I Knicks mettono Cleveland con le spalle al muro e si portano 3-1 nella serie. Ancora una volta è Jalen Brunson a decidere le sorti della partita.

Knicks e Cavaliers al primo turno dei Playoffs
FOTO: DRAFT KINGS

Tutti si aspettavano che fosse la serie di Donovan Mitchell o Darius Garland. Questa è la serie di Jalen Brunson.

Mark Jackson, in cabina di commento insieme a Jeff Van Gundy, ha dato un volto definitivo a questa serie. Il risultato dei Knicks pone la serie verso una direzione precisa e i Cavaliers a questo punto devono cominciare a chiedersi come possano arginare l’entusiasmo dei ragazzi di Thibodeau.

Brunson è sì l’uomo-immagine della serie ma ieri sera tutto il roster (o quasi, vero Julius?) ha dato un segnale forte e il Madison Square Garden ha fatto il resto: si va a Cleveland con un vantaggio confortante ma che non deve assolutamente far abbassare la guardia. Sponda Ohio invece ci si ritrova a dover fronteggiare una Gara 5 da tutto o niente e tanti aggiustamenti da fare, tra la difesa e la protezione dei tabelloni.


Come ne escono i Knicks

L’inizio della partita ha fatto vedere tutti i limiti delle due squadre, con una pallacanestro forse un po’ troppo affrettata per questo tipo di palcoscenico: i Knicks per chiudere la serie a tutti i costi, i Cavaliers per riaprirla. Messo un po’ di ordine dopo le prime battute però New York è emersa grazie ad uno dei tratti fondamentali mostrati per tutta la serie: il controllo del pitturato sui due lati del campo.

I newyorkesi hanno macinato più statistiche sotto le plance tre gare su quattro, culminate con tre vittorie. 47 rimbalzi contro 33, 17 offensivi contro i 7 di Cleveland, tante seconde palle che hanno poi trovato il fondo del canestro. Indemoniati in particolare Hartenstein e Robinson che, con i loro otto rimbalzi offensivi, regalano ai Knicks più opportunità, sgomitando in area con Evan Mobley e Jarrett Allen. Non solo, il centro tedesco ha messo a referto anche due palle rubate e due stoppate per uno sforzo a tutto tondo decisamente importante.

La sfida delle quattro torri vede indubbiamente lui e Robinson vincitori con 19 rimbalzi e 4 stoppate, annientando ogni resistenza da parte dei lunghi dei Cavs. La second unit in generale ha comunque dato un ottimo contributo, in particolare nel secondo quarto, in cui hanno strappato il massimo vantaggio a +15. Da tenere d’occhio Miles McBride, autore di alcune giocate difensive decisive su Donovan Mitchell nei suoi soli cinque minuti in campo.

In attacco si fa sentire Josh Hart, tutt’altro che timido alla sua prima comparsata ai Playoffs: 13,5 punti di media che pesano come macigni in arrivo dalla panchina, 19 ieri sera con attacchi al ferro di puro agonismo anche per strappare qualche fallo di troppo a Mobley (espulso nell’ultimo periodo) e al malcapitato difensore di turno. Ai suoi si aggiungono anche i 26 punti di RJ Barrett, impreciso dall’arco ma letale in area.

Unico neo, non del tutto trascurabile, un’altra prestazione opaca di Julius Randle. L’All Star ha trovato l’ennesima serata storta al tiro e viaggia ora a 14,7 punti nella serie, con il 31,5% al tiro e 3,5 turnover di media. Se i Knicks vogliono sperare di avanzare ai Playoffs, avranno bisogno di tutt’altro contributo da parte della loro stella, apparsa troppo spesso impegnata a monopolizzare i possessi e forzare i tiri piuttosto che aiutare i compagni. Il solo Brunson non è sufficiente per trascinare la squadra e giocare 4 vs 5 per lunghi tratti della partita, è – inutile dirlo – solo controproducente.

New York gioca una pallacanestro fisica, aggressiva e grintosa che non sta lasciando alcun tipo di replica a Cleveland, per quanto i ragazzi di Bickerstaff ci stiano provando con tutte le loro forze. Un’eccessiva prevedibilità offensiva e un po’ di superficialità in difesa però stanno portando troppa acqua al mulino dei Knicks e andrà posto un rimedio immediato.

Jalen Brunson

Veniamo invece al volto della serie. Jalen Brunson è il fattore determinante, senza se e senza ma: 24,2 punti e 5 assist a partita con il 45% al tiro, il prodotto di Villanova si è preso la squadra sulle spalle e il ruolo di primo violino di diritto. Sta sfruttando tutto quello che gli viene concesso dalla difesa, attaccando i mismatch nati dai blocchi o giocando isolamenti in penetrazione; cerca dove possibile di mettere in ritmo la squadra, che sia il compagno smarcato sul perimetro o il rollante sul pick&roll.

C’è ancora però qualche sbavatura di troppo in difesa, dove Brunson sembra più propenso ad aspettare la penetrazione di Garland piuttosto che aggredirlo sul nascere dell’azione e questo, alla lunga, può essere un grosso problema. Un po’ più di attenzione anche nel playmaking, con alcuni passaggi lasciati andare con troppa leggerezza nelle mani dei difensori: niente di eccessivamente preoccupante al momento (ieri il massimo della serie con 4 palle perse) ma in un contesto come i Playoffs ogni errore pesa doppio.

Tolte queste due considerazioni, la point guard sta continuando sulla scia di quanto messo in mostra lo scorso anno a Dallas. Un giocatore capace di attaccare il ferro, segnare dal mid-range e prendersi triple fuori ritmo (anche qui ci sarebbe un appunto viste le percentuali attuali, 7/25, ma lo perdoniamo per via del 41% stagionale), contemporaneamente coinvolgendo i compagni e sopperendo alle non rare serate storte di Randle.

Anche ieri sera non è mancata la sua firma: 29 punti, 6 rimbalzi, 6 assist, 50% al tiro, 55% dall’arco, una tripla pesantissima a 1:46 dalla fine della partita. Una stoppata e una palla rubata per non farsi mancare nulla e sporcare tutte le statistiche. Al momento è il mattatore della serie e non resta altro che provarlo in Gara 5.

Come ne escono i Cavaliers

Cleveland arrivava da una delle peggiori partite della sua storia recente: 79 punti fatti (record negativo stagionale in tutta la lega), prima sconfitta con 20 punti di distacco, 32 punti fatti a metà partita (anche qui record di franchigia), 7/33 dall’arco e 21 palle perse. L’ovvia conseguenza doveva essere una partita del riscatto mettendo una grossa pezza a quanto visto in Gara 3. Inutile dire che il risultato non è stato quello sperato.

Sì, le percentuali sono state aggiustate e sì, anche le palle perse (12) sono diminuite, ma fino all’accensione di Garland, arrivata nella seconda metà della gara, i Cavaliers hanno mostrato un gioco prevedibile e un sovrautilizzo dello short-roll tutt’altro che efficace. La prevedibilità delle giocate ha portato a nove delle dodici palle perse finali e quattro stoppate subite su sette totali, Allen ingabbiato e lo stesso Garland ben contenuto dalla difesa. Nove punti di Mitchell nei primi due quarti, undici a fine partita; dieci per Mobley alla sirena del secondo quarto, dodici più espulsione a quella finale.

Il lavoro difensivo dei Knicks sul pick&roll ha dato grandi frutti sulle penetrazioni di Mitchell in particolare e dei Cavs in generale, portando a soluzioni forzate in un’area troppo occupata e sfruttando poco il tiro dall’arco.

Non certo quello che si aspettava Bickerstaff, non in grado di contenere lo strapotere fisico mostrato dai Knicks: per Cleveland un campanello decisamente allarmante essendo stata la miglior difesa della regular season.

Darius Garland è il migliore dei suoi con 23 punti e 10 assist, arrivati però troppo tardi e principalmente concentrati nel terzo quarto. La quinta scelta al Draft 2019 sta tenendo 20,5 punti e 5.6 assist con il 43% al tiro al suo primo gettone in post-season, numeri quasi paralleli a quelli di Brunson ma al momento non sufficienti per tenere in equilibrio i Cavaliers. Sul banco degli imputati però si trova Donovan Mitchell, autore di 38 punti in Gara 1 ma gradualmente sceso fino agli 11 di ieri sera: la sua prestazione è stata determinante per la sconfitta e nel post-partita il quattro volte All-Star se ne è assunto piena responsabilità.

Ho giocato di me***. Hanno usato ogni mezzo per contenermi e alle volte si tratta di fare la scelta più semplice in attacco e fidarsi dei compagni; oggi non ho fatto un buon lavoro in questo, dovrò migliorare. Sono il leader in questo gruppo, tutti hanno fatto il loro dovere e io invece no, dovrò porre rimedio. Probabilmente questa è la seconda o terza partita peggiore della mia carriera. Abbiamo sbagliato qualcosa di troppo come gruppo ma alla fine io non ho fatto quello che avrei dovuto fare.

Detto questo, Cleveland è sembrata comunque perfettamente in grado di recuperare e controllare la partita una volta mostrata la giusta aggressività sui due lati del campo, specialmente in attacco giocando il pick&roll con Garland e la coppia Mobley-Allen, giocata che ha generato 1.125 punti-per-possesso, meglio di ogni altri situazione offensiva. Questo è un ottimo spunto da cui partire per la prossima, e a questo punto decisiva, partita. Imperativo per Mitchell sarà scrollarsi di dosso la sconfitta e prepararsi a controbattere le trappole di Thibodeau e dei Knicks.

I Cavaliers non possono più permettersi di sbagliare ma chissà, dopotutto non è la prima volta che la franchigia dell’Ohio ribalta un 3 a 1…