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Nella sconfitta in Gara 2 contro i Memphis Grizzlies, i Los Angeles Lakers hanno generato un croccante 86.1 di offensive rating (punti su 100 possessi), numero inqualificabile e che sarebbe anche superfluo andare a confrontare con le cifre medie della lega. A fare ancor più paura è il rendimento offensivo a metà campo, con 75.9 di offensive rating, quarto percentile (!) di Cleaning the Glass. Come è stato possibile mettere in scena una simile disasterclass? Andiamo a dare un’occhiata con un’analisi flash.

La prima cosa che va sottolineata, e che amplifica ogni altro aspetto, è l’atteggiamento generale. I set utilizzati, così come il game-plan, non hanno differito molto da quelli di Gara 1, ma qualsiasi allineamento, se eseguito con questa superficialità, non porta da nessuna parte.

La mancanza di aggressività tende inevitabilmente a riflettersi principalmente sulle performance del Supporting Cast, e da questo nascono, in parte, le pessime prestazioni di Austin Reaves e (soprattutto) D’Angelo Russell, che ha chiuso la partita con 2/11 dal campo e 3 palle perse, banali a dir poco.


Nella prima clip sottostante vediamo i Lakers allinearsi per un classico empty-side double drag, ma DLo non attacca e si accontenta di un jumper contestato. Nella seconda addirittura non riesce, nemmeno in semi-transizione, a battere Luke Kennard, non esattamente il miglior difensore POA della lega (se servisse aiuto con i termini, il nostro glossario è sempre QUI).

A metà campo, sebbene l’eye test suggerisse il contrario, la situazione più efficace per i Lakers è stata quella di post-basso, per quanto giocata in modo iper svogliato, play-type che ha prodotto 1.13 PPP, ma anche da questo punto di vista vanno sottolineate alcune criticità.

Prima fra tutte è la posizione di Jarred Vanderbilt: guardate come, nel momento in cui James inizia ad attaccare, JJJ possa tranquillamente disinteressarsi per portare un raddoppio e come, poi, l’ex Jazz non abbia né il tocco, né l’esplosività per finire contro la fisicità dei Grizzlies.

Chiaramente l’assenza di una qualsivoglia decoy-action sul lato debole non aiuta un giocatore con le sue caratteristiche, i tempi di taglio sono anche quelli corretti, ma dopo 18 secondi con palla e uomini fermi la difesa ha avuto tutto il tempo per adeguarsi alla situazione. Per rendere l’idea della prevedibilità della costruzione, basti pensare che, dei 23 post-up cavalcati dai Lakers, solo 3 hanno portato a un raddoppio e solo 1 ha innescato le rotazioni difensive avversarie.

L’immobilismo sulle ricezioni è anche alla radice delle difficoltà di Anthony Davis. Qui i Lakers aspettano letteralmente fermi a centrocampo per 15 secondi che AD riesca a prendere una posizione, prima che Russell si decida a scagliare la palla dentro in mezzo ad una selva di braccia già pronte. Alla fine Vando ci mette una pezza, ma non è questo il modo di attaccare.

Ancora sulla clip precedente: Reaves porta una sorta di flare per Hachimura, che toglie mezzo secondo a Konchar nel recuperare, ma, nel momento in cui Davis riceve, ancora la posizione di Vando, nonché la lentezza del passaggio, lasciano tutto il tempo ai Grizzlies di adattarsi.

Ovviamente non tutte le colpe sono da attribuire a questo, Davis ha sbagliato molti tiri che in Gara 1 sono entrati, ma in più situazioni, anche con accoppiamenti favorevoli, si è un po’ accontentato, rinunciando ad attaccare con decisione il ferro – non a caso, solo 4 tiri liberi tentati.

Un’ultima postilla va dedicata a LeBron James, il quale, a guardare le cifre (28 PTS e 56.5 TS%) sembrerebbe l’unico a salvarsi. E, in effetti, è stato quello dei Lakers che a tratti è sembrato in grado di produrre con maggior continuità, anche da situazioni non esattamente ben costruite.

Anche, e soprattutto, nel suo caso, è stata però palese la mancanza di volontà di imporsi sulla partita, giocando in modo passivo ed attaccando solo a spot, spesso bruciando molti secondi sullo shot-clock per poi prendere un tiro contestato (degli 11 errori dal campo, 8 sono jumper).

Quello che ci si aspetta di vedere da Gara 3, insomma, è una maggiore aggressività e, magari, un uso del pick&roll più costruito (solo 0.655 tragici punti-per-possesso su 29 occasioni), magari vedendo qualcosa di più fra LeBron e AD. I Grizzlies hanno personale per poter effettuare dei cambi senza andare troppo sotto, ma la gravity esercitata dal duo è comunque notevole.

Al punto che, anche su un possesso allo scadere come questo e con un blocco leggerissimo, su Davis arriva comunque il raddoppio, che apre la prateria per il taglio di James (o l’apertura su Reaves dal lato opposto). Non è la più sofisticata delle costruzioni, ma è comunque più efficace sulla carta di un semplice post-up dove si punti solo sulla presa di posizione passiva.