FOTO: USA Today’s FTW

Per i New York Knicks serve una sola parola: calma. Dopo anni e anni e anni di fallimenti è normale essere abbattuti, ma è la seconda stagione di fila in cui questo nucleo arriva alle Eastern Conference Semifinals, e fino allo scorso anno nella Grande Mela non si superava un turno Playoffs dal 2013. Non viene dato un trofeo per questo ma, tutto sommato, almeno per una volta la dirigenza sembra essersi mossa bene e, semplicemente, non aver fatto scoppiare tutto per qualche stella decadente o strapagata. La stagione dei Knicks è stata di alto livello, e l’uscita contro gli Indiana Pacers ha una ragione ben precisa:

Sfortuna (e infortuni)

Julius Randle, Mitchell Robinson, Bojan Bogdanovic, OG Anunoby, Josh Hart, Jalen Brunson: tutti questo hanno avuto problemi di infortuni prima e durante i Playoffs, a partire dal primo, che non ha proprio giocato in post-season, fino all’ultimo, fratturatosi la mano sinistra nella decisiva Gara 7. Anche se la vera perdita di livello, purtroppo di New York, si è rivelata quella di Anunoby, rientrato (male) per un ultimo tentativo disperato nell’epilogo contro Indiana: i Knicks hanno perso 4 delle ultime 5 gare Playoffs senza di lui, e hanno un record stagionale negativo (13-15) quando l’ex Raptors non gioca, estremamente positivo quando è in campo, con 20 vittorie e solo 3 sconfitte. La sua utilità sugli scarichi e soprattutto come tagliante, unita a una versatilità difensiva senza eguali, lo rendono il fulcro di questa squadra, crollata sotto più aspetti senza di lui – sul quale va affrontato un discorso legato al rinnovo, più avanti in articolo. Ma gli infortuni non sono tutto.

Probabilmente, viste le condizioni del roster a fine serie, uscire contro i Pacers non è poi così male, ma certo è che anche il fato ha giocato una parte. Sopra 2 a 0, in Gara 3, Andrew Nembhard ha deciso di scagliare una preghiera sul possesso decisivo nel quarto periodo, insaccatasi a 16 secondi dal termine. “La fortuna aiuta gli audaci”, e nello sport questo vale più che mai, la componente aleatoria ha un valore molto ridotto nel momento in cui la qualità degli interpreti esegue ai massimi livelli. Ma questa tripla che vola dopo uno 0/2 da fuori, e senza che nemmeno il giocatore dei Pacers l’avesse in mano, non è proprio una soluzione solitamente premiata dalle percentuali, ecco.


Ma la pallacanestro, lo sport, la vita, sono così, le cose succedono inevitabilmente nel momento in cui devono accadere, si può solo reagire di conseguenza. E i New York Knicks, per mancanza di mezzi, non sono riusciti a farlo. Senza dimenticare, comunque, che un minimo di sfortuna ci si costruisce: al di là degli infortuni traumatici, su cui comunque una permanenza eccessiva in campo rischia di avere un’influenza pesante e non solo collaterale, Tom Thibodeau non è noto per andarci alla leggera con i propri giocatori chiave, in termini di minutaggio. Fra il 2011 e il 2013, Luol Deng – sotto Thibs ai Chicago Bulls – è stato leader per minuti giocati a partita in NBA (sempre attorno ai 39), Jimmy Butler è stato rispettivamente 2° e 1° in NBA nella stessa classifica fra 2013 e 2015. Derrick Rose non è mai sceso sotto i 37 minuti di media nelle prime 3 stagioni della propria carriera. Non proprio giocatori che poi non hanno avuto problemi fisici nel corso della carriera, anzi. Quest’anno il “pupillo” è stato Josh Hart, che nelle prime 9 gare Playoffs ha girato a 46.4 minuti di media, prima di calare un po’ in un paio di blowout e subire un infortunio all’addome. Insomma, se il load management va sconfitto, questo aspetto va certamente tenuto d’occhio in vista delle prossime stagioni.

Chi va e chi resta

A proposito degli alfieri di Thibs, bisogna anche un po’ valutare quali scelte prendere in offseason. In termini di urgenza, questa è più o meno l’ordine gerarchico:

  • OG Anunoby e Isaiah Hartenstein: partendo dall’ex Raptors, c’è una player option del valore di $19.9M che probabilmente rifiuterà per cercare un contratto più oneroso. I Knicks non hanno molte alternative, se non quella di confermarlo, visto il rendimento con lui in campo e il fit tremendamente buono per un roster di questo tipo, resta solo da capire a quali cifre. Facendo proiezioni in uno scenario in cui accetti l’opzione, New York si troverebbe a spendere $146.9 milioni in stipendi con 11 giocatori a roster, abbondantemente oltre i $150 milioni considerando l’eventuale firma delle pick #24 e #25 al Draft 2024. E saranno di più, viste le probabili richieste di Anunoby e soprattutto quelle di Hartenstein, che ha giocato degli ottimi Playoffs nonostante l’orribile Gara 7. Stando a Bobby Marks (ESPN), grazie agli Early Bird Rights potrebbe richiedere al massimo un quadriennale da $72.5 milioni di dollari. Saranno meno, ma si tratta di altri soldi che andranno a gravare sul cap – ricordando la luxury tax line a $171.3 milioni. Non potendosi esimere, almeno in base a quanto visto, da questa doppia conferma, resta da capire come tagliare qualche fondo
  • tagliare Bojan Bogdanovic: l’ex Pistons, teoricamente, può far comodo a un attacco limitato anche al completo, trattandosi di un veterano capace di crearsi i propri tiri e di convertire quelli assistiti con buone percentuali. Il fatto è che i suoi $19 milioni di contratto sono troppi: per fortuna, solo $2 milioni sono garantiti per la prossima stagione e, in caso di taglio entro il 28 giugno, i Knicks potrebbero alleggerirsi di altri $17 milioni. Sarebbe un sacrificio probabilmente difficile, vista l’acquisizione del giocatore in cambio di nulla, ma forse la sola alternativa per evitare la luxury tax (o comunque soglie più alte e limitanti di primo e secondo apron).
  • il rinnovo di Jalen Brunson (e Julius Randle?): questione meno urgente, ma da tenere d’occhio. Da Bobby Marks: “Brunson, a partire dal 12 luglio, sarà eleggibile per firmare un’ contratto’estensione da 4 anni a $156.5 milioni. I $34.9 milioni del primo anno andrebbero a rimpiazzare la player option da $24.9 milioni prevista per il 2025/26. Se dovesse invece aspettare l’offseason 2025 per poi declinare la player option, diventerebbe eleggibile per un più conveniente quinquennale da $270 milioni. […] Situazione simile per Randle, che dal 3 agosto sarà eleggibile per un quadriennale da $181.5 milioni se declinerà l’opzione prevista per il 2025/26, per un triennale da $140.3 milioni se dovesse accettarla più avanti.“. Ora, se su Brunson ci sono meno dubbi, dopo questa offseason clamorosa da leading scorer NBA nei Playoffs, su Randle restano grossi dubbi. Per la regular season, in questo sistema che ha bisogno di centri di gravità che attirino su di loro diverse attenzioni per liberare i compagni, l’ex Pelicans potrebbe anche fare il suo ad alto livello in regular season, ma l’enorme numero di possessi mangiati – e convertiti non proprio ad alta efficienza – restano preoccupanti in un contesto che punta a vincere. Probabilmente su di lui bisognerà aspettare, parlando di estensione, a prendere una scelta, magari ponderando anche uno scambio.

Come muoversi sul mercato

Appunto, una trade di Randle. Il contratto, al netto dei tanti difetti che il giocatore si porta dietro in termini di valorizzazione del contesto circostante, non è brutto, anzi: $30 milioni nel 2024/25, $32.4 milioni (player option) nella stagione successiva. Per una squadra che abbia bisogno di alzare il rendimento complessivo in regular season, senza troppe pretese ai Playoffs, potrebbe essere un investimento non proprio malvagio. Magari, indorando la pillola con qualcuna delle first-round pick a disposizione, fra cui vanno ricordate anche quelle di quest’anno la #24 (via Dallas) e la #25. Già da un paio di anni ci si chiede se New York possa effettuare un investimento, sacrificando asset preziosi come le tante scelte a disposizione, per un’altra stella, ma l’ascesa di Jalen Brunson ha permesso di poter creare un roster molto competitivo anche con mosse collaterali come quella di OG Anunoby. Il problema, adesso, è che anche un pacchetto di Randle e scelte potrebbe non portare a upgrade giganteschi. Il nome che su tutti svetta, e che funziona alla perfezione, è ancora quello di Donovan Mitchell, uscito ancora una volta deluso al secondo turno dopo dei Playoffs non proprio entusiasmanti da parte dei compagni, soprattutto di Darius Garland (ne abbiamo parlato QUI). I New York Knicks potrebbero anche aspettare un’altra stagione: la stella ha infatti già flirtato con l’idea di approdare nella Grande Mela e potrà declinare una player option a fine 2025, qualora si trovasse scontento. Se i Cavs dovessero cominciare a intravedere la possibilità di perderlo a 0, non è da escludere comunque che possano inserirlo sul mercato già da questa offseason: in tal caso, gli asset non mancherebbero, e si potrebbe pensare di impacchettare qualunque asset a disposizione – sebbene il fit di Randle con Cleveland, in questo caso, risulti orrendo e richiederebbe probabilmente l’intervento di una terza squadra per una trade. Sursum corda, tifosi Knicks, i tempi sono meno bui di quanto si creda.