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Questo contenuto è tratto da un articolo di Michael Spooner per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Definizione di “Aura: /’àu-ra/, sostantivo; atmosfera distintiva o qualità che sembra circondare ed essere generata da una persona, cosa o posto.”. Sembra strano l’utilizzo improvviso e dilagante della parola “aura” nel lessico comune della NBA. Questa parola genera ricordi nel cervello di chiunque, rievocando video di partite e nostalgia. La parola è stata utilizzata nel videogioco Diablo 2, in cui la classe Paladina utilizzava le auree per rendere sé stessi più potenti e – forse l’aspetto più importante di questo articolo – anche i propri alleati. Come descritto da Merriam-Webster, è una qualità distintiva che attornia di potere il proprio personaggio e i suoi compagni, usato per annientare addirittura un’intera mandria di mucche. Per via di queste definizioni, e dei ricordi che la parola genera, sembrerebbe che sia stata utilizzata in modo sconsiderato. Ad esempio, è stata usata per cercare di sminuire le abilità ed i traguardi raggiunti da Jayson Tatum. C’è qualcosa ne suoi confronti, nelle critiche denigratorie, che lo sminuiscono rispetto alla somma di tutti i suoi pregi. Sembrerebbe che l’Olimpo, per qualche strana ragione, non sia adatto a lui. Gli manca qualcosa, ma non si sa bene cosa sia. Ecco Carmelo Anthony parlare a riguardo – un uomo “allergico” alla vittoria.


La scelta comune tra i tifosi dei Boston Celtics è di non curarsene troppo e andare avanti: una reazione razionale e matura. Approfondendo la parola “aura” o sul fatto che si possieda o meno qualcosa di quasi canino, dentro e su sé stesso, si ritiene possa essere una tematica poco fortunata. Non c’è nulla di male nel fronteggiare chi lo contraddice. Ma per i tifosi dei Celtics è una battaglia invincibile, chi si darebbe in pasto come futilità ai teenager su Twitter. E saggiamente i sostenitori bianco-verdi hanno appreso che non sia un fattore di rilievo. Ma, forse, potrebbe esserlo. Questa linea di pensiero, basata non su dati concreti ma su sensazioni personali, influenza il suo andamento nella lega. Questo, di conseguenza, ha un impatto sulla sua carriera e sui suoi traguardi. Basta dare un’occhiata alla seguente lista, stilata da Jason Timpf di Hoops Tonight.

Timpf lo fa per professione e non s’intende mettere in discussione il suo operato o le sue opinioni – anche perché segue moltissimo il basket. Tuttavia, si pensa che il demone anti-Tatum abbia iniziato a far capolino nella psiche di analisti e opinionisti. Non c’è un vero motivo logico per anteporre Anthony Edwards a Jayson Tatum, specialmente dando credito a disponibilità, versatilità e “traducibilità” per i Playoffs. 

Anche se l’opinione di Timpf è proiettata sulla qualità delle performance nella prossima stagione e chi risulterà il migliore, Edwards dovrebbe compiere letteralmente un decollo evolutivo per poter insidiare Tatum in un duello su chi sia il migliore. JT è un uomo d’acciaio in grado, l’anno scorso, di difendere contro i centri e di sfidare le guardie durante la Playoffs-run. Se queste statistiche avessero davvero valore, Jayson dovrebbe essere superiore anche a Luka Doncic.

Ma si sta divagando. Dopo tutto, è solo un giocatore di cui si sta parlando. Adesso si riporterà la memoria alla Stagione 2000/01. Ecco le classifiche statistiche dei primi 3 nella lista del premio MVP della Regular Season, per Basketball Reference.

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Chi adora lo scoring fine a sé stesso potrebbe spendere qualche parola in favore del primo giocatore come l’MVP più meritato, ma tutto finirebbe lì. Tra tutti è il difensore meno utile alla sua squadra, non si avvicina neppure agli altri 2 per quanto riguarda Win Shares e Win Shares per 48, ha un piccolo vantaggio nella statistica degli assist nonostante sia una guardia, ha disputato meno partite e, per distacco, è stato il meno prolifico. Va inoltre menzionato il fatto che le squadre del 1° e del 3° giocatore hanno avuto un record identico (56 vittorie), mentre quella del 2° ha vinto 58 partite. Le statistiche della prima riga appartengono ad Allen Iverson. Gli altri 2 giocatori sono invece Tim Duncan e Shaquille O’Neal, nell’ordine. E vale poco la carenza in quanto a prolificità di Duncan rispetto a Shaq e AI, poiché compensa con le sue doti difensive – aveva terminato la stagione qualificandosi al 3° posto nella classifica del Defensive Player of the Year. Ma in ogni caso, seppur si preferisca il profilo di Allen Iverson, va comunque detto che i 2 hanno avuto un rendimento simile, si direbbe. Non proprio: Iverson ha ricevuto un incredibile ammontare di 93 voti, validi per il 1° posto; il 75% del totale. E il motivo è stato uno solo: l’aura. Descrivere la quantità di voci e rumors attorno a Iverson in quel periodo, senza pensare di esagerare, risulta alquanto difficile. Spesso è stato la causa delle ire dell’NBA Commissioner David Stern, nel periodo in cui l’hip-hop si stava aprendo strada tramite la NBA. Iverson è stato contemporaneamente mainstream e contro-cultura. I pantaloni baggy, l’attitudine never-say-die rendevano AI un esempio di entrambe le culture. Lui ERA il basket. E inoltre, era molto cool

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Molte apologie della vittoria di Iverson del premio MVP non partono dai numeri, ma dai sentimenti. Sottolineano quanto abbia dovuto lottare, la sua importanza all’interno della squadra e la sua predisposizione al sacrificio del suo corpo. Tutte cose che contano, specie se paragonate a Shaq, che aveva un approccio meno serio alla vita ed alla Regular Season. In compenso, hanno avuto un impatto fuori dal normale per AI e la valutazione delle sue partite. Anche Duncan ha compiuto grandi gesta: è stato un leader esemplare di una squadra che nel complesso ha sempre reso meglio che rispetto alle singole parti di essa. Ha giocato tutte le sfide nella Stagione 2000/01 e i San Antonio Spurs hanno terminato l’annata col miglior record della lega. Praticamente non aveva punti deboli, ma risultava un po’ noioso. Le sue inattaccabili qualità, che lo hanno reso grande, non sono state utilizzate per perorare la sua causa in ottica MVP. Il suo nome non era “chiacchierato” con tanta frequenza. La sua personalità, di contro, ha giocato a suo svantaggio. Duncan non aveva aura, e probabilmente gli è costato un titolo MVP. Questo è ciò che sta accadendo anche a Jayson Tatum: la sua “aura” sta andando a picco, alterando la percezione che si ha di lui. Il livello meno analitico della nostra mente è molto pervasivo, forzoso e sta divenendo reale. Ma c’è un metodo per combattere tutto ciò e Tatum lo sta apprendendo. Ed è l’aura di vittoria. Probabilmente qualcuno avrà pensato “Questo non è vero, Duncan è celebrato come uno dei migliori di tutti i tempi, e ha vinto titoli MVP”, leggendo il precedente paragrafo su Tim Duncan. In effetti è vero, ma il punto è che avrebbe potuto ottenere anche più titoli e celebrazioni, ma per via della sua personalità i suoi successi sono stati celebrati meno del dovuto. Si riportano i titoli di 2 articoli scritti mentre The Big Fundamental era ancora in attività, alle prese con vittorie di MVP e presenze All-NBA e All-Defensive Team: Tim Duncan: Il Giocatore Più Sottovalutato nella Storia della NBA (Bleacher Report, 2011); The Sports Guy: Duncan rules (ESPN, 2007). Bill Simmons ha scritto quel pezzo del 2007 mentre Duncan si trovava nel suo prime. Questo non per affermare che Duncan non fosse apprezzato durante la sua carriera, anche perché è stato amato e ha vinto tanto, e la gente è stata costretta ad accettarlo come uno dei migliori All-time. Dopo il suo ritiro, un altro tipo di aura ha organicamente iniziato a circondarlo. La gente ha iniziato a comprendere ogni minuta caratteristica che ha reso Tim un vincente. E, di maggior rilievo, la gente ha iniziato ad amare questi aspetti. Citando un altro articolo, pubblicato nel 2014 appena dopo la vittoria di Duncan e gli Spurs contro LeBron James e i Miami Heat: Ecco perché Tim Duncan è il miglior giocatore della sua generazione (Hoops Habit). Un’affermazione coraggiosa, considerando anche i compagni di squadra che Tim ha avuto. Ma non è folle. Ma, come nel caso della vittoria dell’MVP da parte di Iverson, il discorso è passato dai meri numeri verso qualcosa di meno tangibile:

“Statisticamente è quasi un pareggio [tra Duncan e Kobe Bryant, ndr], ma le grandi vittorie collettive pongono Duncan in vantaggio. Come ho detto, il contesto e adattarsi ad esso sono tutto in NBA, e Timmy è stato fortunato a far parte della miglior organizzazione di ogni sport professionistico, capace di elevarsi ancora e ancora negli anni, ottenendo una chance da giocare a giugno. In ogni caso, quell’uomo è il compagno e il giocatore di basket perfetto, fonte d’ispirazione per chiunque abbia attorno.”.

Essendo considerato il giocatore perfetto ed il compagno perfetto, Duncan incorpora l’aura di vittoria. Jayson Tatum non è altro che un vincente. Come Duncan, si è trovato in una situazione in cui la squadra era pronta a competere sin da subito, con la propria rookie superstar ad avere un impatto istantaneo. Jayson Tatum non ha mai mancato i Playoffs. Ha partecipato a più Finals di Damian Lillard, Chris Paul, Anthony Davis, Russell Westbrook, James Harden, Giannis Antetokounmpo, Nikola Jokic e altri. JT ha un plus/minus in carriera di +3111. In altre parole, nel corso della sua carriera i Celtics hanno sconfitto i loro avversari di 3000 punti con lui in campo. Come detto, durante la corsa al Titolo ha difeso su centri rivali; ecco alcuni degli scontri che ha dovuto sostenere: Evan Mobley, Caleb Martin, Dereck Lively, Aaron Nesmith, Myles Turner e Daniel Gafford. Questo discorso fa pensare ad uno fatto da uno dei giocatori dei Lakers, che affermava di non voler giocare da centro per via delle difficoltà: Anthony Davis. I C’s hanno affrontato vari rebuilding durante l’Era di Tatum, e lui ha preso parte alle Eastern Conference Finals in svariati quintetti. Sembra quasi che i Boston Celtics siano immuni alla sconfitta con Jayson Tatum in campo. Prendendo come esempio l’apice della Jays Era, ovvero la Stagione 2020/21: anche in quella stagione tormentata dal Covid e da infortuni, i Celtics avevano +3.2 punti/100 possessi con Tatum in campo, -2.0 con lui fuori – per pbpstats.com. Quando JT era in campo i C’s erano un’ottima squadra. Non di meno, Tatum è performante anche alle NBA Finals, a prescindere da ciò che si dica. Si trova nel bel mezzo della scalata ai record negli annali, superando di volta in volta nomi leggendari e facendosi largo verso la leggenda. 

L’ironia vuole che mentre i successi e le vittorie di Tatum aumentano, diminuisce anche il valore che viene loro attribuito. Il che riporta il discorso all’aura. Jayson Tatum è noioso: è un bravo padre di famiglia che gioca a basket davvero bene per vivere. Forse prova troppe giocate rischiose – e non tutti possono pensarla così – e non dice granché d’interessante nelle interviste. In breve, JT non dà motivo di farsi apprezzare dai tifosi di altre squadre. Si trova in netto contrasto con Anthony Edwards, le cui interviste da “gregario” e stravaganti hanno fatto breccia nei cuori, come Allen Iverson. La personalità di Ant-Man gli ha portato parecchie fortune, e queste influenzano anche le analisi sportive. Non c’è nessuna prova oggettiva che Edwards sia migliore di Tatum, ma ecco uno degli esempi del contrario.

L’unico modo che ha Jayson Tatum per contrastare tutto ciò è continuare a lavorare duro per diventare uno dei migliori di sempre. Continuare a prestare attenzione a tutte le piccole cose che conducono alla vittoria, e che in molti trascurano. Affrontare senza sosta una difesa appena collassata e fare il passaggio e la giocata più giusti. Marcare il centro avversario. Costruire blocchi solidi. Finalizzare ferocemente a canestro. Difendere su tutti, guardie, ali e centri. Così facendo, Tatum si creerà quell’aura di vittoria. I suoi traguardi saranno ancora più sorprendenti, rumorosi, che il mondo intero non potrà non notare. Probabilmente si scaverà nel suo passato, provando a capire perché tutto ciò stia accadendo, e perché JT stia continuando a vincere. Troveranno questa ragione, e sarà la stessa trovata per Tim Duncan una decade fa. Mentre il mondo si focalizza su Anthony Edwards che parla di Fortnite, i tifosi dei Celtics si godono la vittoria.