Ignoriamo per un attimo la questione salute. Quali sono le debolezze che emergono?

Questo contenuto è tratto da un articolo di Brandon Duenas per Bright Side Of The Sun, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Abbiamo appena superato il primo terzo di stagione NBA, e i Phoenix Suns hanno al momento un record di 14 vittorie e 13 sconfitte, appena valido per un posto al Play-In nella Western Conference. Al netto di tutto, è davvero deludente. Bradley Beal ha saltato 21 partite, Devin Booker ne ha perse 9 e Kevin Durant 4. I Big Three insieme sono stati assenti per 34 partite, ma per fortuna c’è abbastanza talento per vincere anche quando due su tre sono disponibili.
1) Difesa Point-Of-Attack
L’incapacità dei Suns di restare di fronte al proprio avversario in difesa è stata terribile. Certo, in parte potrebbe effettivamente mancare il personale, ma l’impegno è qualcosa di controllabile ed è stato altalenante. La mancanza di resistenza nella marcatura faccia a faccia crea un effetto domino che massacra la linee difensive in toto, mettendo in posizioni sfavorevoli anche i lunghi di Phoenix nelle retrovie.
Jusuf Nurkic è stato criticato per certi tipi di coverage dove non fa altro che portare a compimento il proprio compito, ma viene portato fuori posizione cercando di coprire un errore poco davanti a lui. Sebbene ci si aspetti questo da un’ancora difensiva, serve una maggiore opposizione. Il sistema introdotto da coach Frank Vogel avrà bisogno di tempo per migliorare e, con i cambiamenti enormi a roster, non si tratterà di qualcosa di rapido.
I migliori di difensori sul punto d’attacco a roster sono Josh Okogie e Jordan Goodwin. L’assenza del primo sulle guardie rapide avversarie si è fatta sentire, essendo la sua abilità di navigare sui blocchi avversari qualcosa di unico. L’impegno fa parte di questa categoria per la scarsa applicazione sia in difesa, sia nei tagliafuori. I possessi in cui i Phoenix Suns difendono alla follia per 20 secondi, o più, per poi regalare il rimbalzo offensivo che regala un possesso extra e un tiro in più agli avversari sono stati davvero letali. Non serve che la difesa sia elitaria, ma competente. Hanno il personale per questo e i piccoli passi avanti per raggiungere l’obiettivo finale potrebbero verificarsi in breve di fronte ai nostri occhi.
2) Palle perse e scarsa attenzione
Questa è l’area più problematica. I passaggi superficiali che portano a canestri facili per gli avversari sono del tutto da evitare, e non si tratta di coaching, ma di attenzione ai dettagli. Di seguito, tre palle perse di Booker e Durant che portano a sei punti per i Wizards: in tutti e tre è coinvolto Tyus Jones.
Sfortunatamente, questo è stato un tema ricorrente in stagione per la squadra. Il ritmo può diventare morto a volte e questo è il momento in cui gli errori tendono a succedere. Sembra controproducente sedersi e dire “bisogna giocare più veloce” per evitare palle perse. Giocare a un ritmo più alto può certamente provocare un aumento di palle perse, ma i tiri smarcati da cui l’attacco potrebbe trarre beneficio andando in transizione più frequentemente regalerebbero un maggior equilibrio offensivo per una squadra così lenta – in relazione al resto della Lega.
3) Pace e creazione dei tiri
Non si parla di “7 seconds or less”, ma i Phoenix Suns sono al momento in fondo alla Lega per pace – 97.98, 26 esimo dato in NBA. La squadra non spingerà in ogni possesso, ma farlo occasionalmente potrebbe dare alcune immediate soddisfazioni. L’attacco a metà campo può diventare stagnante o prevedibile a volte durante la partita e, in questi momenti in cui le cose si fanno difficili, potrebbe essere intelligente giocare più velocemente e invertire la tendenza. Il quintetto che viene in mente nello specifico immaginando un ritmo più alto sarebbe quello con Booker, Allen, Gordon, Durant e Nurkic, che è stato stellare in stagione.
Generare tiri facili in transizione – che sia al ferro o da fuori – sarebbe un bene per l’attacco. Questo gruppo appena citato ha tiratori dinamici per aprire il campo e abbastanza pressione da mettere al ferro in corsa. Un attacco più diversificato potrebbe essere utile, sebbene si basi solo di un’osservazione – al momento, però, riflessa dai numeri.