I Bucks hanno vinto e convinto in Gara 3, ma rimangono in svantaggio. Cosa devono fare per andare sul 2-2? E quali saranno i fattori decisivi per i Suns?


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Al Fiserv Forum, teatro di Gara 3, si sono invertiti i ruoli a cui ci eravamo abituati nei primi due episodi delle NBA Finals.

Sono stati i Milwaukee Bucks a gestire la partita e i Phoenix Suns sempre a rincorrere. L’epilogo della partita ha seguito la tendenza, con i padroni di casa che hanno vinto con un discreto margine, accorciando le distanze nella serie.


Per loro però Gara 4 è must-win esattamente come Gara 3: andare sotto 3-1 alle Finals non è mai una buona idea, e anzi è (quasi) sempre sintomo di sconfitta. Solo una squadra è riuscita a rimontare da quel parziale, cinque anni fa. Per questo motivo domani è una pivotal game, ancora più di quanto lo potrebbe essere Gara 5 in caso di parità.

La vittoria in Gara 3 non è certo stata un caso, ma anzi il frutto di basi solide già costruite in Gara 2, sia dai singoli (Giannis Antetokounmpo) che dalla strategia collettiva.

I ragazzi di coach Budenholzer, arrivati in Gara 1 tatticamente impreparati, costretti dunque ad affrontare la prima partita a tentoni, sembrano aver trovato la quadra, e ora davanti al pubblico di casa devono conquistare il secondo tassello per rimettere la serie in carreggiata.

Cosa era cambiato da Gara 1 a Gara 2?

Molto.

Difensivamente, come avevamo detto qui prima di Gara 2, Budenholzer ha affrontato l’attacco dei Suns in tre modi diversi nel corso di Gara 1: cambi difensivi con Brook Lopez in campo, drop basso di Lopez e cambi difensivi con quintetti con Antetokounmpo da 5. Nessuna delle tre ha davvero funzionato, e i Bucks sono stati distrutti dal mid-range game di Devin Booker e Chris Paul.

L’obiettivo dichiarato prima di Gara 2 era togliere, per quanto possibile, le due stelle dalle loro mattonelle preferite. Per farlo, Bud ha deciso di affidarsi a ciò che, nel bene o nel male, i Bucks sanno fare meglio: la drop coverage. Non certo quella vista in un passaggio disastroso in Gara 1, ma una versione affinata, come già visto nella serie contro gli Hawks prima dell’infortunio di Trae Young. Abbiamo dunque assistito a un Brook Lopez avanzato di un paio di passi e all’ala di turno in aiuto sul portatore, il tutto orientato verso l’impedire tiri facili dalla media e mismatch per DeAndre Ayton.

Questa misura si è rivelata efficace per lo scopo per cui è stata applicata: togliere le prime due opzioni degli avversari dal pick&roll. I Suns, però, sono il tipico esempio di squadra intelligente, dal game-plan elastico, versatile, con un leader paragonabile a un computer.

La squadra di Monty Williams ha dunque trovato il modo di prendersi spesso il miglior tiro possibile, che la maggior parte delle volte era il tiro da tre lasciato aperto dall’aiuto.


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Dalla shot chart dei Suns in Gara 2 si vede chiaramente l’adattamento dell’attacco alla strategia difensiva di Milwaukee. 40 triple tentate e 20 centri, con un 50% di realizzazione (difficilmente replicabile). Di questi, 7 sono di Devin Booker, ben più rapido e adatto a punire la drop coverage dietro l’arco rispetto al compagno di backcourt. Ulteriori chiavi sono le 9 triple su 16 tentativi dall’angolo (proprio ciò che i Bucks sacrificano) e i 27 punti di Mikal Bridges.

Oltre la vera e propria sparatoria dal perimetro, CP3 e D-Book sono comunque riusciti a guadagnare i loro spot, grazie all’utilizzo dello Spain pick&roll (decisivo nel finale di Gara 2) e al coinvolgimento di Antetokounmpo con il primo blocco, in modo che il greco sia costretto poi a lottare contro il blocco di Ayton (fondamentale in cui non è di certo Holiday) e fuori dalla possibilità di sfruttare il suo atletismo in aiuto.

Insomma, l’attacco dei Suns trova contromisure a ogni mossa e continua a funzionare, ma la scelta di coach Budenholzer pare comunque la migliore possibile per le caratteristiche del suo roster. Se è vero che è Brook Lopez a forzare queste scelte quasi estreme, è anche vero che la sua presenza in campo rimane importante in altri ambiti, e soprattutto che le small unit non stanno funzionando.

Il quintetto Holiday-Connaughton-Middleton-Tucker-Antetokounmpo, il principale con Giannis da 5, ha -19 di Net Rating nelle Finals (100 Off, 119 Def), dovuto principalmente a tre fattori.

1) Disabitudine a cambiare su tutti i blocchi, che provoca qualche errore di troppo.

2) Presenza di Ayton a punire i mismatch lasciati inevitabilmente dal quintetto small (18 punti segnati in Gara 3, 16 nel solo primo tempo).

3) Troppi extra-possessi lasciati agli avversari: la DREB% del quintetto è pari a 68%, -15% rispetto al quintetto titolare.

Nell’altra metà campo, la serie non offre la stessa mole di spunti tattici.

Come avevamo detto nella preview, al contrario degli avversari i Suns non hanno liabilities difensive da sfruttare. Dunque il dovere dei Bucks è quello di giocare al meglio delle proprie possibilità, creando il massimo intorno ai tre giocatori principali.

A dispetto di soli 3 punti segnati di differenza, l’attacco di Gara 2 ha fatto grandi passi in avanti rispetto al primo capitolo della serie. Basti pensare che seguendo il calcolo fatto da Shot Quality, che prende in esame la qualità dei tiri delle due squadre (secondo criteri come zona del campo, spazio per tirare e qualità del tiratore stesso) per analizzare il risultato di una partita, i Bucks avrebbero avuto l’88% di possibilità di vincere Gara 2.

La causa della sconfitta è dunque da ricercare nella percentuale effettiva con cui sono stati convertiti questi tiri in Gara 2. Jrue Holiday ha tirato 7/21 dal campo (33%) e Khris Middleton 5/16 (31%), nonostante specialmente quest’ultimo abbia a sua disposizione spesso e volentieri lo spazio per prendersi i suoi tiri, vista la posizione in drop di Ayton sui pick&roll.

La differenza più grande vista dopo Gara 1, però, non può che essere Giannis Antetokounmpo.

Giannis si è superato ancora una volta, giocando al livello più alto in carriera, siglando 42 punti con il 68% dal campo in una prestazione che ricorderemo a lungo. Ha finalmente giocato moltissimo da bloccante e rollante, e ha limitato il gioco in isolamento al terzo quarto (in cui ha messo a segno 20 punti, come pochissimi nella storia alle Finals), isolandosi solo nel lato sinistro, dove è più difficile da arginare.

C’era davvero bisogno di un Antetokounmpo così per dare speranza all’intero Wisconsin.

Cosa è cambiato da Gara 2 a Gara 3?

Non è cambiato il game-plan difensivo dei Bucks, praticamente identico a Gara 2, stavolta premiato dal 29% da tre punti dei Suns e dai soli 10 punti con 3/14 dal campo per Booker. L’effetto della varianza statistica applicata a una serie di Playoffs.

E’ cambiata invece la difesa su Middleton da parte dei Suns, almeno in alcuni possessi.

Come detto prima, infatti, la percentuale nei pull-up dal pick&roll del numero 22 avrebbe potuto cambiare la serie; dopo due tiri segnati in quella situazione, Monty Williams ha deciso di prevenire una possibile prestazione eroica del prodotto di Texas University, predisponendo dei raddoppi sui blocchi. La capacità di playmaking di Middleton si è però rivelata ottima, e la scelta di Williams è stata usata come vantaggio dai Bucks, in un ottimo secondo quarto finito 35-17.

E’ cambiato Holiday, o meglio le sue percentuali, salite al 57% con il suo 8/14 dal campo (con 5 triple su 10 tentativi).

Non è cambiato Antetokounmpo, con un’altra prestazione da 40+ punti con il 60+% dal campo.

E’ cambiata nuovamente la difesa di Phoenix nel terzo quarto, provando la zona per limitare il dominio nel pitturato degli avversari. Naturalmente il punto debole della zona sono le triple aperte sul lato debole, e infatti Milwaukee ha messo a segno 6 triple su 10 tentativi nel terzo quarto.

Inoltre, per 10 minuti consecutivi i Suns hanno dovuto fare a meno di Ayton per problemi di falli: neanche a dirlo, è insostenibile provare a contenere Antetokounmpo senza il bahamense in campo. I 38 punti messi a referto dai Bucks nel terzo quarto lo confermano.

In virtù di tutto ciò, è cambiato il risultato finale. E ora?

Cosa può cambiare in Gara 4

Almeno in una metà campo, gli stravolgimenti tattici dovrebbero essere finiti, e da ora in poi si dovrebbe andare avanti ad accorgimenti e contro-accorgimenti.

Per quanto riguarda l’altra invece, il terzo quarto dei Suns e le parole di Chris Paul a proposito di “costruire un muro” per contenere Antetokounmpo, potrebbero essere il presupposto di un tentativo di difendere a zona. A quel punto diventerebbero nuovamente cruciali le percentuali di Middleton, Holiday e del resto del supporting cast.

La serie è ormai matura: alle due squadre sembra mancare un pezzo per completare un puzzle che forse non si completerà mai per entrambe.

La serie è equilibrata, ma nonostante ciò non abbiamo ancora visto una partita decisa negli ultimi 2 minuti in situazione di punto-a-punto.

Almeno in questo, la serie ricorda quella delle Finals 2016, in cui fino a Gara 7 non c’è stata una partita in cui entrambe le squadre si sono mostrate sufficientemente a posto da non capitolare prima del clutch time.

Non ditelo a Giannis, però: ritrovarsi 1-3 non è nei suoi piani.