Vittoria à la Thibodeau in Ohio per i Knicks in Gara 1, Bickerstaff deve già lavorare sulle rotazioni e su come pulire il ferro

Grazie ad un’ultima sgasata di Donovan Mitchell, i Cleveland Cavaliers sono a meno due con un minuto e mezzo malcontato da giocare. Si trovano quindi di nuovo a contatto, dopo uno svantaggio in doppia cifra che sembrava mandare verso la Grande Mela la prima gara di Playoffs con un Cavalier oltre i 30 punti non nativo di Akron. Poi però un rimbalzo in attacco porta ad un reset offensivo per i New York Knicks, chiuso con una tripla in isolamento di un eroico Josh Hart – uno dei tanti esordi in post-season della notte – e, dopo la risposta dei locali, su un errore di Brunson salta per l’ultima volta il redivivo Randle, che riesce a metterla nelle mani di Quentin Grimes, il quale trova la via della lunetta e chiude la pratica.

0-1 Knicks sul parquet di Cleveland, prima vittoria lontano dal Madison Square Garden in una gara d’aprile da quella strappata a Boston nel 2013; un Randle stanco, ma efficace, dopo le 5 gare di stop a causa della caviglia malconcia; una prestazione for the ages, ma inutile, per Mitchell, che insieme ai suoi Cavs affronterà stanotte in Gara 2 se non una must-win, qualcosa che le assomiglia terribilmente.


“Pick each other up” e come i Knicks l’hanno vinta tirando – molto – peggio del solito

17 rimbalzi offensivi. Nel secondo tempo 11, su 25 tiri dal campo sbagliati. Era davvero difficile, con questa premessa, perdere questa Gara 1, trasformando il 42% degli errori in seconde opportunità, compensando anche un altrimenti impietoso 27.6% dall’arco. In questa stagione tra l’altro per i Knicks è una clamorosa underperformance, pur volendo bilanciare ciò con un playoffs wall che in questa serie sicuramente esiste, aldilà della grande prestazione dell’esordiente Josh Hart.

In una serata in cui Robinson ha sbagliato due layup che avrebbero dato adito a grandi rimpianti, nella quale Quickley non ha mai segnato dal campo e Barrett si è lasciato andare ad un tragico 2/12, coach Thibodeau può raccogliere comunque un intel ottimista, come ad esempio la consapevolezza che Isaiah Hartenstein possa stare sul parquet a questo livello, elemento non scontato per Bickerstaff e compagnia:

L’altra indicazione positiva è la panchina dei Knicks nel suo insieme: 37 punti – ai quali vanno aggiunti i 5 rimbalzi offensivi di Josh Hart – contro i miseri 14 dalla panca di Cleveland, che di gruppo ha tirato 4/13. Valida anche la prestazione di Obi Toppin, decisivo in un frangente in cui Randle ha avuto bisogno di ben più dei suoi soliti minuti di riposo. Entrambe le squadre si sono posizionate tra le ultime cinque per efficienza delle bench units in regular season, ma non è stata questa l’impressione di Gara 1, anzi, ha fatto quasi tutta la differenza quella newyorkese.

Per quanto non possa batterli da solo o quasi, come è successo in Gara 1, a guardare il pelo nell’uovo New York dovrà necessariamente trovare una risposta per gli isolamenti di Mitchell, in particolare sarà importante lasciargli meno triple da blocco centrale quando ad uscire è costretto Robinson o un altro lungo:

E’ possibile immaginare una gara due diversa anche da parte di Darius Garland, che aldilà delle ovvie attenuanti dovute all’esperienza in questo contesto si è anche trovato davanti un gameplan complesso da esplorare come quello preparato da Thobodeau, il cui obiettivo era togliere nei primi secondi dell’attacco la palla dalle mani del backcourt locale. Lui tende ad isolarsi meno di Mitchell e una partita piena di letture offensivamente sbagliate da parte di Mobley – dovute anche ai tanti minuti di Okoro, ci torneremo – non l’ha aiutato, limitando le sue opportunità alle ben eseguite transizioni di Cleveland.

Cleveland: cosa preoccupa e su cosa invece si può lavorare

La lezione per i Cavs è fondamentalmente una: è ora di vedere cosa può dare Danny Green a questa squadra. Il tre volte campione con Spurs, Raptors e Lakers non è più il formidabile difensore perimetrale che fece da scudiero a Leonard, ma trova ancora con continuità il fondo della retina da lontano e sa quanto anche un ruolo risicato in termini di minuti possa spostare gli equilibri in post-season:

Credo sia dove si decide tutto per gran parte delle serie Playoffs: non solo la panchina, ma gli altri in generale. Da quanto ho visto negli anni, spesso le stelle tendono ad annullarsi. Specialmente in questo caso, c’è lo stesso di livello di talento. Saranno gli altri a decidere una partita o due, quindi potenzialmente la serie.

Per coach Bickerstaff è già il momento di prendere delle decisioni difficili, e sembra aver già iniziato. Nel secondo tempo Rubio e Wade non hanno più visto il parquet, mentre ha avuto ben 19 minuti Cedi Osman, che ha chiuso con 9 punti (3/4 dal campo). Bisogna poi capire se sia soddisfatto della sua difesa, nonostante gli sia stato affidato Brunson e abbia concesso ad Hart la tripla forse decisiva a livello nervoso.

Magari Cleveland aveva in mente, nel finale di regular season, di mettere a disposizione di Green un campione più ampio rispetto a alle due – insignificanti – partite che ha giocato nelle scorse settimane, ma i Playoffs ruotano intorno al qui ed ora, il confine tra una panic move e un adjustment dovuto sa essere molto sottile. Dunque, vista la prestazione di Okoro dall’arco e come quest’ultima ha consentito a Randle di aiutare su praticamente ogni short roll di Mobley, Green in quintetto non sarebbe una follia. D’altronde, se nella serie del decennio ad Oakland venne fatto sedere Kevin Love per Richard Jefferson, c’è poco da fare i problematici, anche perché il prodotto di Auburn non si è dimostrato esattamente un Brunson stopper, à la Tony Allen, per intenderci.

Con un corpo in meno nel pitturato, è difficile che Mobley replichi una prestazione da 3/11 vicino al canestro, come è lecito aspettarsi un livello diverso su entrambi i lati del campo da Caris Levert: a New York lo sanno, giocatore ondivago se ce n’è uno, in grado di essere un non fattore come in Gara 1 o di sfornarne 30 con 15 tiri, ma è evidente che Cleveland non possa permettersi di ruotare a 9. Dunque starà a lui e Osman essere più efficaci sui cambi cercati da Brunson e compagnia, oltre a tornare affidabili dall’arco.

Possibili adjustments per gara 2

Come sempre, è più facile prevedere quali contromisure potrebbe prendere chi esce sconfitto da Gara 1: limitare i rimbalzi offensivi, debolezza anche in regular season per i Cavs, che hanno chiuso #20 in questa categoria, magari anche limitando la transizione ed aumentando il minutaggio di Mobley. Quest’ultimo, insieme a Levert, dovrà anche farsi trovare pronto sulle trap che sicuramente Thibodeau riporterà su Garland, oltre alla necessità più impellente, ovvero stabilizzare la rotazione.

Per quanto riguarda invece New York, probabilmente salirà il minutaggio di Randle, che un’ora prima di Gara 1 si pensava non giocasse, e forse l’azzardo Hartenstein in ottica cambi su Mitchell potrebbe pagare. Ultimo ma non ultimo, è raro vincere due partite di Playoffs tirando sotto al 30% da tre, ma non è una peculiarità di questi nuovi Knicks.