Tra uno spogliatoio da gestire e un titolo da difendere, presentiamo la stagione dei campioni in carica e le loro prospettive

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I Golden State Warriors saranno la squadra protagonista della consegna degli anelli nella giornata d’apertura. Da quel momento in poi però, tutto si azzera e tutto ricomincia. È già ora di rimettersi in discussione.

Con il ritorno di Draymond Green in gruppo e il rinnovo contrattuale appena ottenuto da Jordan Poole e Andrew Wiggins, gli Warriors possono finalmente tornare a concentrarsi solamente sul campo. Cosa aspettarsi dalla stagione 2022-23 dei campioni in carica?

I (piccoli) cambiamenti

“Squadra che vince non si cambia”: l’estate di Golden State è stata povera di sorprese, e l’organico è quasi interamente speculare a quello della scorsa stagione. Tra chi invecchia (i Big-3) e chi matura (l’intera batteria di giovani) l’obiettivo sarà quantomeno quello di confermare il livello espresso fino a 3 mesi fa.


Gli unici cambiamenti si trovano nella composizione della panchina. Due pezzi pregiati della scorsa stagione, Gary Payton II e Otto Porter Jr, hanno cambiato casacca, e rimpiazzare il loro impatto è tutt’altro che facile. Ad esempio, figurano entrambi nella top-3 degli Warriors per On/Off nei Playoffs 2022; nel corso dell’ultima post-season, la presenza di Payton II in campo faceva una differenza di circa 10 punti subiti in meno su 100 possessi, mentre quella di Porter ne portava circa 12 in più. Come compensare?

Replicare quello che il figlio di “The Glove” portava alla causa, dalla straordinaria energia in difesa allo straripante atletismo in attacco, non è possibile. Per non sentire la sua assenza sarà dunque necessario spingere su altre caratteristiche. A provare a farlo saranno Donte DiVincenzo e Moses Moody. Il primo, già con una certa esperienza in una squadra da titolo, con affidabilità difensiva, pericolosità perimetrale e secondary playmaking di sottovalutata importanza. Il secondo con il fisiologico aumento di esperienza dopo l’anno di rodaggio, potrebbe diventare presto il solido role player 3&D che il Front Office aveva immaginato in sede di draft.

Per quanto riguarda invece il buco lasciato da Porter Jr, a occuparlo saranno Jonathan Kuminga e Jamychal Green. Ciascuno dei due porta con sé un punto di domanda leggermente più grande rispetto a Moody e DiVincenzo, con la possibilità, tuttavia, di avere un impatto ancora maggiore se le buone sensazioni fossero confermate.

La Depth Chart

Bilanciando partenze e arrivi, la profondità del roster è rimasta di altissimo livello, probabilmente tra le migliori della lega. A dirci se si tratterà di buona panchina o ottima panchina sarà l’impatto dei vari giovani: sono infatti ben sei i giocatori scelti negli ultimi 4 Draft.

1st Unit2nd Unit3rd Unit
CurryPooleRollins
ThompsonMoody
WigginsDiVincenzoBaldwin Jr
GreenKumingaJ. Green / Iguodala
LooneyWiseman

I 2 fattori chiave

Nel corso di una stagione può succedere tutto e il contrario di tutto, e gli Warriors lo sanno meglio di chiunque altro. Detto ciò, ai nastri di partenza non è difficile individuare, su tutte, due incognite che potranno facilmente determinare l’esito dell’annata:

1 – Lo stato psico-fisico di Green

Se mai ce ne fosse bisogno, l’anno scorso si è vista chiaramente l’importanza di Green per i risultati di questi Warriors. Nella trentina di partite in sua assenza, Curry e compagni non sono andati molto oltre il 50% di vittorie (17-13), e al netto delle difficoltà incontrate qua e là durante i Playoffs, le sue ultime due prestazioni difensive alle Finals sono state veri e propri capolavori.

Sebbene anche sulla tenuta fisica c’è qualche timore riguardo a un possibile calo all’orizzonte, la componente più determinante è ad oggi quella mentale. Come sappiamo, il Front Office ha virtualmente scelto Poole e Wiggins prima di lui, e questo potrebbe essere il suo ultimo anno in maglia Warriors.

In questa situazione di incertezza, che regna probabilmente anche nella sua testa, dovrà confermarsi il leader emotivo all’interno dello spogliatoio, e mantenere gli occhi fissi sull’obiettivo, ancora una volta.

Ha la stoffa necessaria per riuscirci, ma non è un compito semplice.

2 – Lo sviluppo di Kuminga e Wiseman

Da un certo punto di vista, la situazione di Jonathan Kuminga e James Wiseman è simile. Entrambi hanno già mostrato diversi sprazzi abbacinanti di talento puro. L’altra faccia della medaglia dice però che nessuno dei due si è ancora dimostrato un giocatore solido.

Nel suo anno da rookie, gli Warriors vedevano il loro Net Rating peggiorare di 18 punti su 100 possessi nei quintetti che comprendevano Wiseman.
A Kuminga è andata meglio, ma non ha trovato spazio nella rotazione ai Playoffs in nessuna delle quattro serie giocate.

I cambiamenti del roster impongono un passo in avanti: i due devono necessariamente diventare due giocatori pronti su cui poter fare affidamento, anche i momenti importanti.

In quest’ottica, James Wiseman sembra cominciare a digerire il sistema offensivo degli Warriors, combinando una migliorata comprensione del gioco a un maggior controllo del corpo. Nella metà campo difensiva è ancora però tutto da valutare.

Condizione opposta per Jonathan Kuminga, che sembra migliorare a vista d’occhio sotto il suo tabellone, ma fa ancora fatica a integrarsi con una certa continuità nei meccanismi offensivi. Non è un segreto che agli Warriors piaccia particolarmente giocare small, ma per poterselo permettere Kuminga deve diventare il 4 perfetto, entrando nei meccanismi del flow dell’attacco, interpretando le fasi della circolazione di palla e diventando rispettabile dalle difese dal perimetro.

Entrambi hanno una strapotenza fisica e atletica da sprigionare che, se incanalata correttamente. potrebbe sbloccare scenari del tutto inesplorati in questi anni.


Se quei pochi tasselli andranno al loro posto, troveremo probabilmente un’altra volta gli Warriors nelle partite di maggio e giugno, quelle decisive per la stagione. A quel punto, toccherà a Stephen Curry, mai citato in queste righe, portare a termine il lavoro e inseguire il quinto titolo della dinastia.