Nel corso delle ultime ore prima della trade deadline, i Dallas Mavericks si sono resi protagonisti di uno degli scambi più sorprendenti della giornata, con la cessione di Kristaps Porzingis agli Washington Wizards in cambio di Davis Bertans e Spencer Dinwiddie. Una trade inaspettata, senz’altro. Non tanto per le squadre coinvolte, bensì per la presenza del nome del lettone.
E ora, cosa ci si può aspettare dal futuro, immediato e non, della franchigia texana?
L’ADDIO DI PORZINGIS
Il lettone, ex New York Knicks, venne acquisito dai Mavs nel gennaio 2019, per formare in Texas una intrigante coppia (tutta europea) con Luka Doncic. Tre anni dopo, nonostante un rinnovo contrattuale al massimo salariale e un cambio di allenatore, la dirigenza di Dallas ha decretato la fine dell’esperimento del duo Doncic-Porzingis, preferendo porre le basi per poter rimodellare il roster attorno allo sloveno la prossima estate.
La cessione dell’ex Siviglia ha infatti permesso ai Mavs di creare flessibilità e spazio salariale, sfruttati in parte nell’immediato per estendere il contratto di Dorian Finney-Smith con un quadriennale da circa 56 milioni di dollari. Durante la free agency, invece, la dirigenza di Dallas avrà maggiori possibilità di rinnovare un pezzo pregiato del roster come Jalen Brunson, che diventando free agent andrà alla ricerca di un ingaggio importante dopo una stagione giocata, fino ad ora, ad alti livelli.
Allo stesso tempo, scambiando KP per Bertans e Dinwiddie, sembra che i Mavs abbiano deciso di sacrificare la possibilità di essere realmente competitivi quest’anno. Porzingis era infatti uno dei fattori dell’annata positiva della squadra di Jason Kidd, viaggiando ad una media di 19.2 punti e 7.7 rimbalzi a partita, seppur tirando con un pessimo 28.3% da tre punti (minimo in carriera) e avendo il peggior On/Off Net Rating (-3.7, per Cleaning the Glass) tra i giocatori stabilmente in rotazione.
I continui problemi alle ginocchia e alla schiena – che lo hanno costretto a saltare 25 delle 59 partite giocate fin qui, una situazione purtroppo non nuova per “The Unicorn” – sommati alle evidenti lacune difensive, che nei Playoffs risultano particolarmente evidenti, hanno spinto il front office dei Mavs alla decisione di scambiarlo, per liberarsi del suo contratto e cercare qualcun altro da affiancare a Doncic.
I NUOVI ARRIVI
Davis Bertans e Spencer Dinwiddie sono dunque i nuovi volti in casa Mavericks.
Il lettone, ex Spurs e Wizards, è un’aggiunta interessante in un roster il cui giocatore di punta è un clamoroso creator come Doncic, che se circondato di tiratori può diventare ancor più pericoloso per le difese avversarie, facendo pagare a caro prezzo i costanti raddoppi su di lui.
Di contro, il contratto di Bertans si è dimostrato finora uno dei peggiori della lega (ancora 47 milioni di dollari nei prossimi tre anni) e la sua difesa è ai limiti dell’impresentabile (con lui in campo, i Wizards subivano 117 punti ogni 100 possessi). Se c’è però una squadra nella quale un giocatore con le sue caratteristiche offensive – che tira con quasi il 40% da tre punti in carriera – si sposa a pennello, quella è proprio Dallas.
Nelle prime due uscite in maglia Mavs, Bertans si è reso protagonista di due prestazione agli antipodi. Positivo l’esordio a Miami, nel quale ha realizzato 12 punti con un discreto 3/7 da oltre l’arco; deludente invece contro New Orleans, quando ha chiuso con soli 3 punti ed una tripla a bersaglio su 7 tentativi, riproponendo le difficoltà al tiro che hanno caratterizzato la sua stagione a Washington (32%, minimo in carriera). Nel post-partita della sfida contro gli Heat, intervistato dai giornalisti, Bertans è sembrato entusiasta della nuova avventura, dichiarando che nella squadra di Doncic se ti fai trovare pronto negli angoli puoi avere a disposizione un tiro aperto da tre punti, riassumendo così perfettamente il motivo per cui ha senso e valore la sua presenza ai Mavs.
Più complicato invece l’impatto con la realtà di Dallas per Dinwiddie. L’ex Nets, reduce da una stagione di stop a causa della rottura del crociato, è stato inserito nella trade – oltre che per pareggiare i salari – in quanto individuato come possibile sostituto dell’infortunato Tim Hardaway Jr (indisponibile per il resto dell’annata).
Dopo aver firmato in offseason un contratto da 54 milioni di dollari in tre anni con Washington, Dinwiddie ha deluso le aspettative che i Wizards avevano riposto nei suoi confronti, tenendo una media di 12.6 punti a partita e tirando con un misero 37.6% dal campo. Il fit con Doncic e Brunson ha fatto sorgere immediatamente molti dubbi e nelle prime due partite in maglia Dallas queste perplessità hanno trovato riscontri reali.
Dinwiddie è infatti sembrato un pesce fuor d’acqua negli schemi di coach Kidd e la sensazione è che si riproporranno le difficoltà offensive dimostrate anche nella Capitale nei minuti in cui Spencer ha condiviso il campo con un giocatore ball-dominant come Bradley Beal (offensivamente, la peggior 2-player lineup tra le 25 in campo più a lungo nella stagione di Washington).
Spencer Dinwiddie | Con Bradley Beal (40 G) | Senza Bradley Beal (14 G) |
PPG | 10.2 | 18.5 |
APG | 5.0 | 7.8 |
FG% | 33.6 | 44.1 |
TS% | 46.2 | 56.3 |
AST% | 37.1 | 50.4 |
Ci sarà molto lavoro da fare per integrarlo in un sistema costruito intorno a Luka Magic.
LA CRESCITA DI DONCIC
Il vero e unico leader di questa nuova versione dei Mavericks è dunque Doncic, che nel mese di febbraio (con Porzingis out per infortunio) ha decisamente elevato il livello del suo gioco. Lo sloveno sta viaggiando a 36.3 punti, 10.6 rimbalzi e 9.4 assist di media a partita, tirando con il 43% su 9.9 tentativi da tre punti e conducendo i Mavs ad un record di 6-2 prima della pausa per l’All Star weekend. Con 4 partite di vantaggio sulla settima della Western Conference (Timberwolves), il posto ai Playoffs di Dallas sembra ora al sicuro, senza dover passare dalle insidie del Play-in.
In attesa che arrivi l’estate – quando i Mavs potrebbero assumere una forma differente, con ulteriori movimenti di mercato – sarà quindi compito di Doncic caricarsi sulle spalle l’intero peso della squadra e cercare di trascinarla il più avanti possibile.