
Jayson Tatum è diventato l’altra notte il più giovane nella storia dei Boston Celtics a raggiungere quota 10,000 punti segnati in carriera. A nemmeno 26 anni, ma con già 444 partite stagionali e 94 di Playoffs a referto, è uno dei giocatori con il più lungo tenore da titolare, non essendo mai partito dalla panchina (ne abbiamo parlato QUI). Al di là dei premi individuali, ha guidato i suoi fino alle Finals 2022 ed è attualmente l’artefice primario dell’ottimo avvio di squadra, con 5 vittorie su 5, unica squadra imbattuta in NBA e migliore attacco della Lega. Una superstar affermata a tutti gli effetti che, però, ha ammesso di non aver immaginato per sé questo ruolo in passato, ai tempi del Draft, quando addirittura aveva dubbi sui Celtics:
“Ero davvero poco consapevole quando sono stato scelto al Draft. Prima di tutto, non volevo neppure venire a Boston perché non pensavo che avrei giocato. C’erano Gordon Hayward, Jaylen Brown, Isaiah Thomas e Marcus Smart, non pensavo di essere abbastanza bravo da poter stare in una squadra simile. Non mi era nemmeno passato per l’anticamera del cervello il modo in cui chiudere una partita o concluderla, ero più preoccupato di avere minuti e partire titolare.”
Il talento indiscutibile di Jayson Tatum è sotto gli occhi di tutti, anche i suoi, adesso, e Boston è certamente fortunata ad aver messo le mani su di lui, considerando anche le sfortune fisiche di Markelle Fultz e Lonzo Ball nel corso degli anni, rispettivamente prima e seconda scelta assoluta al Draft 2017. Il primo dei Jays è migliorato molto negli anni anche come passatore e creator per gli altri, sebbene questa dote non sia ancora al livello del suo scoring e dell’impatto difensivo. Adesso, Brad Stevens ha provato il tutto per tutto per provare a costruire il sistema migliore in cui inserirlo, acquistando Porzingis e creando uno dei migliori quintetti titolari mai avuti da Boston. Lo step successivo nella carriera di Tatum, a parte il possibile MVP, è costituita dal titolo e, per arrivare fin lì, dovrà continuare la propria parabola ascendente, ai massimi livelli e per tutto l’arco della partita:
“Molte cose succedono per una ragione e io ho la mia opportunità . Si è trattato di un lungo processo, ho dovuto imparare passando per molti alti e bassi, per molti errori, decisioni nel finale di partita e via dicendo. Dolori su dolori, e passare attraverso abbastanza gara, abbastanza serie Playoffs, ti aiuta a imparare da queste cose.”
– via Jared Weiss, The Athletic