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Questo contenuto è tratto da un articolo di Bill Plaschke per Los Angeles Times, tradotto in italiano da Alessio Porcu per Around the Game.


Scuoteva la testa, guardava in basso, sembrava perso. Russell Westbrook ha parlato con i media di una serie di tweet scritti da sua moglie Nina riguardo agli insulti e addirittura alle minacce di morte ricevute in questi giorni.


Russ è apparso chiaramente in crisi per tutto questo. La sua era una supplica, enough is enough.

“In questo momento, lei (riferito alla moglie) e la mia famiglia hanno raggiunto un punto in cui questa situazione è diventata troppo pesante per loro”, ha detto Westbrook ai giornalisti a San Antonio, aggiungendo: “Finchè si tratta di basket, non m’interessano le critiche riguardo errori e tiri sbagliati. Ma nel momento in cui è il mio cognome ad essere preso di mira, diventa un problema.”

Tutto ciò è stato detto in una conferenza post-partita, dopo l’ennesima sconfitta dei Lakers. Si è trattato di un qualcosa di nuovo per un giocatore da sempre abituato a tenere una certa distanza tra sé e le critiche; ha mostrato una rara vulnerabilità nel raccontare il peso di tutti gli insulti ricevuti.

Tra le altre cose, Westbrook si è concentrato sul tifoso che, dopo un brutto tiro, si è riferito a lui chiamandolo “Westbrick”. Ha detto che non può più accettare che il suo cognome venga trasformato in un insulto. “Sentire continuamente Westbrick, per esempio, per me è offensivo”, ha detto. “State rendendo una vergogna il mio nome, l’eredità per i miei figli, è il momento di smetterla. Ogni volta che lo sentirò mi assicurerò di troncare il tutto sul nascere.”

Ha concluso il suo sfogo, poi, affermando che la sua famiglia non può più sopportare di vederlo giocare dal vivo proprio per via degli insulti. “Tutto ciò li colpisce molto, specialmente quando vengono alle partite. Per questo non voglio nemmeno portare più i miei figli nel pubblico, perché non voglio che sentano le persone insultare il loro papà con quei nomignoli senza motivo, solo perché sta giocando al gioco che ama.”

“La situazione è diventata così brutta che ora è la mia famiglia a non voler più venire nemmeno alle partite casalinghe, a nessuna partita…”

Dopo questa intervista, c’è stata una reazione da parte del pubblico: la gente si è schierata in due parti ben distinte. La prima dice: Westbrook sta venendo attaccato in modo eccessivo, gli insulti personali sono esagerati, merita di essere trattato con decenza e rispetto; la seconda: Westbrook non dovrebbe occuparsi delle critiche e si sta comportando in modo immaturo.

Ovviamente questa stagione ha condizionato molto psicologicamente Westbrook, e sì, non è assolutamente accettabile che abbia ricevuto delle minacce di morte solo perché lui e i Lakers non stanno ottenendo i risultati sperati. I tifosi devono evitare gli attacchi personali su Westbrook e su qualunque giocatore. L’intervista-sfogo di Russ è semplicemente molto triste.

Westbrook, dal canto suo, non avrebbe dovuto concentrarsi su quel soprannome, non dovrebbe prendere così seriamente “Westbrick”. Il problema chiaramente non è quello, e purtroppo così si è assicurato che i “tifosi” useranno questo soprannome contro di lui: fino a qualche giorno fa si sentiva raramente sugli spalti della Crypto.com Arena, ora lo si sente ovunque.

Insomma, sarebbe stato meglio ignorarlo. Non è nulla di personale, è basket, i fan hanno il diritto di criticarti per ciò che succede all’interno del campo da gioco.

All’inizio di quest’anno, Russ aveva risposto così quando gli era stato chiesto se fosse infastidito dalle critiche: “Perché dovrei? Non sono preoccupato da tutto ciò. Non m’infastidisce nessuno”. Eppure…

E’ anche poco coerente da parte di Westbrook parlare di questo quando proprio lui è l’ideatore di uno dei troll più popolari in NBA, ovvero la sua esultanza in cui “culla un bambino” dopo aver dominato un giocatore più piccolo. “Quando ho ragazzi più piccoli su di me, devo trattarli come bambini”, ha detto una volta a Jimmy Fallon per descrivere la sua esultanza. “I ragazzi che mi marcano non amano questo gesto, tutti gli altri sì.”

Nessuno ha criticato Westbrook per l’esultanza: si trattava solo di basket. Lo stesso discorso dovrebbe valere anche per “Westbrick”. Anche perché, onestamente, non è un soprannome nato dal nulla: la stagione sua e dei Lakers, finora, è stata disastrosa.

Westbrook quest’anno percepisce 44 milioni di dollari, dopo 14 stagioni di carriera NBA. Diverse volte in passato ha sentito applausi e cori che invocavano il titolo di MV (vinto nel 2017), ma gli stessi fan che lo apprezzavano oggi gli hanno voltato le spalle.

Chiaramente, questa stagione ha logorato molto Westbrook e ha reso troppo difficile per lui riuscire a giocare con tutte queste pressioni e critiche.

Arrivati a questo punto, è difficile anche solo immaginare uno scenario che lo vede giocare per i giallo-viola anche nella prossima stagione. Probabilmente, a Los Angeles non se lo augura più nessuno. Neanche Russ.