Con l’arrivo di JJ Redick sulla panchina dei Los Angeles Lakers, è iniziato un nuovo capitolo nella città degli angeli. Mandato via Darvin Ham senza troppi rimpianti, l’ex giocatore tra gli altri dell’altra sponda di Los Angeles, nonché ex analista per ESPN e podcaster – “Mind the game” era a mani basse il passatempo preferito da tutti gli ossessionati degli X’s & O’s della pallacanestro come me – sta instillando nei gialloviola un’attenzione per i dettagli e una fluidità di gioco che non si vedeva dalle parti della Crypto.com Arena da un po’ di tempo.

Sotto l’egida di LeBron James, Redick sta costruendo un modo di giocare basato sul movimento di palla e sull’esecuzione, sfruttando le caratteristiche tecniche e la qualità degli interpreti a propria disposizione.

È in questo quadro che si inserisce Anthony Davis, che è stato e sarà il punto focale di questa squadra, sia in attacco che in difesa: non che prima non lo fosse, ma sotto il nuovo allenatore questa tendenza è diventata (nonostante il campione piccolo di partite disputate) più evidente e soprattutto più efficace.


L’ex centro dei Pelicans arriva da una Regular Season da 25 punti e 12 rimbalzi sotto il sistema di Darvin Ham, con un sensibile miglioramento nelle cinque gare di Playoffs dello scorso anno nella serie persa 4-1 contro i Denver Nuggets.

Già nella prima partita di stagione contro i Minnesota Timberwolves, tuttavia, il suo maggiore coinvolgimento e impatto sono costati al Defensive Player of the Year in carica Rudy Gobert quantomeno qualche mal di testa.

Questa azione la vedremo sempre meno nell’attacco dei Lakers, ma rimane comunque un’arma nelle mani dei gialloviola: blocco di Vincent per far ricevere Davis in modo più agevole in punta, compagni che si spaziano e isolamento contro Gobert che commette interferenza a canestro dopo che la palla ha già toccato il tabellone; la velocità e la dinamicità di Davis rispetto a molti centri della lega è un vantaggio che Redick sfrutterà in modo sempre più consistente, in isolamento o come rollante in un pick&roll.

In particolare nelle prime quattro gare (contro Minnesota, contro i Clippers e due volte contro Phoenix), il ruolo centrale di “hub” che prima dell’inizio della stagione Redick voleva attribuire a Davis si è tramutato in una serie di prestazioni maiuscole del lungo dei Lakers.

“Iniziare l’azione partendo da una mia ricezione al gomito, in post o in punta, semplicemente dirigendo l’attacco da queste posizioni, credo sia questo quello che Redick abbia pianificato di eseguire. Penso che l’inizio di stagione sia stato un buon primo passo per mostrare il modo in cui l’allenatore vuole che io sia il fulcro della squadra”.

Le parole di Reaves dopo la vittoria con i Suns, sono ancora più semplici di quelle pronunciate dallo stesso Davis: “Credo che sia il miglior giocatore della nostra squadra e giochiamo attraverso di lui. Mi aspetto che sia dominante ogni sera.”

In questa azione Vincent sale per portare il blocco su Booker e permettere a Reaves di acquisire un vantaggio; Davis porta un ghost-screen e questo, unito al fatto che Reaves ha staccato Booker, costringe Nurkic ad indietreggiare fino a ritrovarsi a metà tra il palleggiatore e il bloccante. Davis sfrutta il mancato posizionamento del bosniaco per farlo saltare sulla ricezione, aggirarlo, e schiacciare dall’altra parte del ferro.

Rispetto alla passata stagione, in queste prime 5 partite Davis gioca più possessi da rollante del p&r, 5.2 contro 4.4, generando 1.42 punti per possesso contro 1.17: è chiara la scelta di Redick di coinvolgerlo in situazioni più dinamiche, sfruttando quella che è la sua migliore condizione atletica, quindi unendo velocità, altezza e coordinazione rispetto a buona parte degli altri lunghi della lega.

Non è un caso che i numeri delle penetrazioni siano anch’essi incrementati, passando da 3.8 a partita a 5.6, con un conseguente aumento di punti derivanti da questi possessi, 2.9 nel 2023-2024 contro i 5 di quest’anno.

Tutti valori che riflettono la volontà, o meglio la necessità, che Davis attacchi il ferro e non si accontenti dei tiri dalla media distanza, quei jump-shot che a volte entrano e a volte no, che stagnano l’attacco dei Lakers e non coinvolgono nessun altro compagno. Più attacchi al ferro, tiri nel pitturato e meno mid-range contestati è la ricetta per sbloccare definitivamente l’attacco dei gialloviola.

E questo passa in larga parte dalle spaziature che nella metà-campo offensiva devono essere ben strutturate, con tiratori pericolosi dall’arco che la difesa deve rispettare e non invitare a concludere, avendo già chiaro quale sarà il risultato.

Redick durante le partite di pre-stagione ha richiesto ai suoi giocatori di tentare almeno cinque o sei triple in più a partita (l’anno scorso hanno chiuso 28esimi per tiri da 3 tentati a 31.4): è una questione sia di matematica che di possibilità che si generano, perché banalmente i tiri da tre punti valgono più di quelli da due (specie se quelli da due sono tiri dalla media distanza o long-two contestati) – una parte della Morey-ball era appunto basata su questo, anche se estremizzata – e tirando maggiormente da tre punti si aprono possibilità sotto canestro – i Golden State Warriors ci hanno costruito molti successi con questa tattica.

Tiratori come Knecht e Christie sono chiamati a fare la propria parte, Reaves e in misura differente Russell devono segnare da dietro l’arco in modo costante.

E Davis, se tentasse lo stesso numero di conclusioni da tre che si prendeva nel 2019-2020 (3.5 a partita) e 2020-2021 (2.58 a partita), i suoi primi di anni in California, male al sistema d’attacco dei Lakers di certo non farebbe.

In quest’azione si capisce bene cosa intende Redick con “hub” in attacco quando si riferisce a Davis: James serve Davis sul lato e nello stesso momento Reaves va a posizionarsi nell’angolo per ricevere il passaggio consegnato battuto a terra (DHO) e conseguente blocco del suo lungo. Accorgendosi di non aver acquisito abbastanza vantaggio da Booker, Reaves serve nuovamente Davis, finta di uscire dal blocco e va invece dritto verso il canestro, depistando Booker, e ricevendo il passaggio di Davis per un comodo lay-up.

Come dice James: “È molto importante che sia il punto focale per noi ogni singola sera. Sappiamo cosa farà in difesa, ma in attacco dobbiamo trovarlo in punti diversi del campo durante tutta la partita”.

La sequenza mostrata sopra non è casuale, Davis è un miglior passatore di quanto gli venga riconosciuto e, più in generale, un buonissimo trattatore di palla per le sue dimensioni.

Redick voleva le ricezioni al gomito di Davis a tal proposito: è in leggero aumento, da 4.9 a 5.4, il numero di volte in cui AD riceve palla in questo tipo di situazioni, ma la percentuale che maggiormente salta all’occhio è quella della conversione di questi possessi in punti effettivi sul tabellone, passati dal 68.6% della scorsa stagione al 96.3% di queste prime cinque partite, un dato senza senso e spiegato in larga parte dal piccolo campione di partite da cui attingere.

Davis e pick&roll non vuol dire solamente che l’ex Pelicans debba essere il ‘rollante’, colui che riceve, ma date le sue abilità nel ball-handling Redick, in questo primo scorcio di Regular Season, ha portato il lungo di L.A. a giocare questa situazione anche da palleggiatore, il cosiddetto “inverted pick&roll”, una delle paure più grandi per i centri della lega da difendere, basta immaginarvi nella vostra testa come Gobert, Nurkic, Zubac, Sabonis e Allen, per citare i cinque titolari che hanno affrontato i Lakers in questo inizio, possano assorbire difensivamente con la loro mobilità laterale non eccelsa (a tratti imbarazzante).

Gli inverted pick&roll portano spesso la difesa a cambiare e non è un caso che, una volta che Randle e Edwards cambiano sul blocco, Reid sia maggiormente attratto dalla palla perdendo di vista Hachimura. Davis sta giocando 2.2 pick&roll da palleggiatore in queste prime partite, più che quadruplicati gli 0.5 sotto Darvin Ham.

Con tutto questo coinvolgimento offensivo, lo usage di AD non può che salire (dai 26.1 dello scorso anno ai 30.4 di quest’inizio), e questo è un bene per l’attacco dei Lakers: sgravare anche solo in modo limitato LeBron James dell’enorme carico offensivo che si prende sulle spalle, poi può portare ad un’esplosione di punti come quella vista ad inizio quarto quarto contro Sacramento, coronata dalla tripla che ha chiuso la partita di Anthony Davis.

Un Davis che nella prima settimana di Regular Season ha chiuso con 34 punti di media, 11 rimbalzi, 57% dal campo e 40% da tre vincendo il premio di giocatore della settimana.

Nonostante quanto mostrato da Davis, però, L.A. dopo le prime tre vittorie è incappata in due sconfitte, di cui una, l’ultima, in modo netto ed inequivocabile contro Cleveland, sintomo che l’entusiasmo non basta da solo a guadagnarsi un posto nella parte alta della Western Conference.

I Lakers, prestazioni alla mano – come detto, a parte i Cavs – hanno iniziato l’anno in modo convincente e se vogliono mantenere questo trend devono per forza passare da un Anthony Davis dominante, che flirta più con il titolo di MVP che con la mediocrità.

Redick si è esposto sul tipo di apporto che vuole da AD, ora sta a lui metterlo in campo ogni sera, mantenendo quanto di buono fatto vedere in questo inizio.