E dunque, al termine di una corsa dalle caratteristiche a tratti grottesche (fra calcoli, tie-brekaer incrociati, sconfitte premeditate e ricerca dell’avversario più favorevole) saranno Los Angeles Lakers e Minnesota Timberwolves a giocarsi questa notte, in quello che fu lo Staples Center, il settimo seed nella (più che mai quest’anno) selvaggia Western Conference.
Le squadre arrivano al Play-In sull’onda di due momenti emotivamente molto diversi. I Lakers, dopo la trade-deadline, viaggiano con il secondo net-rating a ovest, nonostante le molte assenze di LeBron James, Anthony Davis e/o D’Angelo Russell, mentre i Timberwolves, dall’altra parte, sono stati costretti, dopo un finale di stagione altalenante a dire poco, a vincere l’ultima partita con i Pelicans anche solo per essere a questo punto.
Ecco, parlando della partita con i Pelicans, ci sono un paio di dettagli che potrebbero “leggerissimamente” inficiare le loro chance di vincere questo scontro diretto: prima Rudy Gobert, durante un time-out, decide di venire alle mani con un compagno di squadra, comportamento che gli costa la sospensione per questa partita, e in seguito Jaden McDaniels scaglia un pugno contro il tunnel che porta negli spogliatoi, fratturandosi la mano e rimanendo dunque indisponibile per un tempo ancora da definire.
Fatte queste doverose premesse, direi che possiamo passare ad analizzare quali siano le chiavi tattiche che potrebbero decidere l’incontro per le rispettive formazioni.
Los Angeles Lakers
- LeBron James e le assenze dei Wolves
Partiamo subito con l’elefante nella stanza: per Minnesota, perdere il miglior difensore sugli esterni della squadra (se non dell’intera lega) è un colpo durissimo, e lo è a maggior ragione se dall’altra parte ti trovi a dover fronteggiare il miglior giocatore di tutti i tempi. Tanto, tantissimo dipenderà dall’approccio con il quale James sceglierà di affrontare la gara. Nel momento in cui, come è molto probabile accada, decidesse di attaccare con decisione il ferro, non ci saranno molte possibilità per i Wolves di fermarlo, stante anche la mancanza di entrambi i centri (Naz Reid è fuori per problemi al polso) in grado di portare rim-protection. Con molta probabilità sarà Anderson il sacrificato per questo compito, perlomeno inizialmente, mentre, qualora dovesse andare in difficoltà, come pronosticabile, vi verrà probabilmente dirottato Edwards, con il rischio collaterale di spossarlo per la fase offensiva, dove già non brilla particolarmente per lucidità nelle scelte.
Certo, LeBron non è più, nemmeno lontanamente, il giocatore on-ball che era fino al 2021, e dà sicuramente il meglio di sé in situazioni di roll, ma permettergli anche solo di poter variare le sue soluzioni con maggior tranquillità potrebbe essere letale. E il tutto senza contare che, nei minuti senza Davis in campo, molto probabilmente partirà costantemente da situazioni di post basso/medio, forse ancora peggiori nell’ottica dei Wolves privi anche di Rudy Gobert.
- Transizione e Semi-Transizione
Nelle ultime 10 partite, i Lakers sono ampiamente fra le squadre che vanno più, e meglio, in transizione dell’intera lega, e, per quanto Minnie sia migliorata dall’All-Star Game in poi in questo frangente, è innegabile che, nel momento in cui Los Angeles riuscisse a recuperare la maggior parte dei rimbalzi difensivi o, ancor di più, forzare palle perse, la situazione si farebbe davvero favorevole per loro.
Non a caso, uno dei set più utilizzati da Ham è un double-drag (se servisse aiuto con i termini, QUI il nostro glossario) con una delle due guardie fra Reaves e Russell con la palla e l’altra demandata a piazzare un semplicissimo Ghost-Screen con Davis (o alternativamente Vanderbilt) a rollare verso il canestro. Questo allineamento molto basilare propone poi una serie interminabile di varianti, con possibilità di ribaltare il lato e permettere a James di attaccare una difesa già mossa o di giocare un consegnato direttamente con l’ala che sale dal lato debole. Anche in questo caso, l’assenza di un vero screen-navigator di livello peserà tantissimo, con il solo Conley che sarà costretto ad inseguire su queste situazioni.
Anche senza schierarsi in questo modo, nel momento in cui il rimbalzo venisse preso direttamente da LeBron James, sarebbe comunque complesso per Minnesota difendere anche solo su un singolo blocco portato in velocità, in quanto né Ant, né tantomeno Slow-Mo, hanno il passo per gestire situazioni di questo tipo.
- Il derby di Kentucky e la rim-pressure
Siamo costretti a ripeterci, ma, anche qui, l’assenza di Gobert peserà tantissimo negli equilibri difensivi degli ospiti, per due ordini di ragioni principali. Il primo, banale, è la marcatura di Davis. È impensabile immaginare che Towns possa spendersi 40 minuti in single coverage su AD senza subirne delle pesanti conseguenze, pertanto l’unica opzione percorribile per Minnesota sarà quella di alternare stunt e raddoppi, cercando di togliere la palla dalle mani di Davis, dal quale i Lakers, al contrario, dovranno invece tentare di transitare il più possibile, proprio per generare le situazioni di scramble che, senza un rim-protector, possono permettere ai tanti giocatori in grado di mettere palla per terra di attaccare il ferro con molto più spazio a disposizione.
Il secondo motivo riguarda invece la possibilità per i Lakers di targettare proprio Towns in tutte le situazioni di pick&roll, sia che esse coinvolgano Davis, sia che coinvolgano Vanderbilt o Hachimura, cercando di portarlo fuori dal pitturato ed attaccandolo nella zona dello short roll, dove la sua scarsa mobilità laterale lo porta a soffrire moltissimo, non potendo neanche contare sulla secondary rim-protection di McDaniels alle spalle.
Le possibilità per i Lakers di trovarsi delle praterie verso il ferro sono altissime, così come lo sono quelle dei Timberwolves di trovarsi con problemi di falli e rotazioni fin dai primissimi minuti.
- Scommettere contro Karl-Anthony Towns
Una delle trappole che i Lakers devono assolutamente cercare di evitare è quella di raddoppiare o aiutare eccessivamente contro il probabile spam di post-bassi che Towns andrà a cercare. Il centro dei Timberwolves non è al 100% fisicamente e ha chiaramente perso sia forza fisica che esplosività. Certo, rimane il rischio che possa tirare in testa a tutti i difensori che non si chiamino Anthony Davis, ma è qualcosa con il quale la difesa dei Lakers dovrà convivere pur di evitare ad Ant di ricevere in movimento e agli altri di tagliare con facilità a canestro.
Vista e considerata anche la scarsità di tiratori a disposizione di Finch, la soluzione potrebbe essere l’alternare alla single-coverage qualche occasionale stunt, giusto per variare un po’ e non permettere adeguamenti troppo elementari.
- Rimbalzi in attacco e tiratori
Questo è uno dei frangenti in cui i Lakers dovranno far valere la differenza a livello di profondità del front-court disponibile. Con KAT spesso impegnato sul perimetro, o costretto ad inseguire sui pick&roll, le possibilità di rimbalzo per le ali dei Lakers saranno enormi, così come la facilità nella conversione una volta ottenuti gli stessi. Inutile riportare i numeri dell’intera stagione o men che meno quelli dell’unico match-up visto con questi roster, le assenze inficeranno in modo decisivo, e starà ai Lakers trarne il massimo vantaggio possibile.
A questo possiamo tranquillamente aggiungere che né Edwards, né Anderson, né Conley hanno la possibilità, chi fisica e chi tecnica o di court-awareness, di inseguire Reaves e Beasley sui blocchi, per cui anche un semplice Flare giocato sul lato forte con una banalissima decoy action potrebbe portare punti a valanga per i giallo-viola, specie nel momento in cui il lungo di riferimento a livello difensivo, come abbiamo detto, non è assolutamente in grado di contenere in queste situazioni.
Minnesota Timberwolves
- due parole: Anthony Edwards.
La prima scelta assoluta al Draft 2020 è, complice anche la giovane età, croce e delizia dei Minnesota Timberwolves. E lo sarà ancora di più contro i Los Angeles Lakers. Questi ultimi non hanno infatti, sulla carta, il materiale umano per poter arginare su ricezione dinamica Edwards (ce l’ha qualcuno?), il quale ha dimostrato più e più volte, in primis nel Play-In della passata stagione, di poter arrivare al ferro a piacimento, se deciso a non fermare il palleggio. Già, un “se” non proprio da poco.
La differenza fra un Anthony Edwards lanciato a canestro con dei set appositi è la stessa che intercorre fra il giorno e la notte. Nonostante lo shot making di altissimo livello, Ant si accontenta ancora troppo spesso di jumper contestati o fuori ritmo, che fermano completamente il flow dell’azione o arrivano dopo qualche palleggio passivo. Secondo voi, ad esempio, è meglio un possesso del genere…
… o uno così, dopo il set apposito disegnato da coach Finch (che abbiamo analizzato QUI)?
Sebbene in serate di grazia nel corso della stagione l’attitudine ad “accontentarsi” si sia rivelata quasi sostenibile, la posta in palio questa volta è molto diversa, così come lo sarà l’intensità difensiva da post-season. Non ci saranno possibilità per Minnesota di vincere questa partita se Edwards non sfrutterà al meglio le ricezioni dinamiche costruite appositamente per lui, attaccando con costanza il ferro in primis per guadagnare liberi e entrare in ritmo, in secundis per far collassare la difesa su di lui e sfruttare al meglio l’unica skill di passaggio acquisita fino ad ora nella sua giovane carriera: il drive&kick, nonostante anche alcuni flash di letture più “avanzate” sui raddoppi.
Considerando le mani veloci di giocatori come Vanderbilt o Reaves, ma anche di Dennis Schroeder, che nella passata partita lo ha messo in enorme difficoltà, mettere palla a terra, a meno che non sia in funzione di creare attivamente o attaccare il vantaggio, è altamente sconsigliato.
- attacco 5-out
Già, a proposito di skills di passaggio. Questo punto è in realtà causa e effetto di quello precedente. Uno dei punti in cui Edwards dovrà maturare maggiormente sarà proprio la comprensione delle “nuove” linee di passaggio, ben diverse a causa della presenza di Towns al posto di quella di Gobert.
KAT è un lungo perimetrale, che beneficia molto della propria pericolosità da dietro l’arco sia per mettersi in ritmo, sia per aprire voragini all’interno delle difese avversarie, sfruttando la propria rapidità sopra la media rispetto a quella dei pari ruolo. Già con Gobert disponibile, i loro minuti sono stati spesso divisi da coach Finch, variando in base alle necessità difensive e offensive.
Al Play-In di questa notte, dove l’unico lungo sarà Towns – e a tratti SloMo, nei minuti senza Davis – si giocherà spesso con il classico assetto 5-out, con tutti e 5 gli uomini fuori dall’area. Questo sarà utilissimo per attirare AD e eccellenti difensori in aiuto come Vanderbilt lontani dal ferro, in maniera da aprire praterie verso il canestro o innescare situazioni disperate per riaperture rapide verso buoni tiratori in catch&shoot come Prince, Conley, Edwards, lo stesso Towns o chi per loro.
A maggior ragione, se Anthony Edwards dovesse iniziare l’azione da portatore dopo un approccio aggressivo, la difesa potrebbe optare per dei rapidi show o dei più aggressivi hedge&recover, se non veri e propri blitz sul pick&roll. A questo punto, Ant dovrà semplicemente essere bravo a gestire la situazione anche in maniera basilare, ricordandosi di essere in compagnia di uno dei migliori giocatori di pick&pop dell’intera Lega. Attaccare i raddoppi dal palleggio è l’ultimo modo di mettere in ritmo sé stesso e i compagni:
Da questo punto di vista, comunque, avere in quintetto sia Kyle Anderson, sia Conley, dovrebbe aiutare il flow offensivo di Minnesota, senza dimenticare che lo stesso Towns è offensivamente un lungo abbastanza atipico e bravissimo a trovare i tagli dei compagni.
La sua condizione fisica attuale non gli permetterà di incidere troppo spalle a canestro, ricordando non solo l’infortunio, ma anche la malattia di inizio stagione che lo ha forzato a perdere 8 chili, così come l’esplosività non sembra quella abituale, ma la combinazione di pericolosità perimetrale e rapidità fronte a canestro, specialmente nell’attaccare i closeout o in transizione, sono ancora sufficienti per bruciare gli avversari, soprattutto senza la presenza ingombrante di Gobert al ferro e, di conseguenza, dell’aiuto del difensore in marcatura sul francese.
Per questo motivo, sarà molto importante per i Minnesota Timberwolves non fermarsi mai in post-up passivi, ma costringere necessariamente la difesa a prendere scelte difficili e in un margine temporale ristretto. L’importanza delle ricezioni dinamiche di Ant o Towns non sarà solo utile a portare gli aiuti fuori dal pitturato per aumentare la qualità dei tiri, ma anche per stancare (e magari caricare di falli) i Lakers e, soprattutto, limitare le palle perse a metà campo, che hanno aperto in due la difesa dei Timberwolves nel terzo quarto dell’ultimo incontro stagionale.
- attaccare D’Angelo Russell (e Malik Beasley)
Oltre ad essere la sfida degli ex, il duello da Mike Conley e D’Angelo Russell sarà percepito dai più come una sorta di paragone (specialmente a livello mediatico) fra i due, inclusi nella stessa trade alla deadline. I due sono in realtà giocatori estremamente diversi, i cui ruoli hanno poco a che vedere sia nelle rispettive squadre, sia nelle mansioni richieste a parità di contesto.
Conley è infatti un facilitatore di cui Minnesota necessitava disperatamente dopo la trade Gobert, ma anche un giocatore dotato di un floater game molto affidabile e capace di sfruttare degli snake sul pick&roll per crearsi lo spazio necessario per chiudere al ferro. Ironia della sorte, una delle situazioni in cui verrà maggiormente utilizzato sarà proprio contro Russell, difensore abbastanza passivo sui blocchi e spesso tenuto lontano dal lato forte per sfruttarne la rapidità di mani sulle linee di passaggio, e successivamente contro Malik Beasley, qualora il gameplan di Ham resti lo stesso.
Prima del collasso dei suoi, nell’ultimo incontro di Regular Season, Mike Conley ha letteralmente banchettato sui due, che fosse con i letali floater o con gli step-back da fuori, cercando i suoi spot con pazienza e totalmente indisturbato. Ovviamente in questo Gobert ha avuto la propria parte, perciò Towns dovrà essere molto bravo a comprendere quando uscire in pop e quando invece agire da rollante, valutando gli angoli giusti anche sugli handoff.
Se c’è anche un modo di limitare le palle perse e di abbassare il pace nei momenti di difficoltà, sarà proprio su queste situazioni, che possono diventare anche molto prolifiche per aumentare il conteggio dei falli avversari, essendo il veterano anche molto abile nello sfruttare gli angoli di blocco per lucrare falli intelligenti.
- difesa e backup: tanti auguri
Al momento, senza Jaden McDaniels, Rudy Gobert e Naz Reid, i Minnesota Timberwolves non solo hanno i già menzionati problemi di difesa in aiuto e assenza di screen navigator, ma anche di un backup big. Luka Garza non può giocare i Playoffs a causa del two-way (e per svariate altre ragioni), limitando a Nathan Knight l’unica opzione di riserva qualora Towns dovesse uscire per rifiatare o per pronosticabili problemi di falli.
Esplosivo e molto versatile, Knight può dire la sua in un attacco con ottime spaziature e facilitatori come Anderson e Conley, così come cambiare occasionalmente su avversari più piccoli ma non troppo rapidi (DLo) e dare una mano in aiuto, ma non sembra pronto ad avere minuti consistenti in partite di questo tipo, anche solo per cali di concentrazione piuttosto evidenti. In poche parole, la speranza di Finch sarà quella di poterlo appiccicare su AD in maniera aggressiva per un tempo limitato, cercando di limitare i danni.
Chi invece potrebbe compiere uno step in una partita di questo tipo è un nome poco noto: Josh Minott. Se c’è un giocatore che per Minnesota può offrire delle “Vanderbilt vibes” è la 45esima scelta assoluta al Draft 2022. Solo 15 gare per lui in stagione, ma tanta G League formativa e una difesa sulla palla e passando sui blocchi che al momento ai Wolves manca come il pane, per non parlare di un atletismo debordante, verticalità a rimbalzo offensivo e velocità fulminea in transizione, nonché una buona presenza in aiuto.
Qualora Finch decidesse però di restare conservativo, potrebbe trovare minuti anche un veterano come Austin Rivers, utilizzato come difensore point-of-attack in emergenza nel corso della stagione. Così come Wendell Moore potrebbe rivelarsi un’opzione più “classica” plausibile su Austin Reaves, qualora ci fosse bisogno di cambiare marcature con l’accoppiamento Edwards-James.
In generale, comunque, il problema di base resta: i Los Angeles Lakers sono una delle squadre che mette più pressione al ferro dell’intera Lega, soprattutto per quel che riguarda il duo Davis-James. Dal momento che sarà difficile arginare i due, quantomeno Finch e staff dovranno essere meticolosi nel limitare il ritmo dei comprimari, senza concedere triple aperte, né punti facili dopo palle perse ingenue.
- bonus track: consistenza
Il parziale regalato nell’ultimo incontro è qualcosa di non replicabile in una gara secca di questo livello, soprattutto considerando che è arrivato a tutti gli effetti in 4 contro 5, con Davis a terra per infortunio. Rudy Gobert nel post-partita ha dichiarato di non aver schiacciato la palla dopo aver visto AD fuori dai giochi, esattamente quell’atteggiamento da evitare in un ambiente così competitivo.
I Timberwolves hanno affrontato una stagione difficile, fatta di record negativi in casa soprattutto contro squadre di basso livello e di riprese impensabili contro squadre anche molto superiori, con fasi a corrente alternata che, sin dalla passata stagione, li hanno condannati a rimonte avversarie in partite apparentemente già chiuse.
Questa passività altalenante deve completamente scomparire, come successo nella gara contro i Pelicans di qualche giorno fa, dove probabilmente la questione Gobert ha dato una scossa emotiva paragonabile a una sveglia. Il torpore e lo stato catatonico che accompagnano Minnesota nella transizione da Dr. Jekyll a Mr. Hyde potrebbero benissimo vanificare tutte le parole precedenti. dal momento che, in una gara secca, le montagne russe non sono permesse.