molti.
E se fossi un giocatore canadese della National Hockey League? Saresti obbligato ad alzarti in piedi? Anche se fossi ceco, o russo? No. Non è il tuo inno. Sei lì semplicemente per il tuo lavoro.
Un inno suonato in un’impresa contabile alle 8:00 di mattina suscita la stessa vitalità di quando viene suonato prima di una partita…
In molti altri Paesi non viene suonato l’inno ad eventi sportivi a meno che ad essi non partecipi la Nazionale. Nel calcio professionistico, passando di campionato in campionato, dall’Inghilterra alla Germania alla Francia, nessuno suona il suo inno nazionale. Una squadra tra questi Paesi, l’FC Barcelona, ha il proprio inno, il “Cant del Barca”, suonato prima di ogni partita. E’ l’inno della squadra, pensato per esaltare i tifosi ed emozionare i cuori dei suoi dipendenti stipendiati, ovvero i giocatori. Nel calcio, infatti, suona l’inno solo se gioca la Nazionale: i giocatori si allineano, mano sul cuore, e cantano. Questo non è un mero patriottismo, ma una sincera e spontanea dimostrazione di un atleta fiero di rappresentare la propria patria.
Gli inni vengono suonati in momenti di difficoltà. L’inno francese, “La Marseillaise,” è stato udito in tutta Europa in risposta agli atti terroristici avvenuti durante una partita di calcio, occasione per cui molti Paesi hanno voluto mostrare la loro solidarietà.
Come in occasione di un evento sportivo del 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, quando una banda della Marina Militare iniziò a suonare spontaneamente “Star-Spangled Banner” e il pubblico fu elettrizzato e scosso positivamente. Fu speciale, un gesto spontaneo di passione ed orgoglio.
La sua onnipresenza, invece, gli toglie valore.
Il suo uso dovrebbe essere riservato nelle occasioni speciali per esaltare l’orgoglio nazionale, mentre al giorno d’oggi è una merce usata da tanti per i propri scopi.
Avvolgere una manovra di marketing nella bandiera è più patriottico che inginocchiarsi in segno di protesta? Le persone rispetterebbero molto di più l’inno, forse, se smettessimo di inserirlo dove non dovremmo.