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L’anello con i Los Angeles Lakers nella Bolla di Orlando nel 2020 e la controversa run Playoffs dell’anno successivo terminata subito in sei gare per mano dei Phoenix Suns. Sono queste le esperienze di Kyle Kuzma nella post-season e, specie l’ultima, gli ha cambiato la carriera. L’eliminazione al primo turno nella stagione 2020/2021 ha messo in luce gli evidenti problemi dei gialloviola e da molti lo stesso Kuzma è stato additato come uno dei colpevoli principali. Ecco che ad inizio agosto, nei primi giorni di apertura del trade market, Kyle viene scambiato insieme a Kentavious Caldwell-Pope e Montrezl Harrell con Washington per Russell Westbrook.

Nella capitale, Kuzma ha svoltato la propria carriera assumendo un ruolo molto più centrale in fase offensiva. Sta viaggiando a 21.4 di media punti a partita, suo career-high, ed è diventato oggetto di desiderio per moltissime franchigie (vedi gli stessi Suns), tra cui anche loro che forse non avevano creduto abbastanza in lui: i Los Angeles Lakers.

Ai microfoni di Fox Sports, Kyle Kuzma si è aperto totalmente arrivando a toccare moltissimi temi: dal cosa significa vestire il gialloviola, passando ai momenti dell’anello ed alla sua attuale esperienza ai Washington Wizards, fino ad arrivare alla domanda più delicata: se fosse rimasto i Lakers sarebbero stati ancora in grado di vincere un altro titolo?


Inizialmente Kuzma ha parlato di cosa pensa delle voci di mercato riguardo gli interessi di altre squadre nei suoi confronti (che saranno sempre di più, vista la sua probabile scelta di non rinnovare):

“È sicuramente una bella cosa. Se una squadra fosse disposta a scambiare per me significa che ho sto giocando bene e che ho una buona valutazione all’interno della lega. È una fortuna.”

Successivamente ha parlato delle emozioni, sia positive che negative, che ha provato da giocatore dei Los Angeles Lakers:

“È un’arma a doppio taglio. Credo sia stata comunque una delle cose migliori che potesse capitarmi. Essere un Laker, avere milioni e milioni di persone che sanno chi sei e tifano per te, poter imparare da LeBron e vincere un campionato. Dall’altra parte, però, mi guardo indietro ogni tanto, e ho sacrificato tanto. È bello farlo, per vincere un titolo tutti devono sacrificarsi, ma vorrei ottenere la parte giusta dei miei meriti e sento di non averlo fatto. Ora, però, sono qui a Washington e sento di poter espandere il mio gioco e di migliorare.”

Riguardo ai giusti meriti Kuzma ha fatto intendere che spesso, anziché giocare la sua pallacanestro, doveva adattarsi alle esigenze della squadra:

“Una sera ti puoi prendere dieci tiri, quella dopo hanno solo bisogno che prendi i rimbalzi, quella dopo ancora giochi quattordici minuti e nella partita successiva ne giochi ventinove. Non sapevi mai cosa potesse accadere.”

Si è detto felice, però, di aver potuto cambiare squadra, in quanto gli Washington Wizards sono più adatti alla sua crescita personale ed ora Kuzma è uno dei violini principali della squadra insieme a Bradley Beal e Kristaps Porzingis.

“Ne avevo bisogno. Questo trasferimento è stato determinante per maturare. Amavo il basket, ma ora lo amo ancora di più. Amo lavorare, andare in palestra e vedere quanto posso essere bravo mi ha reso ossessivo nel migliorarmi sempre di più.”

Successivamente è arrivata la domanda sul momento poco brillante dei Los Angeles Lakers.

“È dura da guardare, quei ragazzi saranno miei fratelli per sempre. Ho vinto un titolo con loro, quindi naturalmente voglio sempre vederli giocare e fare bene. Devono rimanere sani, è sempre stato il problema principale di quella squadra.”

Infine la domanda più piccante. Se Kyle Kuzma fosse rimasto ai Lakers insieme a Caldwell-Pope ed Harrel, e quindi la trade per Russell Westbrook non si fosse mai completata, i gialloviola sarebbero riusciti a competere nuovamente per l’anello?

“Non si può sapere. Molto dipendeva dal fatto se fossimo rimasti in salute o meno. Sicuramente saremmo stati una squadra solida. Considerato poi il giocatore che sono ora, se mi avessero permesso di crescere in questo modo, non sappiamo cosa sarebbe potuto succedere.”