
Perdere facendo crescere i giovani, aumentando di conseguenza le possibilità di finire in top-3 al prossimo Draft e allo stesso tempo capire su quali giocatori poter fare affidamento per la costruzione della squadra del futuro. Questi gli obiettivi con i quali è iniziata la stagione degli Oklahoma City Thunder, che dopo 9 partite vantano un record di 4 vittorie e 6 sconfitte, in linea con quelle che erano le aspettative a inizio anno.
Analizzando queste prime settimane si può notare come la squadra, avendo un’età media di 23 anni, tragga giovamento dal giocare davanti al proprio pubblico, mentre in trasferta perda alcune delle certezze acquisite. L’importanza del fattore campo è stata evidente sopratutto nelle primissime uscite stagionali, mentre nelle ultime tre sono arrivate due vittorie contro Lakers e Pelicans.
In due trasferte consecutive allo Staples Center, i Thunder settimana scorsa hanno prima perso di misura contro i Clippers e poi battuto i Lakers (per la seconda volta in stagione), recuperando uno svantaggio di 19 punti a Westbrook e compagni. Rimonte nelle quali OKC si sta specializzando, avendo ottenuto il successo anche contro San Antonio dopo uno svantaggio in doppia cifra nel corso del primo tempo.
Spunti interessanti arrivano direttamente dai singoli giocatori. In primis il rientro di Shai Gilgeous-Alexander.
Dopo aver saltato la seconda parte della scorsa stagione per una fascite plantare al piede destro, il numero 2 dei Thunder è finalmente tornato in azione. Due partite per ritrovare il ritmo perso e si è rivisto il vero SGA, che, in assenza di un supporting cast all’altezza, si sta caricando l’intero peso offensivo della squadra sulle proprie spalle. Questa responsabilità si traduce con l’essere il leader della classifica di punti segnati in isolamento di tutta la lega, precedendo James Harden e Kevin Durant. La meccanica di tiro del canadese è nettamente migliorata e ha aggiunto al suo repertorio offensivo uno step back laterale da tre punti (è oltre il 50% in stagione!) quasi immarcabile.
A suon di ottime prestazioni, Gilgeous-Alexander sta dimostrando di valere il max contract firmato in estate e di poter essere considerato l’uomo franchigia, sul quale fondare il rebuilding.
Ottimi feedback sono arrivati anche da Josh Giddey. Il rookie australiano, scelto con la pick #6 all’ultimo Draft tra lo scetticismo di tifosi e addetti ai lavori, ha subito messo a tacere chi dubitava delle sue qualità. Giddey non solo si sta confermando un passatore d’élite, ma anche un giocatore in grado di crearsi il tiro da solo, attaccando bene il ferro, segnando con continuità il floater e, a sorpresa, discreto tiratore da tre, non permettendo in questo modo alle difese avversarie di battezzarlo.
Le buone notizie che arrivano dal rookie in maglia numero 3 riguardano anche la metà campo difensiva, nella quale ha dimostrato di essere migliore di quel che si pensava. Fisicamente dovrà irrobustirsi per poter marcare più facilmente i 3 avversari, ma grazie ad un IQ cestistico sopra la media si sta rivelando un difensore con ottimi istinti per la steal e per la stoppata fin da subito.
In questa metà campo Luguentz Dort, il ‘ministro della difesa’ (così soprannominato dai tifosi di OKC), si sta confermando uno dei migliori difensori perimetrali della lega ed ora sta facendo registrare miglioramenti significativi anche nella metà campo offensiva. Il tiro da tre, dopo le ottime percentuali in Preseason (10/16 in tre partite), continua ad essere altalenante, ma avendo imparato a leggere meglio le difese e ad attaccare il ferro con maggiore continuità e decisione, Dort si sta ritagliando un ruolo sempre più importante nell’attacco dei Thunder, alla disperata ricerca di alternative a SGA.
Nota di merito anche per Aleksej Pokuševski, che sta ottimizzando i pochi minuti a disposizione, per Jeremiah Robinson-Earl, rookie scelto alla #32 che si sta rivelando un tassello perfetto nello scacchiere di coach Daigneault, e per il veterano Mike Muscala, che in uscita dalla panchina porta esperienza e pericolosità dal perimetro.

Le note negative arrivano principalmente da Darius Bazley. Il nativo di Boston continua a mostrare alcuni flash interessanti in attacco, ai quali però non riesce a dare continuità. Il tiro dalla lunga distanza è un tasto dolente, con la meccanica che sembra essere peggiorata dal primo anno ad oggi e la percentuale di realizzazione crollata dal 34.8% al 27.3%.
Durante il media day, l’ex stagista New Balance aveva dichiarato di voler migliorare nella metà campo difensiva, ma per il momento i risultati sperati sono ancora lontani. Con i pari-ruolo fatica a reggere, mentre da 5 in un quintetto small ball è improponibile.
Oltre agli evidenti limiti tecnici, su cui però si può lavorare, Bazley ha mostrato limiti caratteriali non trascurabili, nonostante abbia sempre avuto la fiducia di tutto l’ambiente. Queste problematiche potrebbero minare il suo percorso in maglia Thunder e portare ad una trade la prossima estate.
Avvio di stagione molto complicato anche per Theo Maledon. La point guard francese dopo poche partite è già un grosso punto interrogativo. Con Gilgeous-Alexander e Giddey a roster, il suo ruolo diventa marginale e sembra ormai esser stato superato nelle gerarchie da Ty Jerome e Tre Mann, entrambi fit migliori. Considerando queste premesse diventa difficile immaginare una lunga permanenza di Maledon ad Oklahoma City, a meno che non si reinventi totalmente. Un drastico cambiamento da sopportare per l’ex ASVEL, che la scorsa stagione era stato il giocatore con più minuti giocati dell’intero roster dei Thunder.
Queste prime partite hanno evidenziato la totale mancanza di un rim protector, che costringe OKC a concedere tanti punti nel pitturato ad ogni avversario. È prevedibile che Sam Presti se ne occuperà in sede di Draft, sfruttando la presenza dei tanti lunghi che comporranno la classe 2022.

Occhi puntati, infine, anche sul coach. Mark Daigneault si sta confermando un allenatore molto preparato ed innovativo. Il suo basket positionless è interessante, seppur difficile da giudicare a causa della qualità del roster a disposizione. Sta allenando bene ed è ancora alla ricerca delle rotazioni giuste, avendo dato, almeno per il momento, una chance a tutti i giocatori presenti in squadra. Nel prosieguo della stagione è chiamato, insieme al suo coaching staff, a confermarsi in grado di lavorare bene con i giovani, requisito necessario per guidare la rinascita di OKC.
Il treno del rebuilding è partito e, nonostante le tante critiche piovute sulla squadra dell’Oklahoma, Sam Presti continuerà ad operare secondo una progettualità e una destinazione precisa.