FOTO: NBC Sports

Nel 1998 esce al cinema un film di nome Sliding Doors, che porta con sé un messaggio universale e quasi fatale. Sliding Doors: un elemento assolutamente imprevedibile che può cambiare il futuro dal momento in cui accade. Nel preparare gli elementi di analisi della preview delle Eastern Conference Finals fra Boston Celtics e Miami Heat ci è risultato chiaro quanto anche questa serie e il suo esito siano figlie di alcune imprevedibili scelte, sliding doors fondamentali per la vittoria o la sconfitta di una tra le due.

1. Doppio lungo sì, doppio lungo no

Se c’era una certezza da parte di chi scrive, era che i Celtics si sarebbero affidati al quintetto senza il doppio lungo per iniziare la serie contro Miami. Così probabilmente non sarà, dato che le ultime notizie in uscita da Bobby Manning (reporter CLNS) sembrano indicare che Robert Williams III sarà in quintetto.

Una scelta che, a chi legge, fa storcere leggermente il naso, sebbene possa voler dire tutto e niente. I discorsi sui quintetti iniziali sono futili, gli aggiustamenti avvengono a partita in corso e nel corso della serie, chi apre non è lo stesso a chiudere e così via. Inoltre, si comprende alla perfezione il ragionamento di fondo: lo scorso anno questo quintetto è andato bene, meno quest’anno a causa dei problemi fisici dello stesso Time Lord, ma ha ricevuto una rivitalizzazione nella serie contro i Sixers per cercare di negare il pitturato a Embiid, essendoci un PJ Tucker da battezzare. Il risultato? Un ottimo rendimento:


FOTO: NBC Sports Boston, grafico di Chris Forsberg

Come si può notare, però, il sample è minimo (soli 47 minuti), pertanto lo sforzo che va fatto è predittivo. Miami non è Philadelphia, Bam Adebayo non è Joel Embiid e coach Erik Spoelstra non è assolutamente (il fu) Doc Rivers. La bravura dello storico allenatore degli Heat consiste nel coordinare a azioni sul lato forte numerose collaborazioni sul lato debole, coinvolgendo tutti e 5 gli elementi al meglio, ognuno con un determinato ruolo. Fare un ragionamento per cui “Time Lord = rim protection” significa voler vedere solo la punta dell’iceberg.

Ma andiamo a dare un’occhiata ai pro e ai contro:

  • Pro

Avere un altro lungo concede più rim protection interna, ovviamente. Adebayo è molto dinamico, può agire palla in mano e ricevere in uscita dai blocchi, ha il suo spot all’altezza del gomito ed è una minaccia dallo short roll per mettere in ritmo i compagni. Ma è anche sottodimensionato e meno pericoloso quando riceve nel dunker spot.

Ipotizzando che, a maggior ragione con il doppio lungo, a iniziare per Miami saranno Love e Bam, ci si aspetterà di vedere un Horford più coinvolto sulle uscite off ball dell’ex Cavs e un Time Lord più indirizzato verso il prodotto di Kentucky, qualora non iniziasse l’azione palla in mano, con la possibilità ovviamente di cambiare a possesso in corso.

Guardando alla serie contro i Bucks, che hanno due super rim protector come Brook Lopez e Giannis Antetokounmpo, il ruolo del primo nel pitturato è stato spesso essenziale con il nazionale greco lontano.

Robert Williams, inoltre, prima dell’infortunio era un lungo capace di tenere discretamente sui cambi, se sporadici, e alcuni flash di mobilità si sono intravisti anche contro i Sixers. Un suo maggior coinvolgimento potrebbe ridargli fiducia e consentirebbe di avere un rim protector elitario, seppur meno versatile di Horford.

La sua lunghezza e verticalità non possono che essere un plus in situazioni “disperate”. Basti vedere, ad esempio, come nella prossima clip gli Heat taglino via l’aiuto secondario di Giannis giocando uno stagger per Adebayo, in uscita dal primo blocco sul precedente double drag. Lopez si intreccia con Strus, ma è in grado comunque di salire e contestare.

Considerando inoltre che la strategia principale sui pick&roll sarà la drop coverage – alta o bassa, in base a come tiri il portatore, come accaduto con Harden – la presenza di Time Lord non dovrebbe essere troppo problematica, con i Celtics che potranno comunque cambiare in emergenza sulle eventuali uscite lontano dalla palla, essendo Horford, Tatum e Brown (Smart, se non sarà sulla palla) tre difensori capaci di tenere matchup di diverso tipo.

La pericolosità maggiore concerne gli hand-off giocati da Adebayo, sia al gomito, sia sul perimetro, che richiedono prontezza sui cambi per negare il tiro e attenzione sul taglio di Bam dopo il blocco. In questo caso, avere Horford in area (o Williams, in base alla decisione) come aiuto secondario potrà essere un plus nei quintetti di Miami con tiratori più battezzabili come Caleb Martin o Haywood Highsmith.

La paura principale per i Celtics sarà sicuramente quella di evitare i passaggi sullo short-roll di Adebayo, che sia da hand-off o empty side pick&roll, in maniera similare a quanto avvenuto con Embiid quando PJ Tucker si trovava in campo.

  • contro

Quelle proposte fino ad ora sono tutte situazioni basilari. Poi, però, ci sono gli aggiustamenti. Un quintetto con il doppio lungo offre molta meno versatilità su entrambe le metà campo e in difesa aumenta sì la quantità di rim protection, ma non è assolutamente una scelta correlata alla qualità. Un’altra grossa problematica che i Celtics cercheranno di affrontare, per esempio, riguarderà le ricezioni di Butler nel pitturato con mismatch a favore.

Miami ha infiniti strumenti per portare via gli aiuti al ferro, di chiunque si tratti. Prendiamo ad esempio le prossime 3 clip nel Tweet di Brady Hawk che vedete qua sotto, dove Adebayo agisce da portatore:

  • Clip 1: Lopez, ipotizziamo il Time Lord di turno, è impegnato su Bam. Sul lato, il difensore di Butler è “intrappolato” fra un pin down di Love, su cui Giannis / Horford è l’incaricato, e un flex screen di Strus. A Butler basta tagliare verso l’interno per avere una soluzione pulita e con un vantaggio di taglia. La variante, qualora il lungo decidesse di zonarsi a difesa, prevede l’uscita mortifera di Love;
  • Clip 2: situazione simile, a Butler questa volta basta “ricciolare” sul cambio di angolo di Love che, essendo una minaccia, non può essere abbandonata da Giannis;
  • Clip 3: ancora Jrue messo nella gabbia in maniera simile alle prima clip, questa volta con Butler che non riesce a tagliare perché Giannis resta dietro; Love allora sale a portare un blocco per Strus, costringendo Antetokounmpo a seguirlo; a quel punto, pick&roll invertito e Lopez che non è abbastanza mobile da mettersi in posizione. Fate 2+1 per Jimmy.

Questo è un caso estremizzato, ma è assolutamente un buon esempio di quanto anche ottime difese al ferro vadano in difficoltà contro Miami. Non ne parlate ai Knicks, che hanno come primo interesse quello di non lasciare tiri facili al ferro, eppure si sono schiantati contro i set di Spoelstra (un approfondimento QUI). Spesso basta attirare fuori gli aiuti o distrarre i lunghi con delle decoy action, e il mismatch è già pronto.

E lo stesso dicasi con la gestione degli hand-off di Adebayo. In questa serie non esistono tiratori battezzabili come PJ Tucker, Spoelstra pareggerà i minuti di Kevin Love con quelli del “doppio lungo” e le triple pioveranno. Prendiamo le seguente clip:

  • nella prima, come si può notare, Adebayo è ignorato per chiudere la penetrazione di Butler, che però scarica lo stesso, innescando un hand-off di Bam per un tiro liberissimo in angolo del tiratore;
  • nella seconda clip, essendo il caso precedente già avvenuto un paio di volte, il lungo giustamente sale per evitare il tiro: a Adebayo non resta che tagliare dopo il consegnato, ricevere sullo short roll e, una volta innescato l’aiuto di Antetokounmpo, scaricare per la tripla con metri di Love.

La gestione migliore di queste situazioni è probabilmente quella di accettare i cambi lontano dalla palla, comunicando costantemente e anticipandole, oltre a essere attrezzati a navigare sempre i blocchi. Smart, Tatum, White e Brown sono abbastanza grossi da non dover temere di andare troppo sotto contro Butler, il quale potrebbe essere anche testato in base alla tenuta della caviglia.

Tutti e 4 sono capaci di navigare bene sui blocchi, on ball e off ball, soprattutto Smart e White, i coltellini svizzeri dei Celtics, più fisici e “grossi” di Jrue Holiday, leggermente più capaci di contestare le conclusioni spalle a canestro (il primo) o al ferro (il secondo) rispetto a Hart, che comunque ha fatto un lavoro di discreto livello in più occasioni su Butler.

L’altra paura è certamente quella di dare troppi centimetri e chili a Adebayo, ricordando però che Grant Williams sia stata una soluzione di ottimo livello in più occasioni in questi casi in uscita dalla panchina. L’idea potrebbe essere quella di limitare il più possibile le opzioni off ball in caso di ricezioni al gomito o sullo short roll, spingendo il lungo da Kentucky a segnare e battendogli il cinque qualora ci riuscisse.

  • c’è anche l’attacco

Ecco, anche offensivamente c’è un discreto gap. I Celtics danno il meglio di loro giocando 5-out, creando uscite per i due massimi violini in modo da permettere loro di attaccare dinamicamente il ferro e riaprire con un eventuale drive&kick. Questo diventa più complesso se un uomo in più si trova nel dunker spot, limitando sia la capacità di chiudere al ferro, sia di trovare soluzioni lontano da esso. Adebayo è bravissimo in determinate situazioni nel vietare il lob:

Senza dimenticare che Derrick White sia un secondary creator di tutto rispetto e un playmaker e connettore di discreto livello, ideale da affiancare a due taglianti del calibro dei Jays. Inoltre, ipotizzando che gli Heat decidano di mettere pressione su Tatum on ball, con dei blitz o sfruttando la trap a metà-campo, ma anche semplicemente collassando su di lui o Brown, avere una valvola di sfogo di questo calibro permette di gestire al meglio il vantaggio generato:

L’ex Spurs sarebbe utilissimo anche per le sue doti da spot-up shooter, sia sui casi visti in precedenza, per capitalizzare i vantaggi creati, sia qualora Miami optasse per una difesa a zona. I Celtics hanno patito grosse difficoltà contro i Sixers in questa situazione contro una banale 2-3, generando i seguenti punti-per-possesso nel corso delle Gare giocate (tra parentesi i possessi in cui non hanno segnato):

  • Gara 1: 1 PPP, 15 possessi (9)
  • Gara 2: /
  • Gara 3: 0.75 PPP, 8 possessi (5)
  • Gara 4: 1.3 PPP, 10 possessi (5)
  • Gara 5: 0.75, 4 possessi (3)
  • Gara 6: /
  • Gara 7: 1.00, 3 possessi (2)

Miami è ricorsa alla zona contro Boston in più occasioni, mettendo gli avversari in difficoltà:

  • 25 gennaio 2023: 28 volte, 0.964 PPP, 17 possessi senza segnare
  • 3 dicembre 2022: 9 possessi, 0.889 PPP, 6 possessi senza segnare
  • 1 dicembre 2022: 63 volte, 1.032 PPP dei Celtics, 36 possessi senza segnare

Per il tipo di gioco di Boston, aggredire la zona con i tiratori è più congeniale, avendo comunque sempre qualcuno di ottenere tocchi nel pitturato per riaprire anche con un singolo lungo. La presenza di Robert Williams e Al Horford allo stesso tempo potrebbe essere comunque neutra in queste situazioni, essendo Time Lord un discreto passatore e il veterano un buon tiratore.

Quello da evitare contro la zona è dare punti di riferimento alla difesa attaccando in maniera statica – o, peggio, con il pick&roll – e senza riaprire con i tempi giusti. Motivo per cui un Derrick White, in queste situazioni, sembrerebbe più indicato, considerando che Brown e soprattutto Tatum non si sono rivelati sempre pronti ad attaccare difese di questo tipo schierate appositamente per loro:

2. Doppio lungo sì, doppio lungo no: Heat edition

La sliding door rappresentata da Time Lord ha chiaramente un impatto sostanziale anche sul gioco dei Miami Heat.

  • on court

Con il lungo in campo, le frecce nella faretra di Coach Spo sono diverse e differenti. Il roaming di Williams potrebbe di fatto limitare alcune soluzioni del gioco più pericoloso degli Heat, ossia un handoff pick coinvolgendo Bam Adebayo o le tante soluzioni per regalare una ricezione a Jimmy Butler sotto canestro (alcuni esempi QUI).

La giocata, tanto amata dalla squadra della Florida, risulta estremamente pericolosa per le varie soluzioni che porta con sé e per la grande capacità di quick decision dei suoi interpreti, primo fra tutti il prodotto da Kentucky.

Come possiamo vedere al momento del consegnato la difesa ha più scelte. Può tenere il difensore del bloccante più basso e rincorrere il giocatore, solitamente un tiratore, con il difensore esterno. Questa scelta risulta tra le più congeniali per la squadra di Coach Spoelstra che, leggendo la difesa, può crearsi un tiro aperto dal palleggio oppure attaccare il ferro (con interpreti come Tyler Herro, assente per infortunio, o Butler).

Altra scelta, più plausibile per la difesa di Boston, sarebbe quella di effettuare uno show forte con il difensore del bloccante, in modo da dare la possibilità di recupero costringendo chi riceve il consegnato ad un palleggio aggiuntivo; tutto ciò sarebbe ideale senza un interprete dello short roll così acuto come è il numero 13 in forza agli Heat, che avrebbe lo spazio di aprirsi e decidere in uno split second come continuare l’azione.

Ed è proprio in questo caso che la presenza di Time Lord potrebbe essere incisiva. Il suo roaming e la sua eventuale posizione a protezione del ferro sarebbero un deterrente per un Bam Adebayo chiaramente involuto dalle passate stagioni in situazioni di scoring.

FOTO: Cleaning the Glass / Bam Adebayo / shooting: accuracy

A quel punto, Bam avrebbe due scelte: un jumper ad altezza tiro libero oppure, più plausibile, uno scarico, sfruttando al massimo la grande quantità di tiratori che la compagine della Florida possiede a roster. Questo sarebbe lo scenario peggiore per la squadra di Coach Mazzulla, costretta ad una rotazione difensiva totale, sperando e pregando che Miami perda temporaneamente la sua capacità e velocità nel leggere gli extra-pass.

Situazione comunque non impossibile da gestire, in quanto Williams avrebbe un secondo aggiuntivo per chiudere l’eventuale ricevitore dell’ultimo passaggio, concludendo la rotazione difensiva con successo e non perdendo troppo peso a rimbalzo con il recupero del solido e esperto Al Horford – o viceversa, qualora si trovasse Time Lord ad uscire.

  • off court

In assenza di Time Lord e del suo utilizzo difensivo in roaming la questione è differente. Miami potrebbe tentare di lavorare sull’handoff con il giocatore marcato da Tatum che, sebbene sia un ottimo difensore, non ha la sensibilità difensiva dei suoi compagni (Jaylen Brown, in misura minore, e soprattutto Marcus Smart) e potrebbe ritardare la sua scelta.

Se dovesse flottare in ritardo o non flottare affatto sul primo blocco in uscita, si verrebbe a creare un forte vantaggio sullo short roll, perché senza Williams la difesa su Adebayo sarà costretta allo show e al recupero forte sul rollante. A quel punto il lavoro di blocco sul consegnato raggiungerebbe il suo massimo potenziale, con Bam che avrebbe abbastanza aria per prendere una decisione e abbastanza spazio per proiettarsi al ferro e sfruttare la sua forza e il suo atletismo.

In questa situazione, Hart mantiene un ottima posizione per fermare Adebayo sul passaggio schiacciato, nonostante Martin segni comunque sulla riapertura. Sia Tatum, sia Brown dovranno essere bravi a comprendere queste situazioni.

Tutto ciò senza contare le situazioni di Pick&Roll invertito in cui è Butler a portare il blocco nel tentativo di martellare il canestro con le sue conclusioni dalla media e, soprattutto, nel pitturato, assieme ai set che abbiamo analizzato in precedenza.

Da un punto di vista difensivo per Miami poco cambierà, quale che sia la scelta di Coach Mazzulla. La difesa dei ragazzi di Coach Spo è solidificata nella Heat Culture, ed è poco modificabile anche in virtù degli interpreti in campo – Butler in primo luogo. La sua forza sta nel posizionamento dei difensori (in particolar modo nella gestione del Pick&Roll avversario), non direttamente interessati nel movimento a due e che si staccano ad una distanza di sicurezza dal proprio uomo, disturbando l’azione avversaria con degli Stunt aggressivi e recuperi veloci, eliminando inoltre la possibilità di passaggi rapidi in posizione di guardia grazie al lavoro sulle linee di passaggio.

Coach Mazzulla potrebbe usare la stessa strategia del suo predecessore, ossia quella di aumentare il movimento senza palla con tagli sia dagli angoli che dalla posizione di guardia che, nell’ ultima serie Playoffs tra le due franchigie, hanno portato ad alcune soluzioni sotto-canestro o, nel caso di collasso difensivo nel pitturato, abitudine nota di Miami che conta solo Adebayo come solido difensore interno e giocatore costante nel rimbalzo, ad uno scarico sul perimetro per una tripla aperta.

Basta un classico assetto Horns dove Tatum fa slip anziché portare un flare screen per costringere la difesa a ruotare

3. La vera sliding door, da ambo le parti

Tutta l’analisi precedente chiaramente non tiene conto della “porta scorrevole” più imprevedibile della serie, in primis Jimmy Butler. Ogni piano e ogni reazione andrebbe completamente rivalutata, o addirittura repressa, nel caso in cui il leader emotivo di Miami dovesse ritrovarsi in uno stato di grazia come nella serie contro i Bucks.

L’ex Bulls ha tenuto una media di 37.6 punti a partita nel turno con un exploit di 56 punti, con 19/28 dal campo e 15/18 ai liberi.

Un vero e proprio clinic offensivo fatto di triple, pull-up dalla media e aggressione del ferro che non solo macinano punti, ma debilitano e massacrano il morale degli avversari. Se “quel” Jimmy dovesse fare capolino nella serie poco ci sarebbe da fare, o recriminare, per Boston, che si troverebbe di fronte un giocatore assoluto, non arginabile offensivamente e di estremo peso difensivo.

Le possibilità di vedere il man on a mission degli Heat non sono remote, remoto è invece lo scenario in cui Butler riesca a tenere un tale carico di lavoro per tutta la serie, portando letteralmente i propri compagni sulle sue spalle alle Finals, ad un passo dal Larry O’Brien.

Lo stesso discorso vale, ovviamente, dall’altro lato. Qui le star sono due, ma il vero ago della bilancia emozionale di Boston è senza dubbio Jayson Tatum, nonché – non ce ne voglia Brown – quello più stellare dei Jays. L’attacco di Ime Udoka, prima, di Joe Mazzulla, ora, ha problemi enormi nel creare vantaggio palla in mano e dipende troppo dai set costruiti a metà campo.

In situazioni di gioco rotto, mal eseguito o semplicemente di isolamento o pick&roll diretto, l’attacco dei Celtics diventa estremamente stagnante. E contro gli Heat tutto questo rischia di essere enfatizzato, trattandosi di un sistema che tende a mettere pressione aggressivamente sulla palla ruotando per concedere sempre il passaggio più difficile.

Tatum è migliorato nelle letture, ma talvolta è impreciso nell’esecuzione, tende a incaponirsi nello scoring e accetta anche tiri forzati, apparendo discontinuo. Il Mr. Hyde dei primi tre quarti di Gara 6 contro i Sixers e il Dr. Jekyll del quarto periodo della suddetta e di tutta Gara 7 sono l’esempio lampante di questo suo dualismo.

Ovviamente, se a scendere in campo sarà la seconda versione, per Boston sarà tutto più facile; in caso contrario, tanti auguri. Altrimenti, non si chiamerebbe sliding door.