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La Serbia è ricca di armi, ma gli ultimi scontri diretti danno ragione all’Italia, non tanto per la gara vinta all’Acropolis Tournament qualche settimana fa, ma per la finale di Pre-Olimpico di luglio 2021 e gli ottavi di finale di EuroBasket 2022. La nazionale di coach Svetislav Pesic è però diversa da quella di settembre 2022, priva di Nikola Jokic ma non per questo meno in fiducia, anzi. Per quanto facile, nel girone ha “arato” tutti, a differenza di quanto fatto dai ragazzi di coach Gianmarco Pozzecco, che hanno perso contro la Repubblica Dominicana in malo modo e che, in generale, non hanno mai davvero convinto. ItalBasket sarà adesso sostanzialmente obbligata a vincere per superare la seconda fase, dal momento che una vittoria dominicana contro Puerto Rico e una sconfitta contro la Serbia taglierebbero matematicamente fuori gli Azzurri dalla FIBA World Cup. E, come potete leggere, non sarà un’impresa facile:

La Serbia gioca una pallacanestro corale, molto organizzata e bellissima da vedere. Andando all’ultimo incontro nel Torneo dell’Acropoli, si può notare come – ovviamente – l’arma principale sia Bogdan Bogdanovic, in forza agli Atlanta Hawks. Su di lui, come successo con Jordan Clarkson, ci si aspetta la marcatura di Stefano Tonut, uno dei migliori finora per l’Italia sulle due metà campo: sarà importante applicare lo stesso tipo di difesa top-lock, rimanendogli cioè faccia a faccia e non perdendoselo mai sui blocchi. Bogdanovic è un fenomeno off ball e un discreto giocatore di isolamento, ma tra le due è sempre meglio farsi punire da un attacco statico palla in mano che non farlo entrare in ritmo in uscita dai blocchi – caso in cui è capace anche di ottime letture.


Tonut si perde Bogdabovic in uscita dal timeout e a Melli basta un passo per essere punito.

Bogdanovic è il fulcro di un attacco che sa alla perfezione come sfruttarne i movimenti e le qualità, utilizzandolo anche da bloccante. Ad Atene, ma anche in diverse occasioni nel corso della World Cup, la Serbia si è servita di più variazioni dello stesso set, in particolare sull’asse Bogdanovic-Milutinov: ricezione del lungo in ala, per poi passare a un back-screen per il portatore iniziale, che va a posizionarsi in posizione profonda nel pitturato; il lungo con la palla gioca un hand-off con il primo bloccante, per poi ricevere un secondo back-screen a salire dal giocatore posizionatosi in precedenza nel pitturato:

  • clip 1: l’idea in questo caso è creare una ricezione profonda per Milutinov, ma Bogdanovic trova il modo di arrangiarsi e sfrutta l’isolamento;
  • clip 2: questa volta il lungo è Ristic, protagonista dello stesso identico set, ma con una variazione finale. Anziché ricevere il secondo back-screen per andare a posizionarsi nel pitturato, il lungo usa un blocco di contenimento “zipper”, per il tiro immediato di Bogdanovic;
  • clip 3: set diverso questa volta, ma sempre basato sul back-screen. Milutinov riceve in punta e gioca un hand-off, per poi ricevere il solito blocco cieco da Bogdanovic, che si alza ricevendo in punta: questa volta c’è spazio per la palla dentro e, anziché attaccare come nella prima clip, riesce a servire il lungo sotto;
  • clip 4: ancora hand-off di Milutinov in punta con cieco di Bogdanovic a seguire, ancora ricezione del giocatore di Atlanta, ma reazione diversa dell’Italia. Dal lato debole, Polonara stringe per l’aiuto preventivo, esponendosi allo skip pass in angolo, che arriva tempestivo per una buona tripla.

Queste situazioni richiedono da parte della difesa enorme concentrazione, come nella prima clip sull’isolamento di Bogdanovic. Quello è un canestro che si può accettare, perché arriva senza aver concesso cambi scomodi sul perimetro o mismatch sotto canestro, ma giocandosela alla pari con l’attacco, che è stato semplicemente più bravo.

Un paio di ulteriori esempi sono i seguenti, in cui viene impostato il solito back-screen per Bogdanovic, che però continua la corsa per andare a sfruttare blocchi off ball:

  • clip 1: Tonut è fenomenale tanto nel bloccare la ricezione in uscita, quanto nel restare attaccato all’attaccante sul contro-movimento per il taglio. Su questo movimento, però, Polonara fa un passo dentro in più per aiutare, esponendosi così alla tripla di Nikola Jovic, bravissimo a capire la situazione, non restando piantato dopo il blocco ma andando a riposizionarsi;
  • clip 2: questa volta Tonut cede e arriva il cambio, accettato da Polonara. Quest’ultimo però va a schiantarsi su un secondo blocco lontano dalla palla per l’uscita di Bogdanovic, che costringe Melli ad accettare un altro cambio: al giocatore di Atlanta non resta che servire il mismatch che altera del tutto la difesa e mette in moto la macchina mortale serba.

Come si può notare, concedere i cambi può funzionare fra i pari ruolo, ma la Serbia è altrimenti bravissima a sfruttare il mismatch, giocando sulle debolezze avversarie. Lo ha fatto cercando di offrire sempre la ricezione profonda al lungo (clip 1) o tirando nel ball screen un difensore sotto la media come Marco Spissu (clip 2), come si può notare nei seguenti set con impostazione “horns”, in cui il designato come bloccante rolla a canestro e il terzo, non coinvolto, si apre.

Proprio per questo, è importantissimo che l’Italia non ceda ad aiuti inutili sul lato forte, stringendo più del necessario, o facendo “overhelping” dal lato debole. Abbiamo visto come Nikola Jovic, altra opzione principale della Serbia e autore di una partita da 25 punti senza errori al tiro contro il Sudan del Sud, sia intelligentissimo a muoversi off ball e abilissimo nel punire gli aiuti preventivi.

L’Italia, soprattutto con Polonara, ad Atene ha sempre stretto troppo, preoccupata di taggare il rollante e chiudere la linea centrale, spalancando però praterie per le riaperture della Serbia:

I serbi si sono serviti moltissimo degli hand-off per mandare fuori giri la difesa italiana, che spesso ha anche deciso di uscire alta al livello del blocco/consegnato. In questa situazione, si innesca sempre l’aiuto al ferro dal lato debole – spesso di Polonara, come abbiamo visto – che espone però agli skip pass già visti o alle riaperture per i tanti tiratori, oltre che al mismatch su quintetti piccoli (clip 1 seguente).

La Serbia si muove benissimo off ball sul lato debole, non lasciando niente al caso e regalando sempre un appoggio pronto sul pick&roll, qualora venga negata la ricezione al rollante – che può comunque essere servito successivamente (clip 2 seguente). La miglior soluzione sulla palla sarà probabilmente restare abbastanza vicini al livello del blocco, magari con qualche show, ma senza alzarsi troppo, né restare troppo profondi, lasciando degli stunt sul lato forte e nulla di più. Stringere troppo sulle penetrazioni del portatore è stato un problema enorme anche contro la Repubblica Dominicana, che ha sempre punito gli aiuti eccessivi sulla palla ribaltando in angolo.

Se c’è però una buona notizia, è che la formazione serba è attaccabile, eccome. Una delle situazioni in cui ha mostrato più difficoltà è il cosiddetto “blind pig”, utilizzato in diverse situazioni con successo anche da Porto Rico: Tonut è stato bravissimo nei tagli alle spalle dei difensori o nell’attaccare le difesa avversaria nei primi secondi volando al ferro, pertanto situazioni come la seguente potrebbero rivelarsi ideali per lui, soprattutto con un passatore come Melli.

Ecco, a proposito, se ci sarà un giocatore che potrà decidere la partita per l’Italia, sarà il lungo dell’Olimpia Milano, su entrambe le metà. Non solo da lui dipenderà la tenuta della difesa sulla costruzione delle ricezioni profonde che abbiamo visto, ma anche l’impatto offensivo della nazionale azzurra.

Melli sarà essenziale come connettore, ruolo che finora ha rivestito alla perfezione, soprattutto in punta e in situazioni di attacco 5-out per portare fuori i lunghi avversari, tirandoli dentro situazioni dinamiche e costringendoli a cambiare (clip 1) o a ruotare in emergenza, attivando il movimento di palla dei compagni. Nella seconda clip del seguente montaggio, l’and-one è frutto di un accoppiamento favorevole a rimbalzo generato in prima istanza proprio dal lungo azzurro:

Infine, importantissimo sarà non regalare canestri in transizione e semi-transizione. Per adesso, l’Italia è stata pessima in 2 partite su 3 di questa World Cup sia dai canestri subiti da palla persa, sia in contropiede:

  • contro Angola: 22 punti subiti da palla persa, 13 da contropiede
  • contro Filippine: 19 punti subiti da palla persa (22 generati), 20 da contropiede (2 generati)

La Serbia, se può, corre, perché ha tanti tiratori e trattatori di palla, abilissimi nell’attaccare il ferro e leggere le situazioni di vantaggio alla perfezione, palla in mano e non. Basta restare un passo indietro lasciando la difesa in emergenza o sbagliare un accoppiamento, che la Serbia è bravissima a trovare sempre il mismatch, anche con un semplice alto-basso:

Insomma, servirà tantissima intensità difensiva e comunicazione continua per fermare la Serbia, che è attrezzata e capace di impadronirsi della partita senza problemi, se lasciata libera di farlo. Partenze come quella contro Angola, i blackout di dominicana memoria o la lentezza in transizione difensiva palesatasi contro le Filippine non saranno ammesse, pena non solo la sconfitta, ma anche una figuraccia.

Per il resto, di là nessuno è imbattibile, e anche gli avversari presentano difetti strutturali su entrambe le metà campo, come la minore reattività dei lunghi o la creation a gioco rotto in situazioni statiche. L’Italia dovrà sfruttarle, se vorrà continuare la propria avventura in World Cup.