Questo contenuto è tratto da un articolo di Trevor Hass per Celtics Blog, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


L’Odissea è cominciata nel 2009, quando i Boston Celtics non riuscirono a ripetere la vittoria dell’anno precedente a causa dell’infortunio al ginocchio di Kevin Garnett e alla eliminazione in Gara7 alle semifinali della Eastern Conference contro gli Orlando Magic. L’anno successivo, il 2010, spezza il cuore: i biancoverdi perdono le Finals in Gara 7 contro i Los Angeles Lakers, i rivali di sempre. Nel 2011 ci sono più domande che risposte e i Celtics non vanno oltre il secondo turno perdendo in 5 gare contro i primi Miami di LeBron, Wade e Bosh. Greg Stiemsma Darko Miličić, Joel Anthony, Vítor Faverani e James Young: negli anni passano tanti giocatori e tante speranze, ma nessun anello. Boston sceglie per forza di cose la strada del rebuilding, nel 2017 Isaiah Thomas conquista il cuore dei tifosi biancoverdi, nel 2019 Kyrie Irving cerca di riaccendere le speranze, ma la scintilla non scocca mai. Nel mezzo, però, ci sono i Jays: Jayson Tatum e Jaylen Brown, i due giocatori che i Celtics hanno draftato e sui quali ripongono tutte le loro speranze, ma possono vincere insieme? Al Horford ritorna nel 2021, Derrick White arriva alla trade deadline del 2022, i Celtics perdono le Finals da 2-1 sopra e pochi mesi dopo devono cambiare head coach. Subentra Mazzulla e Boston va ad un passo dal far la storia rimontando per la prima volta uno 0-3, ma le Conference Finals sono ancora indigeste e Miami passa al TD Garden. Ma ecco che, quando tutto sembra perduto, Brad Stevens estrae il coniglio dal cilindro: i Celtics si separano da Marcus Smart, l’anima del gruppo, ma arrivano in due trade separate Kristaps Porzingis e Jrue Holiday.

Potrebbe essere l’anno giusto? C’è alchimia, talento, cuore e dominio. Boston domina la Regular chiudendo a 64 vittorie, batte al primo turno gli Heat per 4-1 e la medesima sorte tocca a Cleveland nel round successivo. Alle ECF rifila lo sweep ad Indiana e alle Finals trova la Cenerentola della stagione: i Dallas Mavericks di Luka Doncic e del poco amato Kyrie Irving. Dopo 16 anni, però, i Celtics riportano il Larry O’Brien Trophy a Boston, battono 4-1 i texani e vincono così il diciottesimo anelo dopo una lunga attesa, non come quella di 86 anni dei Red Sox, ma comunque estenuante.

”L’abbiamo fatto insieme. Mi sento come se il mondo l’avesse visto.”

Jrue Holiday ai microfoni di ESPN

Questa vittoria è per la memoria di Tommy Heinsohn, che avrebbe sicuramente adorato questa squadra, di K.C. Jones, di Bill Russell, di Bill Walton e di Heather Walker. Questa vittoria è in onore dell’ultima stagione di Mike Gorman, del lavoro di Brad Stevens, di Paul Pierce, di Bob Cousy e poi non si può non citare Marcus Smart. Questa vittoria è per tutti quei bambini che si colorano la faccia di verde e vedono i loro idoli giocare.

Volevamo autoconvincerci a moderare le nostre aspettative per soffrire meno in caso di sconfitta, ma sapevamo che questo gruppo era diverso, come i Celtics del 1965, del 1986 o del 2008. C’è sempre stato qualcosa di differente in quelle squadre. Lo sapevano loro e lo sapevamo anche noi, ma ora anche il resto del mondo lo sa.

”È passato tanto tempo, ma ne è valsa la pena.”

Jayson Tatum

I Jays sono campioni NBA, Al Horford è campione NBA e nessuno lo merita più di lui. Sono le Finals di Derrick White, dei canestri da metà campo sulla sirena di Pritchard e del grandissimo playmaking di Tatum. Era scritto che bisognasse perdere Gara 4, per poter vincere ancora una volta il 17 giugno, 16 anni dopo l’ultima volta. Era scritto nelle stelle, era destino. L’attesa è finita, il viaggio è finito ed i Celtics sono di nuovo sulla vetta del mondo.

”Non riesco ancora a crederci, ce l’abbiamo fatta ed è proprio come me l’immaginavo.”

Al Horford