Con l’infortunio di AD, la serie tra Lakers e Suns è cambiata di nuovo. Quali sono le prospettive per gli ultimi, e decisivi, due/tre atti della serie?


FOTO: NBA.com

“It’s a roller coaster.”

Queste le parole usate da coach Monty Williams per descrivere la serie tra Lakers e Suns, montagne russe. Mai didascalia fu più azzeccata.


E’ vero, i Playoffs ci hanno spesso abituato a ribaltoni durante le serie, ma questa si è decisamente superata. La Gara 1 perfetta dei Suns, l’infortunio di Chris Paul, la rimonta dei Lakers, la crescita di LeBron, l’infortunio di AD, il pareggio dei Suns.

2-2, palla al centro.

A dire il vero, la bilancia sembrava pendere decisamente verso i Lakers dopo Gara 3, con un LeBron James più sciolto, un Anthony Davis in grande spolvero e un Chris Paul che di suo, in campo, aveva solamente la maglietta. Domenica sera, durante il secondo quarto di Gara 4, i giallo-viola hanno toccato le 11 lunghezze di vantaggio, avvicinandosi al 3-1 e all’archiviazione della pratica.

Proprio verso la fine del primo tempo, però, AD (già in apparente fatica fisica) cade in modo scomposto e si procura un infortunio all’inguine. Il terzo quarto, chiuso con il risultato di 27-15 per gli ospiti, si può descrivere con la frase e (semi)citazione: “Here come the Suns”.

Per il momento, Davis è segnato day-to-day, ma la sensazione è che possa rimanere fuori dai giochi per Gara 5 o addirittura per il resto della serie (QUI un parere medico sulle chances di vederlo in campo questa sera). L’assenza di Davis sarebbe ovviamente un problema enorme per i campioni in carica, che ora vedono l’eliminazione al primo turno come un’ipotesi concreta.

Suns, come sfruttare il momento

I Phoenix Suns hanno ora l’inerzia dalla loro parte: hanno vinto e convinto in Gara 4, e tornano ora in casa per procurarsi il primo matchpoint della serie.

La possibilità di vincere la serie passa però inesorabilmente dalle condizioni di Chris Paul. Dopo la stagione esaltante, l’infortunio di Gara 1 lo ha reso, suo malgrado, un fattore quasi negativo in Gara 2 e 3, che lo hanno visto sofferente sul parquet, in difficoltà persino nel palleggiare, passare la palla e soprattutto tirare. Per lui 13 punti in tutto nelle due partite in questione, con un desolante -20 di plus/minus in Gara 3.

Sfruttando le difficoltà dell’ex OKC, i Lakers sono riusciti a dedicare più attenzioni a un Devin Booker da 34 punti in Gara 1 (dove ha sostanzialmente fatto quello che ha voluto) e 31 punti in Gara 2. In Gara 3 la difesa di Frank Vogel si è resa protagonista di un lavoro esemplare sul 24enne, tenuto a 19 punti con il 32% FG.

Considerando le difficoltà di Booker nel tiro in pull-up (35% dal campo nella serie) e le percentuali da tre di squadra in affanno, continuare in quelle condizioni era impossibile: i Lakers potevano utilizzare vari tipi di difesa su di lui, e limitare gravemente le soluzioni offensive di Phoenix.

In Gara 4, invece, è tornato CP3, se vogliamo credere al suo urlo nel corso del terzo quarto. In dubbio fino a poco prima la palla a due, il più basso dei due 36enni in campo non è sembrato avere ancora la forza per segnare dall’arco, ma ha mostrato sprazzi di se stesso nel tiro dalla media, il suo marchio di fabbrica.

Se Paul può accelerare, passare la palla come vuole e prendersi i suoi tiri dal mid-range, lo scenario cambia completamente. Soprattutto in vista dell’assenza di Davis, i lunghi rimasti ai Lakers sarebbero Drummond, Harrell e Gasol: tutti propensi a difendere il pick&roll in drop coverage, i primi due anche con scarsa efficacia. Chi meglio di CP3 (sano) per punire in questo tipo di situazione?

La sensazione è che Paul non fosse ancora pronto per fare i salti mortali nella fase decisiva nella serie, ma la speranza a Phoenix è quella di un progressivo miglioramento, sulla falsa riga di quello visto tra Gara 3 e 4.

I Lakers tra certezze, speranze e decisioni da prendere

La certezza è, nonostante tutto, LeBron James.

Non è neanche vicino alla sua miglior versione, nemmeno a quella di inizio stagione, e questo rende ancora meglio il suo impatto. Il Re ha un plus/minus positivo in tutte e quattro le partite giocate finora (+2, +14, +15, +6), e al netto del campione ridotto, fa registrare uno spaventoso On/Off di +56 punti ogni 100 possessi.

Senza il fidato AD, James dovrebbe prematuramente appendere le “pantofole” al chiodo e raschiare il fondo del barile, acciacchi o meno. Se LeBron può attaccare e attacca il ferro come sa, i Suns non hanno risposte. In queste quattro gare ha concluso con il 77% al ferro. Ma il 36enne reduce da un infortunio LeBron James, può aumentare i giri del motore così presto? L’incognita rimane questa. Vogel è fiducioso:

La speranza è quella di ritrovare Anthony Davis in campo per Gara 6 (e l’ipotetica Gara 7).

Non si può negare l’importanza di AD in entrambi i lati del campo. Vogel doveva ancora esplorare completamente “l’arma totale”, ovvero i quintetti con l’ex Pelican da 5, numeri alla mano non contrastabili. Senza di lui, ovviamente, i Lakers hanno un’altra faccia.

La decisione da prendere: la rotazione dei lunghi per Gara 5.

I giallo-viola saranno costretti a schierare per parecchi minuti Andre Drummond, e scongelare Montrezl Harrell, pregando per la bontà delle loro prestazioni. Il più adatto a stare in campo, almeno in questa serie, rimane Marc Gasol.

In difesa, lo spagnolo sopperisce (almeno in parte) alla mancanza di mobilità con un’intelligenza nel posizionamento sconosciuta agli altri due; ma è in attacco dove aiuta maggiormente, per capacità di playmaking e possibilità di allargare il campo. Gasol in campo costringe Ayton a una scelta: restare dentro e lasciargli tiri dal perimetro wide open, o accorciare e lasciare il pitturato sguarnito, preda delle penetrazioni di LeBron.

Tante incognite

“Nessuno conosce il mio modo di giocare come LeBron, e viceversa. E’ divertente giocare contro di lui a questo livello.”(Chris Paul)

E’ affascinante immaginare la fine di questa serie come un duello rusticano tra LeBron James e Chris Paul. I due veterani, dopo una stagione agli antipodi, nella cornice di una Game 7 a Phoenix a sostituire il dipinto di Goya. La pallacanestro però, purtroppo o per fortuna, non funziona così, e mai come ai Playoffs la differenza potranno farla i supporting cast.

Ecco perché il fattore chiave potrebbe essere, a dispetto di tutto, la percentuale da 3 punti. Entrambe le squadre stanno mostrando la tendenza a proteggere maggiormente il pitturato, perché entrambe stanno tirando male: 32% i Suns, 29% i Lakers. LeBron o non LeBron, Davis o non Davis, Chris Paul o non Chris Paul, potrebbe semplicemente vincere chi imbrocca due buone giornate al tiro. E questa è solo una delle tante variabili che possono ancora cambiare questa serie, già colma di colpi di scena.

Non vedremo un duello rusticano, ma la sceneggiatura di questo primo turno è degna di un ottimo film Hollywoodiano – e come potrebbe essere altrimenti, con i Lakers in mezzo.

Comincia una nuova serie, al meglio delle tre.