FOTO: Marca.com

Gli entusiasmi di inizio stagione sembrano essersi già spenti per i Philadelphia 76ers, dentro e fuori dal campo. Sul parquet, le cose non vanno bene a causa delle tante assenze: Joel Embiid ha perso 13 gare su 17 per un infortunio al ginocchio; Paul George, firmato in estate con un quadriennale da oltre $211 milioni, sempre a causa del ginocchio è a quota 9 defezioni e mezzo (uscito a metà gara contro Memphis il 20 novembre); Tyrese Maxey, il più continuo dei tre, ha perso 6 partite fra 7 e 19 novembre. Di conseguenza, il record parla chiaro, con 3 vittorie e 14 sconfitte, seconda win% peggiore della Lega, davanti solo ai Washington Wizards. Uno scenario ben diverso da quello di inizio anno, che vedeva i Sixers in lizza per la vittoria del titolo, fra le prime 10.

Fuori dal campo, le cose non vanno meglio. Secondo quanto emerso da un report di Shams Charania, Maxey avrebbe attaccato Embiid, rimproverandolo per i tanti ritardi e accusandolo di fare da cattivo esempio ai giovani, nel corso di un meeting a porte chiuse. La reazione? Andare a caccia della spia, per il resto non si è mai saputo se l’MVP 2022/23 abbia reimpostato le lancette dell’orologio. Un ambiente scosso, frustrato dai tanti infortuni e allo stesso tempo nervoso a causa di queste interferenze, che necessita di una scossa – anche perché si parla del 9° payroll della Lega, a quota $16.5 milioni di luxury tax, che dispenserà in questa stagione oltre $100 milioni di stipendio per i soli George e Embiid. La sola fortuna? Una Eastern Conference dove la competizione è ai minimi storici, un paradiso rispetto alla Western Conference (ne abbiamo parlato QUI). Per rendere l’idea del divario, i New York Knicks, 4° a est con un record di 10-8, a ovest sarebbero in zona Play-In, fra nono e decimo posto. Si capisce che non si prospetti un’impresa per i 76ers agguantare come minimo il decimo posto, occupato al momento dai Chicago Bulls con un record negativo di 8-12, a sole 5 vittorie in più di Philadelphia. Secondo queste stime, il 40% di vittorie stagionali sarebbe possibile a raggiungere almeno il decimo posto, cifra che si converte in circa 33 vittorie se proiettata su 82 partite – lo stesso ragionamento, a quanto pare, applicato anche dello staff di squadra, che si sarebbe posto l’obiettivo di vincere come minimo questo numero di gare, stando al report di Ramona Shelburne su ESPN. Semplificando, i 76ers dovrebbero come minimo arrivare a vincere 30 delle prossime 65 partite, non proprio un obiettivo irraggiungibile per un’associazione che dal 2017 – anno dal quale inizia la cosiddetta “era Embiid”, dal quale quindi ha cominciato a giocare con continuità – non è mai scesa sotto le 43 vittorie stagionali, superando anzi le 50 in 4 occasioni su 7. Squadre, allenatori e avversari diversi, certo, ma stagioni che hanno come denominatore comune la presenza di Embiid (nella maggior parte dei casi) in 50+ partite stagionali. Se i 76ers riusciranno a recuperare ALMENO il proprio miglior giocatore, la situazione a est dovrebbe essere abbastanza favorevole da permettere una risalita.