Questo contenuto è tratto da un articolo di Cal Durrett per Air Alamo, tradotto in italiano da Yuri Pietro Tacconi per Around the Game.


Dopo anni a negare l’ovvio, in seguito all’addio di Kawhi Leonard, i San Antonio Spurs si sono finalmente addentrati in un processo di ricostruzione.


Sebbene il loro record al momento sia di 27-45, gli Spurs sono sulla strada giusta, e hanno anche trovato una nuova star in Dejounte Murray su cui ricostruire. Intanto, Leonard potrebbe perdere l’intera stagione con i Los Angeles Clippers in seguito all’ennesimo infortunio, l’ultimo in ordine di tempo in una lista già lunga di per sé.

Leonard probabilmente non si è pentito di aver forzato la sua uscita da San Antonio. Dovrebbe, invece?

La voglia di Leonard di giocare ad LA era palese già ai tempi dell’ultima stagione in Texas. Tuttavia, il desiderio di spostarsi in California era solo in parte la ragione: Leonard voleva giocare con un’altra superstar, e Los Angeles ne attira parecchie, al contrario di San Antonio.

Si dice che San Antonio fosse sulla lista dei desideri di Paul George e Kyrie Irving, quando nel 2017 chiesero uno scambio. Ma San Antonio mancò entrambi i bersagli, e Leonard lo aveva bene in mente quando mise in discussione le possibilità di quella squadra di competere per un anello.

Ciò è abbastanza assurdo visto oggi, considerando che gli Spurs avevano vinto 67 gare nella stagione 2015/16 (record di franchigia) e 61 l’anno dopo, raggiungendo le Western Conference Finals (che persero contro Golden State, sostanzialmente imbattibile).

L’ADDIO E LE SORTI DI KAWHI LEONARD

Invece di restare e avere fiducia negli Spurs, che avrebbero continuato a costruire intorno a lui, Leonard gettò la spugna. Chiese una trade dopo aver giocato appena 5 gare nella stagione 2017/18 e cercò di farsi spedire ai Lakers o ai Clippers.

San Antonio, ovviamente, lo spedì a Toronto, in uno scambio che ha portato in Texas: DeMar DeRozan, Jakob Poeltl e una scelta al Draft, trasformata in Keldon Johnson. Considerando il potenziale di Johnson, lo sviluppo di Poeltl e tutte le risorse ottenute con la sign&trade per DeRozan, non è andata così male agli Spurs, soprattutto ricordando la brutta situazione in cui si trovavano con Kawhi da separato in casa.

Da parte sua, Kawhi ha vinto un titolo con i Toronto Raptors, spargendo sale nelle ferite dei tifosi Spurs. Da quel momento, però, le cose non sono andate esattamente come Leonard avrebbe sperato. È riuscito, sì, a giocare a LA con i Clippers e con Paul George, ma questo è il loro terzo anno insieme e anche quest’anno la probabilità di vincere un anello è molto ridotta, per via delle loro condizioni fisiche.

Leonard compirà 31 anni la prossima stagione e dovrà riprendersi da un altro infortunio serio, il tutto mentre continua a gestire una condizione degenerativa al ginocchio. Anche se Leonard non è mai stato d’accordo con quella diagnosi, cosa che ha giocato una parte importante nella spaccatura creatasi con gli Spurs.

Gran parte della colpa, a quei tempi, l’aveva assorbita lo staff di San Antonio. Ironicamente, però, anche lo staff dei Clippers, secondo diverse fonti, avrebbe perso la fiducia di Leonard

A prescindere da questo, tutti i suoi problemi fisici lasciano dubbi sul fatto che Kawhi possa tornare vicino ai suoi livelli di un tempo. Probabilmente non sarà una di quelle superstar che gioca ad un alto livello ben oltre i 30 anni, e ciò per i Clips restringe la finestra di competizione per un titolo.

Leonard l’anno scorso ha firmato un contratto da 4 anni e 176 milioni di dollari, dopo che i Clippers avevano scambiato una mezza dozzina di risorse per accoppiarlo con Paul George due anni fa. Che tutto questo possa portare a un titolo, oggi, sembra ben più difficile rispetto a quell’estate 2019:

QUANDO TORNERANNO COMPETITIVI GLI SPURS?

Gli Spurs sono in crescita e potrebbero tornare competitivi nello spazio di due/tre stagioni, se si giocano bene le loro carte. Hanno Murray, ai suoi tempi compagno di Leonard, che per la prima volta è stato nominato All-Star e ha il potenziale per migliorare ancora. Inoltre, ci sono diversi prospetti interessanti e una buona quantità di scelte, tra cui 3 al primo giro nel Draft 2022, una prima scelta nel 2025 dai Bulls, e numerose seconde.

San Antonio ha portato a casa diversi scambi intelligenti (ne abbiamo parlato QUI) che li hanno messi in posizione di migliorare in fretta. E potrebbero farlo già al Draft, in cui avranno tre pick nelle prime 20/25, con cui potrebbero assicurarsi un posto in top-5; oppure, potrebbero tenersi la propria scelta e cercare di ottenerne un’altra in Lottery, mettendo insieme le prime scelte di Boston e Toronto.

Non è così importante, comunque: San Antonio ha una comprovata esperienza nel trovare talento al Draft (tra i tanti, anche Leonard).

WHAT IF…?

Se Leonardo fosse rimasto, San Antonio avrebbe avuto Murray, che già ai tempi mostrava molto di promettente, non avrebbe mai scambiato Derrick White, e aveva già scelto Lonnie Walker prima dello scambio di Kawhi; e avrebbe potuto scegliere Johnson 29esimo, ma con la loro scelta (invece di Luka Samanic).

Insomma, avrebbero potuto avere una core composto da Murray, Leonard, Walker, Johnson e White. Immaginate un’ipotetica lineup Murray-White-Johnson-Leonard, con un qualsiasi centro e Gregg Popovich in panchina. Purtroppo per San Antonio, non sapremo mai cosa sarebbe potuto succedere.

Forzando la sua uscita da San Antonio, Kawhi ha rovinato per sempre il rapporto con il team che l’ha scelto e sviluppato, non facendo altro che danneggiare la sua legacy. Tutto ciò, per giocare a LA con un’altra stella, cosa che finora non è andata come si aspettava.

Il suo secondo titolo, Kawhi, l’ha vinto a Toronto… di passaggio. In quella che è stata sicuramente una carriera non convenzionale.